“Tra storia e speranza” di Bill Clinton: l’irrealizzato sogno americano

Nel 1996 l’allora presidente americano Bill Clinton diede alle stampe un volumetto intitolato “Tra storia e speranza”, in cui spiegava la sua visione per l’America del terzo millennio.

Tra storia e speranza di Bill Clinton
Tra storia e speranza di Bill Clinton

Alle elezioni di fine anno gli elettori lo avrebbero rieletto per un secondo mandato, che sarebbe stato però macchiato dal pasticciaccio della vicenda Monica Lewinsky; una brutta storia che umiliò e screditò il presidente non solo per l’episodio in se stesso, ma soprattutto per le bugie dette sotto giuramento e davanti alla nazione intera.

Negli anni successivi Clinton è rimasto comunque una personalità di riferimento importante e autorevole. Nel 2004 l’ONU lo incaricò di coordinare gli aiuti umanitari dopo lo spaventoso tsunami che aveva devastato l’Oceano indiano; nel 2008 sostenne con energia la moglie Hillary nella corsa alla Casa Bianca, quando si affermò Barack Obama, e nel 2016, quando fu eletto Donald Trump.

William Jefferson Clinton è nato il 19 agosto 1946 in Arkansas; è quindi più giovane di tre anni e mezzo di Joe Biden e, per due mesi, di Donald Trump.

‘Between Hope and History’ è stato tradotto in italiano da Elena Malanga; il sottotitolo ‘Le Sfide degli Stati Uniti per il Terzo Millennio‘ differisce in parte da quello originale, dove non si fa riferimento al nuovo millennio quanto al 21mo secolo, e l’autore è indicato come ‘President‘ Bill Clinton. Il ritratto utilizzato per la copertina dell’edizione italiana, opera di L. Downing e G. Neri, mostra il presidente in un atteggiamento che richiama alcune foto iconiche di John Kennedy, però, a un secondo sguardo, presenta altresì una curiosa somiglianza ai volti ringiovaniti di Biden e di Trump.

Il libro è dedicato alla moglie Hillary e alla figlia Chelsea.

Devo confessare, che quando ho letto il libro fresco di pubblicazione, ‘Tra storia e speranza’ non mi ha impressionato; era scontato nel vantare i risultati della propria amministrazione e nello scaricare sugli avversari, il presidente ha dovuto fare spesso i conti con un Congresso ostile a maggioranza repubblicana, la colpa di dove aveva fallito. Riletto adesso, quasi trenta anni dopo, mi sono trovato a fare il confronto tra l’entusiasmo con cui l’America si proiettava nel nuovo millennio e la realtà piena di pessimismo del presente.

Clinton, puntando alla rielezione, vuole stimolare gli americani con una visione del futuro basata su tre temi: opportunità, responsabilità, essere comunità.

Ogni cittadino americano deve avere la possibilità di studiare e ottenere con il lavoro una condizione sociale dignitosa per sé e per la propria famiglia; ha, al tempo stesso, la responsabilità di cogliere le opportunità che la società offre. Infine, deve essere lui stesso società, operando non solo per i propri interessi individuali, ma per il benessere della collettività. Questo vuol dire assistenza sanitaria e supporto a chi si trovi in difficoltà, temi su cui democratici e repubblicani sono in forte contrasto, collaborazione con le forze dell’ordine, partecipazione alla vita politica e sociale.

Come già detto, Clinton rivendica con enfasi i successi del suo primo mandato: più posti di lavoro, meno delinquenza, deficit ridotto, burocrazia più snella ed efficace, reddito dei cittadini che cresce più velocemente dell’inflazione, sanità migliorata e attenzione all’ambiente.

Non nasconde però le paure. Il terrorismo ha colpito ad Atlanta durante le Olimpiadi. La guerra in Bosnia sembra conclusa, mentre con cauto ottimismo si valuta la situazione in Medio Oriente, nonostante l’assassinio di Yitzhak Rabin, la Russia e i paesi della ex URSS. Clinton vanta come il ruolo degli Stati Uniti di garante unico della libertà, della democrazia e dell’ordine mondiale, non sia mai stato così inattaccabile.

C’è tuttavia il rischio che gli americani agiati tendano a chiudersi in un egoismo indifferente, pensino all’America e non al mondo, a se stessi e non alla società. Una società sempre più tecnologica, dove si deve evitare che la nuova rete internet diventi discriminante tra chi potrà permettersi di accedervi e chi ne verrà escluso. Il vice presidente Al Gore è l’uomo dell’amministrazione che si occupa della connessione di tutte le biblioteche e le scuole americane alla rete, permettendo così la navigazione a tutti.

La scuola ha un ruolo fondamentale. Deve formare i cittadini e togliere dalla strada, quindi dalla droga, dall’alcool e dalla violenza, i giovani minorenni; un problema di sicurezza e degrado molto sentito dal cittadino medio americano. Sulla scuola lo stato deve investire e devono investire le industrie private con corsi specializzati e generali per i propri dipendenti. Migliorare la cultura degli individui, la loro capacità produttiva, la motivazione, la consapevolezza di essere un tassello della società, è la molla per spingere l’America a un futuro vincente, dove uomini e donne abbiano le stesse opportunità, indipendentemente dal loro credo religioso e dal colore della loro pelle.

Quando Clinton parla di istruzione e cultura, intende prevalentemente quella scientifica; oggi come ieri, il problema, non solo negli Stati Uniti, di una società che dimentica i propri valori e i propri doveri, primo tra tutti quello della solidarietà tra individui, è conseguenza di una cultura umanistica e di una educazione civica trascurate.

