Prima edizione del “Premio Samuel Fernando Pezzolato” – bando di partecipazione, sezione poesia

“A noi,/ che amiamo il connubio/ di anime e corpi.”
“To us,/ lovers of the union/ of bodies and souls.”
“Σ’ εμάς,/ τους εραστές της ένωσης/ σωμάτων και ψυχών.”

Premio Samuel Fernando Pezzolato
Premio Samuel Fernando Pezzolato

Regolamento “Premio Samuel Fernando Pezzolato”

1. La prima edizione del Premio Samuel Fernando Pezzolato è promossa da Oubliette Magazine e dal poeta torinese Samuel Fernando Pezzolato che, nel 2024, ha pubblicato l’edizione trilingue (italiano, inglese, greco) della raccolta poetica “È giunto il maestrale – The Mistral Came” con Edizioni DrawUp.

La partecipazione al Premio Samuel Fernando Pezzolato è riservata ai maggiori di 16 anni.

La partecipazione al Premio Samuel Fernando Pezzolato è gratuita.

Il tema libero.

 

2. Articolato in una sezione:

Poesia (limite 100 versi)

 

3. Per la sezione Poesia si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.

Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.

Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.

 

4. Premio spedito gratuitamente ai vincitori:

1° classificato: raffinata coppa con inciso il proprio nome + attestato

2° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato

3° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato

4° classificato: attestato

5° classificato: attestato

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 30 settembre 2024 a mezzanotte.

 

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Editor in chief)

Samuel Fernando Pezzolato (Poeta)

Miriam Ballerini (Scrittrice e collaboratrice Oubliette)

Franco Carta (Poeta e scrittore)

Simona Trunzo (Illustratrice, scrittrice e collaboratrice Oubliette)

Rosario Tomarchio (Editore e scrittore)

Carolina Colombi (Scrittrice e collaboratrice Oubliette)

 

7. Il Premio Samuel Fernando Pezzolato non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Premio Samuel Fernando Pezzolato” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook.

 

10. È possibile seguire l’andamento del Premio ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Premio Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

Buona partecipazione!

 

108 pensieri su “Prima edizione del “Premio Samuel Fernando Pezzolato” – bando di partecipazione, sezione poesia

  1. MISE EN ABYME

    S’incarna nel bouquet di gigli
    il tuo profilo,
    era l’ardenza e l’oblio,
    la voce di dentro
    che bussava forte alla notte,
    lo sballottio d’uggiosi stampi
    tra le parentesi di fiele.
    Sul viso il negato abisso
    – stai andando alla Fiera di Scarborough? –
    s’infoderava la coda d’agli
    e si mischiava al serto di pomelli
    un verde groppo di radici,
    fumigava la sublime cima
    – verde marino d’erbosi legni –
    rugginina di smeraldi vivi
    nelle cuciture di scerbati pruni.
    E negando il tuo stesso viaggio
    berrai al frutto del distacco,
    dell’incurante torpore
    d’inflessi poggi.

    Thea Matera

    Dichiaro di Accettare il Regolamento

  2. L’arcobaleno

    Sette
    sono i colori
    di questo dipinto
    che sopra, su nel cielo
    appare dopo che la pioggia cade
    magnifico è l’arco che vediamo da lontano
    rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, viola.

    Rosso
    L’amore.
    Colore del sangue
    che scorre nelle vene.
    Marte e raramente la Luna
    il rubino, la pietra del desiderio
    vestono di questo profondo colore
    che dipinge il Natale con le sue stelle e il suo calore.

    Arancione
    Il desiderio.
    Sono le tonde arance
    a coprirsi di questo colore
    e le foglie d’autunno che cadono
    dipingendo quei bei viali di settembre
    prima che il vento o chiunque altro le spazzi via
    arancione che tinteggia il becco dei cigni e il petto dei pettirossi.

    Giallo
    L’energia.
    Il colore dell’oro
    il metallo più prezioso
    lo vedi quando chiudi gli occhi
    e in quelle distese immense di girasoli
    tono di tanti fiori e rose per indicare gelosia
    colore della luce e dei raggi di sole che illuminano il mondo.

    Verde
    La speranza.
    Lui è il più diffuso
    nel nostro pianeta Terra
    lunghe distese d’erba nei prati
    e i parchi affollati di gente colorati
    di verde come lo smeraldo, le foglie d’aprile
    e le foreste pluviali tropicali essenziali per la nostra esistenza.

    Blu
    La purezza.
    Il grande mare
    il colore dei bei fiumi
    blu è il cielo senza le nuvole
    i laghi che ci fanno tanto sognare
    c’è una pietra preziosa che si chiama zaffiro
    ed un frutto immensamente gustoso che si chiama mirtillo.

    Indaco
    Il più bello.
    Non conosco cose
    che sono tinte di indaco
    una volta mi è parso il mare.
    Alcuni non sanno che colore sia
    si trova nel mezzo tra l’azzurro e il violetto
    ma è nell’arcobaleno e questo è già di sé una poesia.

    Viola
    La spiritualità.
    Alcuni sono scaramantici
    non è lo strumento musicale
    ma il colore che dal fiore prende il nome
    c’è una pietra preziosa che si chiama ametista.
    Lo si ottiene da una combinazione tra il rosso e il blu
    e a settembre a me fa impazzire l’uva viola e il suo sapore.

    Accetto il regolamento – sezione Poesie
    Alessio Asuni

  3. IL MARE ALLA TUA CASA

    Scenderò le pendici dei tuoi occhi
    dalle rupi dell’iride filante
    e cadranno pensieri in trasparenza
    nei veli della luce che fonde il tuo viola
    fra getti d’onde scivolerà lo sguardo le sue schiume
    e porterà i suoi fiori alle pupille

    Catturerò le stelle alle burrasche
    e dagli abissi raccoglierò le lune
    scendendo le cascate dei tuoi occhi
    e dal mio cuore cadrà acqua che canta
    e porterò sui flutti il mare alla tua casa.

    Francesca Giustini

    Dichiaro di Accettare il Regolamento

  4. Sempre imprevista accade
    La galaverna brillante di sole,
    Appesa ai rami nudi,
    Oltre il passo e le sue nubi.

    E mentre al mio fianco
    Spensierante stai,
    S’incurva all’orizzonte
    Un pezzo della nostra strada.

    Dichiaro di accettare il regolamento

  5. Il vecchio pescatore

    I
    O Com’è curva la schiena del vecchio
    pescatore, è simile alla grigia
    canna che impugna con debole forza
    per pescare. Le ondate schiumose
    si frangono sopra gli scogli; schizzi
    raggiungono le cavernose rughe.
    Ramingo, solingo sul molo a luglio
    all’albeggiare, come la mia anima
    che tutto osserva. Anch’essa è così
    solitaria e mesta, dal bianco volto.

    II
    Tremule sono le braccia del vecchio:
    stanche nell’incurvare del cimino
    della canna; dove quel greve mare
    ingoia la lenza con veemenza
    nelle oramai sfiorite mani bianche.
    Guarda l’apparente orizzonte, il vecchio,
    con guardo amareggiato per la vita
    che non ha vissuto. Per sale nelle
    ferite ed il vuoto che sente dentro.
    Tremule braccia come i suoi pensieri.

    Alessio Romanini- Dichiaro di accettare il regolamento

  6. Nel ventre di mia madre

    Fui in lei un tempo,
    desiderio pensiero
    caso germoglio fiore
    frutto, nel ventre
    di mia madre linfa fui
    e ritmo, impulso elettrico,
    moto del cuore,
    primo suo pensiero
    del mattino,
    ultimo della sera.
    La doglia dolorosa
    ci separò, poi l’altro
    strappo. Ora in me giace,
    mio pensiero ricordo
    struggimento rimpianto
    spasmo nel mio ventre
    ispirazione e canto.

    Francesca Santucci- Dichiaro di accettare il regolamento

  7. DANNATA INSICUREZZA

    O Eterna e dannata insicurezza,
    mi incontrasti in giovinezza
    e da allora,
    non mi lasciasti più.

    Ti imploro di sparire,
    poiché,
    la tua costante presenza
    arreca
    strazianti lacerazioni
    sulla mia umana veste.

    Tu mi sovrasti,
    e tormenti la mia essenza quotidiana,
    generando profonde ferite.
    Difficili da lenire.

    Hai trafitto la mia corazza,
    rendendomi fragile,
    Inadeguata,
    Immeritevole.

    Tu, Sovrana del dubbio
    avvinghi e stritoli le mie capacità.
    Risucchiandomi nel tuo inarrestabile vortice,
    persuadi il mio intelletto,
    convincendomi
    di non detenere alcuna chance.

    Dannato mostro.
    Avvolgi e opprimi sotto la tua ombra,
    scura e onnipresente,
    la mia minuscola aura.
    Impedendo,
    anche ad un misero spiraglio di autostima,
    di prender luce.

    Son poche le certezze che mi accompagnano nella vita,
    Tu, eterno tormento,
    sei una di quelle.

    Son certa che,
    anche in fin di vita,
    tra i tanti sentimenti che avvertirò,
    Tu, sarai la prima.
    Pronta ad aspettarmi.

    Come preda sotto i tuoi artigli
    Mi terrai per mano
    E non mi lascerai.
    Nemmeno in punta di morte.

    Vorrei schiacciarti,
    e, farti provare
    cosa tu significhi per me.

    Vorrei poter respirare,
    senza sentirmi soffocata.
    E ridere
    Fiera, di essermi finalmente,
    sbarazzata di te.

    Ma, sono certa che,
    Senza te,
    Dannata insicurezza
    Non saprei più vivere.

    Mi sentirei vuota
    E forse
    Troppo libera
    Per sentirmi sicura.

    Demone eterno
    Affamato e insaziabile
    Ti nutri della mia
    Umile anima.

    Portando lentamente via
    Ogni parte di me.

    SANZONE GESSICA
    Dichiaro di accettare il regolamento

  8. Vive

    Madre mia volata presto
    di te non mi resta il sorriso
    eppure lo eri , tutta dolcezza
    eppure lo eri, tutta gentile.

    A me appartiene un vuoto
    liquefatta la memoria
    incolmabile cratere :
    mio inciampo eterno.

