Prima edizione del “Premio Samuel Fernando Pezzolato” – bando di partecipazione, sezione poesia
“A noi,/ che amiamo il connubio/ di anime e corpi.”
“To us,/ lovers of the union/ of bodies and souls.”
“Σ’ εμάς,/ τους εραστές της ένωσης/ σωμάτων και ψυχών.”
Regolamento “Premio Samuel Fernando Pezzolato”
1. La prima edizione del Premio Samuel Fernando Pezzolato è promossa da Oubliette Magazine e dal poeta torinese Samuel Fernando Pezzolato che, nel 2024, ha pubblicato l’edizione trilingue (italiano, inglese, greco) della raccolta poetica “È giunto il maestrale – The Mistral Came” con Edizioni DrawUp.
La partecipazione al Premio Samuel Fernando Pezzolato è riservata ai maggiori di 16 anni.
La partecipazione al Premio Samuel Fernando Pezzolato è gratuita.
Il tema libero.
2. Articolato in una sezione:
Poesia (limite 100 versi)
3. Per la sezione Poesia si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.
Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.
Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.
4. Premio spedito gratuitamente ai vincitori:
1° classificato: raffinata coppa con inciso il proprio nome + attestato
2° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato
3° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato
4° classificato: attestato
5° classificato: attestato
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 30 settembre 2024 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Alessia Mocci (Editor in chief)
Samuel Fernando Pezzolato (Poeta)
Miriam Ballerini (Scrittrice e collaboratrice Oubliette)
Franco Carta (Poeta e scrittore)
Simona Trunzo (Illustratrice, scrittrice e collaboratrice Oubliette)
Rosario Tomarchio (Editore e scrittore)
Carolina Colombi (Scrittrice e collaboratrice Oubliette)
7. Il Premio Samuel Fernando Pezzolato non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Premio Samuel Fernando Pezzolato” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook.
10. È possibile seguire l’andamento del Premio ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Premio Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione!
MISE EN ABYME
S’incarna nel bouquet di gigli
il tuo profilo,
era l’ardenza e l’oblio,
la voce di dentro
che bussava forte alla notte,
lo sballottio d’uggiosi stampi
tra le parentesi di fiele.
Sul viso il negato abisso
– stai andando alla Fiera di Scarborough? –
s’infoderava la coda d’agli
e si mischiava al serto di pomelli
un verde groppo di radici,
fumigava la sublime cima
– verde marino d’erbosi legni –
rugginina di smeraldi vivi
nelle cuciture di scerbati pruni.
E negando il tuo stesso viaggio
berrai al frutto del distacco,
dell’incurante torpore
d’inflessi poggi.
Thea Matera
Dichiaro di Accettare il Regolamento
Thea, potevi anche non “firmati”! (ben tornata)
Buon pomeriggio Marco:)
L’arcobaleno
Sette
sono i colori
di questo dipinto
che sopra, su nel cielo
appare dopo che la pioggia cade
magnifico è l’arco che vediamo da lontano
rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, viola.
Rosso
L’amore.
Colore del sangue
che scorre nelle vene.
Marte e raramente la Luna
il rubino, la pietra del desiderio
vestono di questo profondo colore
che dipinge il Natale con le sue stelle e il suo calore.
Arancione
Il desiderio.
Sono le tonde arance
a coprirsi di questo colore
e le foglie d’autunno che cadono
dipingendo quei bei viali di settembre
prima che il vento o chiunque altro le spazzi via
arancione che tinteggia il becco dei cigni e il petto dei pettirossi.
Giallo
L’energia.
Il colore dell’oro
il metallo più prezioso
lo vedi quando chiudi gli occhi
e in quelle distese immense di girasoli
tono di tanti fiori e rose per indicare gelosia
colore della luce e dei raggi di sole che illuminano il mondo.
Verde
La speranza.
Lui è il più diffuso
nel nostro pianeta Terra
lunghe distese d’erba nei prati
e i parchi affollati di gente colorati
di verde come lo smeraldo, le foglie d’aprile
e le foreste pluviali tropicali essenziali per la nostra esistenza.
Blu
La purezza.
Il grande mare
il colore dei bei fiumi
blu è il cielo senza le nuvole
i laghi che ci fanno tanto sognare
c’è una pietra preziosa che si chiama zaffiro
ed un frutto immensamente gustoso che si chiama mirtillo.
Indaco
Il più bello.
Non conosco cose
che sono tinte di indaco
una volta mi è parso il mare.
Alcuni non sanno che colore sia
si trova nel mezzo tra l’azzurro e il violetto
ma è nell’arcobaleno e questo è già di sé una poesia.
Viola
La spiritualità.
Alcuni sono scaramantici
non è lo strumento musicale
ma il colore che dal fiore prende il nome
c’è una pietra preziosa che si chiama ametista.
Lo si ottiene da una combinazione tra il rosso e il blu
e a settembre a me fa impazzire l’uva viola e il suo sapore.
Accetto il regolamento – sezione Poesie
Alessio Asuni
IL MARE ALLA TUA CASA
Scenderò le pendici dei tuoi occhi
dalle rupi dell’iride filante
e cadranno pensieri in trasparenza
nei veli della luce che fonde il tuo viola
fra getti d’onde scivolerà lo sguardo le sue schiume
e porterà i suoi fiori alle pupille
Catturerò le stelle alle burrasche
e dagli abissi raccoglierò le lune
scendendo le cascate dei tuoi occhi
e dal mio cuore cadrà acqua che canta
e porterò sui flutti il mare alla tua casa.
Francesca Giustini
Dichiaro di Accettare il Regolamento
Sempre imprevista accade
La galaverna brillante di sole,
Appesa ai rami nudi,
Oltre il passo e le sue nubi.
E mentre al mio fianco
Spensierante stai,
S’incurva all’orizzonte
Un pezzo della nostra strada.
Dichiaro di accettare il regolamento
Il vecchio pescatore
I
O Com’è curva la schiena del vecchio
pescatore, è simile alla grigia
canna che impugna con debole forza
per pescare. Le ondate schiumose
si frangono sopra gli scogli; schizzi
raggiungono le cavernose rughe.
Ramingo, solingo sul molo a luglio
all’albeggiare, come la mia anima
che tutto osserva. Anch’essa è così
solitaria e mesta, dal bianco volto.
II
Tremule sono le braccia del vecchio:
stanche nell’incurvare del cimino
della canna; dove quel greve mare
ingoia la lenza con veemenza
nelle oramai sfiorite mani bianche.
Guarda l’apparente orizzonte, il vecchio,
con guardo amareggiato per la vita
che non ha vissuto. Per sale nelle
ferite ed il vuoto che sente dentro.
Tremule braccia come i suoi pensieri.
Alessio Romanini- Dichiaro di accettare il regolamento
Nel ventre di mia madre
Fui in lei un tempo,
desiderio pensiero
caso germoglio fiore
frutto, nel ventre
di mia madre linfa fui
e ritmo, impulso elettrico,
moto del cuore,
primo suo pensiero
del mattino,
ultimo della sera.
La doglia dolorosa
ci separò, poi l’altro
strappo. Ora in me giace,
mio pensiero ricordo
struggimento rimpianto
spasmo nel mio ventre
ispirazione e canto.
Francesca Santucci- Dichiaro di accettare il regolamento
DANNATA INSICUREZZA
O Eterna e dannata insicurezza,
mi incontrasti in giovinezza
e da allora,
non mi lasciasti più.
Ti imploro di sparire,
poiché,
la tua costante presenza
arreca
strazianti lacerazioni
sulla mia umana veste.
Tu mi sovrasti,
e tormenti la mia essenza quotidiana,
generando profonde ferite.
Difficili da lenire.
Hai trafitto la mia corazza,
rendendomi fragile,
Inadeguata,
Immeritevole.
Tu, Sovrana del dubbio
avvinghi e stritoli le mie capacità.
Risucchiandomi nel tuo inarrestabile vortice,
persuadi il mio intelletto,
convincendomi
di non detenere alcuna chance.
Dannato mostro.
Avvolgi e opprimi sotto la tua ombra,
scura e onnipresente,
la mia minuscola aura.
Impedendo,
anche ad un misero spiraglio di autostima,
di prender luce.
Son poche le certezze che mi accompagnano nella vita,
Tu, eterno tormento,
sei una di quelle.
Son certa che,
anche in fin di vita,
tra i tanti sentimenti che avvertirò,
Tu, sarai la prima.
Pronta ad aspettarmi.
Come preda sotto i tuoi artigli
Mi terrai per mano
E non mi lascerai.
Nemmeno in punta di morte.
Vorrei schiacciarti,
e, farti provare
cosa tu significhi per me.
Vorrei poter respirare,
senza sentirmi soffocata.
E ridere
Fiera, di essermi finalmente,
sbarazzata di te.
Ma, sono certa che,
Senza te,
Dannata insicurezza
Non saprei più vivere.
Mi sentirei vuota
E forse
Troppo libera
Per sentirmi sicura.
Demone eterno
Affamato e insaziabile
Ti nutri della mia
Umile anima.
Portando lentamente via
Ogni parte di me.
SANZONE GESSICA
Dichiaro di accettare il regolamento
Vive
Madre mia volata presto
di te non mi resta il sorriso
eppure lo eri , tutta dolcezza
eppure lo eri, tutta gentile.
A me appartiene un vuoto
liquefatta la memoria
incolmabile cratere :
mio inciampo eterno.
Alessandra Sorcinelli
accetto il regolamento
Il riposo della mente
Camminare su un sentiero
schiacciando l’erba secca sotto ai piedi …
Un ramarro mi attraversa davanti
e un uccellino mi fa sentire i suoi canti …
L’acqua del fiume
scivola via sotto al sasso ,
mentre una cascata borbotta
quando l’acqua cade in basso …
Le rose delle alpi espongono tutti i loro bei colori
e il bosco attorno lascia andare tutti i suoi odori …
E’ la pace della gente …
é il riposo della mia mente …
Oswaldo Codiga-Accetto il regolamento
La ballata degli oleandri
Danzano gli oleandri
al vento di primavera
in prossimità del mare
che sbuffa sulla scogliera.
Ti rincorro con gli occhi
mentre sulla sabbia voli
insieme ai miei pensieri
sparsi in mille rivoli.
