“Biancaneve e i Diamanti di Natale”: racconto natalizio per adulti e bambini
“Anche Biancaneve ha il suo bel da fare a Natale e naturalmente neppure a Natale la sua perfida matrigna si dimentica di lei.” ‒ “Biancaneve e i Diamanti di Natale”

“Biancaneve e i Diamanti di Natale” è una delle storie natalizie ritrovate in un antico scrittorio nel quale sono stati scoperti alcuni taccuini, uno verde con filastrocche e favole ed uno rosso chiuso con un cordoncino dorato. L’autrice di entrambi i taccuini è nonna Amelia.
Il contenuto del taccuino rosso è stato revisionato dalla scrittrice e poetessa vicentina Giovanna Fracassi per la pubblicazione del volume “Il Natale raccontato da nonna Amelia” (Rupe Mutevole, 2023). Il libro è impreziosito dalle splendide illustrazioni di Patricia Tessaro ed è presente in allegato un CD-audio con la narrazione di Eva Immediato e musiche di Mark Drusco.
La fiaba popolare europea “Biancaneve e i sette nani” (nota anche con il nome di Nevolina) è conosciuta maggiormente per la versione dei Fratelli Grimm (Jacob e Wilhelm). Avvalendosi dell’antica tradizione, Giovanna Fracassi inserisce un nuovo episodio alla fiaba immergendo la protagonista, Biancaneve, e la sua antagonista, la strega matrigna, nel Natale. Compare anche un altro personaggio della storia: il guardiacaccia che salvò la vita alla fanciulla molti anni addietro.
Per gentile concessione dell’autrice Giovanna Fracassi, come augurio di Buon Natale, si dona in lettura questa nuova avventura dell’adorabile Biancaneve adatta a grandi e piccini.
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“Biancaneve e i Diamanti di Natale”
“Biancaneve viveva, con i sette nani, in una bellissima casetta in mezzo al bosco e si occupava di preparare i pasti ai suoi piccoli amici e di tenere tutto in ordine.
Biancaneve adorava il Natale e si può ben capirlo, dato il suo nome ‘Bianca – neve’. Così ogni anno addobbava la sua casetta con i rami di agrifoglio, di pungitopo, con le sue belle bacche rosse e i rami di pino che profumavano di eucalipto.
I nani, da parte loro, contribuivano portandole i diamanti che trovavano nella miniera dove lavoravano e che le servivano per abbellire tutti quei rametti.
Biancaneve, nel tempo libero, confezionava con amore delle bellissime sciarpette colorate per ciascun nanetto, così che a Natale tutti i suoi piccoli amici avessero qualcosa di nuovo per scaldarsi durante le
fredde giornate invernali.
Come ben sapete, la regina era a conoscenza che il guardiacaccia non aveva ucciso Biancaneve come lei gli aveva ordinato di fare. Essendo una strega, possedeva uno specchio magico che le mostrava ogni volta che lei glielo chiedeva, cosa faceva Biancaneve, laggiù nel bosco dove si credeva al sicuro.
Quando la regina vide che i nanetti portavano tanti diamanti a Biancaneve per i suoi addobbi natalizi, decise che tanta ricchezza era davvero sprecata per una fanciulla che non sapeva darle il giusto valore: lei invece sapeva benissimo che tesoro costituissero tutti quei diamanti e desiderò impossessarsene per farsi una lunga collana, degli orecchini, degli anelli e dei braccialetti. Conosceva appunto un bravo orefice in paese e sicuramente lo avrebbe convinto, con le buone o con le cattive, a confezionarle al più presto i gioielli che desiderava.
Restava solo il problema di come prendere tutti quei diamanti.
Chiamò il guardiacaccia:
«Dato che non sei riuscito ad uccidere Biancaneve, prima di cacciare te e la tua famiglia via dal mio regno, voglio darti una seconda possibilità. Stavolta non ti ordino di ucciderla, in fondo mi torna più
utile che sia viva. Ho visto che i nanetti le portano ogni giorno un sacchetto di diamanti e che lei li usa per addobbare la casa per il Natale. Tu dovrai andare da lei e rubarglieli.»
Il guardiacaccia, che aveva appena tirato un sospiro di sollievo alle due notizie di non dover più uccidere quella innocente fanciulla e di non dover più andare via dalla sua casa insieme alla sua numerosa famiglia (aveva ben 8 figli), ascoltò a capo chino il nuovo ordine e osò chiedere come avrebbe potuto rubare tutti quei diamanti.
