Significato dei sogni #15: assenza di sonno di Simon Monneret

“Il metodo della privazione di sonno è oggi impiegato sperimentalmente per determinare il nostro bisogno di sonno, e per individuare le funzioni che risentono dalla sua mancanza. Tutta una serie di tecniche è messa in pratica per tenere sveglio l’uomo o l’animale.” ‒ Simon Monneret

Significato dei sogni #15 assenza di sonno - Simon Monneret
Significato dei sogni #15 assenza di sonno – Simon Monneret

Quindicesimo appuntamento con la rubrica “Significato dei sogni” nel quale si potrà leggere un estratto intitolato Assenza di sonno tratto dal capitolo Origini e natura del sonno del libro “Il sonno e i sogni – Le teorie e una guida pratica” di Simon Monneret edito da Fabbri Editori nel 1986.

È necessaria una costante riflessione su una parte della nostra vita paritaria alla veglia: il mondo onirico. Oggi siamo completamente storditi dai social network: il nostro tempo è impiegato in modo superfluo con eccessivi scrolling di foto altrui e proprie. Ci stiamo chiedendo come si potrebbero impiegare queste decine e decine di minuti utilizzate nel guardare immagini?

Si potrebbe ad esempio fissare l’attenzione su ciò che si è sognato. L’inconscio parla attraverso i sogni e se non siamo desti nell’osservarci internamente si rischia di occupare il proprio tempo in modo non consono al sé più intimo.

La letteratura prodotta nel corso dei millenni sui fenomeni chiamati “sogni” è molto variegata, e si è pensato in questa rubrica “Significato dei sogni” di invitare alla lettura di alcuni testi scritti dai maggiori esponenti della stessa, augurando al lettore di trarne beneficio.

 

Estratto da “Il sonno ed i sogni” ‒ Assenza di sonno

“Alcuni affermano che potrebbero fare benissimo a meno del sonno. Altri hanno sentito parlare dell’uomo che non dorme. Ma gli scienziati non sembra abbiano mai incontrato un uomo del genere, ed è diffusa l’opinione che la mancanza di sonno provochi la morte. Si sa di animali morti perché non dormivano. G. C. Luce e J. Segal riferiscono che una delle torture più crudeli dell’Inquisizione era quella della veglia forzata. Con essa, si provocavano disturbi mentali nelle donne accusate di stregoneria, disturbi che si aggravavano sempre più fino a condurle alla morte. I servizi di polizia ricorrono ancor oggi alla pratica di logorare la resistenza o la vigilanza degli accusati riducendo il loro tempo di sonno e sottoponendo il loro sistema nervoso, così indebolito, a violenti stimoli uditivi o visivi. Associato alla suggestione, questo insieme di tecniche formerà quello che si chiama il lavaggio del cervello.

Il metodo della privazione di sonno è oggi impiegato sperimentalmente per determinare il nostro bisogno di sonno, e per individuare le funzioni che risentono dalla sua mancanza. Tutta una serie di tecniche è messa in pratica per tenere sveglio l’uomo o l’animale. Ma, a partire da una certa soglia, restare svegli diventa particolarmente difficile. N. Kleitman, che aveva sperimentato su se stesso la privazione di sonno, era obbligato a camminare costantemente per evitare di addormentarsi. Una delle difficoltà nell’interpretazione dei risultati di queste privazioni sta nel sapere separare gli effetti della tecnica stessa da quelli della mancanza di sonno.

[…]

Nel 1959, a New York, Peter Tripp, di trentadue anni, rimase sveglio duecento ore, parlando regolarmente al microfono. I suoi ascoltatori non si accorsero di alcun cambiamento nel suo modo di parlare. Il record di duecento ore fu poi ampiamente superato da un ragazzo di diciassette anni, Rendy Gardner, che rimase sveglio duecentosessantotto ore. Come già sperimentato sui topi, sembra che l’età sia un fattore importante nella resistenza al sonno.