    Alessandra Sorcinelli
    accetto il regolamento

  9. Il riposo della mente

    Camminare su un sentiero
    schiacciando l’erba secca sotto ai piedi …
    Un ramarro mi attraversa davanti
    e un uccellino mi fa sentire i suoi canti …
    L’acqua del fiume
    scivola via sotto al sasso ,
    mentre una cascata borbotta
    quando l’acqua cade in basso …
    Le rose delle alpi espongono tutti i loro bei colori
    e il bosco attorno lascia andare tutti i suoi odori …
    E’ la pace della gente …
    é il riposo della mia mente …

    Oswaldo Codiga-Accetto il regolamento

  10. La ballata degli oleandri
    Danzano gli oleandri
    al vento di primavera
    in prossimità del mare
    che sbuffa sulla scogliera.
    Ti rincorro con gli occhi
    mentre sulla sabbia voli
    insieme ai miei pensieri
    sparsi in mille rivoli.
    Ballano gli oleandri
    con i refoli di maggio
    tra tanti profumi sparsi
    per quell’ultimo miraggio.
    Ti condurrò dentro, in me,
    qual mitologica ninfa
    e come fiore d’agave
    ti donerò nuova linfa.
    Fremono gli oleandri
    al volo delle rondini
    nel mentre tutto dondola
    tra le siepi nei giardini.
    Non lo vedi nel silenzio
    battere il nostro cuore
    per poi scandire ancora
    nel tempo questo amore.
    Tremano gli oleandri
    anche adesso ch’è sera
    tra i troppi e più colori
    del tramonto la chimera.
    E tanto è il dolore
    per la paura di perderti
    tra le fessure del tempo
    senza più riconoscerti.
    Piangono gli oleandri
    gocce di lacrime lucenti
    nel mentre tutto finisce
    in quelle perle pendenti.
    Vanno pur sempre insieme
    per le incantate terre
    i nostri dolci sussurri
    senza lasciarsi sedurre.
    Ballano gli oleandri
    al rintocco di campane
    che va di ramo in ramo
    col tempo che ci rimane.

    PS) accetto il regolamento

  11. TEMPESTA DI DIAMANTI

    Piovvero gocce dure come diamanti.
    Dove colpivano, lasciavano il segno.
    Si frantumavano le vetrate, le lastre dei tetti leggeri,
    gli ombrelli si sforacchiavano come crivelli,
    i tetti delle auto sembravano enormi ditali.
    Si levò un forte vento, che sollevò da tutte le parti
    i frantumi di quella ch’era stata la città.
    Volavano fogli di quaderni
    e registri delle tasse, come aquiloni,
    in enormi trombe d’aria,
    levate da terra alle nuvole minacciose.
    Sembrava la fine del mondo.
    A questo punto, voi vi aspetterete
    che la discarica di rifiuti
    si trasformasse in qualcosa di bello
    o in qualcosa di terribile.
    Che esplodesse il bubbone di liquame,
    trasformandosi in drago mostruoso,
    oppure che rose e fiori olezzanti
    svolazzassero in una musica celestiale
    sulle pendici della collina artificiale.
    Nulla di tutto questo, cari miei.
    Né la pioggia di diamanti, né il vento liberatore
    che ridusse a brandelli la città
    ebbero alcun effetto
    sull’ammorbata collina degli odori.
    A futura memoria.
    Qui i posteri svolgeranno i loro scavi
    archeologici, per ricostruire la nostra civiltà.

    Alberto Arecchi
    Dichiaro di accettare il regolamento.

  12. L‘ora delle formiche – dedicata a Ettore

    Sognavo di essere un pittore –
    di trasformare le cose infelici e bugiarde, che gravitavano come falene,
    secondo le mie cicatrici
    in un atto di speranza meno amara
    per chi, come me,
    fosse stato abortito dal proprio cordone ombelicale;
    di trovare tra le pennellate, che bruciavano come il creato, il mio asse
    con cui attraversare quella trincea
    e, con essa, coniugare l’eclissi dei miei batticuori nella quale respiravo
    in una casa da abitare.

    Stretto a letto nella posizione di una sillaba di luna –
    mani e piedi molli e muti –
    perdevo lentamente l’approdo con il mio corpo ancora acerbo
    per svegliarmi nell’infinito tra la fortuna e Dio;
    pendulo dalle mie labbra
    il mondo appariva confuso, inafferrabile, sconosciuto
    dalle ombre in movimento e nervose
    quasi delle piccole formiche nel cerchio di un’ora;
    c’era un ricordo a resistere come un fiore
    in quella terra di mezzo
    nuda come ero nudo io, e arsa dalla carne,
    e mi aiutava ricomporre con le sue zolle il quadro imperfetto del mio nome.

    Anche gli angeli dormivano
    mentre le mie ossa si stringevano in un pentagramma d’inverno
    la cui clessidra era una parola scomposta nel vuoto
    e l’urgenza una malattia.

    E io sognavo ancora, senza paura, di diventare un pittore –

    una pennellata era per sopravvivere
    un’altra per salvarmi, e la terza era per esistere nella cruna di una preghiera

    mentre liquido il mio pensiero, ed evanescente, quasi un’aritmia d’amore, si faceva alba.

    Davide Rocco Colacrai

    – Dichiaro di accettare il regolamento –

  13. FUGACE

    Fugace
    come la stagione del nord
    mi conduce
    ad uno stato letargico
    verso la quiete
    dell’anima e della mente
    questa vita
    sì improvvisa e cruda
    che agita
    turbolenti giochi infantili
    e che miete
    vittime d’amore e di eros.

    (Angelo Bonanno – Accetto il regolamento)

  14. OMBRA

    Stanotte
    Ho tradito la mia ombra
    Silenziosa
    Ed ho seguito la tua
    Solenne
    Conforme a quella dei miei sogni
    Rampante
    Come un cavallo ubriaco

    Ho litigato con le lucciole
    Gelose compagne mie
    E la luna…
    La dolce luna
    Restava inutilmente a corteggiarmi

    Io seguivo la tua ombra
    Sognante e quieta
    Scevra dell’onta di quest’epoca
    Risonante
    Di un romantico sorriso
    Ed ho temuto solo quando
    È scomparsa all’alba
    Ed io quasi gridavo
    Mi agitavo spasmodicamente
    E mi svegliavo
    Abbracciato ad un’altra donna

  15. Vento celeste

    Ho visto una nuvola come l’ombra
    di un vento celeste e lontano
    sulla terrazza luminosa della nostra casa.
    Tra lunghi fili di biancheria che sventola
    colorati auguri di ben tornato
    mi aspetti pallida e sola
    come una colomba.
    Fuggita dalla alcova
    scavata dai giorni di attesa
    nella nebbia dolorosa di aride stanze
    mi chiami appoggiata alla ringhiera
    abbracciata dalle nuvole basse.
    Le allontana una raffica
    del vento celeste
    ti fa luminosa come una stella.
    Ancora la tua voce che dice”non te ne andare”.
    Parole rimaste con me,
    vive come il dolce lamento
    di una sirena che ascolto, pentito Ulisse,
    sulla via del ritorno.
    Le mie mani sul tuo viso,
    asciugano le tue lacrime.
    Mi dici “sei qui, qui nelle mie lacrime.
    I miei capelli adesso volano alti tra le tue mani.”
    Marcello Comitini
    accetto il regolamento

  16. CINZIA PANUCCIO
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

    L’AMORE INVERSO…E SE FOSSE L’ULTIMA VOLTA

    E se fosse l’ultima volta che ti prendo la mano,
    che stringo forte al cuore,
    l’ultimo frammento di noi.
    E se fosse l’ultima volta che sfiori la vita
    che agiti le tue ali silenziose
    mentre cerchi di volare via da me.
    E se fosse l’ultima volta
    che sorridi, davanti alle foto
    che raccontano la nostra storia
    se questa tua anima si unisse per sempre alla mia.
    C’è un lago dove ho deposto il nostro amore
    le nostre vite sono scivolate all’improvviso
    in un burrone
    tra lividi, sangue e ossa rotte
    spezzate dalla lama di un coltello.
    È un amore inverso il mio,
    un amore senza fine da cui ho tagliato i fili
    che ora volano come palloncini bianchi
    nel cielo azzurro.
    Son caduti petali di rose
    accanto al tuo corpo inerme
    in un abisso di perché.
    È un amore fragile il nostro,
    delicato come le nostre vite,
    generoso come il tuo grande cuore.
    Questo Natale sarà vuoto,
    come la tua cameretta
    come quella laurea appesa al muro
    come un diamante grezzo.
    Sono un bravo ragazzo,
    uno dalla faccia pulita
    uno come tanti della mia età
    ma ti ho ucciso senza pietà,
    mentre guerriera lottavi
    fino all’ultimo respiro per la tua libertà.
    Sono in un disequilibrio instabile,
    particolare che sembra trascurabile
    un’altalena di filo spinato
    tra gelosia e possesso
    ora mi ritrovo assassino
    solo con me stesso.
    E se fosse l’ultima volta che ti do un passaggio
    che sfioro i tuoi capelli,
    che sento il tuo cuore battere
    che ascolto le tue parole.
    Sono il tuo ultimo errore
    quello fatale, quello letale.
    E se fosse l’ultima volta che ti innamori
    …ma questa è l’ultima.
    Addio GIULIA.

  17. “ The wall “

    Cadono le ragioni
    nell’ombra del disprezzo.
    Una colata di cemento
    e l’orizzonte scompare.
    Un cielo livido sotto
    i colpi dell’ingiustizia,
    senza alcun rimpianto.
    Giochi innocenti, interrotti
    da una linea che strozza
    i vocii e lacera i loro sorrisi.
    Figure di cartone e nomi
    che non hanno più un senso,
    dietro quel mezzo metro
    di spessore e di vergogna,
    che divide la libertà,
    dalla condanna.

    ( Osvaldo Crotti – Accetto il regolamento )

  18. Se fossi una stella
    brillerei di magnificenza
    al cospetto del divino cielo
    avvolto di pensieri e mare.

    Accetto il Regolamento Sezione Poesie Arianna Di Presa

  19. Angoli
    Ci sono angoli
    Di Città che
    Seppur diverse si somigliano
    Anzi
    Appaiono proprio uguali
    Negli angoli
    Dei muri e
    Delle case
    L’ intravedenza
    Di una piazza
    Le persone che li abitano
    Ne delimitano i contorni
    Gli stessi sentimenti.

    accetto il regolamento

  20. UN PUGNO SUL CUORE

    Lasciatemi parlare.
    E’ così lontano il giorno,come la notte quando c’è tempesta.
    La paura serra il cuore, amica della morte la solitudine.
    Mi perderò nella neve e nessuno se ne preoccuperà.
    L’anima è vuota, un suono misterioso e lontano la mia voce.
    Ed è rosso di sangue il mio foglio mentre muoio senza morire.
    Ma non c’è bavaglio che tenga chiuse le mie labbra.
    Fra sentieri di lupo cerchiamo la nostra libertà.

    accetto il regolamento

  21. FARFALLA

    Timida farfalla,
    sei molto rara, destreggi con disinvoltura,
    in questa natura.
    Con ali bianche sorvoli il pensiero,
    ti dirigi nell’inespresso,
    ricomponendo il senso,
    nel danzare in cielo aperto,
    tra la musica del vento.

    Accetto il regolamento
    Sez poesia
    Michela Minini

  22. CITTA’ VUOTA
    Risuonano i miei passi lungo corridoi
    di portici in letargo.
    Dalle finestre chiuse dei palazzi
    la danza del vuoto nelle stanze.
    La solitudine seduta sulle sedie
    coricata sui letti attende.

    Il canto del silenzio approda
    nell’animo stanco.
    Le saracinesche abbassate dei negozi
    riposano la retina.

