“Lo sposo promesso nell’altro mondo”: storiella yiddish sul valore del tempo
“Voleva la consuetudine che il promesso sposo non restasse solo nel corso della notte che precedeva il matrimonio, altrimenti proprio quella notte avrebbe potuto essere insidiato dal Maligno.” ‒ “Lo sposo promesso nell’altro mondo”
“Lo sposo promesso nell’altro mondo” è la trentaseiesima storiella yiddish sita nel Capitolo II intitolato Storie credibili e incredibili presente nel volume “Racconti e storielle degli Ebrei” edito in Italia da Bompiani, curato da Elena Kostioukovitch e tradotto dal russo da Benedetta Sforza.
Nella prefazione del libro si narra ampiamente dell’autore Efim Samojlovič Rajze ma sul web non se ne trova traccia, neppure su Wikipedia è presente una pagina dedicata malgrado l’enorme fortuna del libro ed il pregio della sua ricerca; infatti durante la sua vita si prefisse il compito di catalogare il maggior numero di “storielle” della tradizione yiddish. Morirà senza veder stampata questa interessante opera che testimonia le sfaccettature culturali dell’epoca e la commistione tra ebraismo e folclore russo, polacco ed ucraino.
“Le fiabe registrate da Rajze sono comprese fra gli anni 1916 e 1966. Difficile immaginare che Rajze cominciasse il suo lavoro di studioso del folclore già a dodici anni. Probabilmente annotò a posteriori i racconti che aveva memorizzato fin da piccolo.” ‒ dalla prefazione
Si consiglia vivamente la lettura de “Racconti e storielle degli Ebrei” e si ricorda che il dialetto yiddish, formatosi su base dell’antico tedesco, fu utilizzato nell’Europa Orientale dal XIII secolo sino alla Seconda guerra mondiale, periodo nel quale gli yiddish furono sterminati e con loro la straordinaria capacità di commistione tra umorismo e religiosità, malasorte e ricchezza.
“Lo sposo promesso nell’altro mondo” racconta di due giovani amici, della stessa età, che trascorrevano il tempo assieme studiando la Torah, ma dopo la morte del maggiore tutto cambiò per il minore che decise di prendere moglie e da questa decisione, poi, ci fu la sua avventura nell’altro mondo.
“Lo sposo promesso nell’altro mondo”
“Nella città di Šargorod[1] vivevano due giovani, ed entrambi avevano meno di sedici anni. Erano amici e insieme andavano alla bes-medresh[2] per studiare la Torah. Un giorno il maggiore si ammalò e, dopo na breve malattia, morì. Grande fu il dolore del più giovane, ma poco alla volta cominciò a dimenticare l’amico.
Passarono gli anni e a Nakhman (così si chiamava il minore) venne in mente di sposarsi. Tosto si fidanzò e cominciò a prepararsi al matrimonio. Finalmente arrivò la vigilia del gran giorno. Voleva la consuetudine che il promesso sposo non restasse solo nel corso della notte che precedeva il matrimonio, altrimenti proprio quella notte avrebbe potuto essere insidiato dal Maligno.
Attorno alla mezzanotte Nakhman uscì per un po’ di tempo in cortile, dove lo raggiunse improvvisamente il suo defunto amico. In un primo momento il promesso sposo si spaventò, ma ben presto cominciò a rispondere alle domande del morto e gli raccontò che all’indomani mattina si sarebbe sposato. Invece di fagli le proprie congratulazioni, il defunto prese a chiamare Nakhaman a sé, voleva mostrargli come viveva.
Ma il promesso sposo non intendeva ragioni dicendo che per lui era, piuttosto, tempo di andarsene a dormire, visto che l’indomani avrebbe dovuto alzarsi all’alba. Ma il defunto amico tanto fece, tanto insistette che andasse almeno per una ventina di minuti, che l’altro finì per cedere.
