“La calunnia del sangue”: storiella yiddish sul santo occultato
“Nella cantina di un ebreo fu gettato il cadavere di un bimbo cristiano assassinato, quindi l’ebreo fu accusato di assassinio rituale. Della cosa fu informato il saggio Gur Aryeh, che iniziò a digiunare e a pregare Dio per la salvezza dell’innocente.” ‒ “La calunnia del sangue”
“La calunnia del sangue” è la diciottesima storiella yiddish del Capitolo I intitolato Favole magiche presente nel volume “Racconti e storielle degli Ebrei” edito in Italia da Bompiani, curato da Elena Kostioukovitch e tradotto dal russo da Benedetta Sforza.
Nato nel 1904 e deceduto nel 1970 l’autore, Efim Samojlovič Rajze, durante la sua vita si prefisse il compito di catalogare il maggior numero di “storielle” della tradizione yiddish. Morirà senza veder stampata questa interessante opera che testimonia le sfaccettature culturali dell’epoca e la commistione tra ebraismo e folclore russo, polacco ed ucraino.
Purtroppo sul web non si trovano notizie sull’autore, neppure su Wikipedia malgrado la fortuna postuma del libro che ebbe (e ha) un grande rilievo culturale. Nella prefazione del sopracitato volume non mancano le notizie biografiche (“Le fiabe registrate da Rajze sono comprese fra gli anni 1916 e 1966. Difficile immaginare che Rajze cominciasse il suo lavoro di studioso del folclore già a dodici anni. Probabilmente annotò a posteriori i racconti che aveva memorizzato fin da piccolo.”)
Si consiglia vivamente la lettura de “Racconti e storielle degli Ebrei” e si ricorda che il dialetto yiddish, formatosi su base dell’antico tedesco, fu utilizzato nell’Europa Orientale dal XIII secolo sino alla Seconda guerra mondiale, periodo nel quale gli yiddish furono sterminati e con loro la straordinaria capacità di commistione tra umorismo e religiosità, malasorte e ricchezza.
“La calunnia del sangue” mette in evidenza l’assurda accusa del presunto consumo di sangue cristiano da parte degli ebrei, accusa iniziata circa nel XIII secolo.
I Papi, a partire da Innocenzo IV con la bolla del 1247, cercarono di eliminare dalla mente dei cristiani questa “teoria” accusatoria ma la credenza fu ben più salda. È, dunque, fondamentale la presenza del papa nella storiella che si andrà a leggere.
“La calunnia del sangue”
“Nella cantina di un ebreo fu gettato il cadavere di un bimbo cristiano assassinato, quindi l’ebreo fu accusato di assassinio rituale. Della cosa fu informato il saggio Gur Aryeh[1], che iniziò a digiunare e a pregare Dio per la salvezza dell’innocente. Egli vide in sogno che avrebbe dovuto recarsi in una certa città e trovare lì un povero calzettaio. Bisognava riuscire a convincere quel calzettaio a salvare l’ebreo, egli avrebbe saputo dire cosa fare.
Gur Aryeh partì alla volta di quella città e si mise a cercare il povero calzettaio. Ma scoprì che il calzettaio era un uomo ignorante tanto da non essere nemmeno in gradi di mettere insieme due parole. Ma tutto ciò non era che apparenza, perché quando Gur Aryeh cominciò a insistere, a dire che da lui dipendeva la sorte di molti ebrei in tutto il paese, allora il calzettaio promise che avrebbe fatto tutto il possibile.
Ne frattempo nella capitale fervevano i preparativi per il processo all’incolpevole ebreo. Avrebbero dovuto presiedere al procedimento il sommo pontefice in persona e il re. Il calzettaio si avviò a piedi alla volta della capitale e strada facendo fu raggiunto dalla carrozza papale trainata da quattro cavalli. Il papa vide quel poveraccio che andava a piedi e lo fece accomodare accanto a sé nella carrozza. Il calzettaio disse che si stava anch’egli recando al processo, e allora il papa prese a domandargli cosa avesse a che fare lui con quel processo. Il calzettaio non gli dette alcuna risposta, lo pregò invece di non iniziare il processo in sua assenza. Il papa glielo promise.