Ballano gli oleandri
con i refoli di maggio
tra tanti profumi sparsi
per quell’ultimo miraggio.
Ti condurrò dentro, in me,
qual mitologica ninfa
e come fiore d’agave
ti donerò nuova linfa.
Fremono gli oleandri
al volo delle rondini
nel mentre tutto dondola
tra le siepi nei giardini.
Non lo vedi nel silenzio
battere il nostro cuore
per poi scandire ancora
nel tempo questo amore.
Tremano gli oleandri
anche adesso ch’è sera
tra i troppi e più colori
del tramonto la chimera.
E tanto è il dolore
per la paura di perderti
tra le fessure del tempo
senza più riconoscerti.
Piangono gli oleandri
gocce di lacrime lucenti
nel mentre tutto finisce
in quelle perle pendenti.
Vanno pur sempre insieme
per le incantate terre
i nostri dolci sussurri
senza lasciarsi sedurre.
Ballano gli oleandri
al rintocco di campane
che va di ramo in ramo
col tempo che ci rimane.
PS) accetto il regolamento
TEMPESTA DI DIAMANTI
Piovvero gocce dure come diamanti.
Dove colpivano, lasciavano il segno.
Si frantumavano le vetrate, le lastre dei tetti leggeri,
gli ombrelli si sforacchiavano come crivelli,
i tetti delle auto sembravano enormi ditali.
Si levò un forte vento, che sollevò da tutte le parti
i frantumi di quella ch’era stata la città.
Volavano fogli di quaderni
e registri delle tasse, come aquiloni,
in enormi trombe d’aria,
levate da terra alle nuvole minacciose.
Sembrava la fine del mondo.
A questo punto, voi vi aspetterete
che la discarica di rifiuti
si trasformasse in qualcosa di bello
o in qualcosa di terribile.
Che esplodesse il bubbone di liquame,
trasformandosi in drago mostruoso,
oppure che rose e fiori olezzanti
svolazzassero in una musica celestiale
sulle pendici della collina artificiale.
Nulla di tutto questo, cari miei.
Né la pioggia di diamanti, né il vento liberatore
che ridusse a brandelli la città
ebbero alcun effetto
sull’ammorbata collina degli odori.
A futura memoria.
Qui i posteri svolgeranno i loro scavi
archeologici, per ricostruire la nostra civiltà.
Alberto Arecchi
Dichiaro di accettare il regolamento.
L‘ora delle formiche – dedicata a Ettore
Sognavo di essere un pittore –
di trasformare le cose infelici e bugiarde, che gravitavano come falene,
secondo le mie cicatrici
in un atto di speranza meno amara
per chi, come me,
fosse stato abortito dal proprio cordone ombelicale;
di trovare tra le pennellate, che bruciavano come il creato, il mio asse
con cui attraversare quella trincea
e, con essa, coniugare l’eclissi dei miei batticuori nella quale respiravo
in una casa da abitare.
Stretto a letto nella posizione di una sillaba di luna –
mani e piedi molli e muti –
perdevo lentamente l’approdo con il mio corpo ancora acerbo
per svegliarmi nell’infinito tra la fortuna e Dio;
pendulo dalle mie labbra
il mondo appariva confuso, inafferrabile, sconosciuto
dalle ombre in movimento e nervose
quasi delle piccole formiche nel cerchio di un’ora;
c’era un ricordo a resistere come un fiore
in quella terra di mezzo
nuda come ero nudo io, e arsa dalla carne,
e mi aiutava ricomporre con le sue zolle il quadro imperfetto del mio nome.
Anche gli angeli dormivano
mentre le mie ossa si stringevano in un pentagramma d’inverno
la cui clessidra era una parola scomposta nel vuoto
e l’urgenza una malattia.
E io sognavo ancora, senza paura, di diventare un pittore –
una pennellata era per sopravvivere
un’altra per salvarmi, e la terza era per esistere nella cruna di una preghiera
mentre liquido il mio pensiero, ed evanescente, quasi un’aritmia d’amore, si faceva alba.
Davide Rocco Colacrai
– Dichiaro di accettare il regolamento –
FUGACE
Fugace
come la stagione del nord
mi conduce
ad uno stato letargico
verso la quiete
dell’anima e della mente
questa vita
sì improvvisa e cruda
che agita
turbolenti giochi infantili
e che miete
vittime d’amore e di eros.
(Angelo Bonanno – Accetto il regolamento)
OMBRA
Stanotte
Ho tradito la mia ombra
Silenziosa
Ed ho seguito la tua
Solenne
Conforme a quella dei miei sogni
Rampante
Come un cavallo ubriaco
Ho litigato con le lucciole
Gelose compagne mie
E la luna…
La dolce luna
Restava inutilmente a corteggiarmi
Io seguivo la tua ombra
Sognante e quieta
Scevra dell’onta di quest’epoca
Risonante
Di un romantico sorriso
Ed ho temuto solo quando
È scomparsa all’alba
Ed io quasi gridavo
Mi agitavo spasmodicamente
E mi svegliavo
Abbracciato ad un’altra donna
Vento celeste
Ho visto una nuvola come l’ombra
di un vento celeste e lontano
sulla terrazza luminosa della nostra casa.
Tra lunghi fili di biancheria che sventola
colorati auguri di ben tornato
mi aspetti pallida e sola
come una colomba.
Fuggita dalla alcova
scavata dai giorni di attesa
nella nebbia dolorosa di aride stanze
mi chiami appoggiata alla ringhiera
abbracciata dalle nuvole basse.
Le allontana una raffica
del vento celeste
ti fa luminosa come una stella.
Ancora la tua voce che dice”non te ne andare”.
Parole rimaste con me,
vive come il dolce lamento
di una sirena che ascolto, pentito Ulisse,
sulla via del ritorno.
Le mie mani sul tuo viso,
asciugano le tue lacrime.
Mi dici “sei qui, qui nelle mie lacrime.
I miei capelli adesso volano alti tra le tue mani.”
Marcello Comitini
accetto il regolamento
CINZIA PANUCCIO
ACCETTO IL REGOLAMENTO
L’AMORE INVERSO…E SE FOSSE L’ULTIMA VOLTA
E se fosse l’ultima volta che ti prendo la mano,
che stringo forte al cuore,
l’ultimo frammento di noi.
E se fosse l’ultima volta che sfiori la vita
che agiti le tue ali silenziose
mentre cerchi di volare via da me.
E se fosse l’ultima volta
che sorridi, davanti alle foto
che raccontano la nostra storia
se questa tua anima si unisse per sempre alla mia.
C’è un lago dove ho deposto il nostro amore
le nostre vite sono scivolate all’improvviso
in un burrone
tra lividi, sangue e ossa rotte
spezzate dalla lama di un coltello.
È un amore inverso il mio,
un amore senza fine da cui ho tagliato i fili
che ora volano come palloncini bianchi
nel cielo azzurro.
Son caduti petali di rose
accanto al tuo corpo inerme
in un abisso di perché.
È un amore fragile il nostro,
delicato come le nostre vite,
generoso come il tuo grande cuore.
Questo Natale sarà vuoto,
come la tua cameretta
come quella laurea appesa al muro
come un diamante grezzo.
Sono un bravo ragazzo,
uno dalla faccia pulita
uno come tanti della mia età
ma ti ho ucciso senza pietà,
mentre guerriera lottavi
fino all’ultimo respiro per la tua libertà.
Sono in un disequilibrio instabile,
particolare che sembra trascurabile
un’altalena di filo spinato
tra gelosia e possesso
ora mi ritrovo assassino
solo con me stesso.
E se fosse l’ultima volta che ti do un passaggio
che sfioro i tuoi capelli,
che sento il tuo cuore battere
che ascolto le tue parole.
Sono il tuo ultimo errore
quello fatale, quello letale.
E se fosse l’ultima volta che ti innamori
…ma questa è l’ultima.
Addio GIULIA.
“ The wall “
Cadono le ragioni
nell’ombra del disprezzo.
Una colata di cemento
e l’orizzonte scompare.
Un cielo livido sotto
i colpi dell’ingiustizia,
senza alcun rimpianto.
Giochi innocenti, interrotti
da una linea che strozza
i vocii e lacera i loro sorrisi.
Figure di cartone e nomi
che non hanno più un senso,
dietro quel mezzo metro
di spessore e di vergogna,
che divide la libertà,
dalla condanna.
( Osvaldo Crotti – Accetto il regolamento )
Se fossi una stella
brillerei di magnificenza
al cospetto del divino cielo
avvolto di pensieri e mare.
Accetto il Regolamento Sezione Poesie Arianna Di Presa
Angoli
Ci sono angoli
Di Città che
Seppur diverse si somigliano
Anzi
Appaiono proprio uguali
Negli angoli
Dei muri e
Delle case
L’ intravedenza
Di una piazza
Le persone che li abitano
Ne delimitano i contorni
Gli stessi sentimenti.
accetto il regolamento
UN PUGNO SUL CUORE
Lasciatemi parlare.
E’ così lontano il giorno,come la notte quando c’è tempesta.
La paura serra il cuore, amica della morte la solitudine.
Mi perderò nella neve e nessuno se ne preoccuperà.
L’anima è vuota, un suono misterioso e lontano la mia voce.
Ed è rosso di sangue il mio foglio mentre muoio senza morire.
Ma non c’è bavaglio che tenga chiuse le mie labbra.
Fra sentieri di lupo cerchiamo la nostra libertà.
accetto il regolamento
FARFALLA
Timida farfalla,
sei molto rara, destreggi con disinvoltura,
in questa natura.
Con ali bianche sorvoli il pensiero,
ti dirigi nell’inespresso,
ricomponendo il senso,
nel danzare in cielo aperto,
tra la musica del vento.
Accetto il regolamento
Sez poesia
Michela Minini
CITTA’ VUOTA
Risuonano i miei passi lungo corridoi
di portici in letargo.
Dalle finestre chiuse dei palazzi
la danza del vuoto nelle stanze.
La solitudine seduta sulle sedie
coricata sui letti attende.
Il canto del silenzio approda
nell’animo stanco.
Le saracinesche abbassate dei negozi
riposano la retina.
Le dimensioni della piazza sono quelle
di quando fanciulla
mi sperdevo nel suo cerchio.
Un suono forte di campane.
Nemmeno una persona intorno.
