“Il compagno dell’anima. I Greci e il sogno” di Giulio Guidorizzi: ciò che scompare
Dopo aver raccontato “Ai confini dell’anima. I Greci e la follia” di Giulio Guidorizzi voglio dedicarmi alla recensione del secondo volume della trilogia che lo studioso ha dedicato all’anima, quello sul sogno.

Ci tengo innanzitutto a sottolineare che, se già anche nei saggi precedenti ho sempre apprezzato non solo i contenuti di Giulio Guidorizzi, ma anche la forma della sua scrittura, ne “Il compagno dell’anima. I Greci e il sogno” lo stile argomentativo risulta particolarmente ispirato.
Forse la motivazione risiede nella tematica affrontata, quella del sogno.
Lo stesso autore mette in risalto, del resto, le contraddizioni insite nel discorrere del sogno: quest’ultimo è infatti un fenomeno che sfugge alla nostra coscienza. Come è possibile parlarne, allora, se parlare invece è attività connessa alla consapevolezza e alla razionalità?
Proprio in virtù di tale antitesi, chiunque sperimenta che il sogno, una volta che ci siamo svegliati, molto rapidamente scompare. Se non lo annotiamo, basta un attimo perché diventi irrecuperabile dalla nostra mente: “Descrivere i sogni […] metterli in ordine […], e fornire […] un modello teorico per interpretarli, è un’operazione intimamente contraddittoria, in contrasto con la materia incoerente dei sogni […]: come se qualcuno cercasse di chiudere una nuvola dentro una gabbia”.
“Il compagno dell’anima. I Greci e il sogno” si articola in ben quindici capitoli ed è molto ampio per tematiche e per riferimenti culturali e bibliografici.
La tesi di fondo è che esiste una sostanziale differenza tra il sogno per noi e per gli antichi: ovvero per i Greci esso era un’entità quasi dotata di una sua autonomia che l’uomo vedeva di notte perché gli faceva visita: “Il sogno appare come una realtà autonoma, indipendente dalla psiche di chi dorme ed esterna ad essa” [….]; si legge ancora: “Nella lingua greca, infatti, non si fa un sogno ma lo si vede: [….] vedere un sogno, non ‘fare un sogno’ è l’espressione standard per indicare l’esperienza di sognare”.
Tale concezione può essere a mio avviso compresa meglio se la si mette a confronto anche con la teoria platonica delle idee. Anche per Platone le idee non sono un prodotto umano, ma preesistono. Saranno i secoli successivi ad elaborare un concetto soggettivo delle idee, fino ad arrivare all’Idealismo; analogamente anche il sogno, nei secoli, diventerà più una costruzione della nostra mente.
Nonostante questo carattere di autonomia del sogno greco, esso può essere chiaramente e simbolicamente chiamato il compagno dell’anima.
Esso infatti va a trovare l’anima di notte, le fa compagnia, in una zona e in un momento lontani dalla coscienza, nel sonno, uno stato di abbandono rispetto alle facoltà razionali dell’anima stessa; per comunicarle qualcosa che va interpretato. Per questo non mancarono nel mondo greco figure professionali deputate a tale compito e che giustamente l’autore accosta a quelle dell’indovino e del sacerdote, almeno in Omero: “Le parole con cui il poeta presenta l’interpretazione dei sogni nell’Iliade, ponendolo in relazione con sacerdoti e indovini, sembrano essere il riflesso di una fase arcaica di civiltà, in cui l’interpretazione dei sogni si collocava in una dimensione contigua alla sfera del sacro”.
L’evoluzione successiva della cultura greca porterà poi ad una laicizzazione dell’attività di ermeneusi dei testi: ciò non toglie però le origini divine di essa.

L’amico dell’anima va interrogato, ascoltato, compreso: come tale è con noi ma non si sovrappone a noi; come amico è in grado di portarci fuori dalla nostra zona di comfort e di farci entrare in un mondo che solitamente ci sfugge, ma che forse, come sarà elaborato in tempi più moderni, traduce un bisogno o un desiderio dell’anima.
Non potrei in alcun modo riferire in completezza i temi del volume “Il compagno dell’anima. I Greci e il sogno” e mi sento solo di testimoniare di aver realizzato un’esperienza di lettura densa, emozionante, arricchente: ne sono segno tutte le sottolineature presenti tra le pagine, ma anche la commozione del mio cuore durante le sedute di lettura, soprattutto in alcuni punti del volume laddove si toccano tematiche particolari, come confronti apparentemente pindarici, eppure calzanti, ad esempio tra Omero e Tolstoj, oppure l’approfondimento del lessico onirico, così ricco e sfuggente come la lingua greca talvolta, i confronti tra l’approccio aristotelico e quello agostiniano al sogno, il valore medico del sogno, la letteratura antica sul sogno.
Come direbbe Massimo Gramellini, anzi parafrasandolo, Fate bei sogni e ad maiora, semper!
Written by Filomena Gagliardi
Bibliografia
Giulio Guidorizzi, Il compagno dell’anima. I Greci e il sogno, Raffaello Cortina Editore, Milano 2023
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