    Le dimensioni della piazza sono quelle
    di quando fanciulla
    mi sperdevo nel suo cerchio.
    Un suono forte di campane.
    Nemmeno una persona intorno.

    In questi luoghi,
    lunghe radici, affondo:
    di ricordi, di morte, di rinascita,
    di respiri di vita.
    Di questa città che oggi mi appartiene,
    mi nutro.
    Serenella Menichetti

    accetto il regolamento

  23. Piove
    Piove e tu non ci sei;
    gocce in toga nera
    battono le cime degli alberi,
    impalati come scheletri.

    Piove
    sull’incantesimo
    che sfiorì i nostri corpi
    nel fuoco fatuo dell’addio

    e lasciò il nostro letto di rose
    solo come un uovo intatto
    nella stanza gelida
    come un alveare d’inverno.

    Piove
    e a nessuno frega niente,
    dell’alba che non trionfò,
    affogata nelle notti come
    in un pastrano.

    Piove
    e siamo deserti
    su un cielo di colla,
    sbiadito come una pellicola
    usurata

    Piove
    e la morte lascia ghirlande
    sul mio corpo sfinito
    in un sonno di tuono

    e i fantasmi sono nubi,
    che scollano album di famiglia
    come coriandoli nell’eterno carnevale
    di un tempo senza tempo

    e tu metti le dita nel mio ossigeno,
    lasciando le mie mani secche in apnea

    mentre piove noia
    come una musica strana
    e tu stai sul vetro
    come in un monastero
    con le sue croci d’acqua,

    fino a quando
    dai tropici delle mie lacrime
    fiorisci;
    ancora intatto.
    Dichiaro di accettare il Regolamento.

  24. Potevi

    Quanto importante sei, quanto singolare?
    Che cosa non faresti per farti notare?
    Ignori i tuoi grovigli, agiti i tuoi deliri,
    taci gli inganni, fingendo veri sospiri.

    Potresti almeno sforzarti un poco:
    comporre, ad esempio, il prima col dopo,
    delimitare i confini di ciò che è confinato,
    il tuo piccolo mondo, il tuo filo spinato.

    Ma tu fai il furbo,
    cambi il segno alle cose,
    il più lo fai meno,
    ne distilli un nuovo veleno.

    Viver per te vale quanto scordare,
    rinneghi oggi ciò che bramavi ieri.
    Hai pensieri da servo, da prigioniero.
    Potevi esser libero, essere vero.

    accetto il regolamento

  25. accetto il regolamento ALDO RONCHIN

    MANO NELLA MANO
    Ricordo quando mi tenevi per mano
    mentre i miei piccoli passi
    esploravano curiosi
    l’incerta strada della vita.
    Erano mani calde le tue
    che odoravano d’amore
    e mi stringevano forte a te
    perché non conoscessi pericolo.
    Una perfetta cornice al tuo sorriso
    era quel vestito nero con i fiori
    che profumava di bucato fresco
    raccolto in un giorno di sole.
    Pronta a donarmi i tuoi sogni
    accantonati per un tempo migliore
    felice di affidarmi con fiducia
    le tue certezze nel domani.
    Ma si sono consumati troppo in fretta
    quei giorni a noi concessi
    ed ora sono io a tenerti per mano
    anche se è troppo debole la stretta
    e tu che accenni un sorriso aprendo gli occhi
    mentre la flebile voce tenta un saluto
    che si perde sul cuscino.
    Tocca a me ora mentire
    a regalarti speranze inutili
    certezze?…quelle no non riesco a dartele
    non sono così bravo.
    Ed allora ho fatto come hai fatto tu
    e tenendoti stretta la mano
    ti ho accompagnata laggiù fino al cancello
    che io non posso oltrepassare
    e ti ho guardata attraversare leggera
    la linea dell’orizzonte
    dove milioni di farfalle
    ti aspettavano per portarti via.
    Ed è stato solo allora
    che asciugando una lacrima
    ho aperto la mia mano
    e ti ho lasciata andare.

  26. COSÌ VELOCE, COSÌ LONTANO

    Si intravede una fetta di cielo dove nuvole
    si ripiegano come fazzoletti ben stirati.
    Dove corsa si sa non bastare,
    forza di braccia nulla riuscire a portare,
    tolleranza non accontentarsi d’indifferenza.
    Tutto è così veloce: vivere come morire,
    stare e non sapere se ingannati, felici
    o soltanto appoggiati ad uno sguardo,
    all’arrivo tra applausi, o quando
    tutti già se ne sono appena andati.

    Lasciando appeso lo striscione dell’arrivo,
    le lane sucide che si disfano, sgranandosi,
    gli abbracci da cui bisogna, infine, staccarsi.

    [Accetto il regolamento del contest]

  27. Diego Civita Gianvincenzo
    “Storia dell” uomo”
    Sontuosi raggi
    nel volto delle ere,
    a corteggiar di sogni,
    l’ uomo e le sue glorie perdute
    in vicoli di polvere e sfarzo,
    stringendo catene
    o alzando bandiere di libertá;
    illuminando a giorno…
    quelle notti senza speranza
    per l’ umanitá.
    Caduti a terra,
    ma rialzati in eterno
    nel cielo della vita,
    ognuno col suo tipico andare
    cercando l’ inno della dignitá.

    Sez A ( Accetto il regolamento).

  28. SOGNO BIANCO

    Dall’ultimo tocco della notte
    la mattina è una grande sventura, una noce bacata
    dalla sera. È solo arsura, vuotezza, vipera della sabbia.
    La mattina disarma i midolli.
    Veglino allora le rètine del falco
    sacro nella notte, dove la mattina è grande
    piena di occhi leggeri, occhi di cerbiatti
    senza tagliole né feritoie. Se nella notte
    quei cerbiatti rubassero gli innesti,
    si allontanassero e non tornassero
    alla sera – cambiassero bosco –
    la mattina comunque verrebbe e sarebbe
    grande, solo grande
    come nella notte non più sventura,
    come la notte: dolce.

    Accetto il regolamento

    Nico Gioli

  29. C’ERA UNA VOLTA

    La casetta di cartone
    mi arrivò con il furgone
    il suo nome era Cicocca:
    era proprio una bicocca

    C’era spazio per Susanna
    quella in carne e tutta panna
    e per mucca Carolina
    anche lei così carina

    Ma durò soltanto un giorno
    e non fece più ritorno
    La mia nuova realtà
    son le carte fedeltà

    (È con lor che faccio i conti:
    son le carte per i punti)

    accetto il regolamento

  30. UNA LACRIMA

    Solo una lacrima si attarda,
    rimanendo con insistenza in un solco,
    in una guancia ormai invecchiata,
    dagli anni e dalle intemperie.

    Dicono che i forti non piangono,
    ma quelle lacrime sono liberatorie
    di emozioni costretti a reprimere,
    quando l’invaso è pieno, tracima.

    Quella lacrima è testimonianza
    degli umori che si vivono,
    di gioie o dolori inaspettati
    di una vita che va vissuta ed amata.

    Giuseppe D’Acchioli
    accetto il regolamento

  31. NON POSSO PIÙ VOLARE

    Sono vecchietta e sto male,
    sono triste,
    perché non posso più volare.
    Ero un’aquila felice,
    volavo nel cielo azzurro o nuvoloso,
    diventavo una rondine
    appena arrivavo
    nella mia lussureggiante Italia,
    abbracciavo ogni angolo
    della mia splendida Sicilia,
    correvo colma d’amore
    verso i miei dolci tesori.
    Ora è tutto finito,
    sono stanca, le mie gambe
    non possono più camminare bene,
    sono piena di dolori,
    e la mia Italia è dentro il mio cuore!
    La penso notte e dì,
    i dolci ricordi dilagano
    nella mia memoria
    sempre in ebollizione
    e tante lacrime scendono giù,
    e non posso fermarle.
    Un fiume di lacrime
    nel mio cuore
    colmo d’immenso dolore,
    ma l’amore scricchiola
    ed è sempre in ebollizione
    e m’inonda di felicità il cuore!

  32. Tempesta di blu.
    Fuoco e fiamme blu crollan giù,
    Zolfo è, nulla mai in tal modo fù.
    In cima a fondi quieti del profondo mar, celante meraviglie e misteri, che tali sarebbero rimasti,
    Fosse stato per gioie, civiltà o cultura così sarebbero restasti, ombrosi, custodi di leggende mai svelati.
    ¿Cos’è l’uomo, cos’è donna, se brama il potere e la presunzione di ottenerlo?
    Caro mio fuoco blu,
    ¿Assai volte loro sfruttarono la tua bellezza?
    Ancor più il tuo imperioso abile potere.

    Haronne, Hesperia Crofth.
    Accetto le condizioni del regolamento.

  33. CUORE APERTO
    Nel cuore del silenzio, un’eco sottile, di gocce che cadono, un soffio gentile, la sensibilità danza su fili di luce, in un mondo che spesso non la induce.
    Nel tocco leggero di un petalo rosa, nel sussurro del vento che canta una prosa, si cela il segreto di chi sa sentire, di chi con l’anima può percepire.
    Ogni sguardo è una storia, ogni voce una canzone, per chi con sensibilità vive ogni emozione. È un dono che brilla, ma anche una croce, un cuore aperto, una fragile voce.
    Sente la gioia che esplode nel cielo, ma anche la tristezza del più lieve velo. È un fiore che sboccia nel giardino del cuore, nutrito dall’amore, dall’altrui dolore.
    Con occhi di cristallo guarda il mondo, cogliendo bellezze che altri non vedono in fondo. Si commuove per l’alba, per il mare che ride, per un abbraccio sincero, per un’ombra che incide.
    Nel buio della notte, una luce si fa strada, la sensibilità che mai si degrada. È la chiave segreta di un’armonia sottile, che trasforma il banale in un sogno gentile.
    Così vive e respira, questo cuore sensibile, tra lacrime e sorrisi, in un mondo invisibile, dove ogni battito è un palpito d’amore, ogni istante vissuto con infinito ardore.

    DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO

  34. La Luna in un cielo stellato

    Immaginando un cielo stellato,
    Terra mia mi sento cullato.
    La Luna mi è degna testimone
    di questa insostituibile sensazione.

    Tra i meandri del mio soffice cuscino
    Giaccio inerme al mio destino.
    Luna mi consoli nei tuoi prati sconfinati
    Terre che si avvicendano nei luoghi rinomati.

    Sto lì attonito ad attenderti
    Figliolo mio mi dici: io sono qui ad accenderti.
    Come gli alberi del creato tendono verso il cielo
    Così l’attrazione dei mari e della terra volge al disgelo.

    Mai temere la forza del cielo stellato,
    tutto nei sogni e nella realtà è accastellato.

    DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO

  35. FRA IL GRIDO E L’INFINITO
    (a Victor Jara, cantautore e musicista cileno ucciso
    dalla dittatura di Augusto Pinochet il 16 settembre 1973)

    Fu in un giorno di un settembre
    maturato troppo in fretta
    sul calendario dell’inverno australe
    e Santiago il raggio della paura iscritto
    nel cerchio irregolare di uno stadio
    che mi trovarono riverso in un corridoio
    al secondo piano con l’addome scavato
    a forza di botte a cercare chissà quale verità
    e la mano a strapiombo indossando le ultime note
    a ricucire l’istmo fra le corde e la chitarra.

