“Cappuccetto rosso e il Natale”: racconto natalizio per adulti e bambini
“[…] nel solito scrittoio che ho restaurato, oltre al taccuino verde dove la nonna scriveva le filastrocche e le favole che ho raccolto nel libro “Nel magico mondo di nonna Amelia”, c’era anche un taccuino rosso, chiuso da un cordoncino dorato e all’interno vi ho ritrovato scritte, con la bella e accurata calligrafia della nonna, le sue famose filastrocche e storie natalizie.” ‒ dalla prefazione di Giovanna Fracassi
“Cappuccetto rosso e il Natale” è una delle storie natalizie che nonna Amelia[1] aveva annottato nel suo taccuino rosso e che Giovanna Fracassi ha revisionato per la pubblicazione del volume “Il Natale raccontato da nonna Amelia” (Rupe Mutevole, 2023). Il volume è impreziosito dalle splendide illustrazioni di Patricia Tessaro ed è presente in allegato un CD-audio con la narrazione di Eva Immediato e musiche di Mark Drusco.
Riprendendo alcuni motivi della celebre fiaba dei Fratelli Grimm, Giovanna Fracassi inserisce la figura paterna, assente nell’originale, e lo rappresenta come figlio di Babbo Natale e Mamma Natale.
Per gentile concessione dell’autrice Giovanna Fracassi, come augurio di Buon Natale[2], si dona in lettura questa nuova avventura dell’adorabile Cappuccetto rosso adatta a grandi e piccini.
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“Cappuccetto rosso e il Natale”
Voi conoscete già la storia dei Fratelli Grimm[3], ma di sicuro non sapete il segreto che conosciamo io e poche altre persone, ossia che il papà di Cappuccetto Rosso, che nella storia non viene mai nominato, in realtà era, ed è, il figlio di Babbo Natale e di Mamma Natale e pertanto è spesso occupato ad aiutare il padre nel disbrigo della posta. Infatti tutte quelle bellissime letterine che i bambini inviano a Babbo Natale devono essere smistate e catalogate per Stato, città, quartiere e via. Così poi Babbo Natale le legge e passa gli ordini al suo laboratorio per la costruzione dei giocattoli.
Per questo, per tutto il mese di dicembre, Cappuccetto Rosso il suo papà lo vede davvero poco, ma siccome sa quanto è importante il suo lavoro, non ne è troppo rattristata. Inoltre lei è molto occupata ad aiutare la mamma ad addobbare la loro casetta e a preparare i dolcetti natalizi.
Quando mancano ormai pochi giorni a Natale, la mamma chiede sempre a Cappuccetto Rosso di andare a trovare la nonna e di portarle un cesto pieno di tante leccornie di cui lei è molto ghiotta. Siccome il bosco è ricoperto di neve, non può andarci da sola, così il suo papà le manda sempre una slitta con la renna Rudolf (per via del naso rosso, sempre acceso) per fare il tragitto fino alla nonna.
Anche quel dicembre di tanto tempo fa, una mattina, Cappuccetto, con la sua mantellina invernale e il suo caldo cestino, dopo aver promesso come al solito alla mamma di non fermarsi, la salutò e partìcon la slitta e Rudolf.
Il bosco era ancora silenzioso ma i raggi del sole già facevano brillare la neve caduta durante la notte.
Era davvero impossibile trovare il sentiero, perché il manto candido ricopriva ogni cespuglio, sasso, solco e gli alberi erano così colmi di neve che pareva che i rami si spezzassero, sotto quel gelido peso, da un momento all’altro.
Ma Rudolf non aveva bisogno di nessuna indicazione, lei era magica e quindi conosceva perfettamente la strada da percorrere.
Ad un tratto percepì dei flebili lamenti, si fermò all’istante concentrandosi e fiutando l’aria.
«Cosa c’è Rudolf?» chiese preoccupata Cappuccetto Rosso.
«Mi è sembrato di udire dei gemiti. Ecco provengono da dietro quel grosso masso.»
Cappuccetto Rosso scese dalla slitta e sprofondò nella neve fresca quasi fino alle ginocchia, ma non si lasciò intimorire e con fatica avanzò nella direzione indicata da Rudolf che la seguì preoccupata.
Dopo aver aggirato il grosso masso, Cappuccetto vide un orsetto che piangeva e chiamava sommessamente la mamma.
