Significato dei sogni #2: il rapporto tra sogno e veglia di Sigmund Freud
“Per contro la maggioranza degli studiosi, per quanto riguarda il rapporto fra il sogno e la veglia, è di opinione opposta. Così Haffner: “In primo luogo, il sogno è la continuazione dello stato di veglia. […]” – Sigmund Freud

In origine “sonno” e “sogno” erano un tutt’uno e non venivano distinti, infatti, l’etimologia della parola “sogno” deriva da “somnium” che, in latino, significa “sonno”; così anche in greco ὕπνος (sonno) e prima ancora σ-ὕπνος.
Attualmente, invece, le due parole sono distinte ed il “sogno” è interpretato come una “parte” del “sonno”, quella relativa alla produzione ‒ da parte dell’inconscio ‒ di immagini relative a situazioni reali, irreali, del passato, del presente, del futuro, fantastiche, angosciose, sgradevoli, strane, meravigliose, et cetera.
La letteratura prodotta nel corso dei millenni sui fenomeni chiamati “sogni” è molto variegata, e si è pensato in questa rubrica “Significato dei sogni” di invitare alla lettura di alcuni testi scritti dai maggiori esponenti della stessa, augurando al lettore di trarne beneficio.
Nella prima puntata della rubrica si è presentato un estratto tratto dal primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno” del libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud; in questa seconda puntata si presenta un estratto tratto dal primo paragrafo intitolato “Il rapporto tra sogno e veglia” dello stesso capitolo.
Estratto da “Il rapporto tra sogno e veglia”
“Nell’ingenua opinione di chi si sveglia, il sogno, se pure non proviene da un altro mondo, ci rapisce tuttavia, mentre dormiamo, in un altro mondo.
Il vecchio fisiologo Burdach, cui dobbiamo un’accurata e acuta descrizione dei fenomeni onirici, ha espresso questa convinzione in un passo molto citato: “… Non si ripete mai la vita del giorno con le sue fatiche e i suoi piaceri, le sue gioie e i suoi dolori; il sogno anzi tende a liberarcene. Anche se tutta la nostra forza spirituale è preda di un oggetto particolare, anche se è dilaniata da un profondo dolore o impegnata in un particolare compito, il sogno o ci dà qualcosa di completamente estraneo, trae singoli elementi dalla realtà per farli entrare nelle sue combinazioni, oppure ancora coglie soltanto la tonalità del nostro umore e simbolizza la realtà.”
Nello stesso senso I. H. Fichte parla addirittura di sogni di integrazione e li considera uno dei misteriosi benefici di natura autoterapeutica dello spirito. In modo analogo si esprime Strümpell nel suo lavoro, che tutti giustamente apprezzano sulla natura e sull’origine dei sogni: “Chi sogna è staccato dal mondo della coscienza vigile…” “Nel sogno, il ricordo del contenuto ordinato della coscienza vigile e del suo comportamento normale è quasi interamente perduto…” “L’anima nel sogno è isolata e quasi senza ricordo del contenuto normale del corso della vita vigile…”
Per contro la maggioranza degli studiosi, per quanto riguarda il rapporto fra il sogno e la veglia, è di opinione opposta. Così Haffner: “In primo luogo, il sogno è la continuazione dello stato di veglia. I nostri sogni si allacciano sempre alle rappresentazioni presenti poco prima nella coscienza. Se si osserva attentamente sarà quasi sempre possibile trovare un filo che congiunge il sogno con le esperienze del giorno precedente.”
Weygandt controbatte esplicitamente l’affermazione di Burdach riportata prima: “Perché spesso, a quanto pare nella grande maggioranza dei sogni, è possibile costatare che questi ci riportano proprio alla vita normale, anziché liberarcene.”
Maury si esprime nella formula concisa: “Sogniamo quello che abbiamo visto, detto, desiderato o fatto”; un po’ più particolareggiatamente Jessen, nella sua Psicologia pubblicata nel 1855: “Il contenuto dei sogni viene sempre determinato, in misura maggiore o minore, dalla personalità individuale, dall’età, dal sesso, dalla condizione sociale, dal livello culturale, dal modo di vivere abituale, dagli avvenimenti e dall’esperienza di tutta la vita passata”.
La posizione meno ambigua di fronte a questo problema è quella del filosofo Maass: “L’esperienza conferma la nostra tesi che noi sogniamo più frequentemente le cose oggetto delle nostre più ardenti passioni. Da ciò si vede che le nostre passioni debbono necessariamente influire sulla formazione dei nostri sogni. L’ambizioso sogna allori conquistati (forse solo nella sua immaginazione) o ancora da conquistare, mentre l’innamorato si occupa in sogno dell’oggetto delle sue dolci speranze… Tutte le cupidigie sensuali e gli odi assopiti in cuore, se risvegliati per un motivo qualsiasi, possono far sì che dalle rappresentazioni a essi associate si formi un sogno o che queste rappresentazioni si inseriscano in un sogno già in corso.”
Non diversa era l’opinione degli antichi sulla dipendenza del contenuto onirico dalla vita. Cito da Radestock: “Quando, prima della sua campagna contro la Grecia, Serse era combattuto tra il parere dei suoi consiglieri che tentavano di distoglierlo dall’impresa, e i sogni che lo spronavano continuamente, Artabano, il vecchio razionale interprete di sogni persiano, gli disse giustamente che le immagini oniriche contengono in genere ciò che l’uomo già pensa nella veglia.”
[…]”

Per continuare la lettura in modo proficuo e con attenzione si consiglia di distogliere gli occhi dal computer o dal cellulare e di recarsi nella propria libreria per cercare il libro tra gli scaffali impolverati; se non si possiede il volume in casa si consiglia di acquistarlo (rigorosamente in cartaceo).
Leggere è un compito importante, la carta è di grande ausilio rispetto al formato digitale non solo per la concentrazione necessaria all’atto della riflessione e comprensione ma anche per instaurare un rapporto fisico con l’oggetto-pozzo che conserva amorevolmente le considerazioni degli esseri umani del passato, in questo caso di Sigmund Freud.
Un ulteriore consiglio: un bel quaderno (cartaceo) con penna (o matita) posto sul comodino per annotare i sogni al risveglio (con data ed orario). È importante non perdere l’uso della scrittura sia per la manualità delle dita sia per la stimolazione del cervello astratto e creativo.
Inoltre, è possibile partecipare al nostro nuovo studio sulla casistica del sogno in contatto con la tecnologia dei social inviando un’e-mail ad oubliettemagazine@hotmail.it nella quale allegare un file .doc con un sogno connesso alla tecnologia (smartphone, internet, pc, social, et cetera). Il sogno raccontato sarà salvato in forma anonima e servirà per la compilazione di un testo in comparazione alla letteratura del passato.
“Il mondo intero pende da questa continua catena:/ Il simile gode di ciò che è simile./ Così il Mercurio s’unisce al Mercurio, il fuoco/ Al fuoco, e questa è la meta dell’arte tua./ Vulcano conduca Mercurio, ma tu, o Cinzia,/ Sei liberata da pennuto Ermete e dal fratel tuo, Apollo.” – Atalanta fugiens
Bibliografia
Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni, Giunti
Michael Maier, Atalanta fugiens, Edizioni Mediterranee
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