La casa dei Tarocchi #5: ognuno ha il Papa che si merita

Scrive Giordano Berti nella prefazione a “Vit(amor)te che senza dubbio “nelle arti tutto si rinnova sistematicamente a partire da ciò che preesiste: nella musica, nella danza, nelle arti visive, nella letteratura. Tra gli esempi più mirabili di questo continuo rinnovarsi, il Gioco dei Tarocchi è assolutamente emblematico”, e rimescolando le carte comprendiamo il Gioco della Vita.

La casa dei tarocchi 5 - Il Papa
La casa dei tarocchi 5 – Il Papa

Da dove arrivano i 22 passaggi di questa danza immaginale?

Volendo datare un oggetto in una forma ben definita” scrive ancora Berti “si può dire con assoluta certezza che i Tarocchi nacquero nell’Italia del Nord nei primi decenni del Quattrocento.

Erano un raffinato gioco di Corte, perché quelle immagini evocavano pensieri lontani dalla gente del popolo. Ben presto divennero un gioco d’azzardo e tuttavia i giuristi lo definivano in modo ambiguo dato che nel gioco dei Tarocchi si può vincere anche con pessime carte… come in guerra”.

In questi tempi pandemici la voce del Papa ci viene in soccorso.

Volta la carta ed è il sacerdote, il maestro, il medico archetipico. I Papi emergono sereni dal mondo dei saggi. Rimescola il mazzo e l’immagine numero V spunta e rivive attraverso i testi spiritualmente vivi, sempreverdi.

E un maestro domandò: Parlaci dell’Insegnamento.

Ed egli disse: 

Nessuno può insegnarvi nulla, se non ciò che in dormiveglia giace nell’alba della vostra conoscenza.”

Khalil Gibran ci dona lo sguardo del Profeta. Conoscevo il libro per averlo letto da ragazza, poi, di recente, ho scoperto tra i polverosi oggetti accatastati caoticamente in un mercatino delle pulci a Torino un’edizione raffinatissima (Guanda, 1981), con prefazione di Carlo Bo e traduzione di Gian Piero Bona. Tra l’altro, ho avuto l’onore di conoscere e frequentare quest’ultimo all’inizio del Terzo Millennio e il ritrovamento di questo testo mi è parso un evento simbolicamente interessante, anche perché al suo interno ho scoperto una dedica.

Nel lontano 1994 una donna di nome L. ha donato questo stesso “Profeta” a un certo M., il quale, evidentemente, non ha potuto o saputo accogliere il regalo, oppure, chissà, lo ha apprezzato a tempo debito ma poi è partito, morto, sparito, finito non so dove e non so perché (e mai lo saprò).

Chissà se l’intento di L. ha colpito il bersaglio almeno in parte, prima che il volume finisse abbandonato tra le cose vecchie, tra le carte perse in mezzo a mille altre carte e giungesse così, come un naufrago alla deriva, nelle mie mani accoglienti in questo bizzarro anno 2020.

Che cosa fa il Papa, se non recuperare il Verbo in tutta la sua potenza solidale? Potere alla Parola, quando è sacra! Il sacro è elemento che crea connessione, è discorso del senso spirituale, significato che ci colpisce profondamente e ottiene la nostra attenzione, il nostro rispetto e la nostra venerazione.

Come opera il Papa dei Tarocchi, se non aprendo le braccia per accoglierci, figlioli prodighi, desiderosi di ricevere lo Spirito Santo che lenisce ogni affanno – o che, per lo meno, ci prova?

La sconosciuta L. è stata amica, o forse amante, o magari compagna di M. e, in quel pomeriggio o forse mattino del 16 ottobre 1994, avrebbe voluto infondere nell’animo di lui le stesse parole di fuoco del saggio, un mes-saggio che scorgo ancora acceso, celato a malapena dentro la dedica elegantemente stilata all’inizio del libro. La calligrafia di L. è molto bella, quasi miniata.

Dice: Per te, M. 

A seconda dello stato in cui si trova chi lo legge, questo libro può dare risposta a molte domande, o portarle a galla in chi le ha ancora sopite dentro di sé. Rappresenta quindi un punto di arrivo e, contemporaneamente, un punto di partenza verso la conoscenza di chi siamo e di dove stiamo andando. Chi l’ha scritto ha sicuramente capito quasi tutto e l’antichissima saggezza delle sue parole ci fa sentire per un attimo, come dice Carlo Bo nella prefazione, “meno legati alla fangosa pronuncia delle nostre cose”. Per me è stato importante e, se è vero, cosa che io ho fortissimamente credo, che l’amicizia vuol dire dividere il bene e il male delle nostre vite e accettare il rischio di farsi conoscere per quello che si è senza barare mai, pur con tutte le nostre ansie inespresse di sembrare sempre migliori, allora è con questo spirito che ti passo questo libro. Che sia per te la stampella formidabile che è stata e continua ad essere per me, l’occasione irripetibile, il lusso infinito di potersi fermare un minuto. 

