“La ribelle di Gaza” di Asmaa Alghoul e Sélim Nassib: è possibile la pace universale?
La libertà non è solo una condizione fisica.
La libertà è soprattutto una condizione mentale, uno stato dell’essere, una concezione di se stessi innata e radicata nel profondo che non considera i “ma” e i “se”, che prescinde da qualsiasi idea e giudizio altrui, che non teme ripercussioni e che affronta con coraggio anche il lato più cupo della vita: la morte.
La libertà genera soavi sogni e induce il sognatore a compiere azioni estreme, a subire repressione, violenza fisica e psicologica, a ingoiare sangue, dolore e odio, affinché essi possano diventare, fosse anche un giorno lontano, realtà.
Tra le pagine del libro “La ribelle di Gaza” scritto da Asmaa Alghoul e Sélim Nassib, in buona parte autobiografico, si respira a pieni polmoni la condizione interiore di libertà che porta la protagonista a inseguire i propri sogni.
“La ribelle di Gaza” viene pubblicato per la prima volta in Francia con il titolo “L’insoumise de Gaza” dalla casa editrice “Calmann-Lévy”, nel 2016. Nel 2024 la casa editrice Edizioni e/o ne affida la traduzione ad Alberto Bracci Testasecca e lo pubblica in Italia riscuotendo un grande successo.
“La ribelle di Gaza”, scritto diversi anni fa, sembra raccontare la storia degli ultimi mesi, una storia che, purtroppo, va avanti da molti anni.
Ne “La ribelle di Gaza” una giovane donna decide di seguire la sua condizione innata di libertà, rifiutando il fondamentalismo di Hamas e la violenza israeliana. Nata e cresciuta nel campo profughi di Rafah, si rende conto fin da bambina, della prigione psicologica e corporea nella quale le donne sono costrette a vivere.
Questa visione della vita e il suo grande senso di libertà la costringeranno ad affrontare una vita non semplice. Da bambina subisce il rifiuto delle altre bambine, poiché troppo forte rispetto a loro, e dei maschi perché ribelle nel vestiario e per la sua non conformità alle regole religiose.
Successivamente, si dovrà relazionare con lo zio, uomo dei servizi di sicurezza di Hamas e con i soldati israeliani che faranno continuamente irruzione in casa sua.
In realtà Asmaa si sente una donna come tante, non speciale, non diversa. Ella decide di far sentire la sua voce perché ha voglia di vivere una vita normale, di amare, di crescere nel mondo e desidera fortemente che la guerra finisca e che tutte le donne del suo paese possano assaporare lo stato di libertà che l’ha sempre contraddistinta.
Asmaa non si ferma davanti a niente, non si ferma davanti alle minacce di morte, alla reclusione, ai pestaggi da parte dei poliziotti di Hamas che sono convinti così di trasformarla in una “buona musulmana”.
Asmaa sogna la pace universale, desidera che le coscienze possano archiviare l’odio del passato per vivere in pace nel presente e nel futuro, per questo non si arrende e continua a lottare.
Asmaa crede nelle persone, che si riprendono sempre perché fortemente attaccate alla vita, per questo crede nella libertà e nella speranza.
L’essere vivi e liberi è una vittoria, contro ogni guerra.
Written by Manuela Orrù