Contest letterario gratuito di poesia “Lettere a Sofia”

“Scrivere è dimenticarsi della parte peggiore di se stessi, è ritrovare la propria energia, è riconciliarsi con il mondo intero, è relativizzare il dolore, è contestualizzare la propria esistenza.” – Giovanna Fracassi

Regolamento:

Contest Lettere a Sofia
Contest Lettere a Sofia

1.Il Contest letterario gratuito di poesia “Lettere a Sofia è promosso da Oubliette Magazine, dall’autrice Giovanna Fracassi e dalla casa editrice Tomarchio Editore. La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

La partecipazione al Contest è gratuita.

Tema libero.

 

2. Articolato in una sezione:

A. Poesia (limite 100 versi)

 

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.

Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.

Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.

 

4. Premio:

N° 1 copia del libro “Lettere a Sofia di Giovanna Fracassi edito nel 2022 dalla casa editrice Tomarchio Editore.

Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 12 febbraio 2023 a mezzanotte.

 

Lettere a Sofia di Giovanna Fracassi
Lettere a Sofia di Giovanna Fracassi

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Editor in chief)

Giovanna Fracassi (Poetessa e scrittrice)

Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)

Rosario Tomarchio (Poeta ed Editore)

Katia Debora Melis (Poetessa e Collaboratrice Oubliette)

Filomena Gagliardi (Poetessa e Collaboratrice Oubliette)

 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:

https://www.facebook.com/OublietteMagazin

 

10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

 Buona partecipazione!

 

111 pensieri su “Contest letterario gratuito di poesia “Lettere a Sofia”

  1. Accetto il regolamento
    Ho imparato

    Ho imparato a centellinarmi la vita
    Ho aperto il libro pedagogico della Natura
    immaginando che il tornaconto dell’ape
    sia nel profumo del fiore
    Che le note musicali gemano
    nel reticolo di ogni strumento
    Ho imparato la fede inconsapevole
    dall’animale
    Sono impazzita davanti allo spettacolo di uno sguardo
    Sempre gli egoismi della normalità mi incantano

    1. Bellissima poesia che fa riflettere sull’immensa meraviglia che suscita la natura.

  2. ACCETTO IL REGOLAMENTO

    LA PERSISTENZA
    DEL PIANO TRAVERSO
    (La Fenêtre Ouverte)

    Feriti s’incurvano
    gl’ossi della vela,
    di due relitti, di franti ormeggi,
    – intemerate gòrgoni –
    sommersi nimbi in fiamme
    d’impietrati scalmi
    dove sguernite file di spine dorsali
    fendono mucciate sponde.
    Riemerge a riva, intatta,
    la statua dell’indolenza
    si richiude la fenêtre ouverte
    su fondine di lavezzo,
    sul debito scontento,
    ruba l’ombra all’immortale breccia
    che dell’ulivo serra il respiro tra le foglie.
    Cadono ghiande da querce secolari,
    greggi dileggiano smutate fiere
    dove nevate mani conservano,
    su nebulati colli,
    dissalate monadi tra scomposte pieghe.
    Di che vita parli se evapora
    la chioma di arboreti
    nell’imballo di petunie,
    spaghi di verdi lauri
    sfuggono all’alberata?
    Faci s’oscurano dell’Orsa
    in decussate cale,
    innumera il cantore
    ammatassati nuclei di lucerne,
    dell’interrata stele
    smuore l’acqua di tettoie
    sulle vetrate unte;
    nereggiano su iemali stampi
    la lunata doglia, la sueta direzione,
    rinfiora il petalo che scivolò dagl’occhi…
    E mi ricama il palmo la pioggia
    sulle porte, l’avaro bacio della sconfitta
    che nel distacco perse un dì
    sul fianco del camaleonte.

    1. Thea potresti non scrivere il nome, le tue poesie sono riconoscibili subito! Mi incuriosisce molto lo stile aulico e barocco che usi, da dove viene questa scelta? È puramente estetica o attraverso di essa comunichi qualcosa?

      1. La poesia è percezione, è rappresentazione, è contatto con la propria anima, con la realtà circostante…è l’albero che guarda, che ascolta, e non si muove; è la visione onirica che contorna la sostanza delle cose…

  3. (ACCETTO IL REGOLAMENTO )

    AFFINITÀ INVISIBILI

    Al mattino
    esco per strada
    tra colate di gerani.
    Quasi ci si perde
    nella luce del cristallo
    che riflette arcobaleni
    negli androni dei palazzi.
    E sono rondine che cavalca
    I’ onda del sereno, fresco di cielo.
    E con le mani in tasca
    ed archi tersi sulla testa
    catturo un colore
    senza chiedermi
    che tempo farà domani.
    Ed inseguo un suono,
    quello che per affinità invisibili
    mi viene incontro
    dalla campagna incolta.
    Poi mescolo il colore ed il suono
    ai miei passi lenti,
    e alla folata pregna
    che emana il vento
    mentre mi spettina i pensieri,
    linee tonde su un foulard.
    Ed io lo lascio fare
    mentre mi carezza piano
    sull’ uscio muto della sera;
    ne sento il profumo,
    inseguo la sua traccia,
    ed imprimo il suo ricordo
    nel nitore di una goccia.

    Rosita Matera

  4. Accetto il regolamento

    Dipingi la tela

    Dipingi pittore, con la tua tela
    rappresentala la vita che vedi.
    Un colore per il mare, la vela
    ed un colore per quello che credi.
    La tua anima è dipinta su tela
    insieme ai colori. Come me vedi
    colori sulla tela della vita;
    noi, che lei non l’abbiamo mai tradita.

    Dipingi pittore, con il pennello
    e le sfumature sei a poetare.
    Tessi l’emozioni con l’acquerello
    o le tecniche che a me sono ignare.
    Nel creare arte tu mi sei fratello,
    la bellezza dell’animo fai amare.
    Oh pittore pittura con ardore,
    delle umane emozioni sei cantore.

  5. Ines Zanotti – Accetta il regolamento
    VERSI IN GALLERIA
    Or vivo in un respiro
    evaporando nubi
    dalle sfumature ambiziose.
    Desio d’artista aspiro in cuor
    che trasognar mi fa:
    liriche mie incorniciate,
    eccitate di declamar
    chi udir vorrà.
    Son poesie concepite
    in grembo all’animo meo,
    per generar passioni.
    Pure t’aspettano quei versi parlanti,
    che di lucente inchiostro grondanti
    sanno d’amor dissetar, ogni anelito.
    Ecco, fremo richiamar in seno
    l’aura di Apollo Citaredo
    “Oh aulica creatura,
    l’ispiro poetico sospingo
    onde comporre ancor
    mirabili canti…devi!”

    11 Gennaio 2023

  6. Accetto il regolamento

    UNA TRACCIA

    Ecco, una traccia,
    parole che lascio agli occhi,
    miei o di altri non ha importanza.
    Ma sono parole che rimangono,
    non vengono disperse nel vento,
    non possono essere irrimediabilmente dimenticate.
    Loro sono qui, sotto i miei occhi,
    sotto gli occhi di chi vuole.
    Ecco, una traccia,
    un segno per quanto labile,
    magari solo per mia fruizione,
    ad urlare a me ed a chi vuole ascoltare,
    che esisto, che sono vivo.
    Una traccia, per convincermi,
    per convincervi, che non siamo solo pensieri,
    ma anche parole, sangue, carne.
    Ecco, una traccia, un’impronta,
    che quando ritroverò,
    mi darà il conforto di aver vissuto.

  7. * Colma di attesa e di speranza
    degli istanti buoni che verranno,
    sono nella mansueta goccia
    che lambisce la rassegnata foglia,
    o nell’occhio smarrito di un passero
    che tenta la recalcitrante zolla
    e dal sommo della nuvola corrucciata
    e della realtà tutta,
    in questa aurorale brezza
    guardo squadernarsi
    la Risposta.

    Accetto il regolamento
    * poesia di una carissima mia amica, Anna Coltro.

  8. Angelo Napolitano
    Accetto il Regolamento

    AROMA GUERRIERO
    Tutto dipende da cosa scriviamo
    sui fogli bianchi che ci sono dati.
    Con te la Bellezza
    ha saputo di chiamarsi Bellezza;
    la Donna di chiamarsi Donna.
    Non c’è nulla che abbia più di te;
    di tutto hai tutto,
    e Tutto si compiace in te.
    Generi e regali frumento
    del quale tu stessa ti nutri;
    le tue mani preparano
    pane e regni,
    offerti per cene che durano una vita.
    Il vino speziato dei tuoi occhi
    riempie il vaso d’argilla
    così come la coppa dorata.
    Passano i venti e le tempeste
    e nulla di te portano via,
    né l’acqua che ti scorre nel sorriso,
    né la spuma dall’aroma guerriero
    che feconda la tua vita.

    1. Mi spieghi alcune cose?
      1) A chi ti riferisci quando scrivi “Non c’è
      nulla che abbia più di te?
      2) di chi parla la poesia? La natura?
      L’eterno femminino? Una persona
      concreta? O il lettore ha libera
      interpretazione? Grazie!

    2. Un’altra cosa: “Tutto dipende da ciò che scriviamo…” Anche la Bellezza che canti?

  9. Accetto il regolamento

    ALLA VITA

    Diamo voce ai nuovi inizi,
    con coraggio e resilienza.
    Dove vi è turbamento e tristezza,
    dove è gioia e luce.
    in continuo cambiamento,
    viviamo con passione,
    vinciamo l’oscurità.
    Faccio due passi sull’arcobaleno,
    accanto al sole, che mi accompagna.
    M’inebrio dei suoi colori,
    non indugio e guardo avanti.
    Siamo anime e corpi,
    fatti d’amore e passione.
    lo, me stessa ed io,
    sempre unite e sempre in lotta,
    con lo sguardo verso l’alto
    e il coraggio nel cuore.

    Alessia Colantoni

  10. COMPLEANNO

    Nel mattino che un anno ti lascia
    e il nuovo ti prende,

    Chi entra nella tua stanza dalla finestra che spalanchi,
    con l’aria fredda di ricambio
    e i pochi rumori della via?

    Per Chi ristendi le lenzuola,
    attenta che i bordi cadano uguali
    e lisci le pieghe della coperta,
    mani veloci come ali?
    E quindi, amica mia (“L’ombretto, lo metto? Rossetto, perfetto!): qualcuno (Qualcuno) verrà,

    A rompere la rima,
    a sconvolgere la trama?