L’evoluzione delle maratone di sonno si presenta costante. Il soggetto inizia col sentirsi stanco, ad aver periodi di disattenzione, poi perde progressivamente interesse verso il mondo esterno. Avrà prurito o irritazione agli occhi, e sentirà restringersi il cranio. Dopo una cinquantina di ore, sopraggiungono disturbi della percezione: gli oggetti diventeranno più grandi o più piccoli, si muoveranno. Infine, dopo novanta ore compariranno le allucinazioni. Il comportamento dell’uomo privato dal sonno si avvicinerà a quello dello schizofrenico.

Basteranno dodici o tredici ore di sonno per far ritrovare al soggetto una visione normale. Malgrado le conseguenze depressive che si possono verificare in seguito a tale ritmo di vita, si è tuttavia portati a pensare che non esista un rapporto diretto fra il tempo passato senza dormire e il tempo necessario per recuperare, almeno per quanto riguarda il sonno globale.

[…]

Gli esperimenti appena considerati eliminano sia il sonno lento sia il sonno dei sogni. Ora, nel 1960, Dement e lo psichiatra Fisher, all’ospedale del Monte Sinai a New York, si chiesero se il sogno avesse, come ritenevano gli psicoanalisti, una funzione vitale, oppure se la privazione di sogni lasciasse inalterato il nostro organismo. In realtà, non si può eliminare selettivamente il sogno, ma si può agire sull’insieme delle manifestazioni che caratterizzano il sonno paradosso. I primi esperimenti di privazione di questo sonno consistevano nello svegliare il dormiente ogni volta che il suo elettroencefalogramma presentava un tracciato di sonno paradosso. Questo metodo però lasciava sfuggire dal 20% al 40% dei sogni.

Dement trovò poi il mezzo di far suonare una sveglia prima della comparsa del movimento R.E.M. Per impedire al gatto di entrare nel sonno paradosso, venne messo a punto un sistema che consisteva nel porlo su una stretta pietra in mezzo a un bacino d’acqua. Il gatto poteva così dormire seduto, ma appena entrava in fase paradossa i muscoli della nuca si rilassavano, e cadeva in acqua. Più di recente, infine, M. Jouvet ha scoperto che un’iniezione di reserpina poteva sopprimere nel gatto il sonno paradosso per quattro o cinque giorni.

Gli esperimenti condotti sull’uomo hanno dimostrato che più aumenta il tempo di privazione di sonno paradosso più diventa difficile impedire a questa fase di manifestarsi. In effetti, mentre sono sufficienti da quattro a cinque risvegli per eliminarlo durante la prima notte (che corrispondono al numero di fasi R.E.M. in un ciclo normale), dopo cinque notti erano necessari dai venti ai trenta risvegli. L’aumento di sogni dopo una privazione si verificherà quando il soggetto potrà dormire ancora normalmente. Ci si accorge, in effetti, che le prime notti c’è come un’orgia di sogni per riconquistare il tempo perduto. Si ottiene dal 30% al 40% di sogno rapido, mentre la norma è del 20%. Un esperimento di controllo, consistente nel risvegliare il soggetto a caso durante il sonno lento, non ebbe influenza sul sonno rapido.

Gli esperimenti fatti sull’uomo superarono raramente i dieci-quindici giorni, e generalmente verso il decimo giorno è necessario aiutare il soggetto con delle amfetamine. Dopo quindici giorni, il soggetto appena svegliato avrà la tendenza a ripiombare immediatamente nel sonno paradosso. Anche il gatto diventa completamente apatico e non si regge più sulle zampe.

[…]

Vi è dunque bisogno di uno stato di sogno, e per di più di una certa quantità di sogno. Ma questo stato non è, come hanno affermato alcuni ricercatori, il solo elemento necessario del sonno. In effetti, lo stadio 4 del sonno lento sembra anch’esso molto importante. Infatti, a seguito di una privazione di sonno totale, la prima notte di recupero presenta sempre una percentuale elevata di stadio 4, mentre l’aumento di sonno rapido si manifesta solo nelle notti successive.”

 

Citazione sui sogni - Simon Monneret
Citazione sui sogni – Simon Monneret

Per continuare la lettura in modo proficuo e con attenzione si consiglia di distogliere gli occhi dal computer o dal cellulare e di recarsi nella propria libreria per cercare il libro tra gli scaffali impolverati; se non si possiede il volume in casa si consiglia di acquistarlo (rigorosamente in cartaceo).