Il giorno seguente giunsero al processo il papa, il re e tutti i cortigiani, giunsero anche gli accusatori, mentre il povero ebreo se ne stava seduto sulla panca degli imputati guardando angosciato la folla ostile colà radunata. Fedele alla promessa, il papa non dichiarò aperta la seduta in assenza del calzettaio. Nel frattempo sulla piazza stavano già erigendo il patibolo per l’esecuzione dell’ebreo.
Finalmente, vedendo che anche il calzettaio era in aula, il papa dette inizio al processo. Furono in molti a chiedere per l’ebreo la pena capitale dal momento che, «com’è a tutti noto, gli ebrei», si diceva, «approfitterebbero del sangue dei bambini cristiani per fare il pane azzimo».
È peraltro vero che vi fu anche chi disse che l’ebreo non era colpevole, che gli ebrei sono gene pacifica, che non conosce crudeltà ed è timorosa di Dio, ma la maggior parte dei convenuti propendeva per la condanna dell’ebreo innocente. Allora il papa si rivolse al calzettaio.
«E tu che cosa ne dici?»
«Che siete tutti pregati di seguirmi.»
Li condusse al cimitero e ordinò di riaprire la tomba del bimbo assassinato. Quando emerse la piccola bara il calzettaio la aprì personalmente e si rivolse al bambino defunto con queste parole:
«Vedi tu chi ti sta davanti?»
Il bambino si mise a sedere.
«Perché taci? Racconta: chi ti ha ucciso?»
Allora il bambino cominciò a raccontare:
«Io ero malato. Allora il vescovo venne da mio padre e cercò di convincerlo di sgozzarmi, tanto in ogni caso, disse, io sarei morto di malattia, e di gettare il mio corpo in casa dell’ebreo. Per questo il vescovo promise a mio padre la totale remissione dei peccati. A lungo mio padre fu incerto, ma alla fine accondiscese, affilò un coltello e nonostante le mie grida mi sgozzò. Poi non ricordo più nulla.»
«Basta così», disse il calzettaio. «Tornatene a dormire nella tua tomba!»
Il bambino fu nuovamente ricoperto di terra. I giudici fecero ritorno in tribunale. L’ebreo fu scagionato, ma il vescovo e il padre del bambino furono processati e impiccati. Il calzettaio diventò viceré.
Quel calzettaio era un lamed-vovnik.”
La storiella yiddish “La calunnia del sangue” vede come protagonista un lamed-vovnik cioè i “giusti segreti”. Secondo il Talmud in ogni generazione ci sono trentasei persone che “permettono al mondo di esistere” e, di conseguenza, di non essere distrutto; il numero trentasei è il corrispondente numerico della parola “Lui”, cioè Dio. Altresì interessante che il doppio di 36 sia 72, che fra i vari significati vanta la somma delle lettere della parola chesed, con il significato di bontà; od anche il numero degli angeli nell’angelologia (si può approfondire con gli studi di Igor Sibaldi).
Un altro nome ebraico dei trentasei giusti è “camuffati” (nistarim) perché il loro “potere” si palesa solo quando è strettamente necessario, la maggior parte della loro vita è propriamente di camuffamento fra gli altri uomini, santi occulti che non pretendono alcun compenso. I lamed-vovnik si trovano spesso nelle fiabe ebraiche al pari del Profeta Elia ed è probabile che alla base del mito ci sia proprio la vicinanza con il Profeta che, irriconoscibile agli uomini, opera per la giustizia.
Nella storiella sopracitata il calzettaio accetta la carica di viceré ma in genere i lamed-vovnik dopo il compimento del loro operato ritornano a nascondersi nel loro anonimato.
Note
[1] Gur Aryeh è uno dei soprannomi attribuito al famoso filosofo e teologo praghese Yehuda Loewe ben Bezalel (1512/1525 – 1609), è ritenuto il creatore del Golem. Approfondisci su Wikipedia cliccando QUI.
Info
Breve approfondimento sui lamed-vovnik su Wikipedia
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