La regina gli spiegò che avrebbe dovuto fingersi un povero mendicante che s’era perduto nel bosco e che stava morendo di fame e di freddo. Certamente quell’ingenua di Biancaneve lo avrebbe fatto entrare in casa e gli avrebbe offerto della zuppa. Ecco, a quel punto, lui avrebbe dovuto versare nel pentolone delle gocce da una boccetta che lei gli avrebbe consegnato. In tal modo, appena tutti si fossero seduti
a tavola per la cena, mangiando quella minestra si sarebbero addormentati all’istante e lui avrebbe potuto rubare tutti i diamanti, indisturbato.
Compreso il piano, il guardiacaccia si cambiò gli abiti e indossò dei vecchi stracci e si presentò, scalzo e infreddolito, alla porta della casetta dei sette nani.
Biancaneve gli aprì e, come aveva previsto la regina, impietosita, lo fece entrare e sedere accanto al fuoco.
Il guardiacaccia si guardò intorno: tutto splendeva perché i diamanti adornavano i ramoscelli appesi per addobbare le pareti, il grande camino, le finestre. Nel pentolone bolliva la zuppa che Biancaneve
stava cuocendo per la cena che presto i sette nani avrebbero consumato, al ritorno dal loro lavoro. Il guardiacaccia si sentiva davvero bene in quella atmosfera, ma si ricordò quello che doveva fare.
«Biancaneve, cosa hai messo sui ramoscelli per farli risplendere così?»
«Sono dei diamanti, quelli che trovano nella miniera i nani.»
«Sono davvero stupendi. Sai che sono molto preziosi? Se li vendessi diventeresti ricca e potresti vivere anche tu in un castello.»
«Oh, non potrei mai! I nani fanno tanta fatica per estrarli dalle rocce e per me valgono più di qualsiasi castello, perché mi sono donati con tanto affetto e riconoscenza. Non ho bisogno di nessuna ricchezza, sono felice così in questa splendida casetta. Guarda: non mi manca nulla! Fra poco vedrai quanta allegria ci sarà con i miei amici!»
Infatti il guardiacaccia poté vedere, quella sera, quanta armonia ci fosse in quella famigliola. Tutti erano felici, i nanetti fecero i complimenti a Biancaneve per l’ottima cena, l’aiutarono a riordinare e poi
cantarono e ballarono fino a quando non giunse l’ora di sedersi intorno a Biancaneve per ascoltarla leggere una storia.
Il guardiacaccia si sentiva così bene, così sereno che proprio non se la sentì di rubare i diamanti, ma sapeva che se fosse tornato a mani vuote dalla regina, non sarebbe stato perdonato e lui e la sua famiglia
sarebbero dovuti andare a vivere in miseria, senza casa, lontano dal regno.
Biancaneve si accorse che il guardiacaccia era diventato improvvisamente triste e taciturno. Così gli si avvicinò:
«Qualcosa non va, buonuomo? Vi vedo triste. Cosa posso fare, per farvi sentire bene?»
Il guardiacaccia aveva ormai il cuore gonfio di tristezza e così raccontò tutto a quella buona fanciulla.
Biancaneve, quando sentì la sua storia, chiamò i nanetti e spiegò loro la brutta situazione in cui si trovava il guardiacaccia.
Dopo essersi consultati con una serie di occhiate (si sa che i nani non amano molto chiacchierare, di solito) decisero di premiare la sincerità del guardiacaccia regalandogli un sacchetto pieno di diamanti così che potesse andare a prendere la sua famiglia e andarsene lontano dalla regina. Sarebbero così vissuti tutti felici e sereni in un altro paese.
Il guardiacaccia si commosse e ringraziò Biancaneve e i nani, prese il sacchettino e, ben sapendo che prima dell’alba la regina avrebbe usato il suo specchio magico per vedere se aveva fatto quanto gli era
stato ordinato, si affrettò a ritornare a casa.
La famigliola fece, in fretta e furia, fagotto e all’alba erano già tutti molto lontani dal regno della regina che, come potete immaginare, quando capì cosa era accaduto, si infuriò a tal punto che ruppe il suo specchio magico e si mise a piangere dalla rabbia.”
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L’autrice Giovanna Fracassi propone una riflessione sulla sua ripresa di Biancaneve in chiave natalizia.

