“Amore a seconda vista” film di Hugo Gèlin: l’ineluttabilità del destino
Facendo uno zapping svogliato tra le proposte cinematografiche di una famosa piattaforma, mi imbatto in una pellicola dal trailer promettente: certo, il titolo è un po’ melenso, la durata considerevole, ma vale la pena tentare.

“Amore a seconda vista”, titolo originale Mon Inconnue, produzione belga-francese relativamente recente (2019), per la regia di Hugo Gèlin.
Nel cast: François Civil, Joséphine Japy, Benjamin Lavernhe.
Accattivante la sempreverde colonna sonora “Dancing in the moonlight”, brano del 1973 dei King Harvest.
Veniamo alla storia.
Due adolescenti un po’ sfigati dalle aspirazioni artistiche, lo scrittore in erba Raphael e l’aspirante pianista Olivia, si incontrano per caso nei locali disabitati della scuola.
Divenuti inseparabili, coltivano nel corso del tempo i propri rispettivi talenti: con più fortuna lui, che assurgerà a una carriera brillante di narratore fantasy anche grazie all’intervento della moglie, che invierà i suoi lavori iniziali a una casa editrice, più in sordina lei, che finirà per accontentarsi di dare lezioni di piano ai ragazzini.
All’apice del successo Raphael, sempre più assente come marito, diviso tra vita mondana e auto-celebrazione, per dare una svolta alla sua saga fantasy deciderà di “uccidere” il personaggio di Shadow, compagna dell’eroe Zoltan protagonista dei suoi libri e costruita sull’immagine di sua moglie.
L’assassinio ideale lo condurrà in un paradosso spazio-temporale ove la sua vita si sarà svolta in modo diverso: celibe, professore di letteratura in un liceo di periferia, si adopererà con risvolti tragicomici per riconquistare la vita perduta attraverso il recupero dell’amore di Olivia, che nella dimensione attuale è una pianista di successo in procinto di sposare il proprio agente.
I due intavoleranno una nuova conversazione sentimentale “a ruoli invertiti” che ci condurrà fin quasi al termine del film, ma quando Raphael realizzerà che il recupero della realtà sommersa non si risolverebbe a favore della felicità dell’amata, sarà stavolta pronto a sacrificare i propri desideri in favore della realizzazione di lei, cogliendo finalmente il senso della vera natura dell’amore e accettando, quindi, di rimanere consegnato alla nuova vita in sordina.
Il finale a sorpresa disegnerà una giravolta che ci condurrà lungo il corridoio dell’ineluttabilità del destino.

Ottima spalla l’amico Felix, unico a supportare i convincimenti folli del protagonista sulla base di opinabili approfondimenti, quale professore di scienze, di teorie einsteiniane sulle dimensioni parallele, tirato in ballo nella successione di eventi che travolge il cast, alla maniera del cinema francese, ma neanche troppo: a lui il compito di alleggerire l’atmosfera romance con un atteggiamento diviso tra il demenziale e il grillo parlante del contesto.
Protagonista a sua volta di una sotto-trama sentimentale che volgerà al meglio proprio grazie all’intercessione dell’eticamente rinsavito Raphael, giocherà il ruolo di facilitatore nell’arco di trasformazione del nostro personaggio principale, riscuotendo le simpatie dello spettatore per la sua dimensione tra lo svagato e il riflessivo.
In sottofondo costante la Serenade di Schubert, dall’esecuzione acerba della giovane Olivia al suo ritorno nella sonata a quattro mani dei due protagonisti, giusto per conservare desta l’atmosfera amorosa.
Mellifluo? Non lo so: io ho trascorso due ore piacevoli.
Written by Barbara Orlacchio