“Il rosario dei giorni” di Giuliana Sanvitale: sciogliere i grumi del dolore
Con la sua ultima raccolta poetica dal titolo “Il rosario dei giorni” (Duende, 2024) Giuliana Sanvitale ci regala un’opera densa di significato che arriva all’istante dentro l’anima del lettore, portando in superficie tanti petali che andranno a dare forma alla corolla del senso della vita.
Immediatamente, si avverte ne “Il rosario dei giorni” che qualcosa di irreparabile sia accaduto attraverso una successione di vicende e di situazioni appese sul filo degli anni della sua esistenza. Pagina dopo pagina la tenace poetessa descrive il ritmo del tempo già nel primo aforisma, presentato con spiazzante nitore espressivo: “A piene mani/ attingo/ il nettare dei giorni/ che mi restano.” (da Frammenti ed Aforismi, di Giuliana Sanvitale).
Il tema della morte è ricorrente nelle liriche, ha il significato dell’esistere e di quanto il tentativo di riparare il suo corso soprattutto nel dolore sia un fallimento. Giuliana Sanvitale lo sa, il solo senso della vita malgrado tutti i nonostante, resta la vita stessa, ed attinge la sua forza dall’amore per la poesia: “Pensi di lasciarmi sola?/ No, tu vivi in me, né il tempo potrà vincere/ la partita./ Quelli che amiamo/ non muoiono.”
Sembra accarezzare con versi limpidi il desolante vero, unico e irritante che da sempre incombe sul destino dell’uomo e non può fare a meno di colpire in modo lacerante anche il lettore.
Il riscatto della poetessa è rappresentato proprio dal suo versare che l’aiuta ad elaborare il lutto ed a sollevare lo sguardo oltre l’immediato visibile, sempre pronto a dimostrare che esiste un oltre dentro un infinito ancora tutto da esplorare. Ed ecco che, tra il dolore della perdita arriva il nuovo tempo: “È tempo di raccolti,/ tempo di abbracci./ Il lungo periodo d’assenza/ si sta riempiendo di luce./ […] Si dissolve l’attesa,/ si sciolgono i grumi del dolore./ Sentirsi amata/ mi avvicina la riva./ Mi fa lieve l’approdo.”
Arriva il segno: la vita che, nel suo scorrere graffia dentro l’anima, scioglie il dolore per mezzo dell’amore e la poesia con la sua capacità di metamorfosi, dimostra quanto tra il buio e la luce vi sia uno stretto connubio e come la poesia contiene in sé la luce salvifica che illumina nuovi spazi.
L’ultimo verso rinnova una visione pura e diviene un suono stabile pieno di promesse che solo nell’amore trova la sua ragione d’essere e come afferma nella prefazione del libro “Il rosario dei giorni” lo storico, giornalista giuliese Sandro Galantini: “Entra nell’intimo di tutte le cose Giuliana Sanvitale, scoprendone il senso e l’umana dimensione. Ed alla poesia, cui consegna interamente se stessa rendendola così preziosamente autentica (di quell’autenticità, per intenderci, cara a Moritz Geiger), affida con assiduità le riflessioni meno caduche, le trame più riposte dell’esistenza, la congruenza tra l’individuo e la storia, le espressioni di una ricerca di senso. C’è insomma, nella poesia di Giuliana, quella che definirei la tenacia del suo profondo sentire, tanto più solerte quanto maggiore è l’attraversamento – chiamiamolo così – nei luoghi profanati dal dolore per le assenze, senza tuttavia cedere allo smarrimento, ad un nostalgismo fremebondo o, peggio, ad un compiaciuto solipsismo. Anzi, c’è in lei – costantemente, coerentemente – una feconda, intemerata esigenza a pluralizzare l’intimità; a svolgere cioè un “confronto” diretto, serrato e adeguato con i rapporti maturati nel vissuto, con le ragioni riconnesse sotto l’urto dei fatti e degli anni, con gli snodi biografici: in altri termini, con i sentimenti e i bilanci – a volte amari ‒ che testimoniano la tangibile concretezza dell’esistenza.”
Written by Carina Spurio