“Israele e i palestinesi in poche parole” di Marco Travaglio: è possibile la pace?

“Israele è una repubblica parlamentare nata nel 1948, alla fine del Mandato di Palestina britannico, in virtù della risoluzione numero 181 delle Nazioni Unite e fondata dagli ebrei tornati nella terra dei loro avi dopo 18 secoli di Diaspora…”

Israele e i palestinesi in poche parole di Marco Travaglio
Israele e i palestinesi in poche parole di Marco Travaglio

Testo a carattere divulgativo, Israele e i palestinesi in poche parole di Marco Travaglio, pubblicato da Paper First nel 2023, offre al lettore un’esaustiva sintesi della complessa situazione mediorientale.

Nello specifico, sui conflitti che da sempre vedono Israele e Palestina affrontarsi in scontri durissimi, con le reciproche ostilità che si sono sviluppate lungo il corso del tempo.

In quello passato, come ahimè, in quello recente. Testo che, con un’opportuna suddivisione in capitoli fornisce una panoramica strutturata e approfondita su di un tema così spinoso come quello della guerra.

Distante da posizioni politiche di sorta, il giornalista traccia un quadro d’insieme che dà al testo il pregio di essere un importante riferimento, al fine di meglio comprendere come oggi, 2024, c’è pochissimo spazio per una possibile pace fra i due popoli.

Ed è analizzando i fatti con obiettività, scevro da ogni opinione personale, che Travaglio racconta delle guerre che hanno segnato la storia di Israele e Palestina, attraverso una disamina delle radici storiche del conflitto a partire dalla diaspora ebraica.

A partire dalla cacciata degli ebrei dalla Palestina, 70 d.C., da parte dell’Impero Romano. La cui conseguenza è stata la dispersione del popolo ebraico e la sua frantumazione. E vittima di persecuzioni varie fino alla fine del XIX secolo, quando il movimento sionista guidato da Theodor Herzl, scrittore e giornalista ungherese e padre del Sionismo, teorizza un piano per fare ritorno alla Terra Promessa.

L’autore riferisce inoltre della nascita di Israele e del protocollo previsto dall’ONU nel 1947 per la spartizione dei territori. Nato sulla base del progetto delle Nazioni Unite che prevedeva due stati: uno ebraico e uno arabo-palestinese, è il l 1948 quando Israele vede la nascita del suo Stato, a differenza di quello palestinese che per svariati motivi non si concretizza seguendo le direttive dell’ONU. Nonostante l’istituzione abbia tracciato una linea ben precisa per indicare la distribuzione dei territori a entrambi i popoli, oltre che la nascita di due stati ben distinti.

Un punto cruciale su cui il libro si sofferma è il ruolo della Shoah, con lo sterminio di sei milioni di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, che quasi certamente è stato l’elemento propulsore per la creazione dello Stato ebraico, grazie anche all’intervento di potenze internazionali quali il Regno Unito e gli Stati Uniti, che con il loro favore hanno avuto un ruolo decisivo nella fondazione di Israele.

Purtroppo, la mancata risoluzione dell’ONU ha portato a una serie di guerre arabo-israeliane, oltre che ad un’insanabile frattura tra il popolo ebreo e quello palestinese, la cui causa principale è da ricercarsi nell’espansione di Israele oltre i suoi confini, attraverso gli insediamenti dei coloni.

Travaglio si concentra anche sulle diatribe interne dei palestinesi, tra le fazioni moderate e quelle radicali, oltre che sulla complessità delle relazioni tra Israele e gli Stati arabi, sottolineando l’influenza di potenti figure politiche del passato come del presente.

“La guerra dei Sei Giorni dura quanto la creazione del mondo e scoppia per una serie incredibile di equivoci. Il 7 aprile 1967 il governo israeliano del pur mite premier laburista Levi Eshkol risponde all’ennesimo attacco siriano dalle alture del Golan contro contadini e pescatori dell’Alta Galilea…”

In un passaggio successivo l’autore di Israele e i palestinesi in poche parole esplora la crescente radicalizzazione dei movimenti palestinesi durante i decenni del Novecento, e il ruolo che hanno avuto figure quali Yasser Arafat e in seguito Abu Mazen.

Evidenziando come le divisioni interne al mondo arabo e la gestione dei conflitti dei due popoli, da parte dei leader arabi, abbiano contribuito al fallimento dell’ambizioso progetto di dare vita anche a uno Stato palestinese. Questioni tutte, attraverso i quali emerge un quadro d’insieme intricato e controverso in cui le responsabilità sono da attribuirsi a entrambi i contendenti. Inevitabili, quindi, le tensioni politiche che hanno acuito il malumore fra i due, e una spaccatura difficile da ricomporsi.

Sempre tramite un’analisi equilibrata Travaglio riferisce delle guerre che hanno insanguinato i territori del Medio Oriente. Si tratta di un lungo periodo, descritto dall’autore come la Guerra dei Cent’Anni, in cui violenze incrociate, attentati e massacri posti in atto da entrambe le parti, e non ultimi i tentativi di risoluzione falliti, che ha segnato ulteriormente la storia dei due popoli. Con Israele che è uscito quasi sempre vincitore dei conflitti armati, con successi militari che hanno avuto la funzione di elementi propulsori atti ad alimentare la violenza.