In questi luoghi,
lunghe radici, affondo:
di ricordi, di morte, di rinascita,
di respiri di vita.
Di questa città che oggi mi appartiene,
mi nutro.
Serenella Menichetti
accetto il regolamento
Piove
Piove e tu non ci sei;
gocce in toga nera
battono le cime degli alberi,
impalati come scheletri.
Piove
sull’incantesimo
che sfiorì i nostri corpi
nel fuoco fatuo dell’addio
e lasciò il nostro letto di rose
solo come un uovo intatto
nella stanza gelida
come un alveare d’inverno.
Piove
e a nessuno frega niente,
dell’alba che non trionfò,
affogata nelle notti come
in un pastrano.
Piove
e siamo deserti
su un cielo di colla,
sbiadito come una pellicola
usurata
Piove
e la morte lascia ghirlande
sul mio corpo sfinito
in un sonno di tuono
e i fantasmi sono nubi,
che scollano album di famiglia
come coriandoli nell’eterno carnevale
di un tempo senza tempo
e tu metti le dita nel mio ossigeno,
lasciando le mie mani secche in apnea
mentre piove noia
come una musica strana
e tu stai sul vetro
come in un monastero
con le sue croci d’acqua,
fino a quando
dai tropici delle mie lacrime
fiorisci;
ancora intatto.
Dichiaro di accettare il Regolamento.
Potevi
Quanto importante sei, quanto singolare?
Che cosa non faresti per farti notare?
Ignori i tuoi grovigli, agiti i tuoi deliri,
taci gli inganni, fingendo veri sospiri.
Potresti almeno sforzarti un poco:
comporre, ad esempio, il prima col dopo,
delimitare i confini di ciò che è confinato,
il tuo piccolo mondo, il tuo filo spinato.
Ma tu fai il furbo,
cambi il segno alle cose,
il più lo fai meno,
ne distilli un nuovo veleno.
Viver per te vale quanto scordare,
rinneghi oggi ciò che bramavi ieri.
Hai pensieri da servo, da prigioniero.
Potevi esser libero, essere vero.
accetto il regolamento
accetto il regolamento ALDO RONCHIN
MANO NELLA MANO
Ricordo quando mi tenevi per mano
mentre i miei piccoli passi
esploravano curiosi
l’incerta strada della vita.
Erano mani calde le tue
che odoravano d’amore
e mi stringevano forte a te
perché non conoscessi pericolo.
Una perfetta cornice al tuo sorriso
era quel vestito nero con i fiori
che profumava di bucato fresco
raccolto in un giorno di sole.
Pronta a donarmi i tuoi sogni
accantonati per un tempo migliore
felice di affidarmi con fiducia
le tue certezze nel domani.
Ma si sono consumati troppo in fretta
quei giorni a noi concessi
ed ora sono io a tenerti per mano
anche se è troppo debole la stretta
e tu che accenni un sorriso aprendo gli occhi
mentre la flebile voce tenta un saluto
che si perde sul cuscino.
Tocca a me ora mentire
a regalarti speranze inutili
certezze?…quelle no non riesco a dartele
non sono così bravo.
Ed allora ho fatto come hai fatto tu
e tenendoti stretta la mano
ti ho accompagnata laggiù fino al cancello
che io non posso oltrepassare
e ti ho guardata attraversare leggera
la linea dell’orizzonte
dove milioni di farfalle
ti aspettavano per portarti via.
Ed è stato solo allora
che asciugando una lacrima
ho aperto la mia mano
e ti ho lasciata andare.
COSÌ VELOCE, COSÌ LONTANO
Si intravede una fetta di cielo dove nuvole
si ripiegano come fazzoletti ben stirati.
Dove corsa si sa non bastare,
forza di braccia nulla riuscire a portare,
tolleranza non accontentarsi d’indifferenza.
Tutto è così veloce: vivere come morire,
stare e non sapere se ingannati, felici
o soltanto appoggiati ad uno sguardo,
all’arrivo tra applausi, o quando
tutti già se ne sono appena andati.
Lasciando appeso lo striscione dell’arrivo,
le lane sucide che si disfano, sgranandosi,
gli abbracci da cui bisogna, infine, staccarsi.
[Accetto il regolamento del contest]
Diego Civita Gianvincenzo
“Storia dell” uomo”
Sontuosi raggi
nel volto delle ere,
a corteggiar di sogni,
l’ uomo e le sue glorie perdute
in vicoli di polvere e sfarzo,
stringendo catene
o alzando bandiere di libertá;
illuminando a giorno…
quelle notti senza speranza
per l’ umanitá.
Caduti a terra,
ma rialzati in eterno
nel cielo della vita,
ognuno col suo tipico andare
cercando l’ inno della dignitá.
Sez A ( Accetto il regolamento).
SOGNO BIANCO
Dall’ultimo tocco della notte
la mattina è una grande sventura, una noce bacata
dalla sera. È solo arsura, vuotezza, vipera della sabbia.
La mattina disarma i midolli.
Veglino allora le rètine del falco
sacro nella notte, dove la mattina è grande
piena di occhi leggeri, occhi di cerbiatti
senza tagliole né feritoie. Se nella notte
quei cerbiatti rubassero gli innesti,
si allontanassero e non tornassero
alla sera – cambiassero bosco –
la mattina comunque verrebbe e sarebbe
grande, solo grande
come nella notte non più sventura,
come la notte: dolce.
Accetto il regolamento
Nico Gioli
C’ERA UNA VOLTA
La casetta di cartone
mi arrivò con il furgone
il suo nome era Cicocca:
era proprio una bicocca
C’era spazio per Susanna
quella in carne e tutta panna
e per mucca Carolina
anche lei così carina
Ma durò soltanto un giorno
e non fece più ritorno
La mia nuova realtà
son le carte fedeltà
(È con lor che faccio i conti:
son le carte per i punti)
accetto il regolamento
UNA LACRIMA
Solo una lacrima si attarda,
rimanendo con insistenza in un solco,
in una guancia ormai invecchiata,
dagli anni e dalle intemperie.
Dicono che i forti non piangono,
ma quelle lacrime sono liberatorie
di emozioni costretti a reprimere,
quando l’invaso è pieno, tracima.
Quella lacrima è testimonianza
degli umori che si vivono,
di gioie o dolori inaspettati
di una vita che va vissuta ed amata.
Giuseppe D’Acchioli
accetto il regolamento
NON POSSO PIÙ VOLARE
Sono vecchietta e sto male,
sono triste,
perché non posso più volare.
Ero un’aquila felice,
volavo nel cielo azzurro o nuvoloso,
diventavo una rondine
appena arrivavo
nella mia lussureggiante Italia,
abbracciavo ogni angolo
della mia splendida Sicilia,
correvo colma d’amore
verso i miei dolci tesori.
Ora è tutto finito,
sono stanca, le mie gambe
non possono più camminare bene,
sono piena di dolori,
e la mia Italia è dentro il mio cuore!
La penso notte e dì,
i dolci ricordi dilagano
nella mia memoria
sempre in ebollizione
e tante lacrime scendono giù,
e non posso fermarle.
Un fiume di lacrime
nel mio cuore
colmo d’immenso dolore,
ma l’amore scricchiola
ed è sempre in ebollizione
e m’inonda di felicità il cuore!
Tempesta di blu.
Fuoco e fiamme blu crollan giù,
Zolfo è, nulla mai in tal modo fù.
In cima a fondi quieti del profondo mar, celante meraviglie e misteri, che tali sarebbero rimasti,
Fosse stato per gioie, civiltà o cultura così sarebbero restasti, ombrosi, custodi di leggende mai svelati.
¿Cos’è l’uomo, cos’è donna, se brama il potere e la presunzione di ottenerlo?
Caro mio fuoco blu,
¿Assai volte loro sfruttarono la tua bellezza?
Ancor più il tuo imperioso abile potere.
Haronne, Hesperia Crofth.
Accetto le condizioni del regolamento.
CUORE APERTO
Nel cuore del silenzio, un’eco sottile, di gocce che cadono, un soffio gentile, la sensibilità danza su fili di luce, in un mondo che spesso non la induce.
Nel tocco leggero di un petalo rosa, nel sussurro del vento che canta una prosa, si cela il segreto di chi sa sentire, di chi con l’anima può percepire.
Ogni sguardo è una storia, ogni voce una canzone, per chi con sensibilità vive ogni emozione. È un dono che brilla, ma anche una croce, un cuore aperto, una fragile voce.
Sente la gioia che esplode nel cielo, ma anche la tristezza del più lieve velo. È un fiore che sboccia nel giardino del cuore, nutrito dall’amore, dall’altrui dolore.
Con occhi di cristallo guarda il mondo, cogliendo bellezze che altri non vedono in fondo. Si commuove per l’alba, per il mare che ride, per un abbraccio sincero, per un’ombra che incide.
Nel buio della notte, una luce si fa strada, la sensibilità che mai si degrada. È la chiave segreta di un’armonia sottile, che trasforma il banale in un sogno gentile.
Così vive e respira, questo cuore sensibile, tra lacrime e sorrisi, in un mondo invisibile, dove ogni battito è un palpito d’amore, ogni istante vissuto con infinito ardore.
DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO
La Luna in un cielo stellato
Immaginando un cielo stellato,
Terra mia mi sento cullato.
La Luna mi è degna testimone
di questa insostituibile sensazione.
Tra i meandri del mio soffice cuscino
Giaccio inerme al mio destino.
Luna mi consoli nei tuoi prati sconfinati
Terre che si avvicendano nei luoghi rinomati.
Sto lì attonito ad attenderti
Figliolo mio mi dici: io sono qui ad accenderti.
Come gli alberi del creato tendono verso il cielo
Così l’attrazione dei mari e della terra volge al disgelo.
Mai temere la forza del cielo stellato,
tutto nei sogni e nella realtà è accastellato.
DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO
FRA IL GRIDO E L’INFINITO
(a Victor Jara, cantautore e musicista cileno ucciso
dalla dittatura di Augusto Pinochet il 16 settembre 1973)
Fu in un giorno di un settembre
maturato troppo in fretta
sul calendario dell’inverno australe
e Santiago il raggio della paura iscritto
nel cerchio irregolare di uno stadio
che mi trovarono riverso in un corridoio
al secondo piano con l’addome scavato
a forza di botte a cercare chissà quale verità
e la mano a strapiombo indossando le ultime note
a ricucire l’istmo fra le corde e la chitarra.
