“Atalanta fugiens” di Michael Maier: il Farmaco salvifico avrai con dovizia dal duplice Leone
“[…] Per l’occhio e l’orecchio i piacenti emblemi sono disposti,
Ma guidar ti sappia la ragion ai segni arcani,
Questo a sensi recai, a che il destato ingegno
Discopra i preziosi tesori qui raccolti.
Il ben del mondo, il Farmaco salvifico
Avrai con dovizia dal duplice Leone.” – Michael Maier dall’Epigramma dell’autore
Il celebre Michael Maier nacque nel 1566 a Rendsburg. Frequentò l’Università di Rostock, l’Università di Norimberga, nel 1592 conseguì la Laurea in Lettere all’Università di Francoforte, nel 1596 conseguì la Laurea in Medicina e Chimica presso l’Università di Basilea, dove ancora era fortemente presente il ricordo del medico, alchimista ed astrologo svizzero Paracelso (Einsiedeln, 14 novembre 1493 – Salisburgo, 24 settembre 1541).
Maier è stato alchimista, medico e musicista, chiamato nel 1608 dall’Imperatore del Sacro Romani Impero Rodolfo II d’Asburgo (Vienna, 18 luglio 1552 – Praga, 20 gennaio 1612) per svolgere il compito di consigliere particolare. Rimase in carica sino alla morte dell’Imperatore, ed ebbe modo di respirare la straordinaria atmosfera della corte che aveva visto transitare personaggi come il matematico, geografo ed alchimista John Dee, l’astronomo Tycho Brahe, ed il filosofo, matematico Keplero.
Conobbe in Inghilterra il medico, alchimista ed esperto di teosofia Robert Fludd (Milgate House, 1574 – Londra, 8 settembre 1637) che apparteneva alla tradizione ermetico-cabalistica del Rinascimento che proseguiva l’opera di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Morì nell’estate del 1622 a Magdeburgo lasciando sedici libri stampati in otto anni, più un diciassettesimo postumo.
“Atalanta fugiens” è l’opera che ha avuto più fortuna ed anche una delle più straordinarie mai realizzate nella storia dell’alchimia perché presenta arti grafiche, poetiche e musicali perfettamente legate assieme dall’ermetica vera e propria.
Nel XVII secolo l’influenza dell’alchimia è al suo apice, l’intento è la congiunzione degli aspetti spirituali e scientifici dell’umano operare. Vediamo un ravvivato interesse per l’alchimia che per due secoli è stata ai margini dei discorsi intellettuali ma che, oggi, riprende il suo status di disciplina su cui indirizzare l’occhio per poterne fare esperienza.
“Ricevi dunque in un solo libro quattro specie di cose: composizioni allusive, poetiche, allegoriche; emblemi nel venereo rame incisi e di venerea grazia adorni; verità chimiche secretissime che l’Intelligenza tua sonderà; infine musiche delle più rare: fa’ buon uso di ciò che t’è qui dato” – Michael Maier dalla “Prefazione al lettore”
Atalanta è un’eroina della mitologia greca celebrata da numerosi poeti, divenuta celebre per la fuga dai pretendenti. Abbandonata dalla nascita nel monte Pelio dal padre (Iaso oppure Scheneo), fu allattata da un’orsa inviata da Artemide e successivamente cresciuta con dei cacciatori che le insegnarono la precisione con il tiro con l’arco.
La leggenda la associa anche agli Argonauti, ma l’impresa che portò il padre a riconoscerla come figlia fu la battuta di caccia al cinghiale calidonio. Il padre la costrinse a sposarsi ed Atalanta accettò alla sola condizione che il pretendente fosse riuscito a batterla in una gara di corsa, pena la morte. Tanti fallirono, sino a quando arrivò Ippomene (o Melanione) che con l’aiuto di Afrodite e di tre mele d’oro dal Giardino delle Esperidi riuscì a superare in corda la sfuggente Atalanta.
Michael Maier si ispira certamente alle “Metamorfosi” di Ovidio perché nella “Prefazione al lettore” racconta di come i due innamorati siano trasformati da Cibele in due leoni.
L’opera “Atalanta fugiens” è composta da 50 Emblemi corredati da Epigramma, Fuga a tre voci sulle parole dello stesso Epigramma ed un Discorso esplicativo.