Promettimi che lo leggerai… 

L.”

Khalil Gibran
Khalil Gibran

Non sappiamo se M. abbia mai aperto e goduto le parole di Gibran, ma il Verbo papale si diffonde non appena prendiamo in considerazione l’idea, si diffonde come incenso dalla carta e diventa balsamo nella nostra fratellanza inquieta. Si tratta però di un balsamo che noi tutti dobbiamo imparare a produrre in autonomia, grazie alle ricette che il Verbo stesso ci offre.

Senza il nostro personale apporto, nessuno di noi arriva alla meta ambita. Non andiamo da nessuna parte senza metterci di buona lena a operare con la nostra stessa carne e il nostro stesso sangue. Il Papa può farci sentire la sua vicinanza curativa ma non comprendiamo nulla e non otteniamo nulla se non… partecipiamo in prima persona alla cura.

Lo sanno bene i medici – la partecipazione del malato è alla base della medicina ippocratica – e gli psicoterapeuti come me che hanno avuto a che fare, per esempio, con il trattamento delle tossicodipendenze, ne sono più che certi.

Non c’è Santo che tenga, si dice in gergo: chi vuole migliorare, crescere, guarire, cambiare, trasformare l’Ombra nera della sua stessa sostanza, uscire dal gorgo, diventare se stesso, aprire gli occhi, procede.

Chi fa solo finta o attende che siano gli altri a lavorare al posto suo resta lì e non ottiene nulla; è materia intonsa, metallo scisso, pietra immobile e senz’anima.

Il Papa ci indica una via, ci suggerisce sentieri da seguire, e lo fa come Socrate ha fatto con i suoi discepoli: ammettendo di non sapere.

Voi direte: “Scherzi? Il Papa veramente è la voce dei dogmi, il rappresentante di Dio in Vaticano!”. Vero, verissimo. La prima immagine che salta alla mente quando pensiamo al Papa è un Francesco che saluta la folla dal balcone in Piazza San Pietro; è la storia della Chiesa che attraversa la Storia bardata di ori, brillante di potere, ambizione, crimine e bellezza. I Tarocchi però, si sa, sono malandrini. Indicano e velano, sussurrano e cambiano versione. Quando giriamo la carta del Papa, compare il sorriso di un filosofo, un consiglio medico, un fuoco d’artificio sparato in aria da Gandalf il Grigio.

Ognuno ha il Papa che si merita.

Il Papa - Tarocchi di Marsiglia Camoin-Jodorowsky
Il Papa – Tarocchi di Marsiglia Camoin-Jodorowsky

Procedere, andare oltre, ottenere il balsamo della speranza: tutto ciò può essere infuso in noi se noi stessi diventiamo i vasi della trasformazione. Osservando la figura del Papa dei Tarocchi di Marsiglia (Camoin-Jodorowsky) mi domando se i personaggi che lo accompagnano non abbiano forse bisogno di imparare quell’arte – per non metterla da parte – che dal caos segue il caso e porta lo spirito a casa, nel senso. Forse i due non sanno bene come trasformare quello che il Papa offre.

D’altronde, non siamo mica tutti alchimisti: occorre avere in dotazione gli strumenti del Bagatto, il ventre capiente della Papessa, l’energia primaverile dell’Imperatrice, la capacità organizzativa e verace dell’imperatore. A quel punto, il Papa può dirsi pronto. E luce sarà.

Il maestro che cammina all’ombra del tempio tra i discepoli non dà la scienza, ma il suo amore e la sua fede. Se gli è saggio non vi invita a entrare nella casa della sua scienza ma vi conduce alla soglia della vostra mente. L’astronomo può dirvi ciò che sa degli spazi ma non può darvi la propria conoscenza. Il musico vi canterà la melodia che è nell’aria ma non può darvi il suono fissato nell’orecchio, nell’eco nella voce. E il matematico potrà descrivervi regioni di pesi e di misure ma colà non vi potrà guidare.

Giacché la visione di un uomo non impresta le sue ali a un altro uomo.”

Tra i miei Papi c’è Carl Gustav Jung; lui che, attraverso la danza dell’anima e dello spirito nel corpo, una danza raccontata dalle fiabe, dai testi alchemici, dalla ricerca religiosa in tutto il mondo, si fa Papa nell’offrire un lume con il quale ognuno di noi può farsi strada verso l’individuazione. E che cos’è questa individuazione se non l’incontro sempre in fieri dell’Io individuale con la totalità che questa soggettività trascende? In soldoni, l’Io deve aprirsi al Sé, ma ogni Io lo può fare a modo suo.