«Non temere, orsetto, ci sono qui io, non avere paura, calmati e asciugati le lacrime e spiegami cosa ti è successo.»
L’orsetto la guardò con gli occhietti imploranti ma anche fiduciosi, tirò su con il naso e disse tutto d’un fiato:
«È tutta colpa mia! La mamma mi aveva detto e ridetto di non uscire dalla tana perché nevicava, faceva freddo e noi orsi dobbiamo andare in letargo per tutto l’inverno. Non avevo sonno e quando ho visto che lei usciva per l’ultima caccia, ho deciso di aspettare un po’ e poi uscire pure io. Ma la neve cadeva fittissima e non ho visto le sue impronte, era buio, ho fatto un giro intorno alla nostra tana, ma non so come sia potuto accadere, non sono più riuscito a trovarla. Insomma mi sono perso! E ho tanto freddo e tanta fame!»
«Come ti chiami orsetto?»
«Teddy!»[4]
«Bene Teddy, adesso vieni con noi, andremo dalla tua mamma, che certamente ti starà cercando, e la troveremo in un batter d’occhio, vero Rudolf?»
«Sicuro!» affermò con allegria Rudolf.
Così ritornarono alla slitta.
Cappuccetto Rosso, fece posto accanto a sé a Teddy e lo coprì con la sua mantellina, gli offrì qualche biscottino e della cioccolata, così rinfrancato, Teddy cominciò a rilassarsi e a… non creder ai suoi occhi!
Infatti la slitta stava sorvolando il bosco! Rudolf aveva deciso che, per una ricerca simile e per fare in fretta, l’unico modo era ispezionare dall’alto il bosco grazie alla vista acutissima.
Poco dopo, avvistarono mamma orsa che vagava in una radura, annusando l’aria e lanciando dei richiami. Impaurita dall’arrivo della slitta volante, stava per fuggire nel bosco quando sentì Teddy chiamarla:
«Mamma, sono io, non andartene!»
Fu così che Teddy poté riabbracciare la sua mamma e mamma orsa ringraziò Cappuccetto Rosso e Rudolf per averle salvato e riportato il suo piccolino.
«Adesso Teddy è proprio ora di andare in letargo, saluta i tuoi amici. Ci rivedremo in primavera!»
Soddisfatti e pieni di felicità, Cappuccetto Rosso e Rudolf arrivarono a casa della nonna, appena un po’ in ritardo, ma la nonna non se ne accorse: stava ancora dormendo nel suo caldo lettuccio con il suo micio Pallino accoccolato sui piedi.
A proposito, avete mai provato a sentire come vi tiene caldi i piedi un bel micione?
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Giovanna Fracassi è nata a Vicenza da Emilio Fracassi, medico pediatra, e da Gemma Brazzarola. Giovanna, figlia unica, fin da piccola, vive in un ambiente culturale molto stimolante e, crescendo, ha libero accesso alla biblioteca di famiglia. Si nutre di letture di vario genere, spaziando dai romanzi d’avventura, a quelli storici, alla poesia e ai saggi. Matura pertanto la passione per lo studio della letteratura, della filosofia, della storia. Successivamente i suoi interessi culturali e umani la conducono a studiare e a conseguire varie abilitazioni all’insegnamento: alla Scuola dell’Infanzia, alla religione cattolica, alla Scuola primaria, alla Scuola secondaria di primo e di secondo grado per la cattedra di Lettere, una specializzazione per l’utilizzo del metodo d’insegnamento Braille, un master in Cinema, teatro e spettacolo, un master in Couseling. Autrice poliedrica si interessa di filosofia, di fotografia, filmografia, musica e storia dell’arte. Autrice di decine di libri tra poesie, saggi e filastrocche. Per l’infanzia ha pubblicato con Rupe Mutevole nel 2018 “L’albero delle filastrocche”, nel 2021 “Nel magico mondo di nonna Amelia”, nel 2023 “Il Natale raccontato da nonna Amelia”, nel 2024 “Le filastrocche del Regno della Fantasia”.