    Accetto il regolamento

    Marco Leonardi
    P.S: ho già occupato il mio spazio con la poesia di Anna Coltro, non so se questa mia posso pubblicarla, fate vobis!

  11. E sono ancora qui
    a scrivere di te.
    Anche se a volte
    non trovo le parole.
    Ma quando questo amore
    non lo so spiegare,
    mi basta guardare
    nei tuoi occhi
    – gli occhi che mi hanno trovato
    dove nemmeno io sapevo –
    e tutto si fa chiaro.

    Daniela Giorgini – sezione A – Accetto il regolamento

    1. PENSIERI IN PROCESSIONE
      Tu sei colore
      immerso tra l’azzurro,
      osservi l’orizzonte,
      non ti turba l’infinito.
      Tu luce e gioia
      tra ponderazione e dolcezza,
      come danza nell’ ampio ciel
      scherzoso giaciglio di tenerezza,
      tra righe colte e una carezza.
      Tomi di poesia belle come l’alba,
      tra i fogli petali di rosa.
      Come un paradiso di pensieri in processione
      silenzio e pace a profusione,
      rifugio d’ogni mia emozione
      in te che d’armonia risvegli i giorni.
      Amorevolmente canta l’armoniosa luna
      sui sentieri dell’infinito
      col riflesso di tenui, chete parole.
      @Antonietta Angela Bianco

      accetto il regolamento

  12. Clotilde Ghizzoni
    Sezione A
    Accetto il regolamento

    Porto di lacrime

    La musica di un fado piangente
    vibra tra le corde tese
    di una chitarra nomade.
    Artigli di vetro infranto
    pizzicano la mia fragile esistenza.
    Sotto il vento di traversia
    ondeggiano rammendi
    di seta nerissima.
    Come tanghera triste
    volteggio nei fiori di porpora e sangue.
    Il fiato delle navi
    affoga il porto lontano
    nelle ombre indefinite dell’inganno.
    Tra i demoni della mia tristezza
    i fumaioli sbuffano nebbia e lacrime.
    Il tempo batte il tacco acuminato
    sulle onde assopite
    nella banchina delle disillusioni.
    partenze su navi già affondate
    arrivi di navi mai approdate.
    Lezzo di alghe putride
    spiffera dalla valigia
    tracimante di scheletri in fiamme.
    Brucia il combustibile delle illusioni
    spettri di fuoco mi divorano il cuore.

  13. Meissa Biasin
    Accetto il regolamento
    Nella notte

    E’ nella notte che ti penso, ti cerco, e nei sogni ti rapisco.
    E’ nella notte che afferro le tue mani, ma che sfuggono al mio risveglio.
    Per favore, afferrami, catturiamo questo mondo che circonda,
    il nostro essere, la nostra follia, e ci sbalza fuori dalla realtà
    invadendo il nostro amore…
    lacrime disperse dalla nostra separazione, nel silenzio, si..di queste
    lacrime amare, che scendono prepotenti nel fiume della speranza,
    dentro i nostri cuori.
    zitta, si rimaniamo in questo silenzio che parla per noi.
    zitta, ascolta ciò che non ti dico, ascolta il vento che cattura questo mondo.
    zitta, ascolta il battito veloce, di chi ti cerca nel silenzio…
    il mondo ci appartiene.
    il mondo ci divora…lasciamo che ci rapisca, noi due insieme,
    separati dalla vita.
    è nella notte che ti penso, ti cerco, e nei sogni ti rapisco.
    è nella notte che afferro le tue mani, ma che sfuggono al mio risveglio.
    per favore, non svanire nell’oscurità, fatte di ombre e tormenti.
    per favore, non farmi svegliare, voglio ancora sognare…sognarti,
    voglio ancora viverti, non andar via, ti afferro, ma sento che le nostre
    mani si stanno separando, sento che le tue mani mi sfuggono…
    nel risveglio di un’altro giorno, che vivo senza te.
    nella realtà della mia solitudine, dove ti cerco e non ti trovo.
    afferrami in questa notte fatta di sogni, di pura follia, la nostra!
    zitta, si rimaniamo in questo silenzio che parla per noi.
    zitta, ascolta ciò che non ti dico, ascolta il vento che cattura questo mondo.
    zitta, ascolta il battito veloce, di chi ti cerca nel silenzio…
    è nella notte che ti penso, ti cerco, e nei sogni ti rapisco.
    è nella notte che afferro le tue mani, ma che sfuggono al mio risveglio.
    ora vado, si vado incontro al nulla, in questa realtà dove tutto è cieco,
    dove tutto è nulla.
    ma so che stanotte ti ritroverò, per favore, continua a cercarmi nei nostri sogni.
    so che stanotte, afferrerò nuovamente le tue mani.
    adesso vivo la mia follia diurna, ma questa notte, sò che sarà per sempre nostra.
    so che tu sei mia….per sempre nella notte.

  14. L’IMPOSSIBILE

    Vedere sotto il mare la pioggia,
    e le nuvole nella roccia;

    Ammaliare le sirene con il canto,
    far ridere fino alle lacrime il pianto;

    posso, quando ti guardo negli occhi,
    mentre il tuo bimbo infinito
    contempli e tocchi

    (accetto il regolamento)

  15. Accetto il regolamento

    Si fa sera.
    Hai colto ciò che tutti hanno guardato,
    hai ascoltato ciò che tutti sentono,
    nel mentre, pensi a ciò che nessuno aveva immaginato.
    Tacciono i rami,
    verdi un tempo, le foglie mutano svelando i nidi,
    ancora calde le uova aspettano… chi li battezzerà?
    All’improvviso, La Grande Mano apre il cielo come un sipario,
    e sei lì, con amore e coraggio,
    In marcia verso la fusione degli orizzonti.
    Da quanto tempo?
    Chi te lo fa fare?
    Cosa farai?
    Lambire le autostrade per vederli sfrecciare perché in fondo:
    Non sei mai stato… sei.
    Ma ora si fa sera.

  16. La comparsa della Grande Mano mi ha ricordato la poesia di Montale che inizia con: “Forse un mattino andando in un aria di vetro…” (se ricordo bene!). Grazie!

  17. Accetto il reglamento
    TRAMONTO

    Da dove viene questo colore
    che annuncia il miracolo eterno
    della notte? Quale fremito
    agita la natura
    in attesa? La vita serpeggia
    dove non appare acqua,
    restiamo incapaci di parlare,
    l’ultima luce dilava ogni roccia.

  18. Sofia

    sogna tesoro sogna
    non avere fretta di crescere
    usa tutta la tua pazienza
    la vita ti aspetterà
    se le darai il tempo che ti chiederà
    sali su quella nuvola, togli il freno a mano
    aggrappati al vento senza paura
    chi ti ama ti proteggerà
    sogna tesoro sogna
    non aver paura delle parole
    lasciali dire che perderai
    sparlano di te; sei troppo bella
    stanno cercando di colpirti
    il corpo, la mente, il cuore
    sogna tesoro sogna
    passa le tue labbra su quel viso
    che ti ha regalato la vita
    l’amore la purezza dell’anima
    l’intelligenza del corpo e della mente
    se un giorno ti chiederanno di correre
    fallo ma senza strafare
    non inciampare nell’ingiustizie della vita
    mantieni la serenità e il tuo sorriso
    comunque sia ricorda, io sarò li con te
    seduto sulla panca, della mia fragile vita
    aspetta i tuoi sogni, non lasciarteli sfuggire
    sono sicuro che un giorno li realizzerai
    quando incontrerai l’amore
    una realtà che ti toglierà il respiro
    proteggilo con tutta te stessa
    non fartelo rubare dal destino
    sogna tesoro sogna

    (Accetto il regolamento)

  19. Accetto il regolamento

    Attore
    Sono l’attore di me stesso
    sulla scena voluttuaria di ciò
    che mi accade tento di
    ripassare un copione non
    ancora definito tra battute
    imprevedibili e colpi di scena
    quando la fame di applausi
    mi contorce sul tavolo
    imbandito dell’amore
    sono l’attore che vive
    senza pubblico che brucia
    sotto le lampade arroventate
    delle mille domande che fanno
    di questa mia vita il rebus
    che soltanto un tuo bacio risolverà

  20. Ammirazione

    Ammiro il contadino che semina nei campi,
    grazie al suo lavoro noi possiamo saziarci e vivere in tanti …
    Con lui ammiro il panettiere
    che grazie al suo mestiere
    il pane fresco tutti i giorni noi possiam mangiare …
    Ammiro l’allevatore di bestiame con le sue stalle e i suoi animali,
    è con il suo lavoro curato che riusciamo a sopravvivere in molti …
    Ammiro l’ingegnere che progetta strade e ponti,
    grazie al suo ingegno viaggeremo in tanti …
    Ammiro l’architetto che progetta le abitazioni,
    grazie alla sua matita avremo un rifugio sicuro quasi tutti …
    Ammiro il muratore che costruisce le nostre case,
    grazie alle sue callose mani
    avremo più o meno tutti un tetto sicuro …
    Ammiro gli artigiani che lavorano sui cantieri,
    grazie alle loro capacità nella comodità vivremo in tanti …
    Ammiro il costruttore di veicoli,
    grazie a lui ognuno di noi potrà circolare
    e il mondo intero potremo visitare …
    L’intelligenza umana ha inventato e costruito molto,
    anzi di tutto … magari perfino di troppo …
    ed ora nessuno si ferma più !
    Chissà se ci saranno solo vantaggi per molti
    o se ad un certo punto
    ci saranno poi troppi svantaggi per tutti ?

    accetto il regolamento

    1. Buonasera, Osvaldo! Che piacere leggere una tua poesia dopo quelle pubblicate in “Come fiori…”

  21. Petali

    Guardo il tuo volto che sorride,
    lo imito,
    poi mi rifletto nel passo
    del nostro tempo
    ed insieme percorriamo
    i sentieri delle grandi promesse,
    dei dolci abbandoni.
    Ora, non ho più lusinghe, nè percorsi
    dove tenderti la mano
    che per te scrisse poesia;
    mi resta il tuo sorriso
    che scolpisce il mio,
    come petali della tua rosa.

    – accetto il regolamento

  22. Chi sceglie le immagini da affiancare ai nomi? A parte Daniela, chiaramente terrestre, le altre sono forme di vita di Aldebaran IX…
    (facciamoci due risate, dai!)

