Lisetta Carmi: il reportage “L’ombra di un poeta. Incontro con Ezra Pound”
Della fotografa genovese Lisetta Carmi ho parlato nel mio precedente articolo “Lisetta Carmi: dalle tournée mondiali di concerti di musica classica alla fotografia nei quartieri più degradati“, tralasciando però un momento importante della sua vita artistica, l’incontro con Ezra Pound, poeta americano, uomo di vasta e profonda cultura, nato nel 1885 e morto nel 1972.
Pound è un personaggio dalle infinite sfaccettature, non poche negative, capace di spaziare nelle tematiche e nel linguaggio dalla modernità americana a quella pionieristica del Far West, dal classicismo di Cavalcanti e Dante all’Odissea di Omero, studiando e subendo la profonda influenza di Confucio, del taoismo e del buddismo. Un letterato inquieto e inquietante, capace di sedurre il lettore e al tempo stesso di lasciarsi irretire a sua volta dalla propaganda dei movimenti politici più violenti.
A ventitré anni si trasferisce a Londra e nel 1920 vive in una Parigi che è il cuore pulsante di molti nuovi movimenti culturali. Nel 1925, alla ricerca di un clima più mite, sceglie come residenza Rapallo, in Liguria.
Le sue idee economiche, contrarie sia al capitalismo che al marxismo, lo convincono che il fascismo sia la via nuova da percorrere. Nella visione di Pound, Benito Mussolini sta risollevando l’Italia dalla corruzione e dall’inefficienza e per questo lo addita alla sua stessa America come il leader politico da seguire e imitare.
Durante la Seconda guerra mondiale, condanna i bombardamenti sulle città italiane e tedesche da parte degli anglo-americani. Si avvicina alle posizioni naziste, rivalutando Hitler che all’inizio considerava solo un imitatore del Duce, e aderisce con numerosi scritti alla campagna antisemita in Italia. Sempre in Italia, la sua voce alla radio fa propaganda al fascismo, accusando le forze alleate di avere scatenato loro la guerra, spinte dagli interessi di avidi e meschini capitalisti. Dopo la caduta di Mussolini, aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e continua i suoi interventi aumentandone l’intensità e il fanatismo.
Pochi giorni dopo il 25 Aprile, viene catturato dai partigiani e consegnato agli americani, che hanno messo una taglia sulla sua testa per l’accusa di tradimento. Venuto a sapere del suicidio di Hitler, lo paragona a Giovanna d’Arco.
Dopo una detenzione durissima, con un periodo trascorso in una gabbia di acciaio che lui definì, “la gabbia del gorilla”, in totale isolamento, disidratato, senza possibilità di dormire, Pound manifesta i sintomi di un grave esaurimento. Trasferito in una tenda di infermeria e con la possibilità di potere scrivere, si riprende rapidamente. Lavora sulla traduzione delle opere di Confucio e racconta con solennità mitica la morte di Mussolini e di Claretta Petacci.
Trasferito negli Stati Uniti per essere processato, viene dichiarato dai medici infermo di mente e trascorre dodici anni in un manicomio criminale, dove gli viene concesso di incontrare regolarmente la moglie e gli amici. Le sue posizioni si legano alla destra americana e persino entra in contatto con il Ku Klux Klan.
Gli interventi di noti esponenti della cultura americana, da Eliot a Hemingway, riescono nel 1958 a ottenerne la scarcerazione; Pound è giudicato dai medici inguaribile, ma socialmente non pericoloso.
Una volta libero, torna in Italia e partecipa a manifestazioni di formazioni vicine al Movimento Sociale.
La sua opera lo rende personaggio molto discusso. Il passato lo fa escludere nel 1959 dalla partecipazione al premio Nobel, ma Pound continua a scrivere e a ottenere prestigiosi riconoscimenti internazionali. Muore nel 1972. In suo onore un movimento di matrice neofascista fondatosi nel 2008, sceglierà il nome di CasaPound.
Sei anni prima della morte, durante un periodo di permanenza nella sua residenza vicino a Genova, accetta di incontrare la fotografa Lisetta Carmi. Organizzare l’incontro richiede molto tempo, ma per il suo sviluppo bastano pochi secondi: Pound esce dalla porta della sua stanza, cammina per pochi passi e rientra senza pronunciare una sola parola.
Lisetta fa appena in tempo a ritrarlo in venti scatti del rullino in bianco e nero che ha nella sua macchina fotografica, e di questi negativi ne sceglierà dodici per il reportage “L’ombra di un poeta. Incontro con Ezra Pound”.
Sono immagini di grande impatto; il poeta ottantenne appare accigliato, magro, senza denti, avvolto in un accappatoio scuro, la barba e i capelli bianchi e incolti, la schiena ancora orgogliosamente dritta.
Quello che risalta è lo sguardo, che mostra la sua anima in un precario equilibrio tra genio e follia, tra estasi e smarrimento, e la proietta oltre la fragilità umana, intenta a raggiungere un mondo di poesia e di sapere superiore. Il volto scavato porta i segni degli anni, della tensione, del manicomio.
Pound sembra un essere che si sta staccando dalla vita, pronto a presentarsi davanti al Giudice Supremo senza paure, sicuro di avere commesso errori molti gravi, ma di avere sempre scelto con il coraggio fiero e superbo della propria intelligenza. Un nuovo Ulisse.
A Lisetta Carmi il merito di essere riuscita a non farsi suggestionare dal personaggio, dalla sua eccentricità, e di averne reso testimonianza con l’occhio fedele del suo obiettivo fotografico.
Le immagini sono tratte dalla mostra temporanea dal titolo: “Lisetta Carmi. Suonare forte”, presso le Gallerie D’Italia di Torino nel restaurato Palazzo Turinetti che si affaccia sulla centralissima Piazza San Carlo, visitabile dal 22 settembre 2022 al 22 gennaio 2023.
Durante la mostra era previsto un incontro con l’artista, ma Lisetta è mancata a 98 anni, pochi mesi prima dell’inaugurazione.
Written by Marco Salvario