“La luce delle stelle” di Licia Troisi: tre crimini di diversa gravità

La luce delle stelle di Licia Troisi è un thriller dotato di connotazioni sociali ben definite.

La luce delle stelle di Licia Troisi
La luce delle stelle di Licia Troisi

Per certi versi La luce delle stelle ricorda un celebre romanzo di Agatha Christie, Dieci piccoli indiani, che si svolgeva in un’isola, dove erano stati compiuti dieci delitti: un ambiente chiuso, da cui era arduo tentare di evadere. A rendere unico e paradigmatico il romanzo della Christie è l’intrecciarsi misterioso della condizione di vittima e di colpevole. A un certo punto scompare un personaggio, per cui si inizia a sospettare che sia lui il colpevole. In realtà egli è solo una delle tante vittime. Come lo è pure lo spietato esecutore dei vari assassinii.

Anche nel romanzo La luce delle stelle il numero dei personaggi è ristretto: “Sei astronomi, un medico e quattro ingegneri”; e lo scenario è un ambiente limitato, separato dal resto del mondo da un vasto deserto, un osservatorio astronomico che ospita un numero ristretto di individui intenti a svariate ricerche e mansioni.

Come indicato nella fascetta della terza di copertina che Licia Troisi, “laureata con una tesi sulle galassie nane”, è “l’autrice fantasy italiana più venduta nel mondo”.

È anche conduttrice, su Rai 3, di un programma che si occupa di problematiche culturali. Ricordo il suo viso, sempre tranquillo e sereno, per lo più sorridente. Tutto pare tranne che una manipolatrice di informazioni. Eppure questo è il ruolo che deve, per necessità, essere svolto dal narratore di fiction, che ha il compito di prendere per mano il lettore, facendogli compiere degli ampi giri e guidandolo fino all’inevitabile compimento della storia. Questo vale per ogni sorta di racconto, anche per quello intimista ed esistenziale, poiché lo scopo della scrittura è descrivere, una biforcazione di sentiero dopo l’altra, ogni evento nell’attimo in cui pare accadere, dandone il senso e il significato soltanto a tempo debito. Ogni narrazione, ogni scrittura umana (e non mi pare che ne esistano altre) è motivata da un’esigenza etica, che non sempre risulta chiara. Diversamente, non avrebbe senso parlare di alcun libro, ma si dovrebbe semplicemente leggerlo, così come si assume una medicina. Si pensi però che anche per i farmaci esistono le avvertenze e le modalità d’uso. Ecco perché un margine di mistero deve restare dopo ogni lettura ed eventuale conato d’analisi.

Nel romanzo La luce delle stelle della Troisi avvengono tre crimini di diversa gravità.

Uno degli ingegneri, essendo stato licenziato in tronco, dopo aver lasciato su uno specchio una scritta offensiva nei confronti di tutti, ha fatto perdere le sue tracce, non prima di aver tagliato i fili del telefono e bucato le gomme degli automezzi, isolando in tal modo quel gruppo di umani.

Inoltre, qualcuno ha rubato l’hard disk contenente i dati di un articolo scientifico che una (veramente indisponente!) Samantha stava compilando. Si sospetta del tecnico scomparso.

Poco dopo viene trovato il cadavere di uno scienziato, che è caduto da una certa altezza e che, poco prima di morire, col proprio sangue ha disegnato una M e altri segni non facilmente decifrabili.

Poiché uno dei sospettati (in realtà tutti lo sono, come tutti paiono ansiosi di giungere alla verità) si chiama Matt, si compie un quarto reato. Poiché sta correndo via per qualche motivo, viene braccato e colpito da un pugno da colui che svolge maggiormente la funzione di investigatore, uno scienziato italiano di nome Gabriele. Il quale si rende colpevole di una sorta di sequestro di persona del collega Matt, che viene da lui trattenuto per una specie di interrogatorio.

Forse ho detto fin troppo e senz’altro non sono stato abbastanza chiaro. Una coppia di consanguinee m’accusano sovente di badare troppo allo stile, lasciandomi sfuggire dei particolari importanti della trama. Temo che abbiano sufficientemente ragione.

Il modo di scrivere della Troisi è semplice e scorrevole e, a volte, complesso e intricato. Nulla che non si possa tentare di comprendere per poi cercare di condividere.

Dice la fascetta, stavolta quella del lato anteriore, che “Licia Troisi, alla sua prima prova di giallista, dà vita – tra Sherlock Holmes e Poirot – a una storia che racconta quanto studiare fisica sia una scuola naturale per risolvere casi complicati…” – in effetti, alla fine, grazie a vari fraintendimenti il cui svelamento finisce per sciogliere tutti i nodi del discorso, la verità, pur penosa, sale a galla.

Gabriele ospita in sé due voci interne, del resto, chi non è almeno un po’ bipolare scagli la prima antinomia: “Un po’ matto lo sei, disse la voce bassa.” – che pure lo induce a pensare che “fare ricerca è un po’ come fare l’investigatore, no?” – se il mondo fosse lineare e piattamente logico non ci sarebbe gusto a esaminarlo, astro per astro, tutti insieme, appassionatamente.

Si vive in un mondo vile e ingiusto dove chi detiene un ruolo direttivo, piccolo o grande che sia, è tentato di abusarne il più che può, palesando la parte infame della propria anima, anche per vendicarsi delle ingiustizie patite agli inizi della sua carriera. Ai tempi della naja lo si chiamava nonnismo.

Secondo la Christie l’uomo è lo stesso dappertutto: similmente disonesto ed egoista, e anche virtuoso ed eroico: ma è un fatto raro.

Se ciò risulta vero nella maggior parte dei casi, non vale per tutti e nella medesima misura.

“Stai diventando paranoico, disse la voce saggia, che ormai sembrava aver preso il controllo della situazione.” – salvo poi cedere la mano alla sua bieca antagonista.

Quando il mistero è lontano dall’agnizione finale del colpevole maggiore, ognuno è sospettato. Il lettore sente, non so come dirlo diversamente, che l’unico personaggio sicuramente innocente è Gabriele. Leggendo L’assassinio di Roger Acroyd, sempre della Christie, scoprii che anche un io narrante può rientrare nel novero dei sospetti.

Licia Troisi citazioni
Licia Troisi citazioni

“Gabriele era impressionato dalla calma, persino dalla ragionevolezza con la quale Mariela mentiva. Era una freddezza che avrebbe immaginato in un’assassina. Scosse la testa con violenza. Ma che andava a pensare…” – come dice il saggio: a pensare al male si fa presto, assai più che al bene.

Gli unici due personaggi che mostrano, dall’inizio alla fine, una cristallina onestà intellettuale sono coloro che sanno condurre gli eventi al loro chiarimento e all’epilogo finale, che non è né catartico né risolutivo. Si tratta di una mera agnizione e nulla più.

Il più o meno colpevole pagherà pegno, ma il mondo resta quella tragica entropia, dove prevale l’abuso e l’ingiustizia.

E se La luce delle stelle continuerà a brillare, lo farà solo di notte e in un senso puramente letterario.

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Licia Troisi, La luce delle stelle, Marsilio, 2024

 

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