Vincitori e finalisti del Contest letterario “Poetesse e Scrittrici d’Italia”
“Dall’oralità alla scrittura, dalla preistoria ai giorni nostri non pare esserci stata variazione nel nostro interesse: le parole ‒ atte alla comunicazione con l’altro del nostro “stato” ‒ sono gli elementi che ci permettono di plasmare i mondi interiori. I fogli bianchi diventano il terreno fertile nel quale gettare semi di nero inchiostro intenti a decifrare le immagini ed i sussurri da cui siamo abitati.” ‒ dalla prefazione di “Poetesse e Scrittrici d’Italia”

Si è conclusa il 30 marzo 2025, a mezzanotte, la possibilità di partecipare al Contest letterario di poesia e racconto breve “Poetesse e Scrittrici d’Italia” promosso da Oubliette Magazine, dalle autrici dell’antologia e dalla casa editrice Tomarchio Editore.
La giuria del contest “Poetesse e Scrittrici d’Italia” (Alessia Mocci, Beatrice Benet, Giovanna Fracassi, Teresa Stringa, Tiziana Topa, Daniela Balestra e Maricà) ha decretato i 14 finalisti dai quali sono stati selezionati due vincitori per ognuna delle categorie in gara.
Il premio per ciascuno dei vincitori consiste nell’invio di una copia del libro “Poetesse e Scrittrici d’Italia”, antologia edita nell’ottobre 2024 da Tomarchio Editore contenente le raccolte di Beatrice Benet, Carina Spurio, Daniela Balestra, Francesca Santucci, Gabriella Mantovani, Giovanna Fracassi, Manuela Orrù, Maricà, Marina Minet, Teresa Stringa, Teresa Viola e Tiziana Topa.
Oggi, vi presentiamo tutti i finalisti ed i quattro vincitori ex aequo del Contest “Poetesse e Scrittrici d’Italia” (due per ogni sezione).
Tutte le opere partecipanti al Contest letterario “Poetesse e Scrittrici d’Italia” possono essere lette cliccando QUI.
FINALISTI
Sezione A
“Luna” di Chiara Marinoni
“Per emozionarti ancora” di Rita Coda Deiana
“E noi dispiegheremo i nostri versi” di Ignazio Salvatore Basile
“E così fu, ma nessuno se ne accorse” di Tiziana Iaria
“Giro, girotondo” di Antonio Blunda
“Tra i sentieri della mente” di Pasquale Ciotola
“Autore sconosciuto” di Alessio Romanini
Sezione B
“Arrivo a Pasturo” di Laura Vargiu
“Una scarpa racconta” di Serenella Menichetti
“Lettera di una madre che ha ceduto il passo alla paura di affrontare la realtà” di Rita Coda Deiana
“La stazione del cuore” di Angela Maria Malatacca
“La promessa” di Antonietta Fragnito
“Mia privata notte” di Marco Leonardi
“Cantavi per un fiore” di Giuliana Guzzon
VINCITORI
Sezione A
“E così fu, ma nessuno se ne accorse” di Tiziana Iaria
E così fu, ma nessuno se ne accorse
Mi sono spezzata all’alba,
quando il sole tesseva oro sulle pareti,
ma nessuno ha visto le crepe,
né il silenzio che mi attraversava il petto.
Mi sono spezzata camminando per strada,
mentre il vento spettinava il dolore,
mentre il mio passo restava sicuro,
mentre la mia voce diceva “sto bene”.
Mi sono spezzata senza far rumore,
tra i piatti da lavare,
tra le lenzuola tirate,
tra le risate offerte come fiori d’inverno.
Mi sono spezzata nelle notti vuote,
quando il buio si sedeva accanto a me,
sussurrandomi tutte le parole
che non ho mai osato pronunciare.
Mi sono spezzata e nessuno ha visto,
perché sapevo ricompormi,
perché ho nascosto le ferite sotto la pelle,
tra le pieghe del cuore, tra le ciglia abbassate.
Mi sono spezzata stringendo i denti,
con il sorriso saldo sulle labbra,
mentre offrivo forza a chi mi chiedeva aiuto,
mentre tenevo insieme i sogni degli altri.
Mi sono spezzata, mille volte,
ma nessuno mi ha vista cadere.
Eppure, eccomi ancora qui.
Non infranta. Non vinta.
Solo più vera.
E nel mio silenzio, nel mio fuoco,
io esisto ancora.
“Tra i sentieri della mente” di Pasquale Ciotola
Tra i sentieri della mente
talvolta
un ricordo
percorre a ritroso
la strada
affiorano alla coscienza
ed il cuore
si inonda di tanta tanta tenerezza.