    Hanno detto che avevo gli occhi
    rimboccati al passato in un canto
    fra il grido e l’infinito e sulle labbra
    il cotone sterile d’un nonnulla di fiato
    quasi un brivido d’ansia a ridisegnare
    i confini dell’aria.

    Ed io rammento la mia schiena inchinata alle ombre
    come se scendesse un sipario di tramonti
    alla fine del mondo e nascondessi
    gli iridi al di là di una frontiera di arcipelaghi
    ogni volta che sovra incidevano sulla mia nudità
    il peso del loro odio a fermarmi l’accordatura del cuore
    come un silenzio di ciglia sul finale sfumato di un refrain.

    E ora che la mia voce sussurra ancora
    come un tessuto di pioggia gualcito
    rimango in attesa ad imitare l’eco delle aritmie,
    il filamento taciturno delle foglie, la solitudine delle notti
    nel sonno degli alveari; nient’altro che un fiore
    nell’oceano del suo profumo, stelo immobile di neve
    trafitto da una radice di brezze.

    DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO

  36. Madre
    Lo sei?
    Sei mai stata madre?
    Hai lacerato
    le mie carni,
    con risa di scherno
    hai affermato
    la tua indipendenza,
    sulla mia anima
    hai rinnegato
    il tuo amore.
    Madre!
    aspetto una tua carezza,
    che incontra la mia
    come neve lieve
    che cade nel mezzodì
    tra fangose bugie
    e mortificanti dinieghi.
    Sogno, oh madre,
    quel momento celestiale
    dove il tuo cuore
    incontrerà il mio,
    nel limbo celeste
    del nostro amore.
    Madre,
    dove sei?
    Dispersa tra
    la tua sete di libertà
    e l’indifferenza
    Adel mio vivere.
    Dov’eri
    quand io urlavo il tuo nome
    rinchiusa
    tra gli artigli dell’orco!
    Dov’eri
    quando il terrore
    prendeva forma
    nel mio letto di spine?
    Madre!
    Ti vedo inseguire
    quella libertà fugace
    che si libra
    in un cielo plumbeo
    ricco delle mie lacrime.
    Madre!
    T’aspetto!
    Aspetto quel tuo sorriso
    che aprirà, alfine,
    anche per me,
    le porte del paradiso.

    accetto il regolamento

  37. IL TEMPO

    Il tempo
    ha un solo verbo quando il corpo
    si arrende al tuo calore.
    Trattiene il fiato,
    nella baia silenziosa delle maree,
    in attesa.
    Non incalza i minuti,
    non avanza pretese.
    Fermo nel presente,
    nel fluido di una bolla attorno a noi.
    Siamo qui, siamo ora.
    Né passato, né futuro avvolge
    le labbra socchiuse
    distanti un filo d’erba,
    tra baci posati su guance tremanti
    e capelli che odorano ancora
    di sospiri e saliva,
    di pelle e di mani.

  38. IL TEMPO

    Il tempo
    ha un solo verbo quando il corpo
    si arrende al tuo calore.
    Trattiene il fiato,
    nella baia silenziosa delle maree,
    in attesa.
    Non incalza i minuti,
    non avanza pretese.
    Fermo nel presente,
    nel fluido di una bolla attorno a noi.
    Siamo qui, siamo ora.
    Né passato, né futuro avvolge
    le labbra socchiuse
    distanti un filo d’erba,
    tra baci posati su guance tremanti
    e capelli che odorano ancora
    di sospiri e saliva,
    di pelle e di mani.

    Maria Anna Martino
    Accetto il regolamento

  39. Al fiume

    Tanto tempo fa
    le donne andavano
    al fiume a lavare i panni.

    Tessuti con le loro mani
    con gesti antichi,
    come l’avevano fatto
    le loro madri
    e le madri delle loro madri,
    fino all’alba dei tempi.

    Tessuti in lunghe ore
    passate al telaio.

    Intessuti con i loro sogni
    di un lieto futuro felice.

    Tra una chiacchierata
    una cantata,
    una risata,
    le donne lavavano via
    lo sporco dei loro panni.

    Lo stendevano
    Sugli oleandri in fiore
    Lungo il letto del fiume.

    Affidavano il bucato
    Al sole,
    Al vento che lo accarezzava
    Dolcemente

    Accetto il regolamento

  40. Da qui vedo il mare

    Da qui vedo il mare.
    Attraversa il nero di due profili vicini
    e il muoversi silenzioso
    di bocche che si sfiorano.
    Mi appare
    come un volo di gabbiani al mattino,
    le ali troppo fredde
    per distendersi con grazia oltre l’infinito.
    Da qui lo vedo il mare, anche ad occhi chiusi.
    Vedo quelle onde brucare la sabbia,
    mordere un labbro di spiaggia,
    ingorde di vento urlato all’improvviso.

    Accetto il regolamento

  41. SUL TRONO DELLA FELICITÀ

    Ho sognato il deserto
    Sabbia ed ancora sabbia
    per miglia e miglia

    Ero il Re della Desolazione
    Danzavo sulle miserie accecanti
    di polvere e fango
    e riuscivo a struggere
    il riverbero del sole
    innalzando
    le mie braccia al cielo

    Gridavo al deserto
    brama di libertà
    Nessuno mi giudicava o mi feriva
    Ero sul trono della felicità

    Saverio Giannini
    Accetto il regolamento

  42. Dio soltanto

    Più in alto dell’ultimo cielo
    ho dipinto il mio volo
    e mi parve sublime
    essere prigioniero e vittima
    dell’amore che avevo dentro.
    Un gesto, un solo gesto
    di pace al cuore mio ho rivolto,
    e un senso di abbandono
    mi ha pervaso. Eccomi o Dio,
    alla tua delicata carezza
    il mio essere affido e mi sollevo,
    libero, affranco il mio spirito
    dalle cure del giorno
    e dalle esasperazioni della notte.
    Il parossismo non mi appartiene,
    e solo il tuo sguardo,
    come un soffio di vita, mi darà
    senso e lungimiranza all’infinito.

    accetto il regolamento

  43. Grecalia
    Ulisse navigò
    Il salso mare adriatico,
    il colto Jonio, l’irato Tirreno.
    Lo perdemmo a Citera. Lo scorgemmo tra Cariddi e Scilla.
    La onda schiumosa ci trascinò lontano e lo vedemmo salutarci.
    Restai casa senza padrone, campo senza aratore, allievo senza maestro.
    Dei lontani, ridatemi la vista per ritrovare la rotta verso la mia amata Atene.
    Efebo, per punire i troiani, mi unii ai guerrieri del mio re.
    Efebo grazioso ma povero, i nobili mi disprezzarono. Non cavaliere, non fante fui. Lavapiatti mi
    nominarono. Non armi ebbi, ma stracci. Mi vide Ulisse.
    Con lo sguardo mi misurò. Mi fece suo discepolo e io lo elessi a mio maestro e amante.
    Esplorammo assieme i piaceri della mente e del corpo.
    Quando conquistata Ilio, mi offrirono il ritorno ad Atene ricco di onori e prede, rifiutai.
    Mi imbarcai con il mio maestro a cui mi ero donato corpo e anima.
    Entrambi fummo delusi da quella epopea diventata una squallida storia di violenze, tradimenti, massacri, stupri.
    Vedemmo entrambi che non vi era gloria in quanto fatto.
    Il maestro ci assicurò che presto saremmo tornati in patri a, ma io sentii il canto del suo cuore
    Che anelava a cieli sconosciuti sopra mari tempestosi punteggiati di isole feconde.
    E per amore lo seguii lasciando che fosse il desiderio per la sua mente e per il suo corpo a guidarmi.
    Dalla prima ebbi in dono saggezza e conoscenza, dal secondo amore e passione dei sensi.
    Ora solitario alle foci dell’ Istros là dove le torbide acque entrano nel Pontos Axeinos,
    vivo dei doni che mio offrono i barbari Sciti affinché insegni ai loro figli la parlata greca.
    Allora racconto loro di Ilio e della guerra per la bella Elena. Illustro gli eroi, racconto come vincemmo e
    tornammo. Ma quando con la parola onoro Ulisse , un groppo mi chiude la gola e piango. Allora gli
    innocenti efebi si chiedono in cosa mi hanno offeso e cercano di consolarmi.

    accetto il regolamento

  44. Che forza!

    “Io di tempo e pazienza ne ho”
    sta pensando la piccola goccia
    che per mesi e anni scavò
    arrivando a bucare la roccia,
    era lieta di questa sua sorte
    si sentiva di certo assai forte.
    Anche il sole la vide un mattino,
    le sorride, le passa vicino,
    con un raggio la fece scaldare
    e la roccia divenne vapore.
    Non pensar d’esser forte perché
    forse un altro è più forte di te.

    Accetto il regolamento.

  45. Dichiaro di accettare il regolamento

    Pioggia ed anima…

    Scroscia il cielo dall’alba:
    incrocio fugaci volti scuri,
    come le fradice vie battute,
    sconosciuti …

    Eppure a me così vicini:
    da tempo immemore
    alberga la pioggia,
    nel mio cuore.

  46. RAFFAELLO CORTI – CON LA PRESENTE ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO
    ——————————————————————————————–

    HOPE

    Dalle vetrate opache
    filtrano lame di luce
    mentre immobile ti attendo
    per il nostro tango quotidiano

    La polvere disegna arabeschi
    nell’aria immobile del respiro
    ed improvviso…Tu

    Nel tuo abito nero
    disegnata dal destino
    al quale io appartengo

    Mi avvicino timoroso
    gli occhi negli occhi
    le decadenti mura tacciono
    il mogano attende passi
    e la musica ci osserva iniziando lentamente

    Ti allacci a me come Medea disperata
    lentamente iniziamo le danze
    roteando sul nostro tempo

    scorrono stagioni
    ad ogni fruscio di passo

    Sento il tuo corpo
    copiare il mio
    farsi fusione nelle ossa cave
    eco del nostro essere

    Onirico l’intorno
    metamorfosi di un noi che fu
    ci abbraccia e ci stordisce

    Il tuo profumo mi avvolge
    il tuo ritmo incalza
    la musica sale … spinge
    e ti lascio cadere nel casquè

    E lì…sospesa
    tra il terreno e il divino
    ti bacio con tutta la storia
    che ci appartiene

    Un bacio lungo…dolce
    enfasi della nostra antinomia
    simbolo della caducità del vivere

    Il sole è calato
    non c’è più musica sui muri
    immobili ci osserviamo
    con un accenno d’intesa

    A domani amore

    le mie braccia ti attenderanno
    così come fu per tutta la vita

    Nel prossimo giro di tango
    ci faremo acqua
    per evaporare insieme
    nell’eternità che ci appartiene

    A domani…Amore…!