  23. SFACCIATI
    Disposti sempre siamo
    A far credere
    Di essere ricchi e perfetti
    Benestanti e privilegiati
    Pronti a difendersi
    Con le unghie
    Come avvoltoi rapaci
    Per ridere degli altri
    Calati nel ruolo
    Di persone di successo
    In attesa di ammirazione
    Eterne menzogne
    Per mascherare la totale
    Incapacità di avere
    Saldi legami affettivi.

  24. Abbi cura del cielo
    fragile e immenso
    tra le lunghezze del mare
    nel divagare cristallino
    di un solido silenzio
    ai confini solitari del Blu.

    Arianna Di Presa
    accetto il regolamento

  25. I numeri sui muri

    Infine
    ogni mattino
    ha lo stesso sapore,
    un gusto languido.

    Con i crepitii
    d’un neon spompato
    prova a esprimersi un’insegna
    e creature di foglia
    s’infilano tra le ruote
    dell’autobus in ritardo.

    Le linee
    quasi assenti
    della carreggiata
    vanno verso un punto
    che non è segnato,
    singhiozzando
    sull’asfalto vecchio
    di vent’anni.

    I numeri sui muri
    conteggiano
    lo spazio dispari
    in eterna contrapposizione
    con ciò che sta davanti,
    immobile.

    Un’altra giornata
    s’incammina al patibolo
    tra l’inutile vociare
    e la disillusione.

    Stefano Peressini
    Accetto il regolamento

  26. Sorella Saffo
    Di Chiara Catanese (da “Scintilla”, LFA Publisher, 2022)
    Accetto il regolamento

    Dunque oggi mi insegnerai
    cosa significa per una donna
    perdersi tra le cosce di una ninfa
    dagli occhi orientali?

    Viva nel mondo come pietra preziosa,
    nelle notti di luna ti svesti
    ed è un’oasi di chiaroscuri e profumo.

    E attendo i tuoi occhi,
    e aspetto la vela dei tuoi capelli neri,
    promessa nuova
    e ancora nuova
    d’un piacere gemello.

    1. Buon giorno Chiara, mi permetto un piccolo appunto: nella poesia ti rivolgi a un’altra persona, a un tu… allora perché viva e non vivi? (buon appetito!)

      1. Buongiorno Marco. Viva per sottolineare quanto la sua presenza sia vivida, vitale, viva… Perché lei è viva. Grazie del tuo commento

    2. Buona serata, permettimi una controreplica : anche vivi esprime lo stesso concetto e mantiene il tu con cui ti rivolgi all’altra donna. Comunque, parere mio opinabilissimo! (devo dire che è una delle poesie dove termini usati, ritmo e “musicalità” sono perfettamente coerenti con ciò che vuoi dire… Grazie!)

      1. Sai, in effetti sulle prime ero indecisa tra “viva” e “vivi” quando ho scritto la poesia. Ha prevalso poi il “viva”, per i motivi che dicevo. Grazie a te del tuo commento, dell’apprezzamento e per aver letto con attenzione i miei versi. La musicalità è qualcosa che cerco sempre di raggiungere quando scrivo. :) buona serata

  27. Passami il sonno

    Passami il sonno e portalo sul cuscino
    spolvera la mia mente, restringi le energie
    sollazza l’anima esausta
    Aspergi di stelle l’aureola antica e
    nel limbo che vorrai concedermi
    lasciami fluttuar leggera
    Essere supremo, ultima speranza
    ebbi da te certezza che
    tra il mio spirito vagante e te
    abbonda polvere di stelle.

    – accetto il regolamento

  28. SOGNI E LOTTE

    Quanti sogni ho vissuto
    ancora il mio cuore ne ha tanti
    come quel ponte che ha visto
    da sempre lo scorrere dell’acqua
    ma mai allo stesso modo
    pur se il viaggio è verso il mare.
    Così la mia vita ha percorso
    intere notti di speranze
    nelle stanze di fumo riempite
    riunioni per decidere il futuro
    slogan con parole d’ordine
    manifestazioni scioperi e cortei.
    Conquistare i diritti assenti
    per una società più giusta
    per i lavoratori ed i meno agiati
    il riscatto della classe
    che da sempre da le braccia
    senza mai sentirsi stanca.
    Sarà forse per l’età che avanza
    oppure guardando questa politica
    che faccio fatica a riconoscere
    stesse ricette quasi identico medico
    la differenza è solo nel chiamarsi
    destra centro oppure sinistra.
    Tutti grandi imborghesiti
    partiti liquidi e di tanto social
    con roboanti enfatici annunci
    diretti alla pancia della gente
    non al cuore ed alla mente
    di chi ci crede ancora e veramente.
    Sono deluso non nascondo
    ho un archivio pieno di ricordi
    di appunti e verbali degli incontri
    di quando finanziavi il tuo partito
    impegnando gli iscritti mensilmente
    che rispondevano dando fiducia.
    Oggi non riescono a stare in piedi
    manca il finanziamento ai partiti
    scendere dalla sedia non conviene
    andare casa per casa e fuori luogo
    confrontarsi con chi soffre e lotta
    è difficile da fare si perde tempo.
    Ed io guardo svanire le conquiste
    ottenute con il sudore della lotta
    con le privazioni e sacrifici
    si è consegnato ad altri il paese
    nato dalla nostra “Resistenza”
    ma al peggio non vi è mai fine.

    Giuseppe D’ACCHIOLI
    accetto il regolamento

  29. Accetto il regolamento

    TEMPO IN SCADENZA

    A biglietto scaduto
    scenderò in una piazza
    bellissima,
    come cento da noi;

    a Torino o Venezia,
    Roma o Palermo.

    Vi vedrò tutti lì,
    ad aspettarmi,
    felici per me
    e io
    dovrò solo
    abbracciarvi.

  30. ACCETTO IL REGOLAMENTO

    SCRIVI POETA

    Quando la sera vai giù lungo il sentiero
    a respirare la brezza della natura
    lascia che voli con il vento il tuo pensiero
    la pera con il suo tempo si matura
    Se lungo il cammino incontri un forestiero
    stanco affamato e pieno di paura
    dimostra il tuo cuore nobile e sincero
    dagli alloggio e le sue ferite cura
    Quando passeggerai lungo il viale
    fermati ai piedi dell’albero piangente
    fa come fosse una stanza d’ospedale
    un fiume asciutto, una secca sorgente
    Ricordati di chi è povero e sta male
    Scrivi ciò che ti passa per la mente
    .
    Scrivi poeta, i passaggi della vita
    la primavera l’estate, l’autunno, l’ inverno
    descrivi quant’è dura la salita
    il purgatorio, il paradiso l’inferno
    Scrive il vate che vede tutto e tace
    sa che nella vita pochi sono i felici
    in questo mondo anche il più audace
    viene tradito dai suoi migliori amici
    Scrivi poeta scrivi, tanto non fa male
    in un mondo dove è sempre carnevale.
    @Vito Bologna

  31. Accetto il Regolamento
    Poesia
    Titolo
    “Torneremo a sognare”
    Ero Sofia, sulle colline spremute dal sole.
    Nei cunicoli di vento dove l’anima risplende.
    Sulle rose di maggio cariche di spine.
    Nei rivoli indecenti d’acqua e sassi.
    Sui tramonti dipinti di gioia e speranza.
    Nelle alcove dei desideri dove il Cielo si è
    smarrito.
    Nelle cattedrali del senso dove ho ricamato favole bianche.
    Ero Sofia di terra e alberi. Di semine aulenti e
    di profumi fragranti. Di corse nei prati, tra margherite d’amore e farfalle ispirate dal sentimento.
    Correvo nell’alba di un infinito presente.
    Smarrendo il cuore negli ultimi istanti di vita.
    Riversa sul letto della Tua stessa morte, Sofia,
    ritorneremo a sognare!

  32. LA NOTTE

    È la notte che pesa, che tace.
    Vicine, lontane luci, immobili e silenziose.
    Nessun movimento, né suono, né sussulto,
    né rumore.

    Il treno non corre più sui binari
    né illumina le gallerie di fronte.
    L’incanto bloccato.
    Un profondo inconscio sgomento mi assale.

    Ovunque invisibili fossi di trincea,
    repentinamente scavati.
    Le serrande di locali depressi
    scese a nasconder
    la microscopica assassina verità.

    Un senso d’abbandono percorre le deserte strade.
    La costrizione regna sovrana dappertutto,
    depositaria di bugiardi segreti.
    La solitudine ramifica rigogliosa, non solo al buio.

    Il consueto panorama più l’anima non consola:
    di antiche, triste memorie, la riveste.
    L’accompagna l’eterea paura.
    Muta, s’insinua negli anfratti della nostra esistenza.

    Rintanati in attesa stiamo.

    Affinché questo virale pericolo cessi,
    eseguiamo la nostra parte, necessariamente indefessi,
    prigionieri di un ingranaggio, a volte persuasivo, altre stridente,
    altre ancora compiacente.

    Ma la notte il suo posto cederà.
    L’anziana stella madre allora,
    forse, scalderà, una vita nuova.

    – accetto il regolamento

  33. (Accetto il regolamento)

    Il turbine d’ amore si placa
    l’estate prosciugherà quel che rimane
    anche le cicale esultano
    il loro frinire risuona beffardo.

    Il tempo è scaduto,
    la strada è conclusa.
    Dolce Signora in nero,
    hai sprecato l’ultima mano,
    il club di mezzanotte ha chiuso.

    Una civetta fende la notte
    ne raccoglie il respiro,
    nessuno la ascolterà,
    eppure freme instancabile.
    Il mio cuore la segue.

  34. IL MIELE

    Tu mangi lo stesso
    miele,
    perché ha il sapore
    dell’illusione

    Ma io,
    io un giorno,
    aprirò gli alveari,
    mutilerò
    tutte le api.

    – accetto il regolamento

  35. Segni d’amore
    In questo mondo senza sensibilità e senza
    calore. L’amore
    sembra pertanto una
    cosa noiosa pertanto consueta pertanto
    superflua ma come farò a sostenere
    la vita senza il tuo
    amore ?
    e non sentirmi lo stesso
    noioso consueto superfluo come
    farò se
    ogni giorno di più si
    rimuovono I ricordi di
    quell’amore che unico io afferravo
    e che solo tu
    accettavi. E
    ricordo che quanto apparve
    per te è solo
    dolore e non conforto e
    per me è solo
    conforto e non dolore. Piango
    e piango tutto il giorno
    rimasto.