Hanno detto che avevo gli occhi
rimboccati al passato in un canto
fra il grido e l’infinito e sulle labbra
il cotone sterile d’un nonnulla di fiato
quasi un brivido d’ansia a ridisegnare
i confini dell’aria.
Ed io rammento la mia schiena inchinata alle ombre
come se scendesse un sipario di tramonti
alla fine del mondo e nascondessi
gli iridi al di là di una frontiera di arcipelaghi
ogni volta che sovra incidevano sulla mia nudità
il peso del loro odio a fermarmi l’accordatura del cuore
come un silenzio di ciglia sul finale sfumato di un refrain.
E ora che la mia voce sussurra ancora
come un tessuto di pioggia gualcito
rimango in attesa ad imitare l’eco delle aritmie,
il filamento taciturno delle foglie, la solitudine delle notti
nel sonno degli alveari; nient’altro che un fiore
nell’oceano del suo profumo, stelo immobile di neve
trafitto da una radice di brezze.
DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO
PAURA.
P àce
A more
U nita’
R iconciliazione
A ccoglienza
Accetto il regolamento
Madre
Lo sei?
Sei mai stata madre?
Hai lacerato
le mie carni,
con risa di scherno
hai affermato
la tua indipendenza,
sulla mia anima
hai rinnegato
il tuo amore.
Madre!
aspetto una tua carezza,
che incontra la mia
come neve lieve
che cade nel mezzodì
tra fangose bugie
e mortificanti dinieghi.
Sogno, oh madre,
quel momento celestiale
dove il tuo cuore
incontrerà il mio,
nel limbo celeste
del nostro amore.
Madre,
dove sei?
Dispersa tra
la tua sete di libertà
e l’indifferenza
Adel mio vivere.
Dov’eri
quand io urlavo il tuo nome
rinchiusa
tra gli artigli dell’orco!
Dov’eri
quando il terrore
prendeva forma
nel mio letto di spine?
Madre!
Ti vedo inseguire
quella libertà fugace
che si libra
in un cielo plumbeo
ricco delle mie lacrime.
Madre!
T’aspetto!
Aspetto quel tuo sorriso
che aprirà, alfine,
anche per me,
le porte del paradiso.
accetto il regolamento
IL TEMPO
Il tempo
ha un solo verbo quando il corpo
si arrende al tuo calore.
Trattiene il fiato,
nella baia silenziosa delle maree,
in attesa.
Non incalza i minuti,
non avanza pretese.
Fermo nel presente,
nel fluido di una bolla attorno a noi.
Siamo qui, siamo ora.
Né passato, né futuro avvolge
le labbra socchiuse
distanti un filo d’erba,
tra baci posati su guance tremanti
e capelli che odorano ancora
di sospiri e saliva,
di pelle e di mani.
IL TEMPO
Il tempo
ha un solo verbo quando il corpo
si arrende al tuo calore.
Trattiene il fiato,
nella baia silenziosa delle maree,
in attesa.
Non incalza i minuti,
non avanza pretese.
Fermo nel presente,
nel fluido di una bolla attorno a noi.
Siamo qui, siamo ora.
Né passato, né futuro avvolge
le labbra socchiuse
distanti un filo d’erba,
tra baci posati su guance tremanti
e capelli che odorano ancora
di sospiri e saliva,
di pelle e di mani.
Maria Anna Martino
Accetto il regolamento
Linda Motti accetto il regolamento
PAURA.
P ace
A more
R iconciliazione
A ccoglienza
Al fiume
Tanto tempo fa
le donne andavano
al fiume a lavare i panni.
Tessuti con le loro mani
con gesti antichi,
come l’avevano fatto
le loro madri
e le madri delle loro madri,
fino all’alba dei tempi.
Tessuti in lunghe ore
passate al telaio.
Intessuti con i loro sogni
di un lieto futuro felice.
Tra una chiacchierata
una cantata,
una risata,
le donne lavavano via
lo sporco dei loro panni.
Lo stendevano
Sugli oleandri in fiore
Lungo il letto del fiume.
Affidavano il bucato
Al sole,
Al vento che lo accarezzava
Dolcemente
Accetto il regolamento
Da qui vedo il mare
Da qui vedo il mare.
Attraversa il nero di due profili vicini
e il muoversi silenzioso
di bocche che si sfiorano.
Mi appare
come un volo di gabbiani al mattino,
le ali troppo fredde
per distendersi con grazia oltre l’infinito.
Da qui lo vedo il mare, anche ad occhi chiusi.
Vedo quelle onde brucare la sabbia,
mordere un labbro di spiaggia,
ingorde di vento urlato all’improvviso.
Accetto il regolamento
SUL TRONO DELLA FELICITÀ
Ho sognato il deserto
Sabbia ed ancora sabbia
per miglia e miglia
Ero il Re della Desolazione
Danzavo sulle miserie accecanti
di polvere e fango
e riuscivo a struggere
il riverbero del sole
innalzando
le mie braccia al cielo
Gridavo al deserto
brama di libertà
Nessuno mi giudicava o mi feriva
Ero sul trono della felicità
Saverio Giannini
Accetto il regolamento
Dio soltanto
Più in alto dell’ultimo cielo
ho dipinto il mio volo
e mi parve sublime
essere prigioniero e vittima
dell’amore che avevo dentro.
Un gesto, un solo gesto
di pace al cuore mio ho rivolto,
e un senso di abbandono
mi ha pervaso. Eccomi o Dio,
alla tua delicata carezza
il mio essere affido e mi sollevo,
libero, affranco il mio spirito
dalle cure del giorno
e dalle esasperazioni della notte.
Il parossismo non mi appartiene,
e solo il tuo sguardo,
come un soffio di vita, mi darà
senso e lungimiranza all’infinito.
accetto il regolamento
Grecalia
Ulisse navigò
Il salso mare adriatico,
il colto Jonio, l’irato Tirreno.
Lo perdemmo a Citera. Lo scorgemmo tra Cariddi e Scilla.
La onda schiumosa ci trascinò lontano e lo vedemmo salutarci.
Restai casa senza padrone, campo senza aratore, allievo senza maestro.
Dei lontani, ridatemi la vista per ritrovare la rotta verso la mia amata Atene.
Efebo, per punire i troiani, mi unii ai guerrieri del mio re.
Efebo grazioso ma povero, i nobili mi disprezzarono. Non cavaliere, non fante fui. Lavapiatti mi
nominarono. Non armi ebbi, ma stracci. Mi vide Ulisse.
Con lo sguardo mi misurò. Mi fece suo discepolo e io lo elessi a mio maestro e amante.
Esplorammo assieme i piaceri della mente e del corpo.
Quando conquistata Ilio, mi offrirono il ritorno ad Atene ricco di onori e prede, rifiutai.
Mi imbarcai con il mio maestro a cui mi ero donato corpo e anima.
Entrambi fummo delusi da quella epopea diventata una squallida storia di violenze, tradimenti, massacri, stupri.
Vedemmo entrambi che non vi era gloria in quanto fatto.
Il maestro ci assicurò che presto saremmo tornati in patri a, ma io sentii il canto del suo cuore
Che anelava a cieli sconosciuti sopra mari tempestosi punteggiati di isole feconde.
E per amore lo seguii lasciando che fosse il desiderio per la sua mente e per il suo corpo a guidarmi.
Dalla prima ebbi in dono saggezza e conoscenza, dal secondo amore e passione dei sensi.
Ora solitario alle foci dell’ Istros là dove le torbide acque entrano nel Pontos Axeinos,
vivo dei doni che mio offrono i barbari Sciti affinché insegni ai loro figli la parlata greca.
Allora racconto loro di Ilio e della guerra per la bella Elena. Illustro gli eroi, racconto come vincemmo e
tornammo. Ma quando con la parola onoro Ulisse , un groppo mi chiude la gola e piango. Allora gli
innocenti efebi si chiedono in cosa mi hanno offeso e cercano di consolarmi.
accetto il regolamento
Che forza!
“Io di tempo e pazienza ne ho”
sta pensando la piccola goccia
che per mesi e anni scavò
arrivando a bucare la roccia,
era lieta di questa sua sorte
si sentiva di certo assai forte.
Anche il sole la vide un mattino,
le sorride, le passa vicino,
con un raggio la fece scaldare
e la roccia divenne vapore.
Non pensar d’esser forte perché
forse un altro è più forte di te.
Accetto il regolamento.
Dichiaro di accettare il regolamento
Pioggia ed anima…
Scroscia il cielo dall’alba:
incrocio fugaci volti scuri,
come le fradice vie battute,
sconosciuti …
Eppure a me così vicini:
da tempo immemore
alberga la pioggia,
nel mio cuore.
RAFFAELLO CORTI – CON LA PRESENTE ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO
——————————————————————————————–
HOPE
Dalle vetrate opache
filtrano lame di luce
mentre immobile ti attendo
per il nostro tango quotidiano
La polvere disegna arabeschi
nell’aria immobile del respiro
ed improvviso…Tu
Nel tuo abito nero
disegnata dal destino
al quale io appartengo
Mi avvicino timoroso
gli occhi negli occhi
le decadenti mura tacciono
il mogano attende passi
e la musica ci osserva iniziando lentamente
Ti allacci a me come Medea disperata
lentamente iniziamo le danze
roteando sul nostro tempo
scorrono stagioni
ad ogni fruscio di passo
Sento il tuo corpo
copiare il mio
farsi fusione nelle ossa cave
eco del nostro essere
Onirico l’intorno
metamorfosi di un noi che fu
ci abbraccia e ci stordisce
Il tuo profumo mi avvolge
il tuo ritmo incalza
la musica sale … spinge
e ti lascio cadere nel casquè
E lì…sospesa
tra il terreno e il divino
ti bacio con tutta la storia
che ci appartiene
Un bacio lungo…dolce
enfasi della nostra antinomia
simbolo della caducità del vivere
Il sole è calato
non c’è più musica sui muri
immobili ci osserviamo
con un accenno d’intesa
A domani amore
le mie braccia ti attenderanno
così come fu per tutta la vita
Nel prossimo giro di tango
ci faremo acqua
per evaporare insieme
nell’eternità che ci appartiene
A domani…Amore…!