  47. A Giulia, per sempre

    Questa poesia non è per te,
    ma per il tuo sorriso:
    un aprirsi a ventaglio di tutti i tuoi cuori,
    amorini, fate e coccodrilli
    con le scarpette rosse.
    Il tuo segreto zampillava nell’aria,
    come avessi negli occhi una fontana e nell’anima
    una risorgiva di colori.
    Persino la morte dovette togliere
    il suo abito nero,
    per non frangere l’arcobaleno dei tuoi occhi,
    per non spegnerti la luce.
    Ti sei spogliata prima del tempo,
    mostrando il fianco ignara del ghiaccio e del veleno,
    scoprendo il palmo
    sì che la linea della vita venisse spezzata
    dal gioco di sentirsi eroi
    come dei bimbi.
    Mietesti. Eppur tra questi versi
    c’è ancora il tuo sorriso:
    un aprirsi a ventaglio di tutti i tuoi angeli.

    A Giulia Cecchettin

    Dichiaro di accettare il regolamento

  48. La collina dei Camaldoli

    Una notte convulsa…
    la quiete del mattino…
    la collina dei Camaldoli.

    29 luglio 2023

    Raffaella Nocera
    Dichiaro di accettare il regolamento.

    1. Il 23 luglio 2023 è stato l’anniversario del Codice di Camaldoli, ma il 29?? E perché notte convulsa? Il caldo? Le zanzare? Mal di pancia? O qualcosa di più piacevole? (Buona domenica!)

  49. L’AQUILONE
    La scrittura
    mi consente di vedere chiaro
    anche laddove
    è ormai calato l’imbrunire

    accetto il regolamento

  50. Inquinamento

    Un urlo d’agonia nell’aria tetra
    oggi si spande,
    la Terra tutta come secca foglia
    si accartoccia
    sotto l’insano torrido caldo,
    piangono le stelle dallo smog
    nascoste,
    ogni casa è un palazzo di cemento.
    Raggrinzisce ogni sfumatura di verde,
    scompaion i variopinti fiori, i bei colori,
    ed i cieli rosa strani.
    Dove sono i nostri cuori?
    Impastati nella cruda malta.
    Dove i nostri sogni?
    Prigionieri della calce viva.
    Dove l’amore del nostro cuore?
    Forse sperduto nell’Infinito.
    Dov’è l’anima sbigottita?
    Nella furia della disperazione smarrita.
    Solo la poesia che ogni cosa trascende
    rimane,
    là dove la luna lontano di speranza
    splende.

    © Serena Pusceddu
    Luglio 2024

    DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO
    SERENA PUSCEDDU

  51. La Via

    Da dentro si srotola, magica e nitida.
    La sua realtà non è discutibile.
    Parte dal cuore e sale…
    Sale nella mente,
    sale nel sentire,
    sale nello svanir d’ogni densità,
    s’inoltra nel sogno,
    ma esso non è.
    S’inerpica nell’astratto pensare
    e di questi ne ha la potenza,
    ma di più pretende,
    ancor domanda
    e consapevole spinge
    nel trasportare altrove.

    Se a fondo guarderai,
    oltre del cuore il contorno
    che la mente slabbra,
    d’un soffio la riconoscerai…

    Piccola e sottile,
    ma fatta di Luce!

    Accetto il Regolamento.

  52. NERA

    Divora anche gli occhi
    e sembra la morte (che)
    spegne lo sguardo,
    strozza la penna,
    stanca la vita smarrita.

    Vedo passare una bara
    di vetro e di ortiche,
    attraversa una folla che ho gia’ visto una volta
    una marcia funerea beffarda
    con gli accordi di un rock potente,
    quello che ha cercato di accendere,
    artificiale,
    i miei giorni più difficili.

    Lascio che sia la musica
    ad accarezzare il volto sconvolto,
    a cullare il bambino.
    Un bambino che piange.

    Quasi quasi mi commuovo,
    nel vedermi feretro,
    con gli stessi miei sogni che mi portano a spalla.

    Settembre 2023

    Dichiaro di accettare il regolamento

  53. Del farsi Giorno

    Questo lento far giorno
    quando ancora è silenzio.

    Una civetta torna dalla caccia,
    tutto sembra un’attesa che monta
    mentre cancella le stelle.

    C’è della ferocia
    in questi attimi in corsa.

    Abner Rossi
    Lunedì 12 Agosto 2024

  54. CON ME

    Con me siete in questa landa desolata,
    il cui confine non si intravvede
    e vagate con me senza che io possa
    farvi adeguata compagnia.

    Procedete per una strada
    che non conosco, con lo sguardo
    teso all’orizzonte verso una meta
    alla quale mai ci incontreremo.

    Pur vi debbo amare, amici,
    solo perché vi ho conosciuto,
    essere umano con voi,
    perché mi avete dato una sembianza.

    Senza di voi io non saprei
    se vivo ancora od ho vissuto,
    che cosa sono gli occhi
    e il caldo della mano.

    accetto il regolamento

  55. Brivido di luna

    Ogni giorno che passa
    assottiglia le mie orme
    si ritraggono sparse
    nel chiarore mattutino

    Nel sospiro del vento
    un mandorlo solitario
    splende nella luce rosata
    del mattino
    seguendo in un campo
    di grano
    orizzonti di giallo infinito

    Sotto un brivido di luna
    quando il sussurro vaga
    da una pietra all’ altra
    nel fiume invisibile del tempo
    danzo leggera
    su onde schiumose
    che sbattono su scogli
    ansimando nel silenzio

    Cammino lentamente
    nel tempo che sfugge
    nel desiderio di pace
    con le mie corte ombre
    mentre i sogni
    si impigliano fra rami sfioriti.

    Maria Rita Farris
    sez. a
    Accetto quanto contenuto nel bando

  56. LO SCATTO MIGLIORE
     
    Poi c’è la notte
    i pensieri schizzi scuri
    effetto ombreggiatura
    ai caratteri della mente
    sui tasti della memoria.
     
    Poi ci sono io
    fuori centro
    distante dall’obiettivo
    offuscate immagini
    da mettere a fuoco.
     
    Poi c’è il domani
    albe di punti interrogativi
    tramonti di punti esclamativi
    nel mezzo le possibilità tutte
    in fondo le scelte fatte.
     
    Poi c’è la vita
    che ti accade attorno
    le risposte che non ha
    le domande che ti fa
    scansioni di attimi fugaci.
     
    Poi c’è tutto il resto
    i ticchettii nevrotici del cervello
    le pulsazioni frenetiche del cuore.
    Poi ci sei tu
    mentre i giorni rintoccano.
     
    Adesso lo scatto migliore
    più a centro
    vicino all’obiettivo
    nitidi i contorni
    una bella fotografia.
     
    © Achille SCHIAVONE

    – Accetto il regolamento –

  57. Cuore d’anima

    Cuore d’anima
    acqua e sangue
    dolceamaro.
    Sa di sole e di sale,
    di mare e di pane,
    salvia e rosmarino.
    Sa di abbracci e lacrime,
    di pugni e carezze.
    Cuore d’anima
    di graffi e sorrisi,
    d’amore e di me.

    © Daniela Giorgini – Sezione Poesia – Accetto il regolamento

  58. NON SEMPRE DIO PERDONA

    Se ti vedessi piangere
    forse avrei pietà,
    lacrime che non sanno fingere
    ai piedi di una sconfitta Umanità,
    mentre mi cammini affianco
    tenendoti per mano
    non ascolterei il tuo fiato stanco,
    ti porterei lontano
    lungo ogni muro accartocciato
    su strade dove scivola il tuo piede
    sul sangue che hai versato
    e ti chiederò dove regna la tua fede,
    sentirai odore di lacrime e terrore,
    il rigurgito strozzato di un bambino
    che nacque per amore
    e un altro e un altro ancora nel mirino
    del tuo odio e la tua brama di potere,
    cade la gente come foglie al vento
    nell’ideale del tuo Ego giocoliere
    che nutre la fiducia col vile tradimento,
    ti porterei a contare quelle croci
    da te forgiate con la tua maledizione,
    quei volti insanguinati e quelle voci
    ancora grondanti di disperazione,
    sentirai la morte accanto
    mentre fiero dei tuoi misfatti riderai,
    ma ti sfiorerà soltanto
    in attesa della virgola su cui cadrai,
    se leggessi sul tuo viso un pentimento,
    se sentissi nel tuo cuore
    il palpito di un sublime sentimento
    e negli occhi finalmente la luce del dolore,
    forse chiederei a Dio per te clemenza,
    ma quelle grida implorano giustizia
    alte nel cielo vuoto di speranza
    in un lungo lamento di mestizia,
    fioriscono ancora i papaveri e i lillà,
    ma quelle vite e i sogni non ritorneranno,
    dimmi cosa dirai con la tua viltà
    al popolo che spera e circuisci con l’inganno,
    oh si, avrai la fama per l’eternità,
    e dall’inferno a cui sei dannato
    s’udrà un’invocazione di pietà,
    ma non c’è Dio che ti darà un riscatto,
    non c’è Uomo probo, di coscienza pura
    su questa Terra di orchi e di sciacalli,
    non c’è profugo o sfuggito alla paura
    della tua follia sulla quale ora barcolli,
    che per ogni uomo, donna, bimbo ucciso,
    ogni soldato rubato ai suoi domani,
    chiederà per te le porte del paradiso
    e non maledica le tue sporche mani.
    #Maricà

    Accetto il regolamento

  59. MILENA MUSU/ ACCETTO IL REGOLAMENTO

    Passate pure oltre voi, che non avete cuore di onde- amare senza denaro- due prostituzioni non faranno mai una virtù.

    Sognavo di te quando il giorno ebbe inizio
    e poi occhi
    vetri di treno,
    i tuoi pensieri urbani
    le valli di lacrime
    sorriso di campagna.
    I tuoi occhi,
    vetri di treno di Francia,
    sei il ritorno
    con la Côte d’Azur,
    a destra il mare,
    il mare dentro il treno,
    il mare fuori dal treno.
    La tua mano sempre pulita,
    noi siamo i vetri del treno.

    E abitudine siano
    le tue carezze,
    i panorami di scoglio
    il nostro amore a picco sul mare,
    viaggiamo
    su questo binario che passa a Marseille.

    Tu sei il padrone
    dei laghi azzurri
    sui Pirenei francesi
    e mi regali,
    senza cantarle mai,
    le strofe occitane
    dei pastori innamorati.

    Proteggi i miei ricci dai pipistrelli
    e tra i nidi dei rapaci portami:
    raccoglieremo le mie paure
    dentro un abbecedario,
    metterai ordine
    al dizionario dei miei desideri,
    mi spiegherai le radici basche della mia lingua
    e mi farai ballare l’unico rebetiko allegro.

    E ancora occhi, vetri di treno.
    con fuori tutti i mondi
    che non abbiamo ancora veduto.

    E forse di questo amore,
    così salato,
    dovremmo vergognarci
    in questa insipida conforme tragedia
    chiamata mondo.