    – accetto il regolamento

  36. ACCETTO IL REGOLAMENTO .
    Al tempo delle mele .

    Troppo tempo è passato da quando ti corteggiai
    troppo e , le foglie d’autunno son cadute,
    le mie labbra si sono screpolate
    si sono arse nei baci dei nostri desideri .

    Cercami ,ho bisogno d’amare !
    Di te del tuo calore ove il mio cuore si ciba ,
    dal tuo corpo estraggo la prima pioggia
    dei nostri incontri mano nella mano tra le foglie .

    E fu al tempo delle mele che ti raccolsi
    come una fragola gustai le tue labbra ,
    sotto cieli falsi ti trovai in una nuvola libera
    tra le roride rose i tuoi occhi incredibili .

    Suderò lacrime di gelo !
    Di brividi il torpore ,le vibrazioni virili ,
    nell’anima frammenti di sublimi istanti
    soventi si lacerano i fremiti ed io respiro .

    E già mai riavrò la tua beltà ignuda !
    Io che ruppi la magia del fato,
    mi son reso inutile ,ho fallito …
    ho rotto l’incantesimo ,l’arpa dorata della mia musica.

    Prendimi femmina ovunque tu sia tu vai!
    Io sconsolato voglio ancora amore ,
    albeggiare con te i colori della vita
    varcare un giorno gli arcani mondi .

    Prendimi ho bisogno di brezze suadenti
    il mio cuore non è più solo ha te la generosa primavera,
    la mia durezza è poca cosa ed è solo gelosia …
    l’ho lasciata nella valle dei pentiti .

    Giovanni Maffeo -Poetanarratore.

  37. Essenze d’amore
    di Lauricella Giuseppina
    (Accetto il regolamento)

    Era solita ammirare
    la bellezza che brillava,
    se ne stava ad ascoltare,
    a contemplare persone
    che dipingeva ritraendole
    con destrezza.

    Ogni pagina della loro storia
    scorreva dinnanzi a lei,
    il battito di ciglia si faceva pennello
    e l’alchimia di sfumature creava forme:
    volti di essenze d’amore.

  38. ROSA DI BOSCO

    – Che cosa ti farei rosa di bosco
    se ti adagiassi adesso al mio destino
    cruda rugiada che grida nella notte
    affabulante brivido in cammino?

    – Non so, dimmelo tu cane da briglia
    è tesa la mia pelle ad aspettare
    il sobbollire languido di labbra
    che cercan precipizi con urgenza.

    – Ti ho vista in sottofondo mia scintilla
    come di un fuoco fatuo d’indecenza
    ti morderò la bocca senza appiglio
    ti sdraierò su me collo con collo.

    – Allora fallo, vieni con me adesso
    prima che il sole invada la pianura
    e che il delirio spasimi e si spanda
    a me, a te, a questo folle incontro.

    – …
    Accetto il regolamento. Roberto Marzano

    1. Roberto Marzano e Chiara Catanese, due erotismo diversi. Ritmico e galoppante il primo, armonico e melodioso il secondo. Una raccolta di poesie d’amore scritte a 4 mani da voi sarebbe godibilissima

  39. Buonasera Roberto, una delle poche poesie con le rime! Una cosa soltanto: sul mio pc termina con -… È voluto? O manca qualcosa?

    1. Ciao Marco. E’ voluto. Come a dire che quello che avverrà è lasciato alla libera interpretazione del lettore… ;)

  40. Accetto il regolamento- Katia Schiavone

    A noi, genitori derubati dei nostri figli… ma anche a voi che non potete capire e non avete colpa.
    Noi, non dobbiamo vergognarci di condividere e mettere a nudo il nostro dolore. E’ un modo per arginare quella ferita dolorosa dell’anima che sanguinerà per sempre, ma anche per far capire a voi, fortunati, che avete il privilegio di vivere una vita normale e non riuscite ad apprezzare l’inestimabile tesoro che possedete.

    Non siamo mostri, né pazzi o malvagi! Ma un dolore così grande amplifica le emozioni e i sentimenti. Ogni piccola cosa diventa faticosa. Vivere, è una gran fatica, per cui lasciamo defluire dalla nostra anima ogni sentimento negativo.
    Ci aiuterà ad alleggerirla.

    Perdere un figlio è un esperienza terrificante, insopportabile, inaccettabile per chiunque, e quando ti succede, è come se un pezzo ti te ti venisse strappato a crudo e portato via. Quel figlio desiderato, atteso, fatto venire al mondo e cresciuto, si porta via le tue aspettative, i suoi progetti, la voglia di vivere, il suo ed il tuo futuro. E’quello l’inizio della tua fine…
    Con lui si spezza la catena dell’immortalità…della continuità delle generazioni. Ti viene tolta la possibilità di prolungare la tua vita attraverso la sua.

    Ti cresce dentro un dolore lancinante, mostruoso, impossibile solo da immaginare e meno che mai da sopportare.
    Non può essere vero, non può essere mio figlio! Forse sto sognando e improvvisamente mi sveglierò e scoprirò che è stato solo un incubo spaventoso…

    L’angoscia come acqua torbida t’invade l’anima e l’affoga. Nella testa pensieri vorticosi. Confusione, incredulità, inconsapevolezza…tuttavia, la realtà si insinua e ti obbliga a fare scelte, prendere decisioni, organizzare.
    E resti in piedi… guardi… ascolti… parole e consigli. Parole non richieste che fanno solo male, consigli non voluti e che rifiuti di accettare.

    Sai bene che nelle intenzioni c’è il desiderio di offrire aiuto a una famiglia piegata dal dolore, ma è facile sopportare quello degli altri e altrettanto facile è dispensare belle parole e consigli che arrivano a essere crudeli.

    Poi quelle domande: “come va?”, “come stai?”. Domande che prima risultavano necessarie per iniziare un discorso, diventano adesso una coltellata in pieno petto. Impossibile rispondere, impossibile spiegare.
    Non si può capire se non si è provata la stessa terribile esperienza. Ormai, rispetto agli altri viviamo su pianeti diversi.

    Poi… quel percorso lungo, doloroso e in solitudine che ti porta alla ricerca di qualcosa che ti faccia accettare quel dolore disumano.
    Non esistono ricette o medicine e ognuno reagisce come può, vivendolo più o meno intensamente e cercando in se stesso la strada per poter sopravvivere.
    Ti accorgi che più passa il tempo, più diventa difficile passare di fronte a una cameretta vuota, sedere accanto a un posto vuoto a tavola, non sentire più nemmeno la sua voce.

    Non si possono consigliare strade da percorrere e ognuno deve affrontare il problema come ne è capace, come gli consiglia l’istinto di sopravvivenza.

    Inizialmente rimuovi completamente l’accaduto, poi, con immenso coraggio lo recuperi dal fondo dell’anima e lo elabori:
    Con il pensiero, il modo più doloroso poiché si innescano i perché, i ma, i se che ti spingono in una spirale soffocante;
    Con il cuore, ma ti accorgi che non ce l’hai più, perché l’hai chiuso nella bara accanto a tuo figlio;
    Con la fede, immaginandolo tra gli angeli in un luogo di pace e serenità, e chiedi disperatamente un po’ di pace anche per te.
    L’ultima ipotesi è l’unica consolante, ma ti conforta fino a quando la fede non crolla…

    Per il famoso “come va?” e “come stai?” è presto detto! Hai qualcosa dentro che ti rode continuamente, un veleno che goccia dopo goccia ti annienta lentamente. La tua mente continua a lavorare incessantemente e gira a ritmi vorticosi instaurando un clima di sfinimento e d’impotenza totale. Lo stomaco si chiude… ma tuttavia sopravvivi, per ricordare tuo figlio… per portare ogni giorno un fiore sulla sua tomba, sopravvivi per te stesso e per chi resta, anche se, forse sbagliando continui a pensare a chi non c’è più e non a chi è rimasto. Ma è un pensiero più forte di te…un ossessione!

    Questo è quanto si prova!

    Quanto sono graditi in quei momenti, i silenzi delle persone che incontri, gli sguardi semplici e partecipi e non da scrutatori d’anima o peggio, di pena e di compassione.
    Quanto è gradito un banale “non ho parole”, una fugace toccata di mano, un abbraccio silenzioso, un semplice “ciao”…

  41. Specchiera

    Ho fiducia nell’uomo
    che accetta il dolore
    e lo trasforma
    in coraggio morale.
    Parole forti,
    sature di una cristianità
    che non è Chiesa,
    perché la tua fede dimorava
    solinga nell’interiorità,
    era una scelta
    che sfiorava le intime
    corde dell’anima.
    In fondo anche tu fosti
    uno dei tuoi miserabili “cafoni”,
    un “terrone ”
    come ti definisti.
    Nei tuoi occhi
    una suprema malinconia
    di sguardi protesi
    alla distesa del Fucino,
    a quella terra
    predata alle acque,
    a quelle lontananze prestate
    alle mani dei contadini.
    Nella distanza dell’esilio,
    per contrasto,
    ti riscopristi marsicano
    e pescinese.
    Poteva far male e lo fece,
    dichiarare che la legge
    andasse sostituita con l’amore,
    poteva far male
    ai famigerati fascismi
    persino quello “rosso”.
    E quando d’estate
    mi vengo a specchiare
    dove svetta la croce di ferro
    della tua tomba,
    io rivedo il mare limpido
    dei tuoi occhi
    e mi sovvien l’azzurra speme
    dei campi gravidi.
    Te stesso il destino volle
    e fece terra,
    tu che ne fosti il custode innamorato
    e il cantore,
    terra di more e di montagne,
    Pescina mia.


    La poesia “Specchiera” è dedicata a Ignazio Silone.

    accetto il regolamento

  42. INFINITESIMI PLANETARI

    E quando quel giorno verrà,
    ora che il mio tempo
    è più nel passato che nel futuro,
    voglio andarmene silenziosamente solo:
    né un pianto, né una lacrima
    manco un vago pensiero,
    nella certezza che tutto è finito,
    mentre l’universo continuerà a vagare
    nel tempo e per il tempo dell’eternità,
    appagato d’essere stato per un istante
    un insignificante granello
    degli infinitesimi planetari!