Fu pubblicata una variante in una edizione del 1687 priva di musiche il cui titolo era “Secretioris naturae secretorum scrutinium chymicum” citata da Carl Gustav Jung ne “Psicologia ed Alchimia”; la modifica del titolo sta alla base dell’importanza che Maier dava alla presenza della Fuga a tre voci (Atalanta Fugiens, Hippomen Sequens, Pomum Morans).
Nell’edizione curata da Bruno Cerchio e pubblicata da Edizioni Mediterranee nel 2002 si potrà trovare, per la prima volta, una trascrizione in notazione moderna di ogni Fuga oltre all’originale.
I 50 Emblemi sono i più belli di tutta la tradizione ermetica e si pensa siano opera dell’abile incisore svizzero Matthäus Merian (Basilea, 22 settembre 1593 – Bad Schwalbach, 19 giugno 1650) genero dell’editore Johan Theodor de Bry avendone sposato la figlia Maria Magdalena. De Bry è uno dei due editori che pubblicò i libri di Maier. I panorami degli Emblemi fanno riferimento a Heidelberg ed al Palatinato.
Il lettore accorto comprenderà certamente la vacuità del tentativo di fare un riassunto di siffatta opera: è necessario farne esperienza diretta.
“Tutte le crudezze e le sozzure in lui riscontrabili sono purificate e dissolte, se lo s’innaffia con la propria acqua”, successivamente lo si colloca al Sole che agirà come fuoco e ne estrarrà l’umidità. L’operazione deve ripetersi di frequente.
Seguono alcune citazioni tratte dal libro “Atalanta fugiens” dell’edizione sopra citata della casa editrice Edizioni Mediterranee.
Nell’Epigramma del terzo Emblema si legge: “Tu che ami scrutare le celate dottrine, trai,/ Senza oziare, tutto l’utile da quest’esempio:/ Non vedi la donna che smacchia i panni/ Versandoci sopra acqua calda?/ Imitala, e l’arte tua non ti deluderà;/ L’onda infatti lava le scorie del corpo nero.”
Nel Discorso del sesto Emblema partendo dall’affermazione di Platone riguardo la necessità di presenza all’interno della città sia di medici sia di agricoltori, Maier propone il parallelo tra l’agricoltore ed il chimico: “Gli agricoltori attendono la pioggia e il caldo del sole; i chimici, anche loro, somministrano all’opera pioggia e calore convenienti. […] Perciò gli Antichi presentarono Cerere, Trittolemo, Osiride, Dioniso, dèi aurei, cioè d’aspetto che richiama la Chimica, nell’atto di istruire i mortali a gettare il seme nel solco e d’insegnare l’agricoltura e la diffusione della vigna, come pure l’uso del vino; tutte cose che gli ignoranti a torto, stornano a usi rustici”.
Nell’Epigramma del decimo Emblema si legge: “Il mondo intero pende da questa continua catena:/ Il simile gode di ciò che è simile./ Così il Mercurio s’unisce al Mercurio, il fuoco/ Al fuoco, e questa è la meta dell’arte tua./ Vulcano conduca Mercurio, ma tu, o Cinzia,/ Sei liberata dal pennuto Ermete e dal fratel tuo, Apollo.”
Nel Discorso del quattordicesimo Emblema di legge: “Si narra che la serpe si divora la coda per assorbire la parte di sé mobile, velenosa e umida, sicché senza coda pare più voluminosa e lenta, avendo gran parte della sua agilità e speditezza origine nella coda. Tutti gli altri animali s’appoggiano sulle zampe, ma serpenti, draghi e vermi le rimpiazzano contraendo e svolgendo il loro corpo, e descrivono, come l’acqua che scorre, curve precise, piegandosi or da un lato or dall’altro nei fiumi che serpentinamente flettono il loro corso.”
Nell’Epigramma del ventunesimo Emblema si legge: “Il maschio e la femmina divengano per te un cerchio/ Da cui sorga il quadrato dai lati uguali./ Trai da ciò un triangolo, che in ogni parte/ Si muti poi in una sfera: allora la Pietra nascerà./ Se cosa tanto facil non subito afferra la tua mente,/ Pensa alla dottrina del Geometra, e tutto saprai.”