Sezione B
“La promessa” di Antonietta Fragnito
Rosa chiese a bruciapelo al capofamiglia se poteva avere piacere a maritare sua figlia Annunziata con Luigino. L’interpellato si mostrò alquanto perplesso ed esclamò: “Chi è questo giovane?” “Giuse’ ma sì che lo conoscete! È uno dei figli del mugnaio! È quello che ha il posto al Comune, lavora al cimitero! Il buon Giuseppe fece volutamente una smorfia di contrarietà, non voleva mostrarsi troppo interessato, ma il pensiero di sistemare la sua primogenita con uno stipendiato fisso lo stava già facendo gioire. Dopo queste poche battute, l’argomento fidanzamento fu opportunamente tralasciato e si pensò ad anticipare la cena. Fu apparecchiata la tavola con pane casereccio, formaggio, salame, senza dimenticare il solito buon bicchiere di vino! Al momento del commiato, Giuseppe si rivolse alla donna in visita con queste parole: “Statevi bene signora Rosa! Grazie per l’ambasciata, ne sono onorato! Portate al giovanotto i miei saluti e riferitegli che ci devo riflettere”. Rosa ringraziò a sua volta e prontamente replicò: “Grazie assai per la cena e perdonate il fastidio arrecato!” Mentre Rosa si avviava, Annunziata, incitata dalla madre, accompagnò l’anziana donna sottobraccio per le ripide scale e continuò ancora ad affiancarla per un buon tratto di strada. Giunte in un vicolo solitario, Rosa estrasse dalla tasca del suo grembiule di raso la foto dello spasimante. Fu così che Annunziata conobbe la prima immagine dell’uomo su cui avrebbe appoggiato i suoi ingenui sogni. A seguire, tutte le notti, lei sognava quel ragazzo bello e forte, col sorriso ampio stampato in faccia. Pochi mesi dopo ci fu lo sposalizio. A tutti all’inizio sembrò che Annunziata avesse avuto la fortuna di incrociare il buon partito! Ma era solo apparenza perché la sposina, fin da subito, dovette fare i conti con un uomo controverso! Lei ben presto capì di avere a che fare con una persona difficile che si trascinava dentro un abisso. Con l’andare degli anni, il carattere del marito si guastò ancor di più: passava le serate in trattoria con brutta gente a imprecare, a fare danni, a ubriacarsi: tutto quello che lui sapeva offrirle erano disprezzo e violenza! Poi c’erano i debiti di gioco, la miseria!
La vita di Annunziata agonizzava dentro giorni bui, tutti uguali e senza scampo! Solo la sera, all’ora del vespro, lei era solita affacciarsi al balcone di casa dove provava un poco di ristoro. Si soffermava ad ammirare il sole che d’estate pareva una caramella all’arancia scartata sul filo del tramonto. Il suo sguardo sognante amava soffermarsi sulla valle sottostante che si stendeva placida a terra, docile come un lenzuolo verde. A quell’ora ogni giorno in cuor suo sentiva uno strano languore, come una chiamata alle armi in difesa della propria esistenza! Una sera, dopo aver assistito all’ennesimo spettacolare tramonto, lei si rese conto di essere viva, di non voler continuare con quella vita da topo. La mattina seguente, mentre lui era a lavoro, raccolse un po’ di essenziale biancheria, prese il rosario, i pochi soldi trafugati dalle buste regalo di nozze, il libretto delle preghiere, la foto dei suoi genitori e nient’altro. In fretta e furia indossò un vestito a fiori che teneva nascosto: era un abito urlante nelle tinte che i benpensanti avrebbero definito da sfacciata! Lo aveva acquistato pochi giorni prima al mercatino dell’usato: le era servito per sognare un poco davanti allo specchio durante le ore della più grama tristezza. Con decisione lo infilò! Certo non aveva le scarpe adatte, quelle belle… quelle col tacco e la pelle camosciata come una carezza! Dovette ricorrere alle vecchie scarpe da lavoro, tozze e sgraziatamente chiodate! Così acconciata si diresse verso la piazza. Alle otto in punto salì sulla corriera del luogo, la più sgangherata e secolare al mondo! Da quel giorno di lei non si seppe più nulla! Solo un uomo del posto, un tipo po’ suonato, continuò per anni a dire in giro di aver visto Annunziata fiorire quella mattina. Pareva tale e quale a una pianta rampicante!
“Cantavi per un fiore” di Giuliana Guzzon
Mi sei capitato in un momento particolare della vita, un momento in cui avevo voglia e desiderio di iniziare una bellissima storia, un momento in cui avevo bisogno di sentire accanto a me un uomo speciale. Volevo risentire il mio cuore battere; periodo migliore non poteva esserci.
Avevo spianato la strada verso te, togliendo i miei rovi spinosi. Speravo che tu la trovassi, per incontrarci sempre nel mezzo.
È sempre un destino incontrarsi in un dato momento, nelle reciproche affinità protese in avanti. Speravo in un viaggio lontano, verso l’altrove. Avevo ritrovato con te la chimica alchimia del mio profondo e da quel centro si sprigionava un’allegra onda di cielo; viaggiava in un blu indaco e nel suo colore deciso.