A Giulia, per sempre
Questa poesia non è per te,
ma per il tuo sorriso:
un aprirsi a ventaglio di tutti i tuoi cuori,
amorini, fate e coccodrilli
con le scarpette rosse.
Il tuo segreto zampillava nell’aria,
come avessi negli occhi una fontana e nell’anima
una risorgiva di colori.
Persino la morte dovette togliere
il suo abito nero,
per non frangere l’arcobaleno dei tuoi occhi,
per non spegnerti la luce.
Ti sei spogliata prima del tempo,
mostrando il fianco ignara del ghiaccio e del veleno,
scoprendo il palmo
sì che la linea della vita venisse spezzata
dal gioco di sentirsi eroi
come dei bimbi.
Mietesti. Eppur tra questi versi
c’è ancora il tuo sorriso:
un aprirsi a ventaglio di tutti i tuoi angeli.
A Giulia Cecchettin
Dichiaro di accettare il regolamento
La collina dei Camaldoli
Una notte convulsa…
la quiete del mattino…
la collina dei Camaldoli.
29 luglio 2023
Raffaella Nocera
Dichiaro di accettare il regolamento.
Il 23 luglio 2023 è stato l’anniversario del Codice di Camaldoli, ma il 29?? E perché notte convulsa? Il caldo? Le zanzare? Mal di pancia? O qualcosa di più piacevole? (Buona domenica!)
L’AQUILONE
La scrittura
mi consente di vedere chiaro
anche laddove
è ormai calato l’imbrunire
accetto il regolamento
Inquinamento
Un urlo d’agonia nell’aria tetra
oggi si spande,
la Terra tutta come secca foglia
si accartoccia
sotto l’insano torrido caldo,
piangono le stelle dallo smog
nascoste,
ogni casa è un palazzo di cemento.
Raggrinzisce ogni sfumatura di verde,
scompaion i variopinti fiori, i bei colori,
ed i cieli rosa strani.
Dove sono i nostri cuori?
Impastati nella cruda malta.
Dove i nostri sogni?
Prigionieri della calce viva.
Dove l’amore del nostro cuore?
Forse sperduto nell’Infinito.
Dov’è l’anima sbigottita?
Nella furia della disperazione smarrita.
Solo la poesia che ogni cosa trascende
rimane,
là dove la luna lontano di speranza
splende.
© Serena Pusceddu
Luglio 2024
DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO
SERENA PUSCEDDU
La Via
Da dentro si srotola, magica e nitida.
La sua realtà non è discutibile.
Parte dal cuore e sale…
Sale nella mente,
sale nel sentire,
sale nello svanir d’ogni densità,
s’inoltra nel sogno,
ma esso non è.
S’inerpica nell’astratto pensare
e di questi ne ha la potenza,
ma di più pretende,
ancor domanda
e consapevole spinge
nel trasportare altrove.
Se a fondo guarderai,
oltre del cuore il contorno
che la mente slabbra,
d’un soffio la riconoscerai…
Piccola e sottile,
ma fatta di Luce!
Accetto il Regolamento.
NERA
Divora anche gli occhi
e sembra la morte (che)
spegne lo sguardo,
strozza la penna,
stanca la vita smarrita.
Vedo passare una bara
di vetro e di ortiche,
attraversa una folla che ho gia’ visto una volta
una marcia funerea beffarda
con gli accordi di un rock potente,
quello che ha cercato di accendere,
artificiale,
i miei giorni più difficili.
Lascio che sia la musica
ad accarezzare il volto sconvolto,
a cullare il bambino.
Un bambino che piange.
Quasi quasi mi commuovo,
nel vedermi feretro,
con gli stessi miei sogni che mi portano a spalla.
Settembre 2023
Dichiaro di accettare il regolamento
Del farsi Giorno
Questo lento far giorno
quando ancora è silenzio.
Una civetta torna dalla caccia,
tutto sembra un’attesa che monta
mentre cancella le stelle.
C’è della ferocia
in questi attimi in corsa.
Abner Rossi
Lunedì 12 Agosto 2024
CON ME
Con me siete in questa landa desolata,
il cui confine non si intravvede
e vagate con me senza che io possa
farvi adeguata compagnia.
Procedete per una strada
che non conosco, con lo sguardo
teso all’orizzonte verso una meta
alla quale mai ci incontreremo.
Pur vi debbo amare, amici,
solo perché vi ho conosciuto,
essere umano con voi,
perché mi avete dato una sembianza.
Senza di voi io non saprei
se vivo ancora od ho vissuto,
che cosa sono gli occhi
e il caldo della mano.
accetto il regolamento
Brivido di luna
Ogni giorno che passa
assottiglia le mie orme
si ritraggono sparse
nel chiarore mattutino
Nel sospiro del vento
un mandorlo solitario
splende nella luce rosata
del mattino
seguendo in un campo
di grano
orizzonti di giallo infinito
Sotto un brivido di luna
quando il sussurro vaga
da una pietra all’ altra
nel fiume invisibile del tempo
danzo leggera
su onde schiumose
che sbattono su scogli
ansimando nel silenzio
Cammino lentamente
nel tempo che sfugge
nel desiderio di pace
con le mie corte ombre
mentre i sogni
si impigliano fra rami sfioriti.
Maria Rita Farris
sez. a
Accetto quanto contenuto nel bando
LO SCATTO MIGLIORE
Poi c’è la notte
i pensieri schizzi scuri
effetto ombreggiatura
ai caratteri della mente
sui tasti della memoria.
Poi ci sono io
fuori centro
distante dall’obiettivo
offuscate immagini
da mettere a fuoco.
Poi c’è il domani
albe di punti interrogativi
tramonti di punti esclamativi
nel mezzo le possibilità tutte
in fondo le scelte fatte.
Poi c’è la vita
che ti accade attorno
le risposte che non ha
le domande che ti fa
scansioni di attimi fugaci.
Poi c’è tutto il resto
i ticchettii nevrotici del cervello
le pulsazioni frenetiche del cuore.
Poi ci sei tu
mentre i giorni rintoccano.
Adesso lo scatto migliore
più a centro
vicino all’obiettivo
nitidi i contorni
una bella fotografia.
© Achille SCHIAVONE
– Accetto il regolamento –
Cuore d’anima
Cuore d’anima
acqua e sangue
dolceamaro.
Sa di sole e di sale,
di mare e di pane,
salvia e rosmarino.
Sa di abbracci e lacrime,
di pugni e carezze.
Cuore d’anima
di graffi e sorrisi,
d’amore e di me.
© Daniela Giorgini – Sezione Poesia – Accetto il regolamento
Daniela sei come il buon vino!
NON SEMPRE DIO PERDONA
Se ti vedessi piangere
forse avrei pietà,
lacrime che non sanno fingere
ai piedi di una sconfitta Umanità,
mentre mi cammini affianco
tenendoti per mano
non ascolterei il tuo fiato stanco,
ti porterei lontano
lungo ogni muro accartocciato
su strade dove scivola il tuo piede
sul sangue che hai versato
e ti chiederò dove regna la tua fede,
sentirai odore di lacrime e terrore,
il rigurgito strozzato di un bambino
che nacque per amore
e un altro e un altro ancora nel mirino
del tuo odio e la tua brama di potere,
cade la gente come foglie al vento
nell’ideale del tuo Ego giocoliere
che nutre la fiducia col vile tradimento,
ti porterei a contare quelle croci
da te forgiate con la tua maledizione,
quei volti insanguinati e quelle voci
ancora grondanti di disperazione,
sentirai la morte accanto
mentre fiero dei tuoi misfatti riderai,
ma ti sfiorerà soltanto
in attesa della virgola su cui cadrai,
se leggessi sul tuo viso un pentimento,
se sentissi nel tuo cuore
il palpito di un sublime sentimento
e negli occhi finalmente la luce del dolore,
forse chiederei a Dio per te clemenza,
ma quelle grida implorano giustizia
alte nel cielo vuoto di speranza
in un lungo lamento di mestizia,
fioriscono ancora i papaveri e i lillà,
ma quelle vite e i sogni non ritorneranno,
dimmi cosa dirai con la tua viltà
al popolo che spera e circuisci con l’inganno,
oh si, avrai la fama per l’eternità,
e dall’inferno a cui sei dannato
s’udrà un’invocazione di pietà,
ma non c’è Dio che ti darà un riscatto,
non c’è Uomo probo, di coscienza pura
su questa Terra di orchi e di sciacalli,
non c’è profugo o sfuggito alla paura
della tua follia sulla quale ora barcolli,
che per ogni uomo, donna, bimbo ucciso,
ogni soldato rubato ai suoi domani,
chiederà per te le porte del paradiso
e non maledica le tue sporche mani.
#Maricà
Accetto il regolamento
MILENA MUSU/ ACCETTO IL REGOLAMENTO
Passate pure oltre voi, che non avete cuore di onde- amare senza denaro- due prostituzioni non faranno mai una virtù.
Sognavo di te quando il giorno ebbe inizio
e poi occhi
vetri di treno,
i tuoi pensieri urbani
le valli di lacrime
sorriso di campagna.
I tuoi occhi,
vetri di treno di Francia,
sei il ritorno
con la Côte d’Azur,
a destra il mare,
il mare dentro il treno,
il mare fuori dal treno.
La tua mano sempre pulita,
noi siamo i vetri del treno.
E abitudine siano
le tue carezze,
i panorami di scoglio
il nostro amore a picco sul mare,
viaggiamo
su questo binario che passa a Marseille.
Tu sei il padrone
dei laghi azzurri
sui Pirenei francesi
e mi regali,
senza cantarle mai,
le strofe occitane
dei pastori innamorati.
Proteggi i miei ricci dai pipistrelli
e tra i nidi dei rapaci portami:
raccoglieremo le mie paure
dentro un abbecedario,
metterai ordine
al dizionario dei miei desideri,
mi spiegherai le radici basche della mia lingua
e mi farai ballare l’unico rebetiko allegro.
E ancora occhi, vetri di treno.
con fuori tutti i mondi
che non abbiamo ancora veduto.
E forse di questo amore,
così salato,
dovremmo vergognarci
in questa insipida conforme tragedia
chiamata mondo.
Bella, grazie!