    – accetto il regolamento

  43. Accetto il Regolamento – Silvia Vercesi

    Biscottini rossi

    Sola al tuo tavolo,
    come ogni giorno, attendi…
    …attendi che lui arrivi…
    per raccogliere quell’ordinazione
    che è sempre la stessa,
    sempre uguale,
    e che lui conosce ormai a memoria…

    Sola al tuo tavolo,
    fantastichi e sogni,
    che lui si accomodi
    in quel posto vuoto di fronte a te,
    che è anche dentro di te,
    che ti racconti di sé
    e che ti chieda di te…
    … ma non osi, non riesci e non sai perché,
    e così attendi solo che ti porti
    il tuo caffè e…. due biscottini rossi da the…

    Solo al tuo bancone,
    come ogni giorno, attendi…
    …attendi che lei arrivi…
    per raccogliere quell’ordinazione
    che è sempre la stessa,
    sempre uguale,
    e che tu conosci ormai a memoria…

    Solo al tuo bancone,
    fantastichi e sogni,
    che lei ti chieda di sederti
    in quel posto vuoto di fronte a lei,
    che è anche dentro di te,
    che ti racconti di sé
    e che ti chieda di te…
    … ma non osi, non riesci e non sai perché,
    e così attendi solo di portarle
    il suo caffè e…. due biscottini rossi da the…

    1. Mi colpiscono le poesie come la sua, Silvia, i cui mattoncini sono le cose di tutti i giorni.

  44. Accetto il regolamento /Teresa Argiolas
    Io e te

    A quattro mani
    con i pennelli della fantasia
    pitturiamo la tela
    della nostra vita
    Sfumature di blu
    fanno nascere onde
    che infrangendosi
    su grandi scogli
    liberano tutta
    la nostra rabbia
    Il tuo pennello
    si tinge di verde
    cercando nella profondità
    degli abissi
    quel tocco di mistero
    che ti rende speciale
    Il mio pennello sfiora
    le nubi
    serve un tocco di bianco
    per issare la vela
    e con il vento in poppa
    nessuno ci ferma
    Aspettando la sera
    incrociamo i pennelli
    rubando al sole
    tutto il suo calore
    lasciando un
    “tocco”
    del nostro amore

  45. Accetto il regolamento
    Sergio Borghi
    La barca di cristallo

    Sulla spiaggia erano in tanti, l’attesa era finita,
    sfidavi grandi onde tra mille turbamenti,
    azzardavi anche la morte per rifarti un’altra vita,
    la speranza dissennata alimentava i sentimenti.
    Hai ceduto tutto quanto per pagare gli scafisti
    e quante volte hai pianto celando gli occhi tristi.

    Quel momento fu uno sputo, un passo mai compiuto,
    per il sogno che hai inseguito han preteso il tuo denaro
    non lo avresti mai voluto e nemmeno più scordato
    quel momento così amaro ti costava molto caro.
    Abusare del tuo corpo fu un affronto nauseante
    era stato un duro colpo sottostare a quella gente.

    Lasciavi la tua terra e navigavi verso un’isola italiana,
    ma quel mare freddo e ostile ti sembrava di metallo
    tu, musulmana che fuggiva da una guerra disumana
    pregavi un Dio che non stava su quella barca di cristallo.
    Era forse troppo preso, lui che stava lassù in cielo,
    fosse stato più pietoso t’avrebbe udita dietro al velo.

    La barca solcava i flutti e oltrepassava le barriere
    le onde gelide del mare ti venivano a lambire,
    non potevi che sperare in una vita un po’ migliore,
    sognar d’essere felice e inseguir la tue chimere.
    Stringevi forte al petto tua figlia con le braccia,
    quante volte le avevi detto ch’era forte come roccia.

    Ma una stella luminosa incrociava il tuo destino,
    non era Dio né la cometa ad apparire nella notte
    ma la speranza più concreta di qualcuno lì vicino,
    quella nave già sapeva e ti cercava sulle rotte.
    Quella vista in lontananza era un punto di partenza
    riaccendeva la speranza di ritrovare una coscienza.

    Ti venivano di fronte col timone tutto a dritta
    gli uomini del mare ce l’avevano messa tutta,
    era esatta quella rotta, non dovevi essere afflitta,
    ti venivano a salvare quando ormai eri distrutta.
    Quel sorriso sul tuo viso, non potevi farne a meno,
    dopo la pioggia, d’improvviso, era come arcobaleno.

    Ma quel buio mare nero è come un gran mantello
    che avvolge un cimitero di barche di cristallo,
    di sogni intrappolati, rinchiusi in un castello,
    di corpi abbandonati su di un letto di corallo.
    Sulla barca di cristallo eravate in quattrocento
    sopra un mare di corallo andavate incontro al vento.

    1. Accetto il regolamento. Sabrina Porro
      Titolo: Casa di Nonna

      “Mamma posso dormire da nonna stasera?”
      È la prima frase che ho sentito stamattina da un bambino accanto a me, ricapultandomi in un attimo nel passato.
      Per me casa di Nonna è amore, dove le lancette dell’orologio prendono una vacanza insieme a noi.
      Casa di Nonna non sono i ricordi dei miei piatti preferiti perché non ama cucinare,
      non sono i 500 lire che mi infila nelle tasche con tanti sacrifici,
      il bigliettino natalizio senza regalo che mi consegna con amarezza lontano da tutti, continuando a domandarmi:” Mi vuoi bene lo stesso, vero?”… come non volerti bene…
      Casa di Nonna sono i pomeriggi ad ascoltare rapita le sue poesie, aneddoti o storie improvvisate,
      la sua grafia d’altri tempi,
      i suoi occhi malinconici ma profondi,
      le sue mani tremule ma sicure.
      È un abbraccio unico, avvolgente, dolce, infinito, che profuma ancora oggi dopo diciassette anni di rosa e borotalco.
      Se potessi fare una richiesta ora, di tutte le richieste del mondo, avrei chiesto la stessa cosa:
      ” Posso dormire da nonna stasera?”
      Magari ti avrei distratto dai tuoi, ormai miei, meglio nostri… mostri…

  46. Poesia di un morto

    Lungo le stelle
    Attraverso il cielo
    colorandomi di sole
    con un cappello arcobaleno
    dichiarerò guerra all’amore
    per sentirla esplodere dentro il volo del silenzio
    guardando te dall’alto,che lo so, che m’hai amato cosi tanto.
    Mi cambio i vestiti e li getto nel mare
    non servon più da quassù.
    E tra cent’anni farò il giro del mondo per ritrovare il bene profondo
    che m’ha lasciato proprio sul più bello…
    Com’era bello quel sole d’agosto
    sembrava un autunno in arrivo troppo presto
    e i tuoi occhi di quel giorno non li scordo più
    o forse si
    perchè delle stagioni quassù nessuno ne parla e non si parla per non pensare mai.
    A volte c’e’ luce
    a volte c’e’ il buio
    e non mi aspettate perchè non torno finche’ non capisco cosa succede.
    Adesso vi lascio ai vostri pensieri.
    Qua come ho già detto si parla per non pensare mai
    ed io voglio dormire un sonno profondo
    non so se e’ permesso
    ma ci provo lo stesso a fare le cose che ho fatto fino a ieri.
    Intanto mi son scordato il mio vero nome
    e voi non scordatemi mai più
    e non dichiarate guerra all’amore…
    laggiù dove c’è il mare,il sole ed un leone
    ci sarà sempre un illuso vincitore.

    Com’era bello quel sole d’agosto
    sembrava un autunno troppo presto
    e i tuoi occhi di quel giorno non li scorderò più.

    Di ROCCO MICHELE
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  47. Note di base
    Riconosco le note di fondo
    del tuo profumo più rotondo
    come riconoscerò sempre il sonoro
    della tua voce in mezzo al coro.

    © Franco Carta
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  48. VAGHE OSSA di Sandra Ludovici

    Un giorno,
    mi solleverò dalla tomba,
    del teschio il pianto
    asciugherò al vento
    dalle tenere dita.

    Sfregherò la pietra focaia
    del filaccioso cuore
    ché sprigioni faville,
    così da destare i frusti sensi.

    Feconda, allora, sarà la speme,
    dolce colomba il desio,
    a volar sugli obliati giorni,
    sul rinfiorare del tempo.

    E tu, di nuovo, Amore
    sarai soavità e tormento,
    preludio d’arpa proibita
    sulle segrete fibre.

    E qual sudore ribelle
    colerai sul carcame sfatto,
    in turbinio di passione
    già canuta nel dolore.

    Da smontato ceppo, poi,
    staccherò i brustolati lembi,
    languenti lenti,
    al presto ceneri strutte, per te,
    mio ultimo belletto.

    Accetto il regolamento.

  49. Accetto il regolamento

    “Colombi al tramonto” di Alberto Rossignoli

    Come nuvole
    Di colombi
    Al tramonto,
    L’anima tace
    Su ogni destino.

    (A. Rossignoli)

  50. Accetto il regolamento

    San Silvestro

    Nei giorni in cui gli anni
    si rapprendono intorno a un saluto,
    le parole sanno il silenzio dei passi
    e tutti gli istanti accaduti uno alla volta.
    Solo le labbra sperano.
    Ci sono calici
    che somigliano a una promessa,
    faranno di questa notte
    un gesto vicinissimo
    a un nuovo orizzonte.

    di Elisabetta Liberatore

  51. Accetto il regolamento Annamaria citino
    Ali
    Vorrei darti ali
    Per volare lontano dal dolore
    Toccare l’infinito.
    Respirare ancora a fondo la vita.
    Questa vita
    che ti ha messo le catene.
    Che ti inchioda
    in un metro quadro.
    In un letto.
    Non di rose,ma,di spine.
    Spalanchi gli occhi,
    verso il sole che abbaglia.
    La luce offende,la tua vista.
    Ti ritrovi ad amare l’oscurità,
    che copre le piaghe,
    del tuo cuore raggrinzito.
    Cerchi in me un sostegno
    Ma,io vacillo insieme a te papà

  52. SVELAMENTO

    Rimanimi accanto e tienimi la mano

    le paure trasformerò in coraggio

    Abbracciami adesso e parlami piano

    delle mie promesse ti farò omaggio

    Stringimi al cuore fino a togliermi il fiato

    il tuo petto sarà ricetto e ti sarò grato

    Prendimi ora in questo momento

    denudami di tutto ma non del sentimento

    L’amore griderò a un cielo stellato

    sarà eco di un segreto al mondo svelato.