Leggere è un compito importante, la carta è di grande ausilio rispetto al formato digitale non solo per la concentrazione necessaria all’atto della riflessione e comprensione ma anche per instaurare un rapporto fisico con l’oggetto-pozzo che conserva amorevolmente le considerazioni degli esseri umani del passato, in questo caso di Simon Monneret.

Un ulteriore consiglio: un bel quaderno (cartaceo) con penna (o matita) posto sul comodino per annotare i sogni al risveglio (con data ed orario). È importante non perdere l’uso della scrittura sia per la manualità delle dita sia per la stimolazione del cervello astratto e creativo.

Inoltre, è possibile partecipare al nostro nuovo studio sulla casistica del sogno in contatto con la tecnologia dei social inviando un’e-mail ad oubliettemagazine@hotmail.it nella quale allegare un file .doc con un sogno connesso alla tecnologia (smartphone, internet, pc, social, intelligenza artificiale, et cetera). Il sogno raccontato sarà salvato in forma anonima e servirà per la compilazione di un testo in comparazione alla letteratura del passato.

 

Nella prima puntata della rubrica si è presentato un estratto tratto dal primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno” del libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud; nella seconda un estratto tratto dal primo paragrafo intitolato “Il rapporto tra sogno e veglia” dello stesso capitolo; nella terza puntata si è presentato un estratto tratto dal secondo paragrafo intitolato “Il materiale onirico. La memoria nel sogno” dello stesso capitolo; nella quarta si è selezionato un estratto da “Relazione, imago e proiezione” del febbraio 1959, tratto dal capitolo “Attività medica e analitica” del libro “In dialogo con Carl Gustav Jung” di Aniela Jaffé, che mostra il sogno in rapporto con l’ex partner; nella quinta si è ripreso il discorso con Sigmund Freud con un estratto estratto tratto dal quarto paragrafo intitolato “Perché si dimentica il sogno dopo il risveglio” del primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno”; nella sesta si è selezionato un estratto dal primo capitolo intitolato “Sogni lucidi e la loro impostazione filosofica” del libro “Sogni lucidi” dalla parapsicologia e scrittrice britannica Celia Green; nella settima si è presentato un estratto tratto dal secondo capitolo “L’uomo e l’esperienza” del libro “Sogni, profezie e apparizioni” di Aniela Jaffé affrontando la tematica della precognizione della morte; nell’ottava si è ripreso il libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud con un estratto tratto dal terzo paragrafo intitolato “Stimoli e fonti del sogno” del primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno”; nella nona un estratto tratto dall’introduzione del libro “Alchimia” di Marie-Louise von Franz mettendo l’accento sulla trascrizione del sogno; nella decima si è presentato un estratto tratto dal libro “La schizofrenia” di Carl Gustav Jung, dal capitolo “Psicogenesi della schizofrenia”; nell’undicesima si sono mostrate “Le peculiarità psicologiche del sogno” tratto del libro “L’nterpretazione dei sogni” di Sigmund Freud; nella dodicesima si è parlato del libro “Il codice dei sogni” di Charles Maillant finendo nel paragrafo Diventare ciechi; nella tredicesima il capitolo Anatomia di un sogno tratto dal libro “I sogni” di Edgar Cayce e Mark Thurston, nella quattordicesima si è presentato il tema della resposanbilità ed inconscio dal libro “Elogio dell’inconscio” di Massimo Recalcati.

 

“Tu che ami scrutare le celate dottrine, trai,/ Senza oziare, tutto l’utile da quest’esempio:/ Non vedi la donna che smacchia i panni/ Versandoci sopra acqua calda?/ Imitala, e l’arte tua non ti deluderà;/ L’onda infatti lava le scorie del corpo nero.” – epigramma del terzo emblema dell’Atalanta fugiens di Michael Maier

 

Bibliografia

Simon Monneret, Il sonno e i sogni – Le teorie e una guida pratica, Fabbri Editori, 1986

Michael MaierAtalanta fugiens, Edizioni Mediterranee

 

Info

Rubrica Significato dei sogni

 

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