Hiroshima e Nagasaki: città simbolo che hanno segnato la storia dell’umanità

“Da quando è stata approntata la prima bomba atomica nessun tentativo è stato fatto per rendere il mondo più sicuro della guerra, mentre molto è stato fatto per aumentare la capacità distruttrice della guerra stessa” Albert Einstein

Pearl Harbour - 1941
Pearl Harbour – 1941

Era il 7 dicembre 1941 quando gli Stati Uniti, dopo l’attacco di Pearl Harbour, erano stati messi in ginocchio dal Giappone. Anche se, da parte del Sol Levante veniva trascurata l’enorme capacità produttiva dell’industria americana: gli Stati Uniti, infatti, posseggono e possedevano la quasi totalità delle materie prime.

Per le forze americane il colpo subito fu durissimo, e nell’immediatezza del fatto si faticò a organizzarsi per rispondere al violento attacco. Ma, in breve, grazie alla sua potente industria, l’America fu in grado di produrre per ciascun giorno una nave da guerra: stratagemma che permise agli Stati Uniti di affrontare una situazione bellica difficile quanto inaspettata.

All’epoca, i bombardieri americani non avevano un’autonomia di volo tale da poter raggiungere il Giappone. Fu così necessario creare delle basi, più vicine all’obiettivo da raggiungere, da cui far partire le fortezze volanti. A tale scopo vennero scelte alcune delle isole giapponesi quali Iwo Jima, Guadalcanal e Okinawa, per altro già occupate dai nipponici per anticipare le manovre di guerra americane.

Nelle fasi iniziali, per occupare tali isole, gli Stati Uniti impiegarono potenti bombardamenti navali e aerei, i quali però non produssero gli effetti desiderati. I giapponesi, infatti, da tempo si erano dedicati a scavare nelle montagne, quali rifugi, profonde caverne e cunicoli collegati tra loro da decine e decine di chilometri di tunnel.

In queste nicchie venne inserito materiale bellico formato da artiglieria e micidiali mitragliatrici, e fu difeso tanto a dovere che, come già detto, i bombardamenti statunitensi furono praticamente inutili.

La strategia bellica in uso presso i giapponesi prevedeva soprattutto l’aspetto difensivo. Tanto che ogni buca, ogni caverna, ogni cunicolo dovettero essere conquistati singolarmente uno ad uno, grazie alle ingenti forze di terra di cui fecero uso gli americani. Da entrambe la parti, il costo in vite umane fu elevatissimo.

E i soldati americani ebbero modo di constatare la strenua resistenza, a costo di sacrificare anche la loro stessa vita, che i giapponesi sapevano opporre. In virtù anche del loro codice d’onore militare che non prevedeva la resa.

A questo punto fu ben chiaro che ogni abitante del Giappone avrebbe affrontato il nemico combattendo fino alla morte. Ad avvalorare questa tesi furono le sanguinose battaglie che si consumarono nelle isole del Pacifico.

Hiroshima
Hiroshima

Secondo una loro singolare filosofia di guerra, il soldato che si arrendeva di fronte all’avversario era un vile, un traditore, e non meritava rispetto alcuno. Peculiarità tutta giapponese, che veniva usata nei confronti dei prigionieri di guerra i quali venivano sottoposti a ogni sorta di brutalità.

Il Giappone sembrava dunque pronto per affrontare il nemico sul proprio territorio, e di ciò ne ebbe consapevolezza, o forse certezza, l’attività dell’Intelligence americana.

“Bomba atomica. Invenzione che rende superflue tutte le altre invenzioni” – Anonimo

Era da tempo che gli Stati Uniti avevano messo al lavoro per costruire la bomba atomica un gran numero di scienziati, ingegneri, tecnici e persone addette a tale specializzazione. A questo proposito si ricorda l’importante contributo del fisico italiano Enrico Fermi per lo sviluppo di questa terribile arma.

Quando venne testata la prima bomba atomica era il 16 luglio 1945 ad Alamogordo, nel deserto del New Mexico, realizzata da scienziati il cui progetto venne chiamato Manhattan.

Mentre in Europa il conflitto bellico sembrava aver esaurito la sua potenza distruttiva ed essere ormai arrivato al suo epilogo, il Giappone era fermo sulle sue posizioni e non accennava ad arrendersi, neppure di fronte a una sua sconfitta ormai certa.

Il dilemma che si ponevano gli ex belligeranti, americani in primis, era come risolvere una situazione che avrebbe portato a una vera e propria carneficina, semmai l’intervento per stanare i giapponesi si fosse risolto con mezzi bellici tradizionali.

Sui dati ricavati dalle battaglie del Pacifico vennero effettuate attente simulazioni e si giunse alla conclusione che un’invasione da terra del Giappone sarebbe costata la vita a quasi 2 milioni di americani e ad oltre 5 milioni di nipponici; inoltre, la guerra sarebbe durata ancora per molti anni, vista la posizione irremovibile su cui erano fermi i nipponici.

E, come ultima ratio, fu presa una decisione terribile ma inevitabile: utilizzare le armi nucleari per porre fine a una guerra che di morti ne aveva già fatto a milioni. A oggi, si calcola infatti che i morti accertati del secondo conflitto bellico siano stati circa 60 milioni, con un numero considerevoli di feriti e circa 8 milioni di deportati nei lager nazisti. Oltre a una gran quantità di profughi, gente allo sbando che non possedeva più un tetto dove rifugiarsi e nemmeno il minimo sostentamento.

