Donne contro il Femminicidio #48: le parole che cambiano il mondo con Cecilia Santilli
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.
Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.
Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.
Oggi è il turno, per Donne contro il Femminicidio, di Cecilia Santilli, esperta politiche migratorie e politiche della salute nell’Unione Europea e sugli effetti delle politiche neoliberali sull’accoglienza delle popolazioni migranti. Nata e cresciuta in Italia, in Abruzzo, ha vissuto in Svizzera e in Francia e adesso risiede a Copenhagen.
Femmina
La Femmina rappresenta l’identità sessuale anatomica. In inglese i termini sex e gender hanno connotazioni ben diverse. In italiano l’uso del secondo è molto raro, e i due sono spesso confusi. Questo perché c’è una tendenza storica fortemente patriarcale a credere che le differenze comportamentali tra uomini e donne siano naturali. La donna – femmina- rappresenta bellezza, grazia, emotività, senso innato di maternità; l’uomo –maschio- rappresenta forza, razionalità, praticità. Femmina quindi ha a che vedere con il biologico; Donna è genere, un qualcosa di ben più complesso. Sicuramente devo questa visione alla mia formazione di antropologa. L’antropologia e l’esperienza fatta a fianco di migranti richiedenti asilo mi ha insegnato che non c’è nulla di scontato e naturalmente dato. Tantomeno il nostro essere donna.
Femminismo
Credo sia un qualcosa che dovrebbe far parte di tutti noi a prescindere dal genere. Significa, oggi, aver coscienza di quanto le donne abbiano dovuto e debbano ancora lottare per avere uno status sociale che si avvicini a quello degli uomini. Il femminismo è prima di tutto consapevolezza del fatto che ogni donna è diversa, che non esistere un essere femminile prestabilito, non esistono differenze naturali tra uomini e donne. Significa avere la costanza di decostruire quotidianamente i preconcetti sul mondo femminile che purtroppo sono ancora molto forti. Significa difendere la parità dei diritti, la libertà di scelta. Significa combattere contro una visione della donna come angelo del focolare ed essere riproduttivo che non tenga conto della complessità della persona singola. Diciamo che essere femminista significa anche essere contro qualsiasi tipo di razzismo.
Un grande problema della nostra società legato alla visione della donna come oggetto e proprietà dell’uomo maschio ma non solo. E un problema strutturale, cioè un problema che non si limita alla violenza di genere né ad una follia individuale. E strutturale perché va inserito in un contesto più ampio di frantumazione della solidarietà e di odio verso la diversità. Il risultato di atti minori e quotidiani. Se non si combattono questi ultimi è difficile combattere il femminicidio.
Educazione sessuale
Bisogna educare alla diversità, alla complessità di ognuno. L’educazione sentimentale passa per l’educazione di genere, permette di superare i tabù che dominano i rapporti tra le persone.
Written by Emma Fenu
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