“Poetesse e Scrittrici d’Italia”: la prefazione dell’antologia
“L’unico consiglio che una persona può dare a un’altra sulla lettura è di non accettare consigli, di seguire il proprio istinto, di usare la propria testa, di arrivare alle proprie conclusioni.” – Virginia Woolf
La prima edizione dell’antologia “Poetesse e Scrittrici d’Italia” (Tomarchio editore, 2024) è un viaggio alla scoperta di poesie e brevi prose percorso da dodici autrici che, in armonico confronto, condividono la passione per la scrittura e l’interesse verso il ragionamento sul comportamento umano.
La prima edizione dell’antologia conta al suo interno tredici raccolte: Tra sogno e realtà di Beatrice Benet, SS 80 di Carina Spurio, La Saga di Solange di Daniela Balestra, Modi d’esser donna di Francesca Santucci, Velati ricordi di Gabriella Mantovani, Tutti abbiamo una storia di Giovanna Fracassi, Il coraggio di cambiare di Manuela Orrù, Gocce di sole sulla neve di Maricà, Ancora è possibile di Maricà, Galassie dentro di Marina Minet, Emozioni in gocce di Teresa Stringa, Fiori e colori di Teresa Viola e Quello che non si dice di Tiziana Topa.
La copertina dell’antologia celebra il pittore lombardo Ugo Stringa (1923 – 2006) con un’opera del 1968 intitolata “Sole spento”.
In anteprima, vi presentiamo per gentile concessione della casa editrice la prefazione dell’antologia “Poetesse e Scrittrici d’Italia”.
Prefazione “Poetesse e Scrittrici d’Italia”
L’essere umano, da qualche millennio, si interroga sulla necessità del raccontare ciò che la mente instancabilmente crea. Dall’oralità alla scrittura, dalla preistoria ai giorni nostri non pare esserci stata variazione nel nostro interesse: le parole ‒ atte alla comunicazione con l’altro del nostro “stato” ‒ sono gli elementi che ci permettono di plasmare i mondi interiori. I fogli bianchi diventano il terreno fertile nel quale gettare semi di nero inchiostro intenti a decifrare le immagini ed i sussurri da cui siamo abitati. Per taluni diventa una ossessione, per altri uno svago, per altri ancora una cura benefica: ciò che assimila tutti è la sensazione di aver prodotto qualcosa di unico ed importante, ognuno secondo le proprie possibilità.
La prima edizione del progetto antologico “Poetesse e Scrittrici d’Italia”, strettamente connessa al gemello “Poeti e Scrittori d’Italia”, presenta dodici autrici di varie regioni italiane che, differenziandosi per stile e contenuto, invitano ad entrare in mondi altri nei quali la parola si tinge di èthos e pàthos.
La raccolta “Tra sogno e realtà” di Beatrice Benet vede, al suo interno, cinque racconti. “Non lasciare la mia mano” è una storia d’amore fra due giovani provenienti da culture totalmente diverse ma con lo stesso sogno: aiutare chi è in difficoltà. Ne “Lavorare stanca” la protagonista, sottomessa dalle manie del padre, riesce a liberarsi solo dopo la sua morte. Ne “La lupa” troviamo un dialogo interiore di una donna che si sente inadeguata. Segue il breve ed onirico “Notte” e chiude “Fuga dall’inferno”, un racconto di Marta Beatrice De Lucia, nipote della Benet.
Carina Spurio, con la silloge poetica intitolata “SS 80”, illumina le donne vestite di vento che scrivono nella notte, donne che uniscono fiabe e desideri scavando nell’anima celata nella memoria. La donna di Carina Spurio è sospesa tra Morfeo e vecchi miti in una eterna storia dal ritmo lento e silenzioso e, come una sporca chimera, in un fragile sogno nella trama del fato.
Daniela Balestra con “La Saga di Solange” riassume in modo sintetico ed accattivante i primi tre volumi della Saga, “Solange”, “Trasmutazione” e “Materia Lucida”, mostrando i personaggi che girano attorno alla protagonista, per l’appunto Solange. L’autrice, utilizzando in modo pertinente numerose citazioni tratta dai tre libri editi negli scorsi anni e da un titolo ancora inedito, permetterà al lettore di catapultarsi in un piano altro nel quale la ricerca del sé profondo si manifesta come unica risposta possibile per il benessere dell’anima.