Formato l’individuo con la scuola, bisogna dargli la sicurezza per crearsi una famiglia; quindi, fargli ottenere un lavoro e un reddito sufficiente, l’opportunità se il lavoro dovesse mancargli di trovarne uno nuovo, la tranquillità di essere sostenuto in caso di malattie, incidenti e nella vecchiaia; in altre parole, assistenza sanitaria, pensione, supporto per i genitori anziani e per i figli. Tuttavia lo stato non deve scivolare nel ruolo passivo di fornitore di sussidi: deve essere, insieme al mondo produttivo, un fornitore di opportunità. Se un cittadino non vuole cogliere le opportunità, non è un buon cittadino e lo stato non lo aiuterà.

Il concetto di libertà, che è alla base della nazione americana come affermato da Lincoln, è strettamente legato a quello di responsabilità; senza responsabilità, il cittadino che si dichiara libero, è solo un parassita egoista. Nella visione di Clinton, uno degli obiettivi è ridurre quanto più possibile il numero degli individui che vivono a carico dello stato sociale; questo deve assistere un gran numero di ragazze madri con i loro figli. Un problema che nasce dalla mancanza di responsabilità delle ragazze, dei loro compagni, e dal ruolo inadeguato delle famiglie e della scuola.

Un grosso rischio è quello del facile acquisto di armi da fuoco destinate all’offesa, a uccidere, e non all’autodifesa. Negli Usa l’obiettivo di togliere le armi dalle mani sbagliate, resta una pia illusione.

La risposta al crimine si concretizza nelle tre ‘p’: polizia, pena, prevenzione.

L’America è uno stato federale. Clinton dedica molte pagine a sostenere il rispetto delle diverse entità nazionali sotto un governo centrale leggero, ma in grado di coordinare l’economia, pronto a intervenire in caso di guerre o grandi calamità, e garante dell’ambiente.

Contro l’inquinamento, il disboscamento e a favore di una crescita sostenibile, l’impegno di Clinton è deciso e convinto, indirizzato a lasciare alle generazioni future ‘un Paese in cui l’aria, la terra e l’acqua siano pulite‘.

Bill Clinton citazioni
Bill Clinton citazioni

Fermamente convinto che gli americani diano il meglio di sé quando sono non individui singoli ma comunità, Clinton esorta i cittadini a condividere iniziative e, soprattutto, ad accettarsi a vicenda. Questo impone allo stato di valorizzare l’elemento base della società, che è la famiglia, nella quale si deve portare la libertà dal bisogno e il tempo necessario per la vita comune.

Clinton rivendica di avere imposto ai grandi network la produzione di programmi didattici e un controllo sulla violenza negli spettacoli televisivi con nuove tecnologie rivolte a impedirne la visione ai minori.

Essere una sola grande comunità americana, impone il superamento delle discriminazioni razziali e religiose. Bisogna risolvere i conflitti e colmare le distanze, ma queste sono le pagine dove il presidente sente la fatica di una lotta disperata, dove anche il fenomeno dell’immigrazione costringe a scelte dure. Se da un lato agli immigrati regolari si vorrebbero garantire i pieni diritti, l’immigrazione irregolare non va tollerata, perché gli immigrati regolari pagano le tasse e quelli irregolari non le pagano. Quindi sono promessi controlli sempre più rigidi alle frontiere ed espulsioni sistematiche per gli irregolari.

Nella politica estera si respira un’aria di trionfo dopo lo smembramento dell’Unione Sovietica e con la Russia di Boris Eltisn, avviata a essere ‘una nazione stabile, democratica e rivolta al mercato’. Poche parole sulla Cina, che ha contribuito a controllare la Corea del Nord, non frena la pirateria sui brevetti americani, minaccia Taiwan pur ritirandosi subito quando vede avvicinarsi all’orizzonte una flotta americana. La Cina non fa paura, mentre ne fanno di più la minaccia nucleare e il terrorismo.

Ricordiamo che proprio nel 1996, mentre Clinton si trovava a Manila nelle Filippine, un allarme dei servizi segreti impedì al corteo presidenziale di transitare su un ponte dove successivamente fu ritrovato un potente ordigno; l’attentato era stato organizzato da un gruppo terrorista saudita con a capo Osama bin Laden.

Contro il terrorismo si deve procedere su tre punti: la collaborazione della comunità mondiale sotto la guida statunitense; pene severissime, compresa quella di morte, per i colpevoli; aumentare la sicurezza, soprattutto su aerei e aeroporti. Il terzo punto, basato sulla ricerca di armi ed esplosivi, verrà aggirato con irrisoria facilità l’11 settembre del 2001 da quattro gruppi suicidi di al-Quaida.

L’attenzione di Clinton è principalmente puntata su due stati: Libia e Iran.

Nelle ultime pagine si parla di pace: pace in Irlanda del Nord, in Bosnia e in Medio Oriente. Una Pax Americana che si deve espandere libera, potente e democratica su tutto il mondo. Il nuovo secolo ha invece visto una realtà diversa, nuove crisi sanguinose, guerre, attentati, la Russia sprofondata per sua e nostra colpa nel ruolo di grande nemico dell’occidente, il boom economico cinese, la pandemia, l’affermarsi di grandi poteri economici multinazionali, società sempre più chiuse in se stesse.

Oggi, la visione di Clinton sembra in molti aspetti un’utopia, ma ugualmente resta uno stimolo per mettersi in gioco nel tentativo di forgiare una società migliore, superando egoismi nazionali e personali.

 

Written by Marco Salvario

 

Bibliografia

Bill Clinton, Tra storia e speranza, Edizioni Baldini&Castoldi

 

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