Credo che amare veramente si possa una volta soltanto, con quella intensità che ti prende ogni fibra fino a lasciarti inerme e sorda a tutto il resto. Non conta nulla la forza che hai se lanciata nel vuoto, ti ritorna un eco. Io ti sentivo in me come sangue che mi dissetava le vene. Fare l’amore con te era un’esperienza che mi sconvolgeva l’anima. Tu facevi vibrare tutte le corde remote che avevo dentro, mi facevi sentire così bella, amata, unica.
Averti tra le braccia era come nascere sulla sponda di un fiume, tra i colori e le meraviglie del creato. Il sapore della tua bocca era il miglior nettare che avessi mai assaggiato. L’armonia del tuo corpo era la musica più sublime, l’ardore del tuo desiderio era l’immortalità. Ti amavo, ti amavo. Non c’era contraddizione tra il senso delle cose e le sfumature, esse viaggiavano d’uno stesso ritmo.
A volte ci si sorprende poiché il mondo, visto con gli occhi di chi ami, ci sembra più bello. Il mondo era bello se ne leggevo i segni nei tuoi occhi e sulla tua pelle. Il mondo era dolce se stringerti era la risposta al freddo delle notti e luci lontane. Il mondo era vario se ai miei colori aggiungevo i tuoi e nella mescolanza poi ritrovavo mille nuove prospettive. E quando mi chiedevi: «Cosa sarà domani?»
«Sarà un frutto…» rispondevo.
Che nascerà da un fiore, che nascerà dal legno, che nascerà dalla terra e dal sole, che nascerà dall’acqua, da un respiro di vita instillata dall’alto.
Quando arrivava l’alba, cercandomi dentro, cercandomi fuori, in qualsiasi punto d’affetto che ci stringeva insieme, eri già lì ad aspettarmi, ero lì a guardarti. Ora non riesco a seguire lo scorrere dei ricordi che si agitano sotto la superficie della pelle come timidi aghi.
Lui scriveva versi immortali per me, li leggevamo la sera abbracciati, esanimi d’emozioni ambrate che si spandevano come inchiostro in brividi caldi, riempiti dai nostri silenzi; la notte non finiva mai. Ho creduto solo nel sublime, mentre le tue nuove scelte nascevano senza di me. Cosa c’è di più doloroso del tradimento di un cuore? Ora solo le vetrate gotiche mi osservano con sguardi identici ai tuoi, mi perdo nei loro riflessi per ore, pallida, sempre pallida.
La sera schiude i miei sigilli e le tonalità vespertine accompagnano i miei ritorni e la notte ancora… non finisce mai!
***
I vincitori del volume “Poetesse e Scrittrici d’Italia” saranno contattati via e-mail per l’invio del premio.
Complimenti ai vincitori, finalisti e partecipanti del Contest “Poetesse e Scrittrici d’Italia”
Partecipa al Contest di poesia e racconto breve “Le vie del vento” cliccando QUI.
Congratulazioni ai vincitori e complimenti a tutti.
Amore disperato
“Dedicato alla giornata delle donne”
Il mio Amore per te, era Sincero!…
il mio Amore per te, era Vero !…
Ti ho dato il mio corpo…
Ti ho dato la mia anima…
e Tu – come mi hai ricambiato?
Mi sentivo una nullità, emarginata…
mi hai rinchiuso nella casa…
– “come bestia affamata”!…
Ti ho donato una bimba
con il “frutto dell’Amore”…
sempre stretta sul mio cuore
per coprire il mio dolore!…
Ma un giorno son caduta
con la spinta che mi hai dato
la tua mano era armata e colpivi il mio corpo.
La tua furia scatenata, più colpiva all’impazzata…
non contento, hai infierito sul mio cuore
quella lama appuntita, che tenevi tra le dita!..
Il mio sangue che schizzava, il tuo viso ricopriva
nel tuo sguardo tanta “ira” sul mio corpo “infieriva”!..
Non contento – hai diviso il mio corpo,
sistemato in valigia, la portavi poi a spasso …
per posarla in una via…
quel tragitto che per te – mai finiva!…
Con il “fiuto” di un cane, sono stata ritrovata,
la valigia consumata, giù in fondo la “scarpata”..
era tutta ricoperta, da una misera “coperta”!..
Sono stata ritrovata, senza avere un lamento
ma ti giuro “amore mio”… i tuoi “colpi” ancora sento!…
La mia pace ho ritrovato, mentre sei “ricercato”…
alla fine hai “confessato”… e hai detto : “Ti ho Amato”!…
Sapia Andriani “25/11/2019”
Complimenti ai finalisti vincitori scelti dalla giuria
Ringrazio la giuria per aver apprezzato la mia opera.
Complimenti a i vincitori e i finalisti!