Significato dei sogni #3: la memoria nel sogno di Sigmund Freud
“Il fatto che il sogno disponga di ricordi inaccessibili allo stato di veglia è così strano e significativo da un punto di vista teorico, che vorrei richiamare ancora l’attenzione su di esso con il resoconto di altri sogni “ipermnestici”.” – Sigmund Freud
In origine “sonno” e “sogno” erano un tutt’uno e non venivano distinti, infatti, l’etimologia della parola “sogno” deriva da “somnium” che, in latino, significa “sonno”; così anche in greco ὕπνος (sonno) e prima ancora σ-ὕπνος.
Attualmente, invece, le due parole sono distinte ed il “sogno” è interpretato come una “parte” del “sonno”, quella relativa alla produzione ‒ da parte dell’inconscio ‒ di immagini relative a situazioni reali, irreali, del passato, del presente, del futuro, fantastiche, angosciose, sgradevoli, strane, meravigliose, et cetera.
La letteratura prodotta nel corso dei millenni sui fenomeni chiamati “sogni” è molto variegata, e si è pensato in questa rubrica “Significato dei sogni” di invitare alla lettura di alcuni testi scritti dai maggiori esponenti della stessa, augurando al lettore di trarne beneficio.
Nella prima puntata della rubrica si è presentato un estratto tratto dal primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno” del libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud; nella seconda un estratto tratto dal primo paragrafo intitolato “Il rapporto tra sogno e veglia” dello stesso capitolo ed in questa terza puntata si presenta un estratto tratto dal secondo paragrafo intitolato “Il materiale onirico. La memoria nel sogno” dello stesso capitolo.
Estratto da “Il materiale onirico. La memoria nel sogno”
“Dovremo dunque riconoscere come del tutto accertato almeno un fatto: tutto il materiale che costituisce il contenuto del sogno deriva in qualche modo da ciò che abbiamo vissuto e viene riprodotto, ricordato nel sogno. Sarebbe però un errore supporre che una tale connessione risulti immediatamente da un semplice confronto; occorre invece ricercarla attentamente, e in tutta una serie di casi essa può rimanere celata a lungo. La ragione è da ricercarsi in un certo numero di particolarità presentate dalla memoria durante il sogno che, per quanto generalmente notate si sono tuttavia sinora sottratte ad ogni spiegazione. Vale la pena di esaminarle a fondo.
Può darsi, per esempio, che il contenuto onirico ci presenti un materiale che durante la veglia non riconosciamo come nostro, come parte della nostra conoscenza ed esperienza. Ricordiamo sì di averlo sognato, ma non sappiamo se l’abbiamo vissuto, né quando. Si rimane poi nell’incertezza circa la fonte alla quale il sogno abbia attinto, e siamo tentati di credere a una attività creatrice indipendente, sino al momento in cui, di frequente, un fatto nuovo ci restituisce molto tempo dopo il ricordo, dato per perduto, di un’esperienza trascorsa, rivelandoci con ciò l’origine del sogno. Occorre dunque ammettere che nel sogno sapevamo e ricordavamo cose che invece sfuggivano alla nostra memoria durante il giorno.
Un episodio di questo tipo, particolarmente suggestivo e basato su un’esperienza personale, è raccontato da Delboeuf. Una volta gli era apparso in sogno il cortile della sua casa, interamente coperto di neve: semintirizzite, sepolte sotto la neve, scopriva due piccole lucertole; con slancio da zoofilo le raccoglieva, le riscaldava, le riponeva nella loro nicchia sul muro, e dava loro alcune foglie di una piccola felce che cresceva lì intorno e di cui, come sapeva, erano molto ghiotte. In sogno egli conosceva il nome della pianta: Asplenium ruta muralis. Il sogno poi continuava e, dopo una divagazione, tornava alle lucertole, mostrandone a Delboeuf stupito altri due esemplari che si erano accostati ai resti della felce. Volgendo lo sguardo alla campagna, egli vedeva una quinta, una sesta lucertola avviarsi verso la nicchia sul muro e infine tutta la via coperta da una processione di lucertole che si movevano nella stessa direzione.