  60. Passi di vita

    Ambiziosi sogni
    con ago e filo rammendati
    treni persi e disillusione
    il cuore non demorde
    prendi in mano gli scampoli
    intreccia esili fibre
    indossa l’armatura
    tessendo la tua trama

    La mappa del cammino
    cambia e ti cambia
    e tu, camaleonte
    stringi una sacca
    di vita vissuta
    scrivi nuovi racconti
    dirigi la tua vela
    verso nuovi orizzonti.

    LAURA DESSI
    sezione poesia
    *DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO

  61. UN MURO COSÌ ALTO

    Un muro così alto non può dividere i popoli.
    Un muro così alto non può dividere una città.
    Un muro cosi alto non può dividere una scuola.
    Un muro cosi alto può fare anche tutto questo.
    Jusuf rimaneva immobile per ore e ore, di fronte a quell’orrore.
    La scuola non ne aveva più di giochi, da lontano si sentivan solo spari e fuochi.
    Poi un giorno, a bruciapelo, una palla cadde dal cielo.
    Lo scolaro esterrefatto, l’afferrò subito di scatto.
    La lanciò oltre il cemento, aspettando qualche momento.
    Felice egli fu, nel vederla tornar giù.
    Di nuovo passaggi e scambi di felicità senza chiedersi chi fosse al di là.
    Poi, quella fessura nella parete, e la curiosità subito lo prese.
    Ne rimase impaurito, al di là del muro vide un nemico.
    Fucile in spalla e divisa da israeliano, con quella palla bianca in mano.
    Jusuf smise di giocare, pensando di scappare.
    Poi, riflettendo bene sul soldato giocatore, capì che non incuteva alcun terrore.
    Subito ci furono altri lanci felici,
    malgrado il popolo suo Palestinese lo includesse tra i nemici.
    Un muro cosi alto può impedire naturali sentimenti?
    NO! Un muro cosi alto
    NON può NE’ soffocare NE’ sgretolare
    quello che c’è di buono in ognuno di noi.
    …………………………………………….
    Accetto il regolamento della Sezione Poesia

  62. Canto di me che navigo le acque
    (A Sharon Verzeni, 33enne accoltellata durante una corsetta serale a Terno d’Isola il 29 luglio 2024)

    Canto di me e dei miei passi
    silenziosi e stanchi, ultimo assaggio
    di una sera morbida e fragrante;
    canto del mio respiro dentro il buio
    mentre sfioro attimi di vento
    tra polveri di strade spopolate.
    Canto di libertà falsata di una donna,
    come le fake news sulla rete
    e di trappole da ragni disegnate
    in ragnatele tessute all’infinito.
    Canto di mani che vestono la notte
    e attendono sul ciglio della strada,
    senza rumore, lontano cigolio,
    un alito di profumi già viziati.
    Canto di lame, di strappi sulla pelle
    quasi sbarre che uccidono il pensiero
    senza più fiori distesi al davanzale
    quale regalo di petali alla luna.
    Canto di me che navigo le acque
    cercando approdi sicuri sotto il cielo
    mentre le stelle compagne della luce
    rimandano uno sguardo indifferente.

    accetto il regolamento, sez. a

  63. GIANNA E NERI
    La sorte di Giulietta
    e di Romeo suo amato
    si è ripetuta sempre
    prima e dopo di loro.
    Quella che vi ricordo
    è ugualmente feroce.
    Sto parlando di Neri, il Luigi Canali,
    e Giuseppina Tuissi, Gianna per i compagni.
    Li preser nella notte
    d’inverno, sopra Nesso,
    in amore abbracciati
    sotto un cielo di neve.
    Torturati per giorni
    lui riusciva a fuggire
    lei lasciarono andare
    con il vuoto negli occhi.
    Li riaccolse con stima
    sulla sponda del lago
    quella strana Brigata
    che la Storia obbligò
    a far chiuder la porta
    ai gerarchi fuggiaschi
    con a capo colui
    che distrusse l’Italia
    trascinandola in guerra.
    La tortura fascista
    non bastò alla tragedia.
    Solo tre giorni dopo
    il partito di Stalin
    liquidò Neri e Gianna
    con accuse schifose.
    Nessun mai poi conobbe
    dove furon gettati.
    Come puoi non amarli
    tu che leggi sti versi?
    Siamo noi Gianna e Neri,
    siamo Paolo e Francesca,
    Eloisa e Abelardo,
    e Giulietta e Romeo.
    Siamo Chiara e Francesco
    Mario e Tosca noi siamo.

    Per conoscere per esteso e nel dettaglio la storia di Luigi Canali, comasco, e di Giuseppina Tuissi, milanese di Baggio, si può attingere al libro di Cecco Bellosi “Sotto l’ombra di un bel fiore”
    DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO sez. a

  64. DOPO DI ME, IL DILUVIO

    Immagino il rincorrersi degli eventi,
    dimentico del loro essere sogni,
    creando un futuro immaginario
    in cui la mia anima appare forte.

    Eppure non posso transigere
    dall’idea del contorno verde,
    dall’idea di una lepre tra i cespugli,
    dall’idea di una mela che cade.

    E mi sento meno forte,
    anche nei sogni spudorati,
    anche nel futuro immaginato,
    sopraffatto dalla vita tutta.

    Ma e’ un dolce conforto
    questo mondo naturale
    che si sostituisce al mio affanno,
    presente anche nei sogni.

    Nel mio futuro immaginario
    ora non esisto proprio piu’.
    C’e’ una lepre, una mela che cade,
    il dominio della natura.

    Sorrido lieto, quasi senza affanno,
    mentre accetto la mia caducita’
    ed in testamento lascio tutto
    ad un mondo senza uomini.

    Apres moi, le deluge.

    Accetto il regolamento

  65. Gli Amanti

    Funesto fu l’attimo
    in cui ti conobbi:
    d’amor proibito
    ci macchiammo
    quando i nostri corpi
    si unirono in luoghi
    dove ‘l guardo è escluso.
    Noi,
    travolti dall’estasi,
    in un orgasmo dei sensi:
    Puri e ameni
    frangenti di mare
    In un attimo di pace.

    Roberto Collari

    Accetto il regolamento

  66. Accetto il Regolamento
    Angelo Napolitano

    FOEMINAE ( o CERRIDWEN)
    Siamo Donne che corrono coi Lupi,
    fiere e orgogliose… a correre coi Lupi.
    La vita la sbraniamo tutta intera,
    perchè l’amiamo fin nelle radici.
    Il bacio della Terra e della Vita,
    la Vita che comincia dalla Morte,
    lungo un amplesso che non ha mai fine.
    Tutta poesia… tutta carne e sangue…
    Il Fuoco che risana dagli stupri
    di una civiltà dell’incivile,
    che uccide il Lupo e l’anima di dio,
    i nostri figli… i nostri padri antichi…
    l’incesto tra gli Dei ed il Destino…
    L’amore più rovente e arroventato…
    Come un coltello che apre nelle vene
    una cascata fatta all’incontrario…
    L’acqua risale verso l’infinito…
    bagna le Stelle vergini del cielo…
    E noi nelle Foreste che godiamo…
    in un orgasmo senza più confini…
    Siamo le Donne… i Lupi che corriamo!

  67. Io sono

    Io sono il ponte
    che unisce il pensiero al ricordo
    il canto angosciato di una madre mancata
    sono il tenero sguardo di un’amante tradita.
    Sono il rimpianto e il rimorso
    il raggio di luna
    che tieni nascosto nelle mani
    io sono l’oggi e il domani.
    Sono la follia e la ragione
    silenzi e parole che non sanno tacere
    io sono l’odio e l’amore.
    Io sono il faro
    la luce che irradia al mattino
    il porto sicuro per la notte.
    Sono il vento che soffia furioso
    il fiume che lento si getta nel mare
    un lembo di cielo al tramonto.
    Io sono la mia malattia
    le speranze che il tempo porta via
    il confine tra volere e dovere
    le mie calde lacrime di dolore
    Accetto il regolamento

  68. Fabiola Murri
    Accetto il regolamento

    Siamo già scritti sul muro degli innocenti,
    non avevamo peccato originale da sciogliere in nessun acido,
    corpi contundenti forse
    nelle nostre menti schiacciate dagli ibridi rimpianti.
    Volgi lo sguardo al di là dei miei occhi supplichevoli e sorridi mestamente
    in fondo nessun torto ne meraviglia sono altrove, anche da qui si torna a casa!

  69. Noi
    Noi siamo incompiuto
    Non una lacrima sbocciata
    Non un profumo da ricordare
    Noi non abbiamo diritto
    Nemmeno di dircelo
    Nemmeno di volerlo
    Noi siamo incompiuto
    Ed in quel niente esistiamo
    Ognuno con i propri sogni
    Ognuno con le proprie arroganze
    Esistiamo per non vivere
    I flebili fili sono ricordi
    Volontà. Illusioni. Desideri. Speranze.
    E le tue parole ed i tuoi gesti.
    E le mie parole ed i miei gesti.
    Noi due siamo incompiuto
    E forse non lo saremo mai

    Elisa Gavio
    Sezione A
    Accetto il regolamento

  70. Francesco Baldini, accetto il regolamento
    Confini

    Hai basato la tua vita a quel confine
    Imperterrito non ti sei spinto oltre
    Ma la musica suona
    Finite le alpi hai visto che il cammino prosegue
    Esisteranno altre foreste dove poter correre
    Altri visi dai quali trarre delle storie
    Infinite catene di verde
    Sorrisi ai quali dedicare tutta la vita
    In un istante
    Per poi scoprire di dover continuare
    La vita non finisce lì
    Ancora altre strade da percorrere
    Persone da abbracciare
    Che ti vorranno raccontare la loro storia o darti il mondo
    Guardati alle spalle adesso e dimmi cosa vedi
    È la musica che non si piega al tempo
    Te stesso in mezzo
    All’universo
    La tua testa

  71. SUI MIEI TRATTURI
    Dell’aspro delle macchie
    la fragranza autunnale
    sparsa in un largo silenzio, benedetto:
    le foglie girano vociando
    sui miei tratturi.
    C’è un sibilar di vento che s’ alza
    su la macchia e i fossi,
    ardono i cuori, un occhio di luce
    fa livido il color
    delle righe del mare.
    A lento guado gesti e passi,
    pazienza e calma
    l’ indaco rovesciato
    nel cielo che dardeggia
    da torrioni di nubi.
    Ecco, nell’aria perplessa
    un profumo di sofferenza
    conosciuta e nuova,
    il piede che incespica
    fin dentro il riso o il grido
    ché la vita è un invito di sentieri
    in una curva di tempo
    dove anche la pioggia
    ha il suono di un sonaglio
    che poi si perde tra mente e crespigni.
    É movenza, cadenza
    che intreccia gli astri all’ ore tremule,
    un viaggio ancora
    in cui si ritorna sempre,
    da cui non si parte mai.