    – Accetto il regolamento –

  53. CATTIVITA’ di Roberto Pierucci (accetto il regolamento)
    Prima il dovere
    e poi il piacere
    diceva mia nonna
    Pensa agli altri
    prima che a te stesso
    predica il prete
    Vota il bene comune
    non importa l’ideologia
    sostiene il politico
    Ho trovato il vero amore
    ma non posso lasciare la famiglia
    lamenta l’amico
    Vorrei fare la scrittore
    ma non posso abbandonare il lavoro
    sussurra il collega
    Un bar sulla spiaggia
    ma è solo un sogno
    ride amaramente il commesso
    La libertà … eh sì
    una bella utopia
    arringa mestamente il vecchio
    Rimettiamoci il giogo
    Chiudiamo le celle
    Spegniamo le aspirazioni
    Bruciamo la fantasia
    Uomini,
    animali in perenne cattività

  54. Giuseppe D’Agrusa
    Accetto il regolamento

    Il caleidoscopio della vita
    Da spiragli di caos di vita,
    lirici momenti, d’inaspettata
    bellezza crepuscolare, intrisi
    di semplici emozioni e di stupori
    infantili, rievocano incantevoli
    mondi di piena magia esplodendo
    in chimerici colori caleidoscopici,
    meraviglia della vita, essenza
    dell’incantesimo del continuo
    stupirsi nel guardare oltre a ciò
    che occhio non vede, in quello
    smarrimento leopardiano
    dell’infinito, caleidoscopio
    della vita.

    Lasciamoci stupire dalla bellezza
    di quella cascata di mutevoli e
    poliedrici cristalli colorati
    nel continuo divenire, che ci
    trascina nell’immaginario
    dell’infinito che va oltre quella
    siepe, dando il tempo alle immagini
    di scomporsi e ricomporsi in nuove
    forme, dell’affascinante mistero
    di ciò che avviene nel mondo interiore
    silenzioso e lento, primigenia
    necessità di equilibrio dello spirito
    che unici ci rende, e ci unisce
    all’Universo nella consapevolezza
    che esiste qualcosa di più grande
    che ci sostiene e al quale possiamo
    affidarci.

  55. Accetto il regolamento
    Nunzio Buono
    .
    Sole bianco
    .
    Ecco
    è qui che ti ho trovato
    nel sole di un tempo non mio
    accanto alle parole.
    Avevi l’alba negli occhi
    ed ho riconosciuto il tuo nome.

    Ecco
    è qui che ancora conservo il tuo sguardo
    davanti alla collina a ritroso
    nel versante che ancora ha primavera
    nel versante, dove il tempo non abita mai l’inverno.

    Qui
    dove arrivavi prima di me ed io, sete
    raccoglievo il fiume per bere il tuo riflesso.

  56. L’amuri
    Matri chi cos’è l’amuri?
    E picchi mi vasi a tutti l’uri?
    Figghiu miu un è facili spiegari,
    ci vulissiru cent’anni macari,
    ma ci pozzu pruvari,
    però tu m’a taliari.
    Ri amuri ci nni sunnu tanti,
    e s’assumigghianu tutti quanti,
    si po pi na pianta amuri aviri,
    ca s’un voi ca mori l’abbiviri,
    amuri pi la terra e pi l’armali,
    p’un cani, p’un gattu p’un maiali,
    si po aviri pi la casa tantu amuri,
    ti la curi e l’assistemi a tutti l’uri,
    c’è l’amuri ca provi p’un amicu,
    iu ‘naiu tanti e ti lu ricu,
    certu l’amuri r’un patri e na matri pi figghi è cosa strana,
    appena hannu un raffridduri, stannu mali puru iddi pi na simana,
    si vulissiru pigghiari tutti i so malanni e li so peni,
    sulu pi virilli stari beni,
    poi c’è un amuri differenti,
    chiddu ca ti fa trimari li denti,
    ca ti fa battiri forti lu cori,
    ca ti fa canciari l’umori,
    ca ti fa sentiri li campani,
    ca un viri l’ura ca veni dumani,
    l’amuri ca l’occhi ti fa luccicari,
    ca ti fa veniri u disiu ri cantari.
    Ecco figghiu miu cos’è pi mia l’amuri,
    e speru ca tu lu trovi tuttu,
    picchi senza l’amuri u munnu fussi a luttu.

    – accetto il regolamento

  57. (Accetto il regolamento)

    Rotta

    Rotta, come un giocattolo.
    Certi giorni ti senti così.
    Come spiegare la sensazione?
    Non si può perché ognuno va a pezzi a modo suo.
    Sbagliata, come un errore di manutenzione.
    Altre volte va così.
    Puoi biasimarti per questo?
    No, ovviamente nessuno può.
    Ma non cerchi redenzione alcuna.
    Il tuo vagare è un lento navigare
    in lande desolate dell’inferno,
    quello che vivi nei tuoi incubi peggiori
    e che a nessuno è dato vedere,
    neanche a te stessa.

  58. (Accetto il regolamento)

    M’investe la marea del tempo

    Mentre cammino in movimento vivo,
    respiro e odoro silenzi colorati
    di desideri fioriti che improvvisi
    si schiudono nello spazio aperto

    fra cielo e mare illuminato
    da volti amati.

    M’investe la marea del tempo oltre
    le frange dell’universo traforato
    dalla luce torrenziale del sole
    che trabocca nelle gole dell’anima

    e nel fluire del sangue permane.

    Vagano i pensieri in voli rapidi
    sulle vane onde dell’aria azzurra
    e lo sguardo si dissolve fra nubi
    serene in moto leggero e illusorio

    fino all’insistente linea ferma
    dell’orizzonte celeste.

  59. La sorgente

    Sono partita da una sorgente lontana
    Non saprei definire la distanza,
    Ricordo solo i momenti impressi dai sorrisi
    Mescolati di paure e poche lacrime salate
    Ma con il passare dei giorni, mesi e anni sono diventate come la pioggia a cui bastano poche nuvole e sono pronte a scendere in ogni occasione.
    Sono diventata un fiume che porta con sé una storia,
    Che nonostante le dighe costruite in sé non fermano la sua strada verso il mare,
    Sono partita da sola come una rondine in cerca d’aria calda dove poter costruire un nido e far crescere i propri eredi,
    Non conoscendo i muri e i sottotetti nei quali mi trovavo, mi chiedevo quanto potessi reggere
    in una terra sconosciuta,
    Ho dormito poco e ho sognato troppo per capire e conoscere il mio destino,
    sono dovuta crescere in fretta perché non c’era tempo per pensare,
    perché nonostante l’apparente ugualglianza,
    la realtà è tutt’altra,
    La realtà non guarda in faccia nessuno,
    si limita ad istruirti e prepararti alla prova più difficile, quella della vita.
    Quante volte mi aggrappo ai ricordi per essere felice,
    e si…. felice di quella sorgente dell’est
    dove prendono vita le mie radici, ma che adesso stanno fiorendo qua nella terra adottiva
    mia, tua, sua,
    Terra di tutti la chiamerei io,
    Anche perché come siamo arrivati,
    così ce ne andiamo,
    per quello che è meglio lasciare in eredità al prossimo *l’amore e il rispetto*
    Nulla si sa prima, e nulla dopo,
    ma il mentre dipende solo da noi.

    – accetto il regolamento

  60. Lidia Peritore
    03.02.2023
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

    COS’È LA VITA…..
    Cos’è la vita
    se ciò che aneli sfugge?
    Nulla cambia
    eppure ti distrugge.
    Spietata scorre lenta
    mentre veloce
    ragion follia diventa
    quando di notte
    dalle tenebre avvolta
    smorza ogni forza
    impedendo la svolta.
    Svaniti sogni, speranze perse
    invan, cerca salvezza l’esistenza.
    Via d’uscita non trova
    e pur da colpe scevra
    paga il fio
    scivolando, mesta, nell’oblio!
    Lidia Peritore

  61. Maria Paterlini
    ACCETTO IL REGOLAMENTO
    Il dolore

    Il dolore è un vestito sapiente
    che non si lava
    Non ha bisogno nemmeno di stiro
    Si indossa con la disinvoltura
    di una maschera impassibile
    e sommerge segretamente il suo grido
    Per pudore
    Per riguardo
    Per timore
    di non essere compresi

    Non si può neppure dichiarare
    Per non offendere la patina seducente
    che la vita ci stimola a portare
    Per far girare la giostra delle vanità
    sempre in movimento
    nel gioco dominante
    che vuole tutto a posto
    e senza cedimenti

    Non si fanno i conti
    con l’emozione
    che talvolta tradisce
    le nostre profondità
    Si alzano gli occhi al cielo
    per lenire le fitte ineffabili
    dentro a quel buco immenso
    che squarcia l’anima
    E si abbassa il ciglio
    quasi a rimettere allo sguardo
    di chi incrocia il nostro
    l’assenza di forza e la mancanza
    di ogni possibile difesa

    Maria Paterlini
    03/02/2023

  62. Ivan Campedelli
    Accetto il regolamento.
    _________
    ASPETTANDO I TARTARI

    S’infrange quest’incerta primavera:
    fiati di nebbia ed esili ricordi
    dell’inverno.

    Una distratta ed arresa apatia
    mi coglie,
    come a quella sentinella
    inutile d’un maniero remoto.

