“La ritrattista” di Chiara Montani: un mix di fatti storici ed immaginazione ambientato nel Quattrocento

“Socchiusi gli occhi, immaginandomi nell’atto di tracciare una sinopia sull’intonaco fresco, e mi dissi che Cennino da Colle non poteva che avere ragione come trapelava dalle righe di quello straordinario trattato in cui mi ero imbattuta…”

La ritrattista di Chiara Montani
La ritrattista di Chiara Montani

Sono molteplici gli elementi, tutti interessanti, che fanno del thriller storico La ritrattista di Chiara Montani un romanzo di forte impatto. Sia per il contenuto come per il registro di scrittura.

Pubblicato da Garzanti nel 2022, la trama de La ritrattista segue un filo narrativo inserito in un contesto ambientale e temporale risalente alla Roma di metà Quattrocento.

Una Roma ricca di fermento, che vede la presenza di artisti famosi operare in città per darle una sorta di immortalità.

Ed è grazie ad alcuni eccellenti esponenti dell’arte, Piero della Francesca e Leon Battista Alberti fra questi, che la narrazione gode di un’eccellente cornice storica e artistica di un periodo culturalmente notevole.

“Una tiepida brezza serale mi accarezzava il collo mentre sedevo stranita accanto alla vera da pozzo, osservando le ombre che si allungavano sul selciato del cortile”.

Romanzo thriller che ha tutte le carte in regola pere essere definito tale, La ritrattista vede Piero in compagnia di Lavinia, personaggio focale del racconto, assistere a eventi inquietanti.

Lavinia è una giovane di bell’aspetto che da Firenze ha raggiunto Roma per seguire il grande pittore, che deve esercitare la sua arte nella città eterna, presso il neoeletto papa Pio II.

Ed è attraverso il punto di vista della ragazza, espresso in prima persona, che gli eventi vengono illustrati con descrizioni vivide e molto prossime al vero, nonostante l’arco temporale trascorso sia ampio.

Pittrice di grandi speranze, nipote del pittore veneto Domenico Veneziano, Lavinia nutre anch’essa ambizioni pittoriche, con la particolare aspirazione rivolta all’arte del ritratto. Un sogno, coltivato con trasporto, pur nella consapevolezza che non avrebbe potuto essere di così immediata realizzazione. Come è noto, la stagione storica e sociale dell’epoca non vedeva di buon’occhio le donne cimentarsi in un’attività considerata di appannaggio prettamente maschile.

Nonostante ciò, sarà una donna, tale monna Fiorina, presso cui Lavinia alloggia e con cui entra in confidenza, prestandosi ad essere ritratta, offrendole così l’opportunità di riscattare la voglia di esercitare quel mestiere da Lavinia tanto amato. Il cui risultato, sarà infine un piccolo capolavoro.

Legata a Piero da un sentimento forte e sincero, Lavinia è pronta a condividere con lui una ricerca appassionante in seguito ad accadimenti inquietanti, che diventano tracce importanti al fine di scoprire il responsabile di misteriosi fatti di sangue in cui sono coinvolte persone vicine a Piero.

Innanzitutto, un incendio di cui è stato testimone, e in cui è perita la moglie di un suo amico.

Saranno poi messaggi enigmatici ricevuti da Lavinia, volti a ritrovare un antico manoscritto greco, fonte anch’esso di indagine, che mettono Piero e Lavinia sulle tracce di un codice che riguarda il Despotato di Morea, ultimo baluardo dell’impero cristiano d’Oriente invaso dai Turchi.

Pur essendo molto attratto dalla giovane Lavinia, Piero non vorrebbe coinvolgerla nell’indagine; ma sarà obbligato a chiedere il suo aiuto in quanto sarà la stessa a scoprire che il pittore è in pericolo, come d’altra parte lei stessa.

La situazione si fa maggiormente complicata quando i due scoprono altri delitti collegati alla morte di Lucrezia, prima vittima del misterioso assassino, fino al momento in cui anche per Lavinia il pericolo è imminente, rischiando di essere uccisa. Mentre Aram, fedele garzone di Piero, rimane ferito.

Infine, grazie alla lucidità e alla razionalità del pensiero di Piero, i due riescono infine a far luce sui fatti.

“Lungo la strada di ritorno alla locanda, Piero era stato come sempre avaro di parole e io avevo tenuto faticosamente a bada le domande a cui il racconto del Grifo aveva aperto la porta…”

Romanzo, che vede l’intrecciarsi di fatti storici e immaginazione in un mix davvero vincente.

Grazie, anche ad un registro di scrittura scorrevole e mai banale.

Oltre che ad una stesura minuziosa e circostanziata, che porta l’autrice a rivelarsi al lettore come una attenta conoscitrice di eventi, che fanno da contorno ad un romanzo del tutto godibile.

Chiara Montani
Chiara Montani

D’altra parte, Chiara Montani, versata per professione nelle discipline artistiche, si è documentata a dovere al fine di descrivere una stagione artistica e culturalmente importante, come è stata quella di metà Quattrocento. Così come riferito nella postfazione del libro dall’autrice stessa.

Una realtà descritta con fedeltà, dove personaggi di fantasia coesistono con figure realmente esistite, e romanzata in modo impeccabile grazie alla fervida immaginazione dell’autrice. Elemento, che dà al racconto un notevole spessore narrativo.

Ogni angolo della città eterna è illustrato con dettagli vividi che portano il lettore ad immergersi in un ambiente, che sebbene lontano da un punto di vista cronologico, partecipa al presente. Con un’accuratezza che va a confermare una formazione professionale a tutto tondo.

“Tenendomi saldamente al montante, arretrai fino al limite del ponteggio nell’inutile tentativo di cogliere l’effetto complessivo del panneggio che stavo cercando di modellare. Mi chiesi come facessero gli altri a lavorare. A quella distanza. Ravvicinata, su un piccolo settore per volta, senza mai avere una visione d’insieme.”

Tratteggiati con dovizia di dettagli e sfumature davvero preziose, i personaggi che partecipano alla narrazione sono un ulteriore motivo per cui il lettore, già coinvolto in un racconto avvincente, non può far altro che dedicarsi ad una lettura che coniuga storia e immaginazione in un romanzo molto ben articolato.

Ed è proprio grazie alla penna felice della Montani, che i protagonisti de La ritrattista, fra cui coloro che hanno fatto la storia dell’arte, Piero della Francesca e Leon Battista Alberti in primis, sono dotati di quell’umanità spesso lontana dal ritratto che ne fanno i testi scolastici.

Descritti nel loro privato, appaiono con le caratteristiche appartenenti alla gente comune. Tale da renderli verosimili e perciò del tutto credibili, quale valore aggiunto di un testo da leggere tutto d’un fiato.

“Scossi appena il capo senza comprendere, cercando nel volto di Piero la risposta alla mia muta domanda, il suo sguardo me la diede subito, ma faceva troppo male per accettarla.”

 

Written by Carolina Colombi

 

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