    accetto il regolamento

  72. Inquieti fuochi

    nuvole a stracci nell’azzurro
    curve ariose di voli

    vastità di te solo: figura
    inespressa lacera ombra

    ti aspetti una eco un suono
    in questa sospensione

    inquieti fuochi son gli occhi dell’anima
    mentre guardi
    un gabbiano staccarsi dal tramonto

    Felice Serino
    Accetto il regolamento

  73. GIORNI ASTRATTI

    Questa mattina ha l’odore del caffè,
    una scialuppa di salvataggio per nottate da mare mosso, reduce da sogni in movimento.
    I pensieri che l’alba si è  portata indietro
    cadono come teste mozzate.
    Con la tazza tra le mani
    penso con  nostalgia ai giri di vita
    fatti troppo in fretta.
    C’ è  la paura di perdere l’attimo
    perché il tempo non ha tempo.
    Penso all’oggi per goderne
    perché il domani è domani .
    E domani non so se sentirò
    i pensieri che l’alba si porta dietro
    né quelli che la notte si porta dentro.
    Un giorno o l’altro amore mio
    un giorno o l’altro.
    Ora sto qui a godermi l’alba
    del tuo abbraccio
    e l’aroma del caffè.

    accetto il regolamento

  74. Dove siete poesie

    Dove siete poesie
    quando le dita sono gelate,
    in quali angoli della mente
    vi nascondete.
    Non lasciatemi la cecità,
    di un tramonto in fiamme,
    non spezzate le mie ali
    di colomba di pace.
    Danzate leggiadre,
    farfalle dipinte
    di vellutati arabeschi,
    troppo lievi per attirarle a sé.
    In attesa d’un sogno
    in cieli dove sorgere,
    mari dove rinvenire,
    scorgo il vostro suono.
    Correte da me, vi prego,
    perché senza voi
    non sono che un soffio di vento
    che non sa spegnere
    nemmeno un fiammifero.

    accetto il regolamento

  75. I SOGNI INGANNANO

    Il sole stava sorgendo
    e io ero già molto stanco,
    maltrattato dagli incubi
    che di notte comandavano
    la mia povera mente.

    Sognavo di persone
    cattive che mi derubavano
    e mi prendevano in giro
    a turno, come un povero
    pazzo nelle grinfie losche
    degli aguzzini maligni.

    Poi mi accusarono
    di grandi cattiverie
    e al processo inventato
    mi condannarono.

    Mi giustiziarono e io,
    innocente capro espiatorio,
    piangevo e soffrivo,
    ma i testimoni falsi
    non avevano pietà di me,

    purché pagati dai mandanti,
    come giustiziavano gli ebrei
    in Germania e in Russia.
    Ero soltanto un invalido
    onesto e pauroso,

    ma non rispettato anche
    dai falsi amici, che come
    Giuda mi tradivano
    per il denaro dei vili complici
    e mi svegliavo impaurito,

    non dai paurosi spettri
    invisibili perseguitato,
    ma dagli incubi castigato.

    La pesantezza di stomaco
    rivelava che il mio nemico
    era l’indigestione notturna
    e con un digestivo leggero
    affrontai la realtà del giorno,

    sperando che fosse bello,
    agli uomini e a Dio piacendo.

    Accetto il regolamento.

  76. Sez A
    Accetto il regolamento
    Senza sete e pene

    Nel silenzio senza stelle
    la mia anima respira
    mentre salgo il mondo
    senza sete e pene
    l’aurora immensa mi ospita
    disarmando il mio cuore
    nei ricordi
    nelle mille stagioni
    nei pensieri
    pieni di rumore

  77. Provare

    Un volo,
    un abbraccio,
    un gioco di parole
    e provare a dimenticare
    i giorni e la notte,
    gli orrori e i mille lutti.

    Un volo,
    un abbraccio
    e i frutti della terra
    e provare a ricominciare,
    un germoglio
    sopra tutte le paure.

    accetto il regolamento

  78. Mi ritrovo fanciulla

    Mi ritrovo fanciulla danzante
    davanti al tuo cospetto smanioso
    di volgermi attenzione che nutre
    come alimento d’amore voluto.

    Mi ritrovo fanciulla immersa
    nei fondali fangosi della negligenza,
    m’appresto a levigare le pulsazioni
    che echeggiano vita nell’agonia flebile.

    Mi ritrovo fanciulla giocosa
    nelle stanze dell’io florido d’estasi,
    mi centro nelle quiete dell’istante lieto
    e governa in me l’autentico essere.

    Non desidero sfuggire al cuore
    che allontana l’inferma miseria,
    abbondo, sfiorando altitudini mentori
    e finalmente torno a vivere davvero.

    Giuseppina Lauricella
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  79. COME AMARSI PER AMARE GLI ALTRI

    In un mondo di luci e d’ombre,
    dove l’amore è il filo che ci unisce,
    è nel cuore che si annida la radice
    che dell’amore ci rende felici.

    Come amarsi per amare gli altri
    è la chiave di un sentimento sincero,
    il segreto di un legame eterno
    che riscalda e illumina il pensiero.

    Amare sia, prima di tutto,
    per donare un amore puro;
    è il cammino della vita il suo frutto,
    è la speranza che non ha mai fine.

    E così, nell’abbracciare questo mondo,
    ognuno trovi la propria luce nell’amarsi,
    sentimento sincero, per costruire affetti
    riscoprendola con scintillii d’amore!

    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  80. OGNI NOTTE

    Ogni notte il Passato viene a trovarmi.
    Si siede sul letto e mi sveglia.
    «Mi riconosci?» mi domanda.
    «Come le mie tasche» rispondo.
    «Ti ricordi il primo giorno di scuola?»
    «Una mattina piena di vento.
    Lo sento ancora in faccia, e sul petto:
    si mangiava la parola.
    Sei anni, sette mesi e pochi giorni»
    «E il primo bacio?»
    «Sul molo, giù al porto.
    Una domenica di luglio.
    O di agosto?
    Mangiavamo una focaccia,
    avevano un panificio i suoi
    sulla strada per il colle di Minerva.
    Chissà se è ancora viva. Gina
    si chiamava.
    Sento ancora il gusto in bocca,
    della focaccia, voglio dire»
    «E di tua madre?»
    «Il primo, eterno amore,
    la più grande cicatrice»
    «E di tuo padre, dei tuoi fratelli?»
    «Perché mi tormenti?
    Perché mi assilli
    con questi ricordi lontani?
    Non senti
    il dolore che mi dai?
    Lasciami dormire!»
    «Sempre con questi lamenti!
    Va bene, dormi!
    Ci vediamo domani»

    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  81. Teresa Argiolas -Accetto il regolamento

    A mani tese

    sguardi tristi sorrisi spenti
    c’è troppa gente
    che soffre per niente
    sguardi tristi facce arrabbiate
    senza sapere
    neanche il perché
    sguardi tristi modi sgarbati
    insoddisfatti ed annoiati
    gente che vive
    in un mondo virtuale
    senza guardare la vita reale
    tendo la mano
    per aiutare
    chi ha smarrito il bel sorriso
    tendo la mano
    e vi porto lontano
    dove sorge e tramonta il sole
    tendo la mano
    a chi si trova a disagio
    per ritrovare il vero coraggio
    una catena di mani tese
    pronte a salvare
    chi teme sentenze
    Teresa Argiolas
    sezione A

  82. Inquietudine climatica

    Non mi inquieta il ritmo antico,
    fra le stagioni della mia vita.
    Infanzia, giovinezza, maturità,
    incipiente vecchiaia.
    Mi inquieta primavera novembrina,
    il sole senza ombre,
    del basilico l’immortalità.
    Tramontana sferzava la bambina,
    infagottata sciarpa, cartacee
    gelide sbreccate ballerine blu,
    fra grigie lapidi campo Verano.
    Ora mi inoltro senza vento
    Tra i cari amici.
    Le assenti stagioni angosciano
    l’anima mia; inquietudine nuova,
    primamente fra le generazioni
    conosco l’imperennità naturae.
    Scorre la mia città
    Fissata nella foto
    Di un’eterna estate.

    Roma, basilico del novembre 2022
    accetto il regolamento

  83. Chissà se hai dormito,
    chissà se hai pensato
    un solo minuto
    a chi ieri sera
    ti ha dato una mano.

    Chissà se arrivando a casa
    hai fatto una doccia,
    calda,
    per sciogliere,
    per smorzare
    gli effetti di qualcosa.

    Chissà se hai sentito
    e se ricordi
    quello che ti ho detto,
    dietro la transenna,
    al sicuro
    in attesa di uscire.

    Chissà se ora,
    dopo sveglia,
    ricordi la musica,
    le luci,
    le persone
    e quello che ti ho detto
    al sicuro
    dietro una transenna…

    8/6/24 h.23,45 San Siro

    Accetto il regolamento

  84. accetto il regolamento
    antonino falleti

    tirolo Cruditè di un Amore Insolito

    In un angolo di vetro, sotto luci soffuse,
    Una carota, arancione e sottile, giaceva confusa.
    Osservava da lontano, con un sospiro profondo,
    Un’ostrica snob, perla del mare, orgoglio del mondo.

    “Ah, se solo potessi,” sussurrava con ardore,
    “Essere accanto a lei, condividere il suo splendore.
    Ma lo chef, con mano ferma e destino crudele,
    Decide che mai insieme saremo nel piatto, oh quante pene!”

    L’ostrica, nel suo guscio, brillava distante,
    Ignara dell’amore della carota, così vibrante.
    Ma il fato, ah, il fato ha piani strani,
    E spesso gioca scherzi ai cuori umani.

    Un cameriere inesperto, con passo incerto,
    Attraversava la sala, il viso scoperto.
    Con un gesto maldestro, un urto, un tonfo,
    Il vassoio volò, un disastro pronto.

    Tra svampi di aceto e fette di limone,
    La carota e l’ostrica si trovarono, che emozione!
    Unite nella caduta, nel condimento annegate,
    Finalmente insieme, dalla sorte abbracciate.

    E lì, tra le stoviglie, in un mare di vinaigrette,

    Scoprono che l’amore, anche crudo, è una ricetta perfetta.ia

  85. LAVORI IN CORSO

    Tentiamo di scappare
    da questo tempo scandito da mojito e salatini,
    Nietzsche e la sua filosofia di vita
    sono lontani dal tormento che insegue le nostre estati
    di polvere e cartongesso,
    di corse e di sesso.

    Due bicchieri vuoti e pochi granelli di sale
    sostano sul bancone di un anonimo bar.
    Il letto in casa è disfatto,
    l’intonaco si scrosta dai muri appena rinfrescati,
    il sordido riemerge.

    Un gong di troppo stacca l’ultimo collante di rinforzo,
    e cadiamo come la palla che rimbalza
    nel cortile di fronte.

    Valentina Mattia – sezione Poesia inedita
    Dichiaro di accettare il regolamento

  86. Lacrime d’estate

    Il sangue dei papaveri nei campi ,
    le spighe gravide, assetate e fiacche,
    le prime gocce sulle zolle dure
    e un lampo che s’infiamma all’orizzonte.