    Trema laggiù sul filo delle ore
    il segnale improvviso:
    un cambiamento.
    (Ivan Campedelli)

  63. Senza più orme

    E scruta questo mare
    -or immobile e cheto-
    le nostre orme scomparse
    dall’onde cancellate.
    E attende le parole
    che più non so donarti
    prive di quel vibrare
    che scuoter ti faceva.
    Ed a nulla può servire
    rimirar quell’orizzonte
    troppo lontano oramai
    da queste nostre vite
    dal tempo custodite.
    © Michele Pochiero

    – accetto il regolamento

  64. Un destino

    il destino di un uomo è scritto
    nel suo futuro
    ma anche nel suo trascorso
    in ciò che ha fatto visto o pensato
    nei suoi giorni di rabbia
    per le ingiustizie che ha subito
    o che ha visto subire…

    è scritto nella frenesia accesa
    dai bagliori di una nuova coscienza
    che apre la mente anestetizzata
    da biechi modelli e false chimere
    e dispone a nuove conquiste…

    è scritto in quei momenti
    in cui troppe volte si è trovato da solo
    a combattere contro tigri feroci
    da solo a gridare contro le ombre
    che offuscavano la luce fioca
    di giornate cupe e vane…

    è scritto nelle impervie strade battute
    che ha percorso cercando di fuggire
    da paesi troppo angusti
    per cercare di aprire la mente
    di ottusi compagni di viaggio
    a criteri di saggezza ed equità…

    è scritto con le lacrime versate
    sulla tomba di eroi puri e semplici
    ignari d’essere divenuti miti
    nella lotta contro un mondo di soprusi
    di criminali vestiti di potere…
    e di odio di chi parlando di pace
    scatena le guerre…

    è scritto nelle sconfitte inevitabili
    tenaci cattive che hanno costellato
    lunghe pungenti ore ingaggiate
    nel corso di una vita
    ben diversamente vagheggiata
    per un’idea di futuro migliore

    ma è scritto anche in pagine
    dense d’amore e di passione
    già vissute o ancora da vivere
    con chi trova lo stesso ritmo
    e condivide anche solo parole di poesia
    per affrancarsi da un mediocre presente.

    . accetto il regolamento

  65. Son qui

    Ed ora son qui
    Come ieri
    In quel infinito vedere
    A cercare i tuoi occhi
    Che più non mi guardano
    Ad ascoltare vento
    Che batte
    Su vetri appannati
    E silenzi appesi
    Son qui
    Senza chiedere
    Nella mia solitudine
    Io
    Che cerco ancora
    La tua mano.
    E tu?

    – accetto il regolamento

  66. Biancaneve

    Visto per caso
    Cercando altro
    Il rigetto per iniziare
    Troppo sopra le righe
    Estraneo ai suoi schemi.
    Colpita nel segno
    Ci è ritornata
    L’animale si era svegliato
    Il torpore silente
    A lungo sedato
    Dai gesti quotidiani.
    Nelle stanze di casa
    Insediato in fretta
    Con sguardo ingordo
    Scrutato e studiato
    A tutti nascosto
    Un dolceamaro segreto.
    Biancaneve hai svegliato
    Il bacio non hai dato
    A una donna borghese
    Il sogno hai rivelato.
    Vagando fra i pianeti
    Come stanze di casa
    La luce ha intravisto
    Dell’illusione perduta
    La salvezza da dare
    La carezza inespressa.
    Animale famelico
    Di tenerezza intriso
    Fra le piccole cose
    Di una vita ordinaria
    Lei lo ha cresciuto
    Qual bimbo in fasce.
    Scoperto ogni giorno
    Qualcosa di nuovo
    Lo ha collezionato
    Per entrare in possesso
    Di ogni pezzo di vita.
    Ha scrutato con fame
    Nelle onde ha vagato
    Del piacere rifiutato
    Un gusto nuovo diverso.
    Nella luce ha cullato
    Dalla pioggia ha protetto
    Nel sonno ha cercato
    Gridando in silenzio
    Il contegno curando
    Un pezzo al giorno
    Accumulando confusa
    Per rifarsi la vita.
    Di ciò che sarà
    Ignara tremante
    Lo va a visitare.
    Parole scontate
    Un piccolo vocabolario
    Ogni giorno sussurra
    Ripetitiva.
    Un senso vuole dare
    A quell’ombra di luce
    Intravista per caso
    Da stringere in mano
    Non può svanire
    L’ultima illusione.

    – accetto il regolamento

  67. Quattro peli di un tipo nerboruto
    passavano in un pub la serata.
    Erano avanti con gli anni, ormai,
    si vedeva lontano mille miglia.
    «Ah, le cose meravigliose che ho visto,
    nella mia vita!» disse il pelo delle ciglia.
    «Come mi piaceva, quando ballava!
    Come ballava lei, io uscivo pazzo!
    E i tramonti infuocati che abbiamo guardato,
    il mare in tempesta visto dal molo
    e la granita che mangiava il giorno della festa…»
    «Le frasi d’amore che ho ascoltato!»
    disse il pelo dell’orecchio.
    «” È tutto il giorno che ti aspetto!” diceva.
    Riempirei colmo un secchio
    con tutte le parole che mi ha detto…»
    «Quante volte il suo corpo profumato
    ho annusato!» disse incantato il pelo del naso.
    «L’ho odorato tutto nudo senza un velo
    disteso sul letto, la pelle liscia come raso»
    «E tu?» chiesero al bel ricciolino
    che se ne stava assorto in disparte a bere
    un cocktail con la buccia di limone,
    giocando un solitario con le carte.
    Il pelo del pube li guardò, increspato:
    «Oh, Cristo!» disse, trasognato,
    tirando su dalla cannuccia, con rumore.
    «Spero proprio che sia morto quel gradasso,
    per tutte quelle botte che le ha dato!
    Andava e veniva, disgraziato!
    con tutta la forza, duro come un sasso,
    e la faceva morire, goccia a goccia.
    Sapete come mi sentivo io ogni volta?
    Come se mi dessero una coltellata»

    – accetto il regolamento

      1. Grazie, Marco.
        “Tira più un pelo dell’amore, che la lunga fune di una nave”

  68. IL VECCHIO E IL FANCIULLO

    Placido e immobile
    appare allo sguardo radente
    lo scorcio di mondo qui sotto
    Verdi chiome fiere e indolenti
    che ammantano colli e giardini,
    la distesa azzurra del mare a riposo
    che brilla e ricopre la vita sommersa,
    le mura possenti delle dimore accalcate,
    le sagome dei borghi annidati sui monti
    o a valle adagiati:
    una coperta dai colori vivaci la terra
    che ricopre e nasconde
    un fervido andirivieni di piccole
    vite in fermento occupate
    a far scorte di sprazzi di sopravvivenza.
    E se metti a fuoco lo vedi
    un vecchio canuto retto a un bastone,
    tra le rughe e l’occhi un po’ spenti
    nasconde palpiti di tempo riempiti
    sgomitando tra ferite e rimpianti
    e a lui innanzi il fanciullo col riso
    impavido e niveo
    che lo invita lieve e ignaro sull’erba
    incontro al suo inviolato domani
    custodito dentro il velluto del viso,
    e la pelle avvizzita del vecchio si allarga
    in un candido gaio sorriso
    che annienta gemiti e fragili passi
    e rifiorito i suoi sogni affida
    a una folata di speranza improvvisa

    GRAZIA MASTROMARCO
    Acccetto il regolamento

  69. PER-DONARSI
    La mano rugosa si avvicina
    a un mobile di legno antico
    afferra una chiave di ottone brunito
    e tira a sé un cassetto,
    entra nella tasca dei ricordi
    e tira fuori il loro silenzio,
    il colore rosa sboccia da un libro
    con una morbida copertina,
    un ramo di mandorlo in fiore.
    Lettere in forma di diario
    da un uomo che amava una donna
    che non aveva mai potuto avere,
    ucciso in guerra da una divisa
    dai colori diversi.
    Lei aveva ceduto al dolore
    e ancora sul polso si avvertiva
    un tentativo di morte…
    non poteva credere di essere stata
    cosi debole e non poteva perdonarsi.
    Per donarsi il tempo di donna era poi scaduto,
    la sua vita era stata un lungo abbraccio
    di lacrime e rinunce
    in cambio di una sola notte
    che le aveva rubato il cuore.
    La mano rugosa si sofferma sulle pagine
    e ritorna con la mente indietro,
    a tutti i suoi rimpianti,
    gli occhi lucidi di chi ha sognato troppo
    e ha perduto il suo tempo per sempre.

    Tania Scavolini
    Accetto il regolamento Sez.A

  70. accetto il regolamento
    Inquietudine climatica

    Non mi inquieta il ritmo antico,
    fra le stagioni della mia vita.
    Infanzia, giovinezza, maturità,
    incipiente vecchiaia.
    Mi inquieta primavera novembrina,
    il sole senza ombre,
    del basilico l’immortalità.
    Tramontana sferzava la bambina,
    infagottata sciarpa, cartacee
    gelide ballerine,
    fra grigie lapidi campo Verano.
    Ora mi inoltro senza vento
    Tra i cari amici.
    Le assenti stagioni angosciano
    l’anima mia; inquietudine nuova,
    primamente fra le generazioni
    conosco l’imperennità naturae.
    Scorre la mia città
    Fissata nella foto
    Di un’eterna estate.

    Roma, basilico del novembre 2022

  71. Comprendo

    Comprendo,
    prendo tutto e vado
    me ne vado col vento
    vento d’estate al mio fianco
    a gonfiare il cuore
    fino a farlo trasparente.
    Corro a vele spiegate incontro all’orizzonte
    m’accompagnano pezzi di vetro antichi
    per invecchiarmi ancora di solitudine
    odiata al punto da spenderla insieme alla vita.
    Comprendo,
    prendo tutto e vado
    con parole e silenzi sognati ad occhi aperti
    quando il tempo
    breve come un sospiro
    era gravido già d’altri luoghi
    d’altri incontri d’altri sorrisi.
    Non erano per me.
    Nemmeno ora
    che di me offro un campo nudo di luce.
    Comprendo,
    prendo tutto e vado
    dall’altra parte del mondo
    oppure dietro l’angolo.
    Me ne vado col vento
    benevolo a condurmi all’agognata casa
    dentro i giorni infiniti
    di una terra senza luogo né tempo
    da camminare a piedi nudi in tutte le stagioni
    e finalmente senza paura
    pronunciare forte
    il nome della perduta alcova.

    (Accetto il regolamento)

  72. QUANTO DA DIRE SULLE ROSSE FOGLIE

    Un barbagianni, una gatta pelosa,
    una fila ininterrotta di formiche
    che scalano le rosse foglie di vite.
    Che assortita compagnia sul davanzale
    incrostato dal guano dei piccioni
    e quale sole illumina tutti i riuniti
    e gli occhi che faticano per il riverbero.

    Quanto si sgobba per tenere tutto assieme
    mentre l’acrobata affronta il pergolato
    e curioso il pubblico s’aspetta chissà
    che finale e magari l’estrazione della lotteria.
    Ma anche senza di me, tutto pare perfetto
    e pagine sprovvedute come questa
    si lasciano docilmente spiegazzare e cestinare.
    Quando le foglie si accartocciano e cadono.

