“Come un rabbino si accordò con Dio”: storiella yiddish sulla vendita di un cavallo

“«Il prezzo del cavallo è un rublo, solo che si vende insieme al gallo, e il gallo costa cento rubli, perché è di una specie rara.»” ‒ “Come un rabbino si accordò con Dio”

Come un rabbino si accordò con Dio tradizione yiddish
Come un rabbino si accordò con Dio tradizione yiddish

“Come un rabbino si accordò con Dio” è la trecento quarantunesima storiella yiddish sita nel Capitolo IX intitolato Religiosi o empi presente nel volume “Racconti e storielle degli Ebrei” edito in Italia da Bompiani, curato da Elena Kostioukovitch e tradotto dal russo da Benedetta Sforza.

L’autore Efim Samojlovič Rajze, la cui biografia è finemente narrata nella prefazione, è però avvolto nel mistero sul web, infatti non sono presenti notizie di alcun genere, e malgrado il vasto successo del volume “Racconti e storielle degli Ebrei” non gli è stata dedicata neppure una pagina Wikipedia.

Noi ci lasciamo però cullare dalla mirabile vita descritta nella prefazione immaginando un uomo colto ‒ coltissimo ‒ che sin dall’infanzia ha trascritto le storielle yiddish dell’Europa dell’est salvandole dall’oblio per poi non veder neppure stampata questa mirabile opera di commistione tra ebraismo e folclore russo, polacco ed ucraino. La stessa biografia di Rajze pare una tipica storiella yiddish, egli stesso è divenuto un personaggio dal sorriso amaro.

Si consiglia vivamente la lettura de “Racconti e storielle degli Ebrei” e si ricorda che il dialetto yiddish, formatosi su base dell’antico tedesco, fu utilizzato nell’Europa Orientale dal XIII secolo sino alla Seconda guerra mondiale, periodo nel quale gli yiddish furono sterminati e con loro la straordinaria capacità di commistione tra umorismo e religiosità, malasorte e ricchezza.

Dopo aver presentato “Il peccato venduto”, “La calunnia del sangue”, “Lo sposo promesso nell’altro mondo”, “Lo zar e l’ebreo”, “La verità viene a galla come olio sull’acqua”, “Il principe stupido”, “Arguzia da musicante è la volta del racconto intitolato “Come un rabbino si accordò con Dio” nel quale, nella stagione invernale, un famoso rabbino venne chiamato da un ricco mercante per soccorrere la figlia malata.

***

“Come un rabbino si accordò con Dio”

“In uno shtelt[1] della regione dbelorssa di Polesye viveva un rabbino. Non c’era predica in cui non esortasse gli ebrei ad aiutare i poveri.

«Quel che date ai poveri», era solito dire, «significa che lo date a Dio.»

Quel rabbino acquistò fama di taumaturgo. Una volta lo mandarono a chiamare sa una vicina città: a un ricco mercante si era ammalata la figlia. Si era in inverno. Il cocchiere attaccò il cavallo, il rabbino si accomodò nella slitta e partì.

Attraversando un villaggio il rabbino si accorse che sul limitare dell’abitato alcune persone stavano agitando le braccia.

«Che è successo?» chiese il rabbino.

«Rebe», prese a pregarlo quella gente, «noi siamo gente poverissima e tutte le nostre speranze risiedono in un unico figlio, che è caduto improvvisamente ammalato. Passa da noi, dagli un’occhiata, prega Dio, forse la tua preghiera lo farà guarire.»

«Non posso», rispose il rabbino, «mi sta aspettando la figlia ammalata di un mercante che molto danaro ha già speso per costruire la nuova sinagoga, e molto dà in beneficenza ai poveri. Vado a visitare la figlia e sulla via del ritorno passerò da voi.»

E dette l’ordine di proseguire. Cominciarono ad attraversare il bosco, cadde la sera, i lupi ululavano.

«È un guaio, rebe,» gli disse il cocchiere, «il cavallo è spossato, la strada quasi non si vede più, la città è ancora distante, che almeno i lupi ci lasciano in pace!»

«Ohi!» si spaventò il rabbino. «Non sarà forse la punizione per essermi rifiutato di prestare soccorso a quella povera gente?»

Ci pensò su e pregò così Dio: «Ascoltami, Dio, Tu hai certamente visto che bella sinagoga ci ha aiutato a costruire il mercante. Non sono forse obbligato, io, ad andare ad aiutarlo per primo?»

Ma Dio non rispose, i lupi erano sempre più vicini, la notte era sempre più buia ed il cavallo ormai si trascinava a fatica. Il rabbino si guardò intorno: da dietro lo stava fissando un bel paio di occhi verdi.

«Dio mio! Salvami da una morte atroce ed io non appena sarò tornato a casa venderò subito il cavallo e tutti i soldi li distribuirò ai poveri. E poi pensa anche a questo, Dio: chi mai potrà pregarTi con tanto fervore se mi divorassero i lupi?»

A quel punto il cavallo scattò improvvisamente e così il rabbino arrivò in città ed i lupi restarono molto indietro.

Una volta fatto ritorno a casa, il rabbino chiamò il cocchiere e gli disse:

«Porta il cavallo al mercato e vendilo al costo di un rublo.»

Se ne stupì, il cocchiere, ma quando un sant’uomo dà un ordine bisogna ubbidire. Prese il cavallo dalla stalla e stava già per andare al mercato quando il rabbino gli disse:

«Fermati, già che ci sei prendi anche questo gallo. Se ne chiederanno il prezzo tu rispondi che il cavallo costa un rublo, ma che si vende solo insieme al gallo, e che il prezzo del gallo è cento rubli, perché è un uccello raro. Hai capito?»

«Ho capito», rispose il cocchiere e condusse il cavallo al mercato.

Il rabbino non gli aveva lesinato l’aveva e il cavallo era ben pasciuto e così si radunarono molti compratori. Ma il cocchiere non faceva che ripetere la stessa cosa:

«Il prezzo del cavallo è un rublo, solo che si vende insieme al gallo, e il gallo costa cento rubli, perché è di una specie rara.»

La gente si meravigliò, non sapeva come fare a contrattare il cavallo senza il gallo. Ma un contadino capì che il cavallo era buono e non gli dispiacque affatto di pagarlo insieme al gallo cento e un rublo. Tirò fuori il danaro, prese il cavallo per le redini, il gallo se lo ficcò nel petto, e se ne andò nel suo villaggio.

E così il rabbino, come aveva promesso a Dio, quel rublo che era stato dato per il cavallo lo dette ai poveri. I cento, invece, che gli erano stati dati per il prezioso gallo, li tenne per sé.

Fine della favola.

***

“Come un rabbino si accordò con Dio” è una storiella molto divertente che vede un astuto stratagemma per mantenere una promessa fatta a Dio, infatti i rabbini devono pur sempre mantenere un certo contegno con Dio e con la parola data in cambio di un favore. Ma il nostro rabbino ha ben pensato di guadagnare qualcosa dalla perdita del cavallo, così da rendere onore alla sua parola ma anche tener una quantità straordinaria di soldi per sé.

 

Note

[1] Lo shtelt (con plurale shtèlakh) è parola designata ad indicare una località abitata prevalentemente da ebrei. Gli shtètlakh erano molto numerosi in tutta la Polonia, negli Stati baltici e nella zona di residenza dell’Impero Russo. Le condizioni sociali ed economiche erano misere, ma queste “cittadine” sono state sede della comunità originaria yiddish caratterizzate da rapporti interumani particolarmente puri e dalla vita fortemente spiritualizzata.

 

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