1948, 1956, 1967 e 1973 sono le date in cui i due popoli si sono confrontati in durissimi scontri, e che hanno lasciato il popolo palestinese sempre più marginalizzato. Anche perché vittima di un’occupazione prolungata nel tempo a causa di un’espansione territoriale non giustificata da parte di Israele.

Fino a quando nel 2005, l’allora primo ministro Ariel Sharon ritira le sue truppe da Gaza. Scelta che però non porta stabilità, al contrario apre la strada al controllo della Striscia di Gaza da parte di Hamas, con ulteriori episodi di violenza. Che hanno innalzato Gaza a simbolo della negazione di raggiungere una pace duratura, non soltanto per le continue ostilità tra Israele e Hamas, ma anche per l’influenza di paesi quali Iran ed Egitto.

Tentativi di pace, si diceva, purtroppo sempre falliti.

È il 1978 quando, con gli accordi di Camp David l’Egitto riconosce ufficialmente lo Stato di Israele con una mossa strategica che fa avvicinare i due Stati. Ma che non porta alcun contributo alla pacificazione.

Per arrivare poi al 1993, data storica, che con gli accordi di Oslo sembra portare una nuova ventata nel processo di pace, durante la quale Yasser Arafat, leader dell’OLP, e il premier israeliano Yitzhak Rabin, paiono trovare un accordo durevole. Aspettativa purtroppo mancata, in quanto il primo ministro israeliano Rabin, la cui figura aveva acceso grandi speranze, nel 1995 viene assassinato da un estremista ebreo, che interrompe brutalmente il percorso sulla via di una pacifica convivenza.

Dunque, un’opportunità di pace mancata quella del 1993, che mette fine a ogni buona intenzione e si lascia appresso ancora una lunga scia di odio da aggiungere a quello già persistente.

Rimanendo neutrale nell’esposizione dei fatti senza cedere a facili semplificazioni, l’autore sottolinea le leadership israeliane e palestinesi soffermandosi sul ruolo dell’attuale Primo ministro Netanyahu salito al potere nel 2019 dopo aver vinto le elezioni. Che inaugura una stagione segnata dall’aumento degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e da una politica sempre più conservatrice e militarista.

Marco Travaglio citazioni
Marco Travaglio citazioni

Le cui intenzioni nel sabotare il processo di pace rafforzano gli estremisti di Hamas e indeboliscono la fazione moderata di Abu Mazen.

Oggi, il Primo ministro, secondo quanto riferisce l’informazione, e come riporta Travaglio nel suo testo, pare essere titubante sul fatto di negoziare la fine del conflitto che ha visto Gaza, da un anno a questa parte, dopo il terribile attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, nel mirino dei bombardamenti israeliani che già hanno fatto oltre 42mila morti. Con la distruzione di genti e di città che rafforzano la crescita degli estremismi, governati ad hoc dai terroristi.

“I palestinesi sono un popolo arabo originario della Palestina (termine derivato da Filistei), regione delimitata a nord da Libano e Siria, a Ovest dal Mediterraneo, a Sud dall’Egitto e a Est da confini variabili nei secoli…”

Il testo Israele e i palestinesi in poche parole si chiude con un appello a comprendere la complessità del conflitto, oltre che la necessità di trovare una soluzione diplomatica per porre la fine a decenni di sofferenze e ingiustizie per entrambi i popoli, grazie a un’opera che si distingue per il suo intento divulgativo. La quale, presentando una cronaca distillata dei fatti, cerca di rispondere ai dubbi e alle perplessità di chi cerca di comprendere l’attualità del conflitto senza farsi trascinare dalle emozioni e dalle opinioni di parte.

Nel suo testo, peraltro eccellente, Travaglio non si schiera a favore o contro l’una o l’altra realtà.

E, con l’equilibrio che gli appartiene, quello di giornalista di razza quale è sempre stato, rifiuta a priori il concetto della ‘tifoseria’ di genere, soprattutto su un tema così sensibile e controverso     quale la guerra.

Quando poi c’è di mezzo un conflitto dissennato come quello tuttora in corso, la cui origine è da ricercarsi nella voglia di supremazia politica di Israele, che ha portato ad acuirsi il bellicismo fra i due avversari, l’onestà intellettuale di Marco Travaglio è una peculiarità a prescindere.

“Se il 7 ottobre 2023 Israele era tornato per un giorno dalla parte della ragione, o almeno dell’aggredito, in poche ore Netanyahu è riuscito nell’ardua impresa di riportarlo da quella del torto, o almeno dell’aggressore…”

 

Written by Carolina Colombi

 

Info

Leggi la prefazione di Moni Ovadia al libro “Oltre il muro Gaza – Beyond the Wall Gaza”

 

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