Passi di vita
Ambiziosi sogni
con ago e filo rammendati
treni persi e disillusione
il cuore non demorde
prendi in mano gli scampoli
intreccia esili fibre
indossa l’armatura
tessendo la tua trama
La mappa del cammino
cambia e ti cambia
e tu, camaleonte
stringi una sacca
di vita vissuta
scrivi nuovi racconti
dirigi la tua vela
verso nuovi orizzonti.
LAURA DESSI
sezione poesia
*DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO
UN MURO COSÌ ALTO
Un muro così alto non può dividere i popoli.
Un muro così alto non può dividere una città.
Un muro cosi alto non può dividere una scuola.
Un muro cosi alto può fare anche tutto questo.
Jusuf rimaneva immobile per ore e ore, di fronte a quell’orrore.
La scuola non ne aveva più di giochi, da lontano si sentivan solo spari e fuochi.
Poi un giorno, a bruciapelo, una palla cadde dal cielo.
Lo scolaro esterrefatto, l’afferrò subito di scatto.
La lanciò oltre il cemento, aspettando qualche momento.
Felice egli fu, nel vederla tornar giù.
Di nuovo passaggi e scambi di felicità senza chiedersi chi fosse al di là.
Poi, quella fessura nella parete, e la curiosità subito lo prese.
Ne rimase impaurito, al di là del muro vide un nemico.
Fucile in spalla e divisa da israeliano, con quella palla bianca in mano.
Jusuf smise di giocare, pensando di scappare.
Poi, riflettendo bene sul soldato giocatore, capì che non incuteva alcun terrore.
Subito ci furono altri lanci felici,
malgrado il popolo suo Palestinese lo includesse tra i nemici.
Un muro cosi alto può impedire naturali sentimenti?
NO! Un muro cosi alto
NON può NE’ soffocare NE’ sgretolare
quello che c’è di buono in ognuno di noi.
…………………………………………….
Accetto il regolamento della Sezione Poesia
Canto di me che navigo le acque
(A Sharon Verzeni, 33enne accoltellata durante una corsetta serale a Terno d’Isola il 29 luglio 2024)
Canto di me e dei miei passi
silenziosi e stanchi, ultimo assaggio
di una sera morbida e fragrante;
canto del mio respiro dentro il buio
mentre sfioro attimi di vento
tra polveri di strade spopolate.
Canto di libertà falsata di una donna,
come le fake news sulla rete
e di trappole da ragni disegnate
in ragnatele tessute all’infinito.
Canto di mani che vestono la notte
e attendono sul ciglio della strada,
senza rumore, lontano cigolio,
un alito di profumi già viziati.
Canto di lame, di strappi sulla pelle
quasi sbarre che uccidono il pensiero
senza più fiori distesi al davanzale
quale regalo di petali alla luna.
Canto di me che navigo le acque
cercando approdi sicuri sotto il cielo
mentre le stelle compagne della luce
rimandano uno sguardo indifferente.
accetto il regolamento, sez. a
GIANNA E NERI
La sorte di Giulietta
e di Romeo suo amato
si è ripetuta sempre
prima e dopo di loro.
Quella che vi ricordo
è ugualmente feroce.
Sto parlando di Neri, il Luigi Canali,
e Giuseppina Tuissi, Gianna per i compagni.
Li preser nella notte
d’inverno, sopra Nesso,
in amore abbracciati
sotto un cielo di neve.
Torturati per giorni
lui riusciva a fuggire
lei lasciarono andare
con il vuoto negli occhi.
Li riaccolse con stima
sulla sponda del lago
quella strana Brigata
che la Storia obbligò
a far chiuder la porta
ai gerarchi fuggiaschi
con a capo colui
che distrusse l’Italia
trascinandola in guerra.
La tortura fascista
non bastò alla tragedia.
Solo tre giorni dopo
il partito di Stalin
liquidò Neri e Gianna
con accuse schifose.
Nessun mai poi conobbe
dove furon gettati.
Come puoi non amarli
tu che leggi sti versi?
Siamo noi Gianna e Neri,
siamo Paolo e Francesca,
Eloisa e Abelardo,
e Giulietta e Romeo.
Siamo Chiara e Francesco
Mario e Tosca noi siamo.
Per conoscere per esteso e nel dettaglio la storia di Luigi Canali, comasco, e di Giuseppina Tuissi, milanese di Baggio, si può attingere al libro di Cecco Bellosi “Sotto l’ombra di un bel fiore”
DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO sez. a
DOPO DI ME, IL DILUVIO
Immagino il rincorrersi degli eventi,
dimentico del loro essere sogni,
creando un futuro immaginario
in cui la mia anima appare forte.
Eppure non posso transigere
dall’idea del contorno verde,
dall’idea di una lepre tra i cespugli,
dall’idea di una mela che cade.
E mi sento meno forte,
anche nei sogni spudorati,
anche nel futuro immaginato,
sopraffatto dalla vita tutta.
Ma e’ un dolce conforto
questo mondo naturale
che si sostituisce al mio affanno,
presente anche nei sogni.
Nel mio futuro immaginario
ora non esisto proprio piu’.
C’e’ una lepre, una mela che cade,
il dominio della natura.
Sorrido lieto, quasi senza affanno,
mentre accetto la mia caducita’
ed in testamento lascio tutto
ad un mondo senza uomini.
Apres moi, le deluge.
Accetto il regolamento
Gli Amanti
Funesto fu l’attimo
in cui ti conobbi:
d’amor proibito
ci macchiammo
quando i nostri corpi
si unirono in luoghi
dove ‘l guardo è escluso.
Noi,
travolti dall’estasi,
in un orgasmo dei sensi:
Puri e ameni
frangenti di mare
In un attimo di pace.
Roberto Collari
Accetto il regolamento
Accetto il Regolamento
Angelo Napolitano
FOEMINAE ( o CERRIDWEN)
Siamo Donne che corrono coi Lupi,
fiere e orgogliose… a correre coi Lupi.
La vita la sbraniamo tutta intera,
perchè l’amiamo fin nelle radici.
Il bacio della Terra e della Vita,
la Vita che comincia dalla Morte,
lungo un amplesso che non ha mai fine.
Tutta poesia… tutta carne e sangue…
Il Fuoco che risana dagli stupri
di una civiltà dell’incivile,
che uccide il Lupo e l’anima di dio,
i nostri figli… i nostri padri antichi…
l’incesto tra gli Dei ed il Destino…
L’amore più rovente e arroventato…
Come un coltello che apre nelle vene
una cascata fatta all’incontrario…
L’acqua risale verso l’infinito…
bagna le Stelle vergini del cielo…
E noi nelle Foreste che godiamo…
in un orgasmo senza più confini…
Siamo le Donne… i Lupi che corriamo!
Io sono
Io sono il ponte
che unisce il pensiero al ricordo
il canto angosciato di una madre mancata
sono il tenero sguardo di un’amante tradita.
Sono il rimpianto e il rimorso
il raggio di luna
che tieni nascosto nelle mani
io sono l’oggi e il domani.
Sono la follia e la ragione
silenzi e parole che non sanno tacere
io sono l’odio e l’amore.
Io sono il faro
la luce che irradia al mattino
il porto sicuro per la notte.
Sono il vento che soffia furioso
il fiume che lento si getta nel mare
un lembo di cielo al tramonto.
Io sono la mia malattia
le speranze che il tempo porta via
il confine tra volere e dovere
le mie calde lacrime di dolore
Accetto il regolamento
Fabiola Murri
Accetto il regolamento
Siamo già scritti sul muro degli innocenti,
non avevamo peccato originale da sciogliere in nessun acido,
corpi contundenti forse
nelle nostre menti schiacciate dagli ibridi rimpianti.
Volgi lo sguardo al di là dei miei occhi supplichevoli e sorridi mestamente
in fondo nessun torto ne meraviglia sono altrove, anche da qui si torna a casa!
Noi
Noi siamo incompiuto
Non una lacrima sbocciata
Non un profumo da ricordare
Noi non abbiamo diritto
Nemmeno di dircelo
Nemmeno di volerlo
Noi siamo incompiuto
Ed in quel niente esistiamo
Ognuno con i propri sogni
Ognuno con le proprie arroganze
Esistiamo per non vivere
I flebili fili sono ricordi
Volontà. Illusioni. Desideri. Speranze.
E le tue parole ed i tuoi gesti.
E le mie parole ed i miei gesti.
Noi due siamo incompiuto
E forse non lo saremo mai
Elisa Gavio
Sezione A
Accetto il regolamento
Francesco Baldini, accetto il regolamento
Confini
Hai basato la tua vita a quel confine
Imperterrito non ti sei spinto oltre
Ma la musica suona
Finite le alpi hai visto che il cammino prosegue
Esisteranno altre foreste dove poter correre
Altri visi dai quali trarre delle storie
Infinite catene di verde
Sorrisi ai quali dedicare tutta la vita
In un istante
Per poi scoprire di dover continuare
La vita non finisce lì
Ancora altre strade da percorrere
Persone da abbracciare
Che ti vorranno raccontare la loro storia o darti il mondo
Guardati alle spalle adesso e dimmi cosa vedi
È la musica che non si piega al tempo
Te stesso in mezzo
All’universo
La tua testa
SUI MIEI TRATTURI
Dell’aspro delle macchie
la fragranza autunnale
sparsa in un largo silenzio, benedetto:
le foglie girano vociando
sui miei tratturi.
C’è un sibilar di vento che s’ alza
su la macchia e i fossi,
ardono i cuori, un occhio di luce
fa livido il color
delle righe del mare.
A lento guado gesti e passi,
pazienza e calma
l’ indaco rovesciato
nel cielo che dardeggia
da torrioni di nubi.
Ecco, nell’aria perplessa
un profumo di sofferenza
conosciuta e nuova,
il piede che incespica
fin dentro il riso o il grido
ché la vita è un invito di sentieri
in una curva di tempo
dove anche la pioggia
ha il suono di un sonaglio
che poi si perde tra mente e crespigni.
É movenza, cadenza
che intreccia gli astri all’ ore tremule,
un viaggio ancora
in cui si ritorna sempre,
da cui non si parte mai.
accetto il regolamento
Inquieti fuochi
nuvole a stracci nell’azzurro
curve ariose di voli
vastità di te solo: figura
inespressa lacera ombra
ti aspetti una eco un suono
in questa sospensione
inquieti fuochi son gli occhi dell’anima
mentre guardi
un gabbiano staccarsi dal tramonto
Felice Serino
Accetto il regolamento
GIORNI ASTRATTI
Questa mattina ha l’odore del caffè,
una scialuppa di salvataggio per nottate da mare mosso, reduce da sogni in movimento.