Con “Modi d’esser donna” Francesca Santucci presenta quattro donne. Sylvia Plath, la prima, con le sue sfaccettature di poetessa in crisi tra il lavoro poetico e la famiglia, chiude la poesia scritta prima del suicidio intitolata “Orlo”. Della seconda, Beatrice Cenci, si nominano gli abusi ed il delitto che si macchia di giustizia. La terza è la donna di carta; la quarta è la madre dell’autrice.
Le poesie contenute nella raccolta di Gabriella Mantovani, “Velati ricordi”, intavolano un discorso con la notte ‒ solinga compagna del poeta ‒ che lieve accarezza il cuore come un’armonica musica che disvela ricordi. Il silenzio e la malinconia sono dunque un sentiero ove camminare nell’ebbrezza del canto del sogno che scuote l’anima incatenando pensieri e promesse impreziositi d’un fitto ricamo.
Il racconto lungo di Giovanna Fracassi, “Tutti abbiamo una storia”, trasporta nei verdi poderi di Vicenza e presenta l’incontro fortuito tra due donne, la prima più anziana, Francesca, e la seconda più giovane, Anna. Entrambe sole ed incuriosite, trascorreranno alcune giornate assieme tra gite nelle ville circostanti, ottime cenette davanti al caminetto, visite ai musei e lezioni di equitazione.
Manuela Orrù con la raccolta “Il coraggio di cambiare” propone due racconti accostati dalla scoperta di un segreto di famiglia. Il primo, “L’autista”, vede come protagoniste due donne, una manager di successo e la sua segretaria. Nel secondo, “La verità celata”, l’io narrante scopre quasi per caso un mistero riguardante il passato del padre.
Maricà, nome d’arte di Maria Carmela Dettori, partecipa con due raccolte, una poetica ‒ “Gocce di sole sulla neve” ‒ nella quale tra il profumo del tiglio, un aquilone impigliato tra i rami, castelli di sabbia saldi nelle radici e le latenti speranze d’umanità sconfitta compare una data ‒ il ventotto maggio ‒ con gli occhi spenti dell’amata madre e la rincorsa del padre che non afferra consolazione. Ne “Ancora è possibile”, titolo della raccolta di racconti, Maricà sottolinea quanto sia ancora possibile sorridere, cedere il numero al prossimo nell’ufficio postale perché non si ha fretta, lasciarsi affascinare dal buio della notte, narrare una storia ad una panchina vuota, riflettere su una manciata di terra e su un sacchetto di semi.
Marina Minet con la raccolta poetica “Galassie dentro” sussurra dei poemi mai compresi in cui i passeri scappavano veloci, di terre che non si perdono ma che svaniscono all’alba, della necessità di benedire l’umiltà, delle galassie dentro certi volti, dell’edera che abbraccia i muri, del dolore che si sfoglia, del perdono per un fiore strappato, del vento informe come il sangue della madre, dell’ombra che chiude le porte.
In “Emozioni in gocce”, raccolta poetica di Teresa Stringa, si percorre la malattia ‒ l’oscura Compagna ‒ che imbriglia il corpo bruciando certezze in una mesta rassegnazione. La scrittura diviene ed è intesa come un bisbiglio libero che si esprime in fervida penna che allontana il dubbio dell’abbandono nel doloroso incedere.
Teresa Viola con la silloge “Fiori e colori” strappa un sorriso per le frequenti rime e per la capacità di inserire consigli sul buon vivere con gli altri per poter assieme creare un mondo più semplice nel quale condividere l’esistenza senza schernire il prossimo.
Infine, Tiziana Topa con “Quello che non si dice” propone una storia ambientata durante la Seconda guerra mondiale: protagonista una donna, Elsa la matta, sposata con un uomo violento. Tiziana Topa racconta dei suoi figli e del delitto consumato il 10 marzo del 1926. I tarocchi sono i compagni della narrazione e ne dominano il tempo con un andamento armonico tra analessi e prolessi.
Written by Alessia Mocci
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