Uomini contro il Femminicidio #4: le parole che cambiano il mondo con Lorenzo Gasparrini

Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.

 

Femminicidio

Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, vari Uomini che si sono distinti nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.

Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo.

A continuare la rubrica “contro il femminicidio”, iniziata nel 2016 con “Donne contro il Femminicidio“, gli Uomini.

Il nostro gradito secondo ospite è Lorenzo Gasparrini, dottore in ricerca in Estetica. Dopo anni di attività universitaria, è stato editor per un editore scientifico internazionale occupandosi degli stereotipi sessisti veicolati dal linguaggio e dalle immagini. Attivista antisessista, cura un blog di grande interesse che riunisce le sue varie passioni: April Son Organizer.

Femmina

Ammetto che la parola ha per me un significato al limite del dispregiativo, probabilmente perché come il corrispondente “maschio” la uso per denotare un sostrato biologico che mi dice molto poco – soprattutto nei termini di intervento possibile in una politica di genere orientata a realizzare una parità. Quando penso invece alla complessità di “uomo” e “donna”, mi viene in mente che “femmina” e “maschio” sono solo due gradini iniziali e molto rozzi – importanti e necessari ma assolutamente non esaurienti.

Femminismo

I femminismi – e dirò tra poco perché uso il plurale – sono per me una inesauribile fonte di riflessione e confronto per capire di più il mio essere uomo. È sorprendente come moltissimi femminismi abbiano detto, scritto e praticato cose importantissime e molto profonde per gli uomini, ma quanto poco questa realtà si conosca. Non ho problemi a definirmi filosofo (e uomo) femminista, ma tra i motivi per cui si conoscono molto poco i femminismi, e – peggio ancora – li sui reputa “roba da donne” c’è anche il fatto che in Italia ancora la quasi totalità dei media generalisti usa “femminismo” per indicare una sorta di monolite granitico di convinzioni antimaschili – cioè, con “femminismo” si identifica spesso lo stereotipo sessista di quella cosa che si vorrebbe nominare. Al contrario, i femminismi sono un panorama ricchissimo e molto variegato – esistono anche femminismi del tutto inconciliabili – ma in Italia sono ancora sostanzialmente sconosciuti ai più.

Femminicidio

Lorenzo Gasparrini

È il nome corretto con il quale identificare la più violenta delle violenze di genere, quella che uccide una donna “in quanto donna”. Troppo tardi si è trovata questa parola per identificare un fenomeno sociale che, come dico sempre nei miei incontri pubblici, non dobbiamo dimenticare essere la punta dell’iceberg: sotto questa cima visibile perché spettacolamente violenta, ciò che fa affondare i transatlantici è l’enorme massa sommersa di violenze di genere che comincia con il fischio per strada, la “palpata” sull’autobus, il “frocio!” come peggior insulto maschile, il “puttana!” sparato contro qualsiasi donna che non corrisponde ai desideri di qualcuno. Questa enorme massa di violenze “tiene su” il femminicidio, che proprio perciò, se anche accadesse una sola volta l’anno, sarebbe un sintomo sociale inquietante.

Educazione sentimentale

Siamo un paese nel quale ci siamo dovuti inventare questa formula perché pare proprio impossibile dotarci, come molti altri paesi, di una educazione sessuale pubblica. Ebbene, se serve a introdurre nelle scuole e quindi nella formazione di milioni di italiane e italiani un po’ di cultura di genere, ben venga anche questa espressione. Speriamo solo che non sia usata come strumento per edulcorare, e quindi rendere inoffensiva contro il patriarcato vigente, una sana educazione alle questioni di genere che sia davvero capace di innescare un cambiamento culturale rivoluzionario nello spazio di poche generazioni.

 

Written by Emma Fenu

 

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