“A utilizzare per la prima volta questo tipo di armi ci allineiamo coi barbari delle prime età” – J. R. Oppenheimer

Nagasaki
Nagasaki

Era il 6 agosto 1945, alle ore 8:15, quando l’aeronautica militare americana, nella persona del presidente Harry Truman, ordinò al bombardiere Enola Gay di lanciare la bomba atomica, denominata Little Boy, sulla città giapponese di Hiroshima.

Non fu però sufficiente la distruzione provocata da tale micidiale arma per scuotere le coscienze dei potenti del Sol Levante; fu infatti necessario, malauguratamente, sganciarne una seconda sulla città di Nagasaki, soltanto 3 giorni dopo.

Era il 9 agosto 1945 quando per la seconda volta fu usata un’arma di distruzione di massa. Si stima che il bilancio totale della distruzione delle due città fu di circa 250 mila vittime, da aggiungere quelle che subirono i cosiddetti ‘effetti collaterali’, anche negli anni a seguire, provocate dai terribili effetti delle radiazioni.

Infine, era il 15 agosto 1945 quando il Giappone accettò la resa incondizionata.

“Gli uomini sono così: inventano la bomba atomica, uccidono con essa centinaia di migliaia di creature e vanno sulla Luna. Né angeli né bestie ma angeli e bestie” Oriana Fallaci

Il dibattimento a proposito dell’utilizzo della bomba nucleare sganciata sulle due città giapponesi si è protratto a lungo. E ancora oggi è motivo di discussione e di implicazioni etiche. Soprattutto fra coloro che ritengono sia stato necessario sganciare le bombe e provocare un’inevitabile strage, per risparmiare molte vite e quelli, invece, che la ritengono un abominio.

Per gli ultimi sopravvissuti importante è portare avanti la memoria, per non dimenticare, trasferendo ai più giovani il testimone di quello che è considerato dai giapponesi a tutti gli effetti un crimine di guerra.

“Il problema oggi non è l’energia nucleare, ma il cuore dell’uomo” – Albert Einstein

Da sottolineare che il giornalista, lo scrittore, il reporter o l’opinionista non dovrebbe appartenere ad alcuno dei due schieramenti. Purtroppo anche in questo caso, come in altre circostanze, prevalgono le ideologie di destra e di sinistra, opposte fra loro, a inficiare la legittimità dell’una o dell’altra convinzione. La cosa essenziale, da parte di chi fa informazione è riportare fatti e dati esatti, e che soprattutto provengano da fonti autentiche.

Si dice spesso, e non sempre a ragione, che la storia la scrivono i vincitori, ma occorre tener conto del fattore temporale. Trascorsi almeno 50 anni, così dichiarano storici e addetti ai lavori, gli interessi legati a motivazioni le cui conseguenze portarono a decisioni, forse discutibili o forse no, decadono, e non vi è più alcuna ragione per continuare a nascondere la verità storica.

Certo, bisogna fare sempre i conti con i vari negazionismi: lo sbarco sulla luna non avvenne mai, gli ebrei non vennero sterminati, ma anzi trattati molto meglio delle SS che si cibavano di ‘miseri ranci’ rispetto ai ‘ricchi pranzi’ dei deportati con la stella di David.

Hiroshima 1945 - Parco della Pace a Nagasaki (Photo by Japan Hoppers e Giappone per tutti)
Hiroshima 1945 – Parco della Pace a Nagasaki (Photo by Japan Hoppers e Giappone per tutti)

Purtroppo si verifica spesso, anzi troppo spesso, che improvvisati opinionisti, più o meno informati e prezzolati, oltre che giornalisti schierati, riportino delle ‘verità’ che fanno comodo ai loro ‘padroni’.

Ed è così che a volte si ha, grazie ad uno sconsiderato e a volte inappropriato uso dei social, fake colossali, ma capaci di far presa su chi, come si suol dire, ragiona solo con la ‘pancia’ anziché usare cultura, informazione e conoscenza.

“L’uomo ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi” Albert Einstein

 

Written by Carolina Colombi

4 pensieri su “Hiroshima e Nagasaki: città simbolo che hanno segnato la storia dell’umanità

  1. Bellissimo articolo, per ricordare e per riflettere.
    Ho solo un’incertezza sulla seconda bomba. Davvero i comandanti giapponesi avrebbe potuto evitarla? Le trattative per la resa erano in corso, specialmente dopo che anche Stalin, su insistenza degli stessi americani, aveva dichiarato guerra al Giappone. Dopo il 6 agosto ormai si tratta solo più su clausole formali, con i nipponici che cercano di salvare in parte la dignità del loro imperatore, ma ormai rassegnati a cedere so ogni punto. Tutto è pronto per la firma, tre giorni sono stati appena sufficienti per capire pienamente gli effetti della prima esplosione, eppure viene colpita Nagasaki, come sembra fosse già stato ordinato da Truman per testare una seconda tecnologia. Un messaggio terribile all’Unione Sovietica e a tutto il mondo della potenza della nuova arma americana.

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