    Lacrime calde , lacrime d’estate,
    calde e improvvise, inquiete e turbolente,
    frantumano il silenzio del meriggio
    stracciano i voli di farfalle e d’api
    corrono sui fossi in mille gorgoglii
    s’arrendono su vetri e imposte schiuse.

    E mentre il vento incalza e grida forte,
    e schiaccia fiori e scuote il pergolato,
    vorrei portasse via quest’ora strana
    quel mal di vivere che m’urla in gola,
    saziasse quest’arsura che mi squassa,
    placando quei sussulti, come tuoni,
    che turbano quest’ora calda e quieta.

    Lacrime calde, lacrime d’estate
    ansimano le gocce sulle gote
    scendono in mille rivoli di sale,
    s’arrendono sul seno che sussulta e
    nell’ombra della sera freme un canto
    di gocce e pianto. Sinfonia d’estate,
    che mormora e consola piano il cuore,

    mentre corre lontano il temporale.

    Franca Maria Canfora (accetto il regolamento)

  87. Accetto il regolamento

    SENZA AMORE

    La vita senza amore
    è come una notte d’estate
    senza stelle,
    come un giardino senza fiori,
    un arcobaleno senza colori.
    La vita senza amore
    è come una sposa
    senza sorriso,
    come un usignolo senza voce,
    un fiume senza foce.

  88. SPAZIO DELL’ANIMA

    Pause di silenzi pacifici
    come petali di rose
    tolgono vernice a
    una stanza ormai grigia
    tra un pensiero neanche ascoltato
    e uno ossessivo.
    Ti vedo, ti cerco,
    sparisci e ritorni…
    Ti seguo in quel piccolo spazio
    che avvolge un universo intero,
    dove un fiore diventa
    dipinto di prati colorati
    che si dissolvono
    in polvere di storia.
    Dee greche soffiano virtù,
    indefinite ma manifeste,
    a un anima che si svela.
    È il morbido spazio da cui
    nasce ogni parola,
    è il tremore in cui la paura
    si culla e risponde,
    è il fuoco che accompagna una rabbia
    che deve anch’essa esistere,
    è la maestra che aiuta tutti,
    avanzando nella sua calma,
    è la gentilezza che crea ribellione
    in un mondo addormentato.
    È lo spazio dove bussa
    la consapevolezza,
    dove il noto
    diventa miracolo,
    è quel sia quel che sia
    che apre le porte a un’ innata saggezza,
    è quello spazio di pace
    che ti sveglia a ciò che sei.
    Sei tu.

    accetto il regolamento

  89. Con Te

    Scriverò la parola amore
    a lettere di fuoco
    nella notte.
    Perché Tu le senta
    vibranti ed ardenti.
    E raccoglierò il profumo
    di tutti i fiori,
    la bellezza vellutata dei petali,
    per farne un cuscino
    per i Tuoi piedi di silenzio.
    Suonerò le corde dell’anima
    e ne sortirà
    la mia gioia
    di essere tutt’uno con Te.
    Sussurrerò il Tuo nome
    Amore, Luce, Perfezione.

    Vellise Pilotti sez a accetto il regolamento

  90. COME LE CASCATE DEL NIAGARA

    Appena visti si son piaciuti,
    e per gioco fatale del destino
    le loro vite fuse e confluite,
    divenendo un unico fiume,
    scorrevano serene le ore
    di fidanzati sì aggrovigliati
    tra mulinelli di arditi baci,
    a spezzare quell’incanto
    venne la fatidica proposta,
    cui cuor non poteva negarsi,
    in breve tempo all’orizzonte
    si scorsero le temute rapide,
    la corrente sì è fatta veloce
    scorrendo vorticosamente,
    la scelta di prete e chiesa,
    e la ricerca del ristorante,
    l’obbligatorio corso fidanzati,
    la scelta delle bomboniere,
    l’impervia lista degli invitati,
    le rapide sono ormai vicine,
    c’è il baratro oltre di esse,
    un bel si,dal senno fuggito,
    non ci sta un solo appiglio
    a cui potersi aggrappare,
    da lì per loro è caduta libera,
    è un matrimonio in una botte,
    salvarsi e non finir sulle rocce
    necessita tanto impegno
    e la fortuna degli audaci.
    marco fusi
    accetto il regolamento

  91. OMBRE DEFORMI

    Una stupenda e intrigante luna
    splende alta in cielo,
    regalando alla notte i suoi silenzi
    rendendola degna d’essere amata.
    Stelle luminose pulsano e danzano
    stregando l’ignaro viandante,
    che di pianto ha gli occhi.
    La notte disegna ombre deformi
    e alberi come dita ricurve,
    fanno da cornice alla grande foresta
    e uccelli della notte
    rompono ancestrali disegni.

    ACCETTO REGOLAMENTO

  92. OHI MORTE
    Da sempre mi incupiva la tua metafora:
    un camicione sormontato da un teschio
    con arti ascosti alla vista,
    sempre in moto, …anzi in agguato,
    brandire una stela armata di falce
    nera mietitrice
    tra i rientri del sabato sera;
    pronta ad impinguare le messi
    da una terra tremolante di scosse,
    traboccante di acque,
    tra le guerre per odi razziali e variegati dogmi,
    tra i dimenticati consegnati alla fame e alla sete.
    Ti ho vista ancora nel rapace notturno sul tetto
    a turbare il sonno di vedove e bimbi,
    a scrutare con gli occhi gialli
    le speranze del malato allettato,
    a lanciare il tuo strido come segnale del via
    a chi in tempo anteriore dismette il suo corpo.
    Ma contro ogni prospettiva, in rianimazione,
    nel mio primo incontro ravvicinato,
    ti ho vista nelle mani di Ania
    l’angelo biondo che mi carezzava;
    e poi ancora, nella post-fibrillazione,
    nella voce di un camice verde
    che mi esortava a rispondere, a riaprire gli occhi.
    Da tempo gli occhi e la mente
    sono aperti alla voce interiore
    che mi ha insegnato a non temere la morte.
    Alla fine dei tempi, giunta che sia…la vera vita per sempre.

    accetto il regolamento

  93. Vita

    Tieni ancora stretta la mia mano tu, vita,
    mi abbandono a te fiduciosa,
    in quel tuo grembo di conchiglia.
    Accogli questa anima funambola,
    timorosa e fragile.
    Abbracciami nei tuoi aranciati risvegli,
    nelle tue notti ricamate di mute stelle,
    voglio assaggiare la polpa della meraviglia di ogni inizio,
    scorrere libera come acqua di ruscello
    a smussare crucci e ferite,
    a filtrare pensieri mutanti
    tra gigli di mare solitari.
    I miei occhi stanchi hanno ancora troppi sogni
    per accontentarsi del superfluo.
    Aspettami ancora,
    voglio spezzare l’inganno del nulla,
    inchinarmi alla bellezza dell’esistere.
    Presente ogni istante, a respirare a fondo
    Il fuoco vivo del tuo amore.

    accetto il regolamento

    1. Io e mia moglie conosciamo una Maria Piras che ha lavorato con lei a Niguarda… Non è che sei tu?

  94. Al mattino

    Al mattino mentre indugio
    tra dormiveglia e insonnia
    un fulmineo raggio di sole
    dal pertugio della finestra
    fagocita l’ombra del dubbio.

    La luce con sfarzo di bagliore
    intrecciando un arazzo nel cielo
    s’inerpica e s’adagia sul cuore:
    nel battito di un baleno sgombra
    la nebbia che copre il mio sereno.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  95. MILLE VOLTE ANCORA FAREMO RITORNO

    [Al mio amico poeta Tommaso Mondelli (1919 – 2020)
    che rivive nel ciclo eterno della Vita]

    Come foglia ti sentii
    abbandonare d’improvviso il ramo
    nell’ora amara d’un ultimo volteggio.
    Una stagione di parole finiva
    ma di cenere viva fecondasti le zolle.
    Sarai nuova terra, filo d’erba
    e intimo germoglio
    cui lacrima solitaria di rugiada
    sospirerà ancora nel sogno.
    Sarai linfa e nutrimento
    e tempo che torna al tempo
    nel vorticare rinnovato della vita
    dove s’accende color di rododendro
    con sempre innocente meraviglia.
    Sarai respiro di montagna
    e dell’aquila che alta veleggia
    il guizzo fulmineo fra le ciglia.
    Presto della quercia
    benedirai radici e ombra
    e il rifugio d’ogni fronda
    nell’incavo amorevole del cielo
    allorché l’eco del silenzio
    annuncerà alla fine del sentiero
    altro inizio, altra primavera.
    E sarai il vento inatteso
    che dolce discende la sera
    a scompigliarmi capelli e pensieri
    donando una carezza alla mia pena,
    sussurrando al tremito del cuore
    che seppur perisca il giorno
    sotto novella e più tenace forma
    mille volte ancora faremo ritorno.

    Laura Vargiu
    Sez. Poesia – Accetto il Regolamento

  96. Boato di guerra
    un rumore
    che ogni cosa sovrasta.
    Stordisce le coscienze
    di violenza e di morte
    annienta l’umanità.

    Raffaele Di Palma
    accetto il regolamento

  97. SCORPIO

    Scorpio,
    la carne della notte
    cipriata di muschio terroso
    sul vivo pungo,
    poi, al ritroso d’un luccichio di stelle
    irata sbuccio crucciata
    una pelle di luna.

    E l’anima, in sopraffiato,
    ringhia,
    la voglia urlante di sbranare
    il tempo corto,
    orfano di luce, d’amore.

    Una stella selvaggia, lassù,
    s’annebbia
    arpionando il tuono, una nuvola
    che urla, che grida
    all’ora impura, ubriaca.

    Sfarfallo di monotono canto,
    sulla pira del cuore
    densa a spandere il pianto,
    in qua e in là, caracollando
    d’estasi pulsante.

    E sbuffo,
    per il graffito d’ardesia, cerato
    a deturpare di dentro,
    urente, nel cosmo amaro
    che i passi della vita assorbe
    in pena d’infinito,
    là fuori, lontano dal sole.

    Haiku
    Gola profonda
    per lingua biforcuta:
    è solo un urlo.

    Sandra Ludovici
    Accetto il regolamento

  98. FINALISTI DEL PREMIO:

    Maria Rita Farris con “Brivido di luna”
    Maria Carmela Dettori con “Non sempre Dio perdona”
    Laura Vargiu con “Mille volte ancora faremo ritorno”
    Francesca Giustini con “Il mare alla tua casa”
    Roberto Collari con “Gli amanti”
    Lucia Lo Bianco con “Canto di me che navigo le acque”
    Antonino Falletti con “Cruditè di un amore insolito”
    Laura Dessì con “Passi di vita”
    Thea Matera con “Mise en Abyme”
    Jonny Souto con “La Luna in cielo stellato”
    Raffaele Ciminelli con “Con me”
    Gabriele Patruno con “Ohi Morte”
    Nico Gioli con “Sogno bianco”
    Saverio Giannini con “Sul trono della felicità”

    – I vincitori saranno avvertiti via email. Ringraziamo tutti i partecipanti.

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