Da sveglio, Delboeuf sapeva i nomi latini solo di poche piante e tra questi non figurava un Asplenium. Con sua grande meraviglia dovette tuttavia convincersi che una felce così chiamata esisteva realmente. La sua denominazione esatta (Asplenium ruta muraria) era stata lievemente deformata dal sogno. Pensare a una semplice coincidenza era evidentemente impossibile; ma per Delboeuf l’origine di quella conoscenza in sogno rimaneva misteriosa.
Il sogno era occorso nel 1862. Sedici anni più tardi, il filosofo vide in casa di un amico ch’era andato a trovare, un piccolo album contenente dei fiori disseccati, come quelli che di vendono per ricordo ai turisti in varie regioni della Svizzera. Gli balenò un ricordo e, aprendo l’erbario, vi trovò l’Asplenium del suo sogno, e riconobbe nel nome latino aggiunto alla foglia la sua propria calligrafia. Gli fu quindi possibile ricostruire il rapporto col sogno. Nel 1860 – due anni prima del sogno delle lucertole – una sorella dell’amico, trovandosi in viaggio di nozze, era andata a trovarlo. Ella aveva allora con sé l’album destinato a suo fratello, e Delboeuf si sottopose alla fatica di scrivere sotto dettatura di un botanico il nome latino corrispondente a ciascuna delle pianticine secche ivi raccolte.
La buona sorte, che rende questo esempio così meritevole di essere riportato, permise a Delboeuf di ricondurre alla sua origine dimenticata anche un altro momento del sogno. Un giorno del 1877 gli capitò tra le mani un vecchio volume di una rivista illustrata, dove vide raffigurata tutta la processione di lucertole così come l’aveva sognata nel 1862. Il volume era datato 1861 e Delboeuf riuscì a ricordarsi d’essere stato abbonato alla rivista fin dal primo numero.
Il fatto che il sogno disponga di ricordi inaccessibili allo stato di veglia è così strano e significativo da un punto di vista teorico, che vorrei richiamare ancora l’attenzione su di esso con il resoconto di altri sogni “ipermnestici”.
[…]”
Per continuare la lettura in modo proficuo e con attenzione si consiglia di distogliere gli occhi dal computer o dal cellulare e di recarsi nella propria libreria per cercare il libro tra gli scaffali impolverati; se non si possiede il volume in casa si consiglia di acquistarlo (rigorosamente in cartaceo).
Leggere è un compito importante, la carta è di grande ausilio rispetto al formato digitale non solo per la concentrazione necessaria all’atto della riflessione e comprensione ma anche per instaurare un rapporto fisico con l’oggetto-pozzo che conserva amorevolmente le considerazioni degli esseri umani del passato, in questo caso di Sigmund Freud.
Un ulteriore consiglio: un bel quaderno (cartaceo) con penna (o matita) posto sul comodino per annotare i sogni al risveglio (con data ed orario). È importante non perdere l’uso della scrittura sia per la manualità delle dita sia per la stimolazione del cervello astratto e creativo.
Inoltre, è possibile partecipare al nostro nuovo studio sulla casistica del sogno in contatto con la tecnologia dei social inviando un’e-mail ad oubliettemagazine@hotmail.it nella quale allegare un file .doc con un sogno connesso alla tecnologia (smartphone, internet, pc, social, et cetera). Il sogno raccontato sarà salvato in forma anonima e servirà per la compilazione di un testo in comparazione alla letteratura del passato.
“Si scavi una tomba profonda per il velenoso Drago,/ E a lui nel suo abbraccio stia ben avvinta la donna:/ Mentr’esso coglie le gioie del letto nuziale,/ Ella muore, ed insieme son ricoperti di terra./ Ciò uccide il corpo del Drago e di sangue/ Lo tinge: questa è la vera strada dell’opera tua.” – Epigramma del cinquantesimo Emblema, Atalanta fugiens
Bibliografia
Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni, Rusconi Libri
Michael Maier, Atalanta fugiens, Edizioni Mediterranee
Info
7 pensieri su “Significato dei sogni #3: la memoria nel sogno di Sigmund Freud”