I pensieri che l’alba si è portata indietro
cadono come teste mozzate.
Con la tazza tra le mani
penso con nostalgia ai giri di vita
fatti troppo in fretta.
C’ è la paura di perdere l’attimo
perché il tempo non ha tempo.
Penso all’oggi per goderne
perché il domani è domani .
E domani non so se sentirò
i pensieri che l’alba si porta dietro
né quelli che la notte si porta dentro.
Un giorno o l’altro amore mio
un giorno o l’altro.
Ora sto qui a godermi l’alba
del tuo abbraccio
e l’aroma del caffè.
accetto il regolamento
Dove siete poesie
Dove siete poesie
quando le dita sono gelate,
in quali angoli della mente
vi nascondete.
Non lasciatemi la cecità,
di un tramonto in fiamme,
non spezzate le mie ali
di colomba di pace.
Danzate leggiadre,
farfalle dipinte
di vellutati arabeschi,
troppo lievi per attirarle a sé.
In attesa d’un sogno
in cieli dove sorgere,
mari dove rinvenire,
scorgo il vostro suono.
Correte da me, vi prego,
perché senza voi
non sono che un soffio di vento
che non sa spegnere
nemmeno un fiammifero.
accetto il regolamento
I SOGNI INGANNANO
Il sole stava sorgendo
e io ero già molto stanco,
maltrattato dagli incubi
che di notte comandavano
la mia povera mente.
Sognavo di persone
cattive che mi derubavano
e mi prendevano in giro
a turno, come un povero
pazzo nelle grinfie losche
degli aguzzini maligni.
Poi mi accusarono
di grandi cattiverie
e al processo inventato
mi condannarono.
Mi giustiziarono e io,
innocente capro espiatorio,
piangevo e soffrivo,
ma i testimoni falsi
non avevano pietà di me,
purché pagati dai mandanti,
come giustiziavano gli ebrei
in Germania e in Russia.
Ero soltanto un invalido
onesto e pauroso,
ma non rispettato anche
dai falsi amici, che come
Giuda mi tradivano
per il denaro dei vili complici
e mi svegliavo impaurito,
non dai paurosi spettri
invisibili perseguitato,
ma dagli incubi castigato.
La pesantezza di stomaco
rivelava che il mio nemico
era l’indigestione notturna
e con un digestivo leggero
affrontai la realtà del giorno,
sperando che fosse bello,
agli uomini e a Dio piacendo.
Accetto il regolamento.
Sez A
Accetto il regolamento
Senza sete e pene
Nel silenzio senza stelle
la mia anima respira
mentre salgo il mondo
senza sete e pene
l’aurora immensa mi ospita
disarmando il mio cuore
nei ricordi
nelle mille stagioni
nei pensieri
pieni di rumore
Battutaccia: senza pene perché sei una donna? (perdono, perdonooo!)
Provare
Un volo,
un abbraccio,
un gioco di parole
e provare a dimenticare
i giorni e la notte,
gli orrori e i mille lutti.
Un volo,
un abbraccio
e i frutti della terra
e provare a ricominciare,
un germoglio
sopra tutte le paure.
accetto il regolamento
Mi ritrovo fanciulla
Mi ritrovo fanciulla danzante
davanti al tuo cospetto smanioso
di volgermi attenzione che nutre
come alimento d’amore voluto.
Mi ritrovo fanciulla immersa
nei fondali fangosi della negligenza,
m’appresto a levigare le pulsazioni
che echeggiano vita nell’agonia flebile.
Mi ritrovo fanciulla giocosa
nelle stanze dell’io florido d’estasi,
mi centro nelle quiete dell’istante lieto
e governa in me l’autentico essere.
Non desidero sfuggire al cuore
che allontana l’inferma miseria,
abbondo, sfiorando altitudini mentori
e finalmente torno a vivere davvero.
Giuseppina Lauricella
ACCETTO IL REGOLAMENTO
COME AMARSI PER AMARE GLI ALTRI
In un mondo di luci e d’ombre,
dove l’amore è il filo che ci unisce,
è nel cuore che si annida la radice
che dell’amore ci rende felici.
Come amarsi per amare gli altri
è la chiave di un sentimento sincero,
il segreto di un legame eterno
che riscalda e illumina il pensiero.
Amare sia, prima di tutto,
per donare un amore puro;
è il cammino della vita il suo frutto,
è la speranza che non ha mai fine.
E così, nell’abbracciare questo mondo,
ognuno trovi la propria luce nell’amarsi,
sentimento sincero, per costruire affetti
riscoprendola con scintillii d’amore!
ACCETTO IL REGOLAMENTO
OGNI NOTTE
Ogni notte il Passato viene a trovarmi.
Si siede sul letto e mi sveglia.
«Mi riconosci?» mi domanda.
«Come le mie tasche» rispondo.
«Ti ricordi il primo giorno di scuola?»
«Una mattina piena di vento.
Lo sento ancora in faccia, e sul petto:
si mangiava la parola.
Sei anni, sette mesi e pochi giorni»
«E il primo bacio?»
«Sul molo, giù al porto.
Una domenica di luglio.
O di agosto?
Mangiavamo una focaccia,
avevano un panificio i suoi
sulla strada per il colle di Minerva.
Chissà se è ancora viva. Gina
si chiamava.
Sento ancora il gusto in bocca,
della focaccia, voglio dire»
«E di tua madre?»
«Il primo, eterno amore,
la più grande cicatrice»
«E di tuo padre, dei tuoi fratelli?»
«Perché mi tormenti?
Perché mi assilli
con questi ricordi lontani?
Non senti
il dolore che mi dai?
Lasciami dormire!»
«Sempre con questi lamenti!
Va bene, dormi!
Ci vediamo domani»
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Teresa Argiolas -Accetto il regolamento
A mani tese
sguardi tristi sorrisi spenti
c’è troppa gente
che soffre per niente
sguardi tristi facce arrabbiate
senza sapere
neanche il perché
sguardi tristi modi sgarbati
insoddisfatti ed annoiati
gente che vive
in un mondo virtuale
senza guardare la vita reale
tendo la mano
per aiutare
chi ha smarrito il bel sorriso
tendo la mano
e vi porto lontano
dove sorge e tramonta il sole
tendo la mano
a chi si trova a disagio
per ritrovare il vero coraggio
una catena di mani tese
pronte a salvare
chi teme sentenze
Teresa Argiolas
sezione A
Inquietudine climatica
Non mi inquieta il ritmo antico,
fra le stagioni della mia vita.
Infanzia, giovinezza, maturità,
incipiente vecchiaia.
Mi inquieta primavera novembrina,
il sole senza ombre,
del basilico l’immortalità.
Tramontana sferzava la bambina,
infagottata sciarpa, cartacee
gelide sbreccate ballerine blu,
fra grigie lapidi campo Verano.
Ora mi inoltro senza vento
Tra i cari amici.
Le assenti stagioni angosciano
l’anima mia; inquietudine nuova,
primamente fra le generazioni
conosco l’imperennità naturae.
Scorre la mia città
Fissata nella foto
Di un’eterna estate.
Roma, basilico del novembre 2022
accetto il regolamento
Chissà se hai dormito,
chissà se hai pensato
un solo minuto
a chi ieri sera
ti ha dato una mano.
Chissà se arrivando a casa
hai fatto una doccia,
calda,
per sciogliere,
per smorzare
gli effetti di qualcosa.
Chissà se hai sentito
e se ricordi
quello che ti ho detto,
dietro la transenna,
al sicuro
in attesa di uscire.
Chissà se ora,
dopo sveglia,
ricordi la musica,
le luci,
le persone
e quello che ti ho detto
al sicuro
dietro una transenna…
8/6/24 h.23,45 San Siro
Accetto il regolamento
accetto il regolamento
antonino falleti
tirolo Cruditè di un Amore Insolito
In un angolo di vetro, sotto luci soffuse,
Una carota, arancione e sottile, giaceva confusa.
Osservava da lontano, con un sospiro profondo,
Un’ostrica snob, perla del mare, orgoglio del mondo.
“Ah, se solo potessi,” sussurrava con ardore,
“Essere accanto a lei, condividere il suo splendore.
Ma lo chef, con mano ferma e destino crudele,
Decide che mai insieme saremo nel piatto, oh quante pene!”
L’ostrica, nel suo guscio, brillava distante,
Ignara dell’amore della carota, così vibrante.
Ma il fato, ah, il fato ha piani strani,
E spesso gioca scherzi ai cuori umani.
Un cameriere inesperto, con passo incerto,
Attraversava la sala, il viso scoperto.
Con un gesto maldestro, un urto, un tonfo,
Il vassoio volò, un disastro pronto.
Tra svampi di aceto e fette di limone,
La carota e l’ostrica si trovarono, che emozione!
Unite nella caduta, nel condimento annegate,
Finalmente insieme, dalla sorte abbracciate.
E lì, tra le stoviglie, in un mare di vinaigrette,
Scoprono che l’amore, anche crudo, è una ricetta perfetta.ia
LAVORI IN CORSO
Tentiamo di scappare
da questo tempo scandito da mojito e salatini,
Nietzsche e la sua filosofia di vita
sono lontani dal tormento che insegue le nostre estati
di polvere e cartongesso,
di corse e di sesso.
Due bicchieri vuoti e pochi granelli di sale
sostano sul bancone di un anonimo bar.
Il letto in casa è disfatto,
l’intonaco si scrosta dai muri appena rinfrescati,
il sordido riemerge.
Un gong di troppo stacca l’ultimo collante di rinforzo,
e cadiamo come la palla che rimbalza
nel cortile di fronte.
Valentina Mattia – sezione Poesia inedita
Dichiaro di accettare il regolamento
Lacrime d’estate
Il sangue dei papaveri nei campi ,
le spighe gravide, assetate e fiacche,
le prime gocce sulle zolle dure
e un lampo che s’infiamma all’orizzonte.
Lacrime calde , lacrime d’estate,
calde e improvvise, inquiete e turbolente,
frantumano il silenzio del meriggio
stracciano i voli di farfalle e d’api
corrono sui fossi in mille gorgoglii
s’arrendono su vetri e imposte schiuse.