    Accetto il regolamento del contest

  73. Accetto il regolamento.

    IN CERCA DI QUALCOSA IN CUI CREDERE

    In cerca di qualcosa in cui credere
    inoltro richiesta di divorzio
    -matrimonio non consumato-
    tra la realtà e il sogno

    Ho estremo bisogno di un punto
    che sia stabile riferimento
    per sorreggere l’intero infinito
    in caso di tsunami dopo il terremoto

    Il dito ad indicare la luna sospesa
    la mente sempre in sosta vietata
    -la spesa non più sostenibile-
    il dissenso per la libertà negata

    Per ogni cosa si trova un rimedio
    -una soluzione che non mi convince-
    ma forse ha ragione colui che si adegua
    alla tregua che gli concede il pensiero

    Nulla è più vero di ciò in cui si crede
    perciò mi concedo una sosta
    e porto a spasso la mia solitudine
    come si porta un cane al guinzaglio

    Alla fine resto, di sicuro per sbaglio,
    appeso all’idea che in fondo la vita
    è davvero un gioco al massacro
    e ci siamo tutti dentro fino al collo.

    da “Infinite soluzioni” – Poesie
    10/11/2022 – Inedito. Tdr.

  74. Alle cinque della sera
    Alle cinque della sera stramba,
    sotto il sole testardo così infingardo,
    ingeneroso, bugiardo e vile,
    ormai solo pensieri cupi, lontani,
    come gonfie nubi striate di sangue e dopo un ciclone rimaste smarrite, inutili,
    come cartone macero senza nostalgie,
    né sentimenti, persi ormai negli infiniti inverni passati nell’attesa di un amore
    mai stato né vissuto,
    forse sognato ora scappato
    tra secchi rami e fioriture ai bordi di strade incolte, povere forme di pensieri cangianti, immagini di fantasie allo specchio, fole rotolanti verso il vuoto che fa paura, senza te, senza speranza, antiche voci soavi, perse come coriandoli nelle strade, nei rigagnoli tortuosi, come follie che, una volta vive e ora spente, stantie, senza lacrime, senza il suono di quella voce potente che mi chiamava.
    E. DiCaprio
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  75. Accetto il regolamento.

    FUGGE L’ATTIMO

    Fugge l’attimo mentre i pensieri volano all’indietro
    coccolando l’animo con gocce di dolci e strazianti emozioni.

    La clessidra del tempo a ritroso si colma di momenti
    mentre il cuore si tuffa tra le acque cristalline dei ricordi.

    Nel tramonto raccolgo filamenti di luce dorata
    e li raggomitolo nel cuore per dare luce alle notti oscure dell’animo.

    Nei miei pensieri la stessa sostanza dei sogni…
    evanescente trasparenza che cela l’impervia realtà.

    Lo sguardo spazia lontano
    mentre la mente corre tra le pieghe del tempo.
    Ascolto il mormorio del vento e gli attimi sospesi fluiscono velocemente.

    Cadono lentamente dagli alberi i pensieri
    come foglie d’autunno dorate.
    Tra i rami secchi raccolgo fili di sole
    dove appendo i miei sogni ad ogni novella aurora.

    Gabriella Afa – Gennaio 2014

  76. Francesca Santucci

    COME FRA I ROVI IL GIGLIO DELLA VALLE

    Da tempo, ormai, dea del mistero
    ancora nel mio cielo oscuro orbiti, madre,
    luce e respiro nelle mie notti insonni,
    vento per l’aria nei giorni della nebbia.

    Pensiero palpitante oltre la morte,
    nel cuore inevitabile risiedi,
    placido come si giace la rugiada
    cristallina nel ventre del suo fiore.

    Viva bellezza nella mia solitudine
    fiorisci come il candido mughetto,
    araldo di primavera fra le erbe nascosto,
    alle farfalle ignoto, ma non al chiar di luna,
    che il suo profumo suscita e diffonde.

    Ombra sulla mia anima la tua assenza grava,
    stupore di sogno s’invola il tuo ricordo
    che non cancella il tempo né l’oblio
    e sfolgorante nel silenzio irrompe,
    come fra i rovi il giglio della valle.
    (Accetto il regolamento)

  77. Picci Mariacristina
    Accetto regolamento
    Attimi
    Cigli di strade
    angoli di grida
    solletico di tempo andato
    annega la tristezza che stride risa
    la lacrima ferma sulla guancia non teme la vita
    come la castagna nasce dal riccio le cui spine ne cullano il feto
    rimango bimba che gioca
    osservando il crepitio del fuoco ebbro di emozioni lievi
    Così mi innalzo e vivo.

  78. SENZA FISSA DIMORA
    La tua casa è aperta al pubblico
    e il cielo è il suo soffitto
    che coronato di stelle
    s’illumina d’immensa bellezza.
    La calura del giorno o il freddo della notte
    a seconda delle stagioni ti fanno compagnia,
    la fame ti è amica fedele, non ti abbandona
    mai e scandisce le tue giornate.
    Quando entro nella tua casa
    mi assalgono i pensieri, m’inquieto,
    cerco una risposta.
    Se incontro il tuo sguardo sto male
    pensando che la vita ti ha giocato
    proprio un brutto scherzo.
    La tua vista mi turba..tu che sei senza
    colpe, con il capo chino, innocente e indifeso come un bambino, invisibile
    alla normalità di questo mondo frenetico.
    Nelle serate fredde e gelide invernali
    con il vento che spazza via ogni cosa
    e ti penetra fin dentro le ossa,
    io ti ho visto rannicchiato all’addiaccio
    sotto quei pochi stracci a te preziosi,
    e mi chiedo quando tempo potrai ancora
    resistere così.
    Qualche volta ti scappa anche di andartene
    nel sonno, fai notizia solo qualche giorno e non di più.
    Filippo Piazza
    Accetto il regolamento

  79. Accetto il regolamento sulla privacy.

    Maria Antonietta

    Le luci si spensero assai prima
    di perdere la testa
    ma non tutte insieme:
    Una regina in prigione resta sempre regina.
    Seduto dirimpetto
    a gambe larghe come un cittadino stava
    Barnave, ministro della Repubblica.
    Non mi guardava mangiare, mangiava
    e dava il resto ai cani.
    Per ogni mio cappello Parigi ha una canzone.
    Ma una regina resta regina se il guardaroba è salvo.
    Io come a tre anni mi nascondo nell’armadio
    e annuso il mondo tra odori di sottana
    fino agli ultimi rintocchi.

  80. Vellise Pilotti
    Accetto il regolamento

    C’è una nuova alba che ci aspetta
    disegnata da un bambino
    con acquerelli arcobaleno.
    Perché è l’ora del risveglio,
    di giorni diversi
    più pregni di vita,
    più teneri e dolci.
    C’è un cielo
    rischiarato dopo tante tempeste. Arcobaleno
    di gocce lucenti.
    Uccelli che cantano
    quasi fosse primavera,
    nel vento
    un turbinio di foglie.
    Le stagioni
    ormai si scambiano
    sguardi smarriti
    e un po’ divertiti.
    I fiori sbocciano
    per poi gelare,
    ma il sole li scalda
    col suo tepore.
    Ah, le labbra dolci della notte
    che cullarono il mio corpo inerme,
    ora sono leggermente aperte
    in un sorriso.

  81. Accetto il regolamento

    La donna, il tempo e la poesia

    Che senso avrebbe avuto
    violentare ancora notti insonni
    se mai fossi stato capace
    di cogliere tutto il tuo incanto?
    Non me lo spiegavo…
    E sciocco, continuavo a imbrattare
    fogli di carta, d’inchiostro turchino.

    Ma un algido terrore,
    mi fustigava la coscienza
    e mi traballava nella mano:
    il bruto tempo infame,
    che ti avrebbe sorpresa già donna,
    e data in sposa a un valoroso
    emerso dal profondo del tuo mare;

    Matriarca silente
    di una progenie copiosa,
    a cavallo d’incerte ere venture,
    vi avrei visto rivivere
    i tuoi occhi di sardonica
    e qualche vivace tuo riccio,
    ormai colorato dalle nubi d’autunno.

    Forse neanche allora avrei smesso,
    ma, cocciuto, avrei ancora scritto di te
    fino a stillarmi l’ultima goccia
    dalla vena dell’immaginazione
    perché non sfiorisse mai
    la tua bellezza lucente,
    tra i versi della mia poesia.

  82. Mandorlo fiorito

    Non riesco a guardare il sole
    quando il vento denuda
    ogni paesaggio e lo tormenta.
    Con le labbra invento
    un giardino
    sul palmo della mia mano.
    In ogni suo angolo
    l’immagine onnipresente
    di un mandorlo in fiore.
    Affonda le sue radici
    nella storia accumulata
    dalle ferite dell’animo.
    Mi è impossibile non amarlo.
    Nascosto tra le pietre
    un rosso fiume di ricordi
    dirompe
    trascina la memoria
    lungo corridoi di luci e di ombre.
    Una pioggia fitta e imprevedibile
    dilava il mandorlo
    logora i fiori e le radici.
    Rende il giardino inaccessibile.
    **********
    ACCETTO IL REGOLAMENTO
    Marcello Comitini

  83. PRIMA LETTERA ALL’ITALIA

    Quando non si ha più alcun traguardo
    distruggere diventa l’unico comandamento di un’esistenza che non si ama
    e l’odio da più vita di un respiro
    Per la Rabbia le persone schiaccerebbero persino un fiore, giusto per la sua piccolezza, per la sua debolezza. Se quel fiore fosse un’altra persona ne sarebbero più soddisfatte…
    Temo il grigiore delle cittá
    per le strade gli sguardi sono pesanti ed egoisti
    Dove stiamo andando?
    Basta una camicia per trasformare dei fantasmi in folle urlanti.
    Il Toro impazzisce alla vista del Rosso,
    noi come lui davanti al Nero.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO
    Giovanni Gentile Patti

  84. FINALISTI

    Filippo Piazza con “Senza fissa dimora”
    Melissa Biasin con “Nella notte”
    Paola Pittalis con “Sono qui”
    Roberto Pierucci con “Cattività”
    Marcello Comitini con “Mandorlo fiorito”
    Enrico Ravasio con “Il turbine d’amore si placa”
    Elena Volpi con “Maria Antonietta”

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