Giunsero così in una bellissima casa, arredata con mobili splendidi. Il promesso sposo notò che su un tavolino rotondo era stato appoggiato un volume della Gemarah.[3]
Lo pregò allora il defunto: «Suvvia, amico mio, vediamo un po’ chi di noi due ricorda meglio quel che studiammo in gioventù. Non avrai mica fatto già in tempo a dimenticarti tutto?»
Punto sul vivo da quelle parole e sedutosi a tavolino, Nakhamn si mise a disquisire con il defunto amico su un dotto argomento.
Improvvisamente Nakhman ebbe l’impressione che la discussione con l’amico stesse durando da oltre un’ora. Si alzò cercando di prendere commiato da lui, ma quello non volevo propria saperne di lasciarlo andare via, per poter continuare le sue disquisizioni su alcuni problemi di Halokhe[4] che avevano appena finito di analizzare.
Finalmente il promesso sposo riuscì ad accomiatarsi e uscì fuori. Percorse alcune strade, arrivò fin nella propria, si avvicinò alla sua casa, ma (oh, lo strano fenomeno!) al posto del ben noto basso edificio da cui era uscito un’ora prima, sorgeva un’altra casa, e nella casa le stanze non erano affatto le stesse, neanche i mobili erano più quelli, e diversa era anche la gente.
Nessuno sapeva indicargli dove vivesse suo suocero. Si accorse inoltre che la gente rideva alle sue parole e che gli abiti che tutti indossavano non erano affatto uguali ai suoi, e si accorse anche che ai suoi, di abiti, i passanti guardavano esprimendo un certo stupore.
Imbarazzato e confuso, il promesso sposo di trascinò tra quegli sconosciuti, cominciò a fare loro delle domande sui propri congiunti, che tuttavia nessuno conosceva.
Alla fine, in una casa si imbatté in un uomo vecchio di centoventi anni. Al vecchio venne in mente una storia che aveva udito durante l’infanzia, una storia di come a un vicino, un centocinquanta anni addietro, fosse uscito di casa il futuro genero la notte precedente il matrimonio e non avesse mai più fatto ritorno.
Alla il promesso sposo comprese che un’ora vissuta all’altro mondo corrisponde a centocinquanta anni su questo. Incanutì di colpo dal dispiacere e cominciò a implorare Dio di dargli la morte. E infatti morì nell’arco di quella stessa giornata.
Questa storia è annotata nel vecchio pinkes[5] di Šargorod.”
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“Lo sposo promesso nell’altro mondo” palesa una vera e propria credenza dell’est Europa secondo la quale nel regno dei morti il tempo sia soggetto ad altre leggi rispetto al regno dei vivi; nella storia ivi citata una sola ora risulta diventare centocinquanta anni. Lo stesso nesso del trascorrere del tempo in modo inusuale lo si trova in un racconto di Mircea Eliade intitolato “Dalle zingare” edito nella raccolta “Racconti fantastici I” da Castelvecchi nel 2023) nel quale il protagonista, a causa del troppo caldo, cerca riparo all’ombra di una grande pianta accanto alla casa delle zingare, e da lì inizia la sua “disavventura” con lo scorrere del tempo.
Note
[1] Šargorod, oppure Šarhorod, è una città sita in Ucraina.
[2] La bes-medresh è letteralmente la “casa di studio”, cioè un luogo destinato alla preghiera e allo studio, una sorta di piccola sinagoga. Gli studenti poveri potevano trascorrere la notte in tali ambienti.
[3] Gemarah, od anche Ghemara, è una parte del Talmud nella quale si trovano i commentari rabbinici e le discussioni nate per l’interpretazione di uno dei testi fondamentali dell’ebraismo, la Mishnah.
[4] Halokhe, od anche Halakhah e varianti, è una guida completa di tutti gli aspetti umani (fisici e spirituali), costituisce l’applicazione pratica di 613 comandamenti (mitzvòt) esposti nella Torah, i comandamenti sono suddivisi in 248 mitzvòt positive e 365 mitzvòt negative.
[5] Il pinkes è il registro della comunità ebraica nel quale vengono trascritti atti ed eventi che accadono alla comunità.