E mentre il vento incalza e grida forte,
e schiaccia fiori e scuote il pergolato,
vorrei portasse via quest’ora strana
quel mal di vivere che m’urla in gola,
saziasse quest’arsura che mi squassa,
placando quei sussulti, come tuoni,
che turbano quest’ora calda e quieta.
Lacrime calde, lacrime d’estate
ansimano le gocce sulle gote
scendono in mille rivoli di sale,
s’arrendono sul seno che sussulta e
nell’ombra della sera freme un canto
di gocce e pianto. Sinfonia d’estate,
che mormora e consola piano il cuore,
mentre corre lontano il temporale.
Franca Maria Canfora (accetto il regolamento)
Accetto il regolamento
SENZA AMORE
La vita senza amore
è come una notte d’estate
senza stelle,
come un giardino senza fiori,
un arcobaleno senza colori.
La vita senza amore
è come una sposa
senza sorriso,
come un usignolo senza voce,
un fiume senza foce.
SPAZIO DELL’ANIMA
Pause di silenzi pacifici
come petali di rose
tolgono vernice a
una stanza ormai grigia
tra un pensiero neanche ascoltato
e uno ossessivo.
Ti vedo, ti cerco,
sparisci e ritorni…
Ti seguo in quel piccolo spazio
che avvolge un universo intero,
dove un fiore diventa
dipinto di prati colorati
che si dissolvono
in polvere di storia.
Dee greche soffiano virtù,
indefinite ma manifeste,
a un anima che si svela.
È il morbido spazio da cui
nasce ogni parola,
è il tremore in cui la paura
si culla e risponde,
è il fuoco che accompagna una rabbia
che deve anch’essa esistere,
è la maestra che aiuta tutti,
avanzando nella sua calma,
è la gentilezza che crea ribellione
in un mondo addormentato.
È lo spazio dove bussa
la consapevolezza,
dove il noto
diventa miracolo,
è quel sia quel che sia
che apre le porte a un’ innata saggezza,
è quello spazio di pace
che ti sveglia a ciò che sei.
Sei tu.
accetto il regolamento
Con Te
Scriverò la parola amore
a lettere di fuoco
nella notte.
Perché Tu le senta
vibranti ed ardenti.
E raccoglierò il profumo
di tutti i fiori,
la bellezza vellutata dei petali,
per farne un cuscino
per i Tuoi piedi di silenzio.
Suonerò le corde dell’anima
e ne sortirà
la mia gioia
di essere tutt’uno con Te.
Sussurrerò il Tuo nome
Amore, Luce, Perfezione.
Vellise Pilotti sez a accetto il regolamento
COME LE CASCATE DEL NIAGARA
Appena visti si son piaciuti,
e per gioco fatale del destino
le loro vite fuse e confluite,
divenendo un unico fiume,
scorrevano serene le ore
di fidanzati sì aggrovigliati
tra mulinelli di arditi baci,
a spezzare quell’incanto
venne la fatidica proposta,
cui cuor non poteva negarsi,
in breve tempo all’orizzonte
si scorsero le temute rapide,
la corrente sì è fatta veloce
scorrendo vorticosamente,
la scelta di prete e chiesa,
e la ricerca del ristorante,
l’obbligatorio corso fidanzati,
la scelta delle bomboniere,
l’impervia lista degli invitati,
le rapide sono ormai vicine,
c’è il baratro oltre di esse,
un bel si,dal senno fuggito,
non ci sta un solo appiglio
a cui potersi aggrappare,
da lì per loro è caduta libera,
è un matrimonio in una botte,
salvarsi e non finir sulle rocce
necessita tanto impegno
e la fortuna degli audaci.
marco fusi
accetto il regolamento
OMBRE DEFORMI
Una stupenda e intrigante luna
splende alta in cielo,
regalando alla notte i suoi silenzi
rendendola degna d’essere amata.
Stelle luminose pulsano e danzano
stregando l’ignaro viandante,
che di pianto ha gli occhi.
La notte disegna ombre deformi
e alberi come dita ricurve,
fanno da cornice alla grande foresta
e uccelli della notte
rompono ancestrali disegni.
ACCETTO REGOLAMENTO
OHI MORTE
Da sempre mi incupiva la tua metafora:
un camicione sormontato da un teschio
con arti ascosti alla vista,
sempre in moto, …anzi in agguato,
brandire una stela armata di falce
nera mietitrice
tra i rientri del sabato sera;
pronta ad impinguare le messi
da una terra tremolante di scosse,
traboccante di acque,
tra le guerre per odi razziali e variegati dogmi,
tra i dimenticati consegnati alla fame e alla sete.
Ti ho vista ancora nel rapace notturno sul tetto
a turbare il sonno di vedove e bimbi,
a scrutare con gli occhi gialli
le speranze del malato allettato,
a lanciare il tuo strido come segnale del via
a chi in tempo anteriore dismette il suo corpo.
Ma contro ogni prospettiva, in rianimazione,
nel mio primo incontro ravvicinato,
ti ho vista nelle mani di Ania
l’angelo biondo che mi carezzava;
e poi ancora, nella post-fibrillazione,
nella voce di un camice verde
che mi esortava a rispondere, a riaprire gli occhi.
Da tempo gli occhi e la mente
sono aperti alla voce interiore
che mi ha insegnato a non temere la morte.
Alla fine dei tempi, giunta che sia…la vera vita per sempre.
accetto il regolamento
Vita
Tieni ancora stretta la mia mano tu, vita,
mi abbandono a te fiduciosa,
in quel tuo grembo di conchiglia.
Accogli questa anima funambola,
timorosa e fragile.
Abbracciami nei tuoi aranciati risvegli,
nelle tue notti ricamate di mute stelle,
voglio assaggiare la polpa della meraviglia di ogni inizio,
scorrere libera come acqua di ruscello
a smussare crucci e ferite,
a filtrare pensieri mutanti
tra gigli di mare solitari.
I miei occhi stanchi hanno ancora troppi sogni
per accontentarsi del superfluo.
Aspettami ancora,
voglio spezzare l’inganno del nulla,
inchinarmi alla bellezza dell’esistere.
Presente ogni istante, a respirare a fondo
Il fuoco vivo del tuo amore.
accetto il regolamento
Io e mia moglie conosciamo una Maria Piras che ha lavorato con lei a Niguarda… Non è che sei tu?
Al mattino
Al mattino mentre indugio
tra dormiveglia e insonnia
un fulmineo raggio di sole
dal pertugio della finestra
fagocita l’ombra del dubbio.
La luce con sfarzo di bagliore
intrecciando un arazzo nel cielo
s’inerpica e s’adagia sul cuore:
nel battito di un baleno sgombra
la nebbia che copre il mio sereno.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
MILLE VOLTE ANCORA FAREMO RITORNO
[Al mio amico poeta Tommaso Mondelli (1919 – 2020)
che rivive nel ciclo eterno della Vita]
Come foglia ti sentii
abbandonare d’improvviso il ramo
nell’ora amara d’un ultimo volteggio.
Una stagione di parole finiva
ma di cenere viva fecondasti le zolle.
Sarai nuova terra, filo d’erba
e intimo germoglio
cui lacrima solitaria di rugiada
sospirerà ancora nel sogno.
Sarai linfa e nutrimento
e tempo che torna al tempo
nel vorticare rinnovato della vita
dove s’accende color di rododendro
con sempre innocente meraviglia.
Sarai respiro di montagna
e dell’aquila che alta veleggia
il guizzo fulmineo fra le ciglia.
Presto della quercia
benedirai radici e ombra
e il rifugio d’ogni fronda
nell’incavo amorevole del cielo
allorché l’eco del silenzio
annuncerà alla fine del sentiero
altro inizio, altra primavera.
E sarai il vento inatteso
che dolce discende la sera
a scompigliarmi capelli e pensieri
donando una carezza alla mia pena,
sussurrando al tremito del cuore
che seppur perisca il giorno
sotto novella e più tenace forma
mille volte ancora faremo ritorno.
Laura Vargiu
Sez. Poesia – Accetto il Regolamento
Boato di guerra
un rumore
che ogni cosa sovrasta.
Stordisce le coscienze
di violenza e di morte
annienta l’umanità.
Raffaele Di Palma
accetto il regolamento
SCORPIO
Scorpio,
la carne della notte
cipriata di muschio terroso
sul vivo pungo,
poi, al ritroso d’un luccichio di stelle
irata sbuccio crucciata
una pelle di luna.
E l’anima, in sopraffiato,
ringhia,
la voglia urlante di sbranare
il tempo corto,
orfano di luce, d’amore.
Una stella selvaggia, lassù,
s’annebbia
arpionando il tuono, una nuvola
che urla, che grida
all’ora impura, ubriaca.
Sfarfallo di monotono canto,
sulla pira del cuore
densa a spandere il pianto,
in qua e in là, caracollando
d’estasi pulsante.
E sbuffo,
per il graffito d’ardesia, cerato
a deturpare di dentro,
urente, nel cosmo amaro
che i passi della vita assorbe
in pena d’infinito,
là fuori, lontano dal sole.
Haiku
Gola profonda
per lingua biforcuta:
è solo un urlo.
Sandra Ludovici
Accetto il regolamento
— STOP PARTECIPAZIONI —
I finalisti riceveranno un’email di comunicazione, ringraziamo tutti per la partecipazione.
FINALISTI DEL PREMIO:
Maria Rita Farris con “Brivido di luna”
Maria Carmela Dettori con “Non sempre Dio perdona”
Laura Vargiu con “Mille volte ancora faremo ritorno”
Francesca Giustini con “Il mare alla tua casa”
Roberto Collari con “Gli amanti”
Lucia Lo Bianco con “Canto di me che navigo le acque”
Antonino Falletti con “Cruditè di un amore insolito”
Laura Dessì con “Passi di vita”
Thea Matera con “Mise en Abyme”
Jonny Souto con “La Luna in cielo stellato”
Raffaele Ciminelli con “Con me”
Gabriele Patruno con “Ohi Morte”
Nico Gioli con “Sogno bianco”
Saverio Giannini con “Sul trono della felicità”
– I vincitori saranno avvertiti via email. Ringraziamo tutti i partecipanti.