Nel Discorso del ventiseiesimo Emblema si legge: “A questa saggezza universale si può così applicare ciò che dice il profeta Baruc[1]: «Impara dov’è la prudenza, la forza, l’intelligenza, per sapere anche dove stia la lunghezza dei giorni e la vita, dove il brillare degli occhi e la pace». Ed è pure affermato nel Libro della Sapienza che essa è «un’abilità secreta di penetrare nella conoscenza di Dio. Tutto dà la Saggezza e dovizie infinite escono dal lavoro delle sue mani. Inoltre, da essa procedono tutti i beni, che stanno nelle sue mani: chi a lei s’unisce da lei è levato a grandi onori.»
Nell’Epigramma del trentatreesimo Emblema si legge: “Quest’essere bicefalo e bisessuato sembra morto/ Quando gli manca l’umidità:/ Celato nell’oscura notte, abbisogna di fuoco,/ Daglielo e rivivrà subito./ Tutta la forza della pietra sta nel fuoco,/ Quella del Solfo nell’oro, e del Mercurio nell’argento”.
Nel Discorso del trentasettesimo Emblema si legge: “L’autore dell’Aurora[2] dice al capitolo 20 parlando della separazione degli elementi: «La terra è qui lasciata perché i tre altri elementi possano radicarsi in essa; se ella medesima non fosse, gli altri elementi non avrebbero fondamenta per costruirvi sopra una nuova dimora per i tesori».”
Nell’Epigramma del quarantaduesimo Emblema si legge: “La Natura ti sia guida, seguila lieto ad arte:/ Fallirai se non ti sarà compagna di strada;/ La ragione ti sia bastone, fortifichi l’esperienza/ Gli occhi tuoi, che possa tu vedere in lontananza./ La lettura sia una chiara lampa nelle tenebre,/ Perché ti guardi dagli ammassi di parole e cose.”
Nel Discorso del quarantottesimo Emblema si legge: “Quando Serse, il famoso e potentissimo re di Persia, guidò sotto il calore ardente l’armata sua per plaghe secche e incolte, non rigettò le poche gocce d’acqua torbida presentategli da un milite, ma gustosamente le bevve, rimunerando l’offerta come un opulento dono.”
Nell’Epigramma del cinquantesimo Emblema si legge: “Si scavi una tomba profonda per il velenoso Drago,/ E a lui nel suo abbraccio stia ben avvinta la donna:/ Mentr’esso coglie le gioie del letto nuziale,/ Ella muore, ed insieme son ricoperti di terra./ Ciò uccide il corpo del Drago e di sangue/ Lo tinge: questa è la vera strada dell’opera tua.”
Written by Alessia Mocci
Note
[1] Il libro del profeta Baruc, segretario del profeta Geremia, è un testo contenuto nella Bibbia cristiana, ma non nella Bibbia ebraica, la tradizione protestante lo ritiene apocrifo. Per approfondire sulla vita del profeta clicca su Treccani.
[2] Il libro è l’Aurora consurgens (Aurora nascente) attribuito a Tommaso d’Aquino (Roccasecca, 1225 – Abbazia di Fossanova, 7 marzo 1274) oppure come preferiscono altri allo pseudo-Aquino. L’opera presenta nella parte inferiore del frontespizio il soprannome del filosofo, Doctor Angelicus. Sono presenti illustrazioni con allegorie raffiguranti uomini ed animali, per esempio la Luna è raffigurata con l’argento, il Sole con l’oro ed il serpente diventa mercurio. Intorno al 1618, pochi anni prima della morte di Maier, iniziò a circolare un testo recante lo stesso titolo, Aurora consurgens, scritto dal mistico, teologo e filosofo Jakob Böhme (Alt Seidenberg, 24 aprile 1575 – Görlitz, 17 novembre 1624). Di formazione neoplatonica (Plotino) Böhme è poco citato nei manuali di filosofia ma ebbe molto fortuna tra coloro che praticano filosofia: Hegel, Schelling, Schopenhauer, Emerson, Thoreau, Nietzsche, Heidegger, Steiner, Jung, Swedenborg, Madame Blavatsky, Bergson, Blake, Newton, Milton, Whitehead, Berdjaev per citarne alcuni.
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