“Mi piace riprendere le fiabe classiche come Cappuccetto Rosso o Biancaneve e immaginare le protagoniste vivere altre storie, sviluppando altri filoni narrativi. Non a caso sono partita da due fiabe al femminile. Recentemente vi è stato un dibattito attorno ai messaggi contenuti in queste fiabe tradizionali in cui, secondo alcuni, vi è una visione maschilista e le donne sono relegate a svolgere ruoli e mansioni prettamente femminili e quindi, si sostiene, non solo siano obsolete ma addirittura nocive per la formazione dei nostri bambini.
Questo non mi trova minimamente d’accordo ma non è mia intenzione addentrarmi in una disamina approfondita di queste fiabe. Qui ho voluto, in quanto scrittrice, dare una mia versione di entrambe.
In particolare Biancaneve nella mia storia si dimostra una donna dotata di forte empatia nei confronti dei nani e del cacciatore, gentile ed ospitale, consapevole della fatica dei suoi ospiti, rispettosa del loro duro lavoro, tanto quanto loro sono del suo, e desiderosa di creare loro un ambiente caldo, festoso, sereno e accogliente. Chiaro che nel ‘C’era una volta’ in un tempo lontano ed indeterminato, in un ambiente quale il bosco incontaminato, ai piedi di un castello, non si può proporre messaggi di emancipazione femminile. Credo sarebbe un’operazione illogica ed inefficace. Preferisco il richiamo a quelle qualità che non devono, né dovrebbero essere appannaggio femminile, anzi, qui i nanetti e lo stesso cacciatore, dimostrano sensibilità e gratitudine per ciò che fa e per quello che Biancaneve propone per risolvere la situazione incresciosa in cui si trova il cacciatore. I nanetti non possono che essere d’accordo con lei perché, il messaggio di fondo è che non sono i diamanti, ossia la ricchezza, i beni di lusso, a dare la felicità, come erroneamente crede la regina, quanto la generosità. la concordia e il rispetto reciproco sostenuti da affetto, gratitudine e simpatia.
La regina appare ancora una volta sconfitta: non solo non avrà i diamanti tanto desiderati ma neppure potrà punire il cacciatore che per la seconda volta le ha disobbedito. Quindi come sempre chi troppo vuole, chi mai s’accontenta, nulla ottiene, anzi rischia di perdere.
La regina anche nella mia storia è antagonista a Biancaneve e non solo la invidia per la bellezza e giovinezza o per i diamanti che i nanetti le regalano a piene mani senza attribuire loro nessun valore se non quello della loro meravigliosa lucentezza che Biancaneve sa usare per abbellire la loro casetta, ma soprattutto, nella mia interpretazione, la invidia perché Biancaneve è circondata da affetto e da rispetto. Ciò che lei non ha, vivendo in solitudine in un castello tetro dove non c’è né amore, né allegria e dove il suo unico interlocutore è uno specchio che le dimostra quanto è diversa e più ‘ricca’ la vita di Biancaneve fuori dal suo splendido castello.
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Giovanna Fracassi è nata a Vicenza da Emilio Fracassi, medico pediatra, e da Gemma Brazzarola. Giovanna, figlia unica, fin da piccola, vive in un ambiente culturale molto stimolante e, crescendo, ha libero accesso alla biblioteca di famiglia. Si nutre di letture di vario genere, spaziando dai romanzi d’avventura, a quelli storici, alla poesia e ai saggi. Matura pertanto la passione per lo studio della letteratura, della filosofia, della storia. Successivamente i suoi interessi culturali e umani la conducono a studiare e a conseguire varie abilitazioni all’insegnamento: alla Scuola dell’Infanzia, alla religione cattolica, alla Scuola primaria, alla Scuola secondaria di primo e di secondo grado per la cattedra di Lettere, una specializzazione per l’utilizzo del metodo d’insegnamento Braille, un master in Cinema, teatro e spettacolo, un master in Couseling. Autrice poliedrica si interessa di filosofia, di fotografia, filmografia, musica e storia dell’arte. Autrice di decine di libri tra poesie, saggi e filastrocche. Per l’infanzia ha pubblicato con Rupe Mutevole nel 2018 “L’albero delle filastrocche”, nel 2021 “Nel magico mondo di nonna Amelia”, nel 2023 “Il Natale raccontato da nonna Amelia”, nel 2024 “Le filastrocche del Regno della Fantasia”.
Info
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