Tra i miei Papi c’è James Hillman, perché la patologizzazione creativa e la rivivificazione dei miti nell’operare quotidiano sono linfa per il cammino.

Tra i miei Papi c’è Sigmund Freud, perché il tributo ai primi Maestri va riconosciuto anche se si è riusciti a procedere oltre i limiti della visione originaria.

Tra i miei Papi ci sono Socrate, Platone, Aristotele, Sant’Agostino, Giordano Bruno, Galileo Galilei, Baruch Spinoza, John Locke, Arthur Schopenhauer, Karl Marx, Henry Bergson, Martin Heidegger, Jean-Paul Sartre, Karl Jaspers, e molti altri che della Sapienza han tenuto il filo.

Tra i miei papi c’è Gustavo Rol, lui che più volte mi ha visitata in sogno. C’è Alejandro Jodorowsky con tutte le sue arti.

La sera, prima di dormire, si fanno largo le preghiere di Khalil Gibran, i versi di Dylan Thomas e tutti i miei amati poeti inglesi e francesi dell’Ottocento e del Novecento.

Ognuno può seguire il Papa che lo ispira. 

Lo spirito vivo non pretende dogmi assoluti; sa di non sapere, sa che la conoscenza è sempre in fieri. Riconosce ma non impone; semplicemente traccia affinché noi stessi troviamo la strada.

Il Papa che ho disegnato per i miei arcani Vit(amor)te ha il potere di far fare e di fare. Porta il verde a crescere in vegetazione, risveglia l’anima degli oranti in Anima mundi; è un giardiniere, forse, se dalla terra si leva una figura che solo nell’ascolto trova forma germogliante.

Lo spirito che si muove dal Papa a colui che se ne nutre è lo stesso fluido ma, mentre il primo ne riconosce la portata, alla figura in abbozzo non resta che comprendere il valore della propria esistenza per poterne usufruire.

Claudio Widmann ci parla di San Pietro, colui che detiene le chiavi del Regno. Nei Tarocchi quattrocenteschi di Carlo VI l’immagine è quasi fissata, cristallizzata nel tipo Senex, il vecchio dal potere spirituale collettivamente e politicamente ‘corretto’.

Il Papa - Tarocchi di Valeria Bianchi Mian
Il Papa – Tarocchi di Valeria Bianchi Mian

I Tarocchi velano e svelano, la loro iconografia raccoglie racchiude mostra e poi nasconde. Nei secoli, la figura del sapiente anziano, intelletto capiente, Logos intelligente, si veste di nuovi abiti per dirci e darci la sua possibilità. La parola intelligenza rimanda, etimologicamente, al legare insieme: d’altronde, il padre, il nonno, l’asse del mondo, l’archetipo paterno forniscono una via di formazione per la coscienza morale dei figli. Così dovrebbero. Così fa volentieri il nostro arcano numero V.

Nella Psicologia dello sviluppo, la coscienza morale è un qualcosa che nasce e cresce a partire dall’esterno; è eteronoma prima di diventare autonoma. In questo senso, il Papa è un modello necessario per allenare la nostra Legge interiore, ed è un maschile ben diverso rispetto all’Imperatore.

I nostri sogni ci portano Papi, come è accaduto a Francesca. Nel libro di Riccardo Mondo e Rossella Iannello vengono descritte le immagini oniriche di una paziente, parole che svelano la cura, immagini dal potere rassicurante. Nel sogno, il Papa mostra la stessa potenza dei maestri, dei sacerdoti, dei medici di famiglia, delle nostre comuni e personali figure di riferimento. Il Papa, scrivono gli autori, “con la mano sinistra regge la croce composita che ricorda il suo triplice regno”; ha in suo potere “un potere che trasmette attraverso la mano destra benedicente”, ed è un potere benefico che porta conoscenza attraverso lo studio e l’impegno, e offre anche una possibile attiva illuminazione. Il papa è pontifex, pontefice, costruttore di ponti.”

 

Written by Valeria Bianchi Mian

 

Bibliografia

Carl Gustav Jung, Mysterium Coniunctionis

Alejandro Jodorowsky, Marianne Costa, La via dei Tarocchi

Khalil Gibran, Il Profeta

Riccardo Mondo e Rossella Jannello, Sogno Arcano. Per un ascolto immaginativo della vita onirica

Claudio Widmann, Gli arcani della vita

 

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