“Il principe stupido”: storiella yiddish sulla dote innata dell’intelligenza
“Dissero i ministri allo zar: «In una certa città d’oltremare c’è una famosa università in cui insegnano dei grandissimi saggi. Se lo zar vorrà, mandi lì il proprio erede. Con insegnanti simili il suo figliolo diventerà senz’altro più intelligente.»” ‒ “Il principe stupido”

“Il principe stupido” è la duecento sessantottesima storiella yiddish sita nel Capitolo VII intitolato Stolti, sempliciotti, pazzerelli e picchiatelli presente nel volume “Racconti e storielle degli Ebrei” edito in Italia da Bompiani, curato da Elena Kostioukovitch e tradotto dal russo da Benedetta Sforza.
Efim Samojlovič Rajze è l’autore di questo mirabile volume, nella prefazione è presente una ricca biografia con date precise ma sul web non si trova nulla, non c’è neppure una pagina Wikipedia dedicata e questo non può che far sorgere dei dubbi sull’autenticità del nome.
Il libro ebbe e ha un discreto successo perché presenta uno sguardo aperto e variegato su una tradizione ormai scomparsa dall’Europa dell’est. Rajze ‒ si legge nella prefazione ‒ morirà senza veder stampata questa interessante testimonianza che palesa le sfaccettature culturali dell’epoca e la commistione tra ebraismo e folclore russo, polacco ed ucraino.
Si consiglia vivamente la lettura de “Racconti e storielle degli Ebrei” e si ricorda che il dialetto yiddish, formatosi su base dell’antico tedesco, fu utilizzato nell’Europa Orientale dal XIII secolo sino alla Seconda guerra mondiale, periodo nel quale gli yiddish furono sterminati e con loro la straordinaria capacità di commistione tra umorismo e religiosità, malasorte e ricchezza.
Dopo aver presentato “Il peccato venduto”, “La calunnia del sangue“, “Lo sposo promesso nell’altro mondo“, “Lo zar e l’ebreo”, “La verità viene a galla come olio sull’acqua” è la volta del racconto intitolato “Il principe stupido” nel quale troviamo uno zar preoccupato per la condizione del figlio carente di arguzia, uno zar ovviamente deve pensare al futuro del regno e dei suoi sudditi e sa bene che un governante poco avvezzo all’intelletto non potrà mai combinare qualcosa di buono. Un giorno lo zar decide di chiedere aiuto ai suoi ministri per provare a risolvere il problema.
“Il principe stupido”
C’era una volta uno zar, e quello zar aveva un grande dolore: il suo unico figlio era stupido senza misericordia. Si rattristava, lo zar: come farà uno sciocco simile a regnare?
Lo zar riunì tutti i suoi ministri e chiese loro un consiglio: cosa fare affinché il figlio sciocco acquistasse un po’ di raziocinio e potesse così essere in grado di reggere lo stato?
Dissero i ministri allo zar:
«In una certa città d’oltremare c’è una famosa università in cui insegnano dei grandissimi saggi. Se lo zar vorrà, mandi lì il proprio erede. Con insegnanti simili il suo figliolo diventerà senz’altro più intelligente.»
Piacque il consiglio dei suoi ministri allo zar, che mandò il principe in quella università.
Trascorsi alcuni anni, il principe fece ritorno arricchito di diverse conoscenze e sapienze. Se ne rallegrò lo zar: ora avrebbe avuto un erede intelligente. In piena esultanza organizzò un grandioso banchetto, invitò tutte le persone intelligenti del regno: che la gente vedesse quanto studioso e intelligente fosse il suo erede.
Durante il banchetto non poco fu il vino bevuto. Le lingue si sciolsero e i sapienti cominciarono a vantarsi delle proprie conoscenze e capacità. Si alzò un saggio e chiese al principe:
«Dicci dunque, principe, cosa hai imparato nell’università di oltremare?»
Rispose il principe:
«Ho studiato tutte e sette le sapienze, ma soprattutto mi sono dedicato alla scienza delle misurazioni!»
Allora gli ospiti chiesero:
«Mostraci la tua scienza principe!»
“«Va bene», disse il principe, «che qualcuno stringa qualcosa nel pugno. In base alla sagoma del pugno io sono in grado di stabilire qual è l’oggetto che si trova all’interno della mano.»
Un ministro strinse in pugno un anello e protese il braccio verso il principe. Questi misurò la sagoma del pugno e disse:
«Le mie conoscenze mi suggeriscono che dentro la mano è stretto un oggetto dalla forma rotonda con al centro un’apertura dalla forma circolare.»
Tutti si stupirono del livello di istruzione del principe. Allora il ministro chiese:
«Saggio principe! Definisci, sii misericordioso, cosa esattamente io sto stringendo nella mia mano!»
Al che il principe così rispose:
“In base alle conoscenze da me acquisite all’università questo io dirvi proprio non posso, ma il buon senso mi suggerisce che in mano voi stiate stringendo una macina da mulino.»
***
La storiella yiddish “Il principe stupido” presenta in modo chiaro come l’indole di nascita non possa essere modificata neppure dallo studio nelle migliori università con i migliori insegnanti. Il principe mostra di aver appreso delle conoscenze ma le stesse non sono utili per ragionare, così come accade ai molti (οἱ πολλοὶ, direbbe Eraclito) che, pur sapendo leggere e mostrando di saper ripetere il contenuto di un libro, sono poi impossibilitati nell’utilizzo delle informazioni per un proprio ragionamento. Certamente una dote innata ha bisogno di esercizio e conoscenza e certamente ogni essere umano ha una dote che caratterizza il suo essere ma non tutti i mortali (θνητός, direbbero i Greci) provano curiosità per la ricerca della propria indole ed i più si accontentano di vivere nell’ombra generata dalla parola “massa” o “popolo” (δῆμος, direbbero i Greci).
Impegnatevi nella lettura e nella comprensione della dualità che ci governa perché saranno anni di grande crisi (opportunità di cambiamento).
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