Lisetta Carmi: dalle tournée mondiali di concerti di musica classica alla fotografia nei quartieri più degradati
Annalisa Carmi, molto più conosciuta come Lisetta Carmi, nasce a Genova nel febbraio del 1924. Da ragazza la sua grande passione è la musica ed eccelle come pianista.
Essendo di famiglia ebrea, soffre le dure discriminazioni legate alle leggi razziali ed è costretta a rifugiarsi in Svizzera. Finita la guerra si laurea al conservatorio di Milano e inizia una prestigiosa tournée di concerti di musica classica per il mondo.
Il 30 giugno 1960, Genova scende in piazza contro la decisione del Movimento Sociale Italiano di organizzare nella città il proprio congresso; in quei mesi è al governo un monocolore democristiano guidato da Fernando Tambroni, che ha ottenuto la fiducia proprio grazie all’appoggio dei missini.
Gli scontri sono violenti con centinaia di feriti, molti dei quali tra forze dell’ordine, e portano all’annullamento del congresso. Dopo sanguinose manifestazioni in altre città di Italia, il 19 luglio Tambroni rassegna le dimissioni.
In quei giorni di grande tensione, Lisetta Carmi capisce che il suo posto è a fianco del popolo e degli operai che protestano e, ribellandosi ai suoi maestri timorosi che negli scontri di piazza le sue fragili mani di pianista possano essere in pericolo, decide di dare una svolta alla sua vita, rinunciando al suo impegno artistico per dedicarsi pienamente a un nuovo dovere sociale.
Lo strumento di questa svolta è la fotografia e l’interesse che le sue opere producono è immediato.
Nel 1964 realizza un servizio sul porto di Genova per documentare le condizioni di sfruttamento dei camalli, i lavoratori soggetti ai compiti più gravosi; per poterli ritrarre, Lisetta si finge parente di uno di loro. Da questa esperienza sarà realizzata una mostra che, da Genova e Torino, arriverà fino in Unione Sovietica.
Il mondo del lavoro la appassiona e la porta a confrontarsi con realtà diverse ma ugualmente dure, dalle acciaierie dell’Italsider ai sugherifici della Sardegna.
Le sue inquadrature non sono mai forzate, mai violente, mai costruite. Lisetta è una testimone lucida e attenta, e se l’asprezza del lavoro provoca angoscia, la dignità degli operai non viene mai scalfita.
Nel 1965 l’obbiettivo della sua macchina fotografica immortala il mondo sotterraneo della metropolitana di Parigi: il fiume di pendolari che la percorrono, i miserabili che, suonando una chitarra o una fisarmonica, chiedono una carità per sé o per i propri figli malati, i manifesti pubblicitari e le scritte di protesta sui muri; un grigio sottosuolo dove si transita stanchi e assonnati, senza vedere, senza pensare, con la fretta imposta dalla vita tumultuosa della capitale francese.
È nella sua Genova che l’artista affronta la sfida più difficile e contestata contro la società agiata e ben pensante di quegli anni. Probabilmente è la sua opera più intensa e appassionata, quella che più la coinvolge.
Lisetta scende nei quartieri più degradati e malfamati, tra le strette e buie vie del vecchio ghetto ebraico dove l’aria ha l’odore stagnante della salsedine, come quella Via del Campo che De André canta nello stesso periodo in una bellissima canzone, per raccontare la comunità dei travestiti che la abitano.
Queste persone sofferenti per la propria condizione, donne ingabbiate in un corpo maschile, derise, sfruttate, umiliate, emarginate, nelle fotografie di Lisetta mostrano un’inattesa e profonda poesia, una dolcezza, un decoro, una contegnosa nobiltà; un messaggio che viene rifiutato e scandalizza al punto che dovranno passare non pochi anni prima che le sia data la possibilità di farlo conoscere al pubblico.
Quello che per la borghesia era uno spettacolo di depravazione e vergogna da nascondere e respingere, viene descritto con una luce nuova, con partecipazione e amicizia. Alla condanna sprezzante dei più, Lisetta risponde con un invito alla condivisione e alla comprensione.
I molti viaggi di Lisetta Carmi le permettono di documentare la condizione femminile nei vari continenti.
Nel 1966 le sue foto testimoniano i danni dell’alluvione di Firenze e, sempre nello stesso anno, prendendo spunto dalle tombe del cimitero monumentale di Genova, fanno vedere come persino nell’arte funeraria il corpo femminile sia mostrato sottomesso e funzionale al potere del maschio.
L’ultima immagine che illustra questo articolo è stata scattata da Marco Salvario alla mostra temporanea dal titolo: “Lisetta Carmi. Suonare forte”, presso le Gallerie D’Italia di Torino nel restaurato Palazzo Turinetti che si affaccia sulla centralissima Piazza San Carlo, visitabile dal 22 settembre 2022 al 22 gennaio 2023.
Durante la mostra era previsto un incontro con l’artista, ma Lisetta è mancata a 98 anni, pochi mesi prima dell’inaugurazione.
Written by Marco Salvario
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