Colm Mac Athlaoich: l’arte è un processo che cattura l’istante

Nato a Dublino nel 1980 e attualmente residente a Bruxelles, Colm Mac Athlaoich ha iniziato a lavorare come incisore, illustratore e musicista, prima di dedicarsi alla pittura.

Colm Mac Athlaoich opere
Colm Mac Athlaoich opere

Colm Mac Athlaoich si considera pittore a tempo pieno solo dal 2016, tuttavia le sue prime opere importanti risalgono già al 2003.

Molte gallerie europee hanno ospitato sue mostre personali. A Torino per ben tre volte ha esposto alla galleria Weber&Weber: nel 2018 con ‘The Waiting Game’, nel 2021 con ‘Percept/Ethos’ e nel 2024 con ‘Love is the Drug’.

Il suo è un percorso creativo, meditato e profondo, che lo porta a considerare il dipingere come un processo volto a catturare l’istante, ma percependolo attraverso la contaminazione di ricordi e pensieri, che sono l’inevitabile retaggio del passato: lo stesso presente elaborato da persone che hanno inevitabilmente negli occhi e nella memoria immagini di un passato costruito su esperienze personali non sovrapponibili, è una diversa realtà che evidenzia differenze profonde.

Eraclito diceva che tutto scorre e non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua[1], Mac Athlaoich aggiorna il concetto, affermando che, siccome in passato abbiamo sperimentato acque diverse, nel presente non possiamo bagnarci insieme nella stessa acqua, perché le nostre esperienze ce la fanno percepire in altro modo. A me sembrerà calda e a te fredda, a me limpida e a te torbida.

L’immagine che l’artista cattura sulla tela, è conseguentemente l’istantanea di figure colte nella loro attualità, ma elaborata con il proprio background emotivo e culturale; ad esempio, elemento caratterizzante per Colm Mac Athlaoich è la musica, che sente profondamente e continuamente vibrare nella propria anima.

Nella cultura contemporanea, che impone alla massa modelli semplificati, rigidi, universali e assoluti, l’artista, in quanto si considera giustamente individuo unico e originale, manifesta il suo rifiuto e si ribella, mettendo sempre e comunque in primo piano il proprio io, con il proprio sentire e la propria esperienza. Un ‘io’ che è materia pulsante e in divenire, ricco di energie autonome, momenti vissuti o anche solo immaginati, desiderati o temuti.

L’opera di Colm Mac Athlaoich si pone quindi in raffinato equilibrio tra la rappresentazione reale del presente e l’astrattismo con cui affronta il proprio essere, il proprio percepire.

Nell’olio su tela ‘Between two cities’, una figura femminile si allontana da noi per perdersi in un mondo irreale e misterioso; una dimensione spaventosa, inquietante, ma verso cui non possiamo non dirigerci.

Pochi tocchi essenziali e perfetti disegnano la giovane donna: la schiena nuda su cui si distingue una traccia luminosa, forse di chiarore lunare. La curva morbida delle spalle, il braccio destro abbandonato lungo il corpo mentre il sinistro lo intuiamo piegato in avanti. La tunica gialla, il cui bordo inferiore sembra allargarsi e sciogliersi, come se il corpo fluttuasse piuttosto che camminare. I capelli raccolti in una crocchia sopra il collo.

La schiena e la testa sono elegantemente eretti, mentre il corpo s’inclina verso destra, suggerendo il movimento.

Tutto da interpretare è il contorno, lo sfondo verso cui la donna cammina fiera e senza esitazione. Un mare in tempesta oppure una valle chiusa, che in lontananza si apre su squarci azzurri di cielo.

Se la donna è il presente, intorno a lei si concretizzano invece i pensieri, i ricordi, l’impronta in divenire del passato.

Opera molto intrigante è ‘Coffe, tea my dear’.

Lo sfondo marrone, marrone come un caffè, disegnato con pennellate di cui si può cogliere la forza grezza e brutale, inquadra l’immagine centrale, riflessa a metà come una carta da gioco. La figura con il capo velato fa pensare a una Madonna, anche per il colore di un azzurro tenue che quasi tende al verde; una Madonna con il braccio destro sollevato, che porta solennemente alle labbra una tazza, di tè o di caffè. Nel ‘riflesso’ l’immagine capovolta si confonde, rendendosi ancora più inintelligibile.

L’opera diventa una sfida e un gioco espressivo tra chi guarda il quadro e il suo autore, una ricerca tra le diverse sensibilità, tra i discordi significati che si cercano e si colgono.

Colm Mac Athlaoich quadri
Colm Mac Athlaoich quadri

La mia interpretazione è tuttavia una chiave che ha reso l’immagine qualcosa di legato alla mia cultura, ai miei studi, mentre diversissime possono essere le risposte che altri sceglieranno di offrire, magari cominciando da un perplesso: “Madonna? Quale Madonna?”

D’altronde anch’io, se non fossi partito dal titolo, forse non avrei pensato a una tazzina di caffè.

Messaggi ancora più contrastanti possono venire suggeriti dalla tela ‘Star dust girls’, realizzata nel 2024 come le precedenti.

Attraente in quest’opera il punto di vista, dal basso verso l’alto, verso un cielo che noi non vediamo, che dobbiamo immaginare e crearci da soli. Polvere di stelle? Perché?

La giovane donna in primo piano fa pensare a una statua di sale o di ghiaccio, un’immagine fredda, rigida, quasi evanescente. Dietro, parzialmente coperta dalla prima, una donna di fuoco e di sangue rivolge lo sguardo in un’altra direzione.

Chissà, potrebbe trattarsi della stessa donna in bilico tra passioni diverse, desideri in contrapposizione, scelte importanti.

La scena si sviluppa dal centro verso l’esterno, dal basso verso l’alto, ma al confine si perde, sfugge, e noi non possiamo più seguirla.

Vorrei far notare, non l’ho segnalato chiaramente in precedenza, la scelta coraggiosa e originale dei colori, che, per quanto fuori da schemi usuali e collaudati o forse proprio per questo, riesce a creare emozioni e suggestioni davvero profonde.

Riporto da un’intervista all’autore questa cinica affermazione: “Per me la magia dell’arte è… guadagnarmi da vivere applicando pigmenti su un drappo di tessuto teso”.

 

Written by Marco Salvario

Photo by Marco Salvario

 

Note

[1] N.d.E. La citazione “Entrano negli stessi fiumi, ma acque sempre diverse scorrono verso di loro” (fr. 28 per “Dell’origine” curato da Angelo Tonelli e pubblicato da Feltrinelli) è tradotto da Giorgio Colli nel frammento A44 (Adelphi) con “A coloro che entrano negli stessi fiumi continuano ad affluire acque sempre differenti. E le anime peraltro esalano dalle cose umide”. Tonelli ha espunto l’ultima frase perché non compare altrove prima di Aristotele. Il detto di Eraclito dovrebbe trattare dell’impermanenza ‒ condizione di precarietà ‒ dell’oggetto fenomenico. È infatti associata al frammento A45 (Colli) “Nello stesso fiume, invero, non è possibile entrare due volte” (fr. 30 per Tonelli) che riprende il concetto dell’essere e non essere, perché la fissa identità degli oggetti (in questo caso l’acqua) è apparenza ingannevole.

 

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