Note
[1] Per conoscere meglio nonna Amelia, dal libro “Lettere a Sofia” (Tomarchio Editore, 2022), si riporta un estratto dalla lettera del 27 luglio: “Nonna Amelia è stata una donna speciale: forte, paziente, determinata, saggia ed autorevole, ma anche ricca di amore e di empatia per tutti coloro che la circondavano. Era anche attenta alla natura, ai suoi segnali, ai suoi risvegli, amava moltissimo gli animali, a casa sua non mancavano mai il cane e il gatto, ma da giovane aveva avuto anche un pollaio, dei criceti, dei canarini. Ricordo che lei parlava con queste creature come fossero delle persone e la cosa stupefacente era che loro sembravano capirla benissimo e le corrispondevano in affetto e attenzioni. A me, da piccola, la nonna sembrava una fata che sapeva compiere bellissime magie in cucina, lavorando a maglia o all’uncinetto, allestendo gli addobbi di Natale, il presepio, colorando le uova a Pasqua, ricamando centrini deliziosi e inventando tante storie. Con il suo esempio mi ha insegnato moltissimo, con i suoi consigli mi ha guidato e ancora continua a farlo. Soprattutto mi ha insegnato a saper prendere la vita con un pizzico di leggerezza o di innocente follia. Le sue filastrocche sbarazzine, così piene di “assurdità” o di paradossi, servivano proprio a far comprendere che nella vita ci vuole anche un po’ di umorismo, che bisogna saper sdrammatizzare e guardare il mondo e ciò che ci accade, da una prospettiva diversa, da un altro punto di vista e allora i problemi, i guai, le ansie, si ridimensionano e si possono affrontare con più calma.”
[2] Gabriella Vergari sul blog Scrittura Viva ha recensito l’opera: “Il lettore può così immergersi in un universo costellato di pungitopo, abete e agrifogli, gnomi ed elfi, renne trasformate in statue di rame, elefantini maldestri ma intraprendenti, pinguini solidali, orsetti smarriti, draghi vittime di incantesimi malvagi, ricette, leggende, curiosità e perfino personaggi delle fiabe, quali Cappuccetto Rosso e Biancaneve, chiamati a vivere nuove avventure, sfide e incontri. Amplificata anche questa volta dalle deliziose immagini di Patricia Tessaro, la fantasia della Nonna non sembra voler conoscere limiti. Solo però a tratti si accende di qualche nota malinconica e struggente in più rispetto alla precedente raccolta. Sono in effetti proprio i momenti della festa che acutizzano i dislivelli sociali, le condizioni di solitudine e malessere, i disagi della malattia, l’assenza dei cari scomparsi.” Per approfondire la recensione si consiglia di cliccare QUI.
[3] Giovanna Fracassi racconta sulla tradizione favolistica: “Nelle fiabe che scrivo si possono rintracciare elementi delle fiabe tradizionali, segnatamente dei Fratelli Grimm e sono abbozzati gli ambienti della Germania di secoli fa, quando era ricoperta da fitti boschi che ancora sono visibili in alcune zone, come La foresta Nera, ricca di abeti e con un sottobosco di felci e quadrifogli. Qui ancora è possibile incontrare cervi, camosci, linci e scoiattoli. Un luogo ricco pertanto di suggestioni e perfetto per ambientarci le mie storie. “Cappuccetto Rosso e il Natale” introduce alcuni elementi presi da altre favole accanto ad altri invece puramente immaginati, come ad esempio la renna Rudolf che guida la slitta solitamente usata dal figlio di Babbo Natale che è il padre di questa bambina così intrepida.”
[4] Giovanna Fracassi racconta su Teddy: “Non vi è nessun antagonista in questa mia avventura, solo un orsetto, Teddy che, troppo curioso e disobbediente, s’è perso nel bosco innevato. Teddy ricorda l’orsetta Tilly, protagonista di una fiaba illustrata che mia madre mi leggeva spesso perché era la mia preferita. Anche Tilly si era persa e una volta ritrovata la mamma si era sentita nuovamente protetta e amata. Ciò che tutti i bambini desiderano. Teddy deve rendersi conto che la madre aveva ragione nel raccomandargli di non uscire dalla tana e di attenderla: questo insegna ai bambini che si deve ubbidire ai propri genitori perché per ogni divieto c’è una ragione. Teddy è ancora troppo piccolo e inesperto per avventurarsi da solo nella neve. Per fortuna è aiutato da Cappuccetto Rosso che non esita a soccorrerlo e a riaccompagnarlo da mamma orsa. A Natale è giusto ricordare il valore della solidarietà, della gentilezza, della generosità e della disponibilità e Cappuccetto Rosso lo sa bene.”
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