Contest letterario gratuito di poesia “Lettere a Sofia”
“Scrivere è dimenticarsi della parte peggiore di se stessi, è ritrovare la propria energia, è riconciliarsi con il mondo intero, è relativizzare il dolore, è contestualizzare la propria esistenza.” – Giovanna Fracassi
Regolamento:
1.Il Contest letterario gratuito di poesia “Lettere a Sofia” è promosso da Oubliette Magazine, dall’autrice Giovanna Fracassi e dalla casa editrice Tomarchio Editore. La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.
La partecipazione al Contest è gratuita.
Tema libero.
2. Articolato in una sezione:
A. Poesia (limite 100 versi)
3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.
Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.
Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.
4. Premio:
N° 1 copia del libro “Lettere a Sofia” di Giovanna Fracassi edito nel 2022 dalla casa editrice Tomarchio Editore.
Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 12 febbraio 2023 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Alessia Mocci (Editor in chief)
Giovanna Fracassi (Poetessa e scrittrice)
Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)
Rosario Tomarchio (Poeta ed Editore)
Katia Debora Melis (Poetessa e Collaboratrice Oubliette)
Filomena Gagliardi (Poetessa e Collaboratrice Oubliette)
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:
https://www.facebook.com/OublietteMagazin
10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione!
Accetto il regolamento
Ho imparato
Ho imparato a centellinarmi la vita
Ho aperto il libro pedagogico della Natura
immaginando che il tornaconto dell’ape
sia nel profumo del fiore
Che le note musicali gemano
nel reticolo di ogni strumento
Ho imparato la fede inconsapevole
dall’animale
Sono impazzita davanti allo spettacolo di uno sguardo
Sempre gli egoismi della normalità mi incantano
Bellissima poesia che fa riflettere sull’immensa meraviglia che suscita la natura.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
LA PERSISTENZA
DEL PIANO TRAVERSO
(La Fenêtre Ouverte)
Feriti s’incurvano
gl’ossi della vela,
di due relitti, di franti ormeggi,
– intemerate gòrgoni –
sommersi nimbi in fiamme
d’impietrati scalmi
dove sguernite file di spine dorsali
fendono mucciate sponde.
Riemerge a riva, intatta,
la statua dell’indolenza
si richiude la fenêtre ouverte
su fondine di lavezzo,
sul debito scontento,
ruba l’ombra all’immortale breccia
che dell’ulivo serra il respiro tra le foglie.
Cadono ghiande da querce secolari,
greggi dileggiano smutate fiere
dove nevate mani conservano,
su nebulati colli,
dissalate monadi tra scomposte pieghe.
Di che vita parli se evapora
la chioma di arboreti
nell’imballo di petunie,
spaghi di verdi lauri
sfuggono all’alberata?
Faci s’oscurano dell’Orsa
in decussate cale,
innumera il cantore
ammatassati nuclei di lucerne,
dell’interrata stele
smuore l’acqua di tettoie
sulle vetrate unte;
nereggiano su iemali stampi
la lunata doglia, la sueta direzione,
rinfiora il petalo che scivolò dagl’occhi…
E mi ricama il palmo la pioggia
sulle porte, l’avaro bacio della sconfitta
che nel distacco perse un dì
sul fianco del camaleonte.
Thea potresti non scrivere il nome, le tue poesie sono riconoscibili subito! Mi incuriosisce molto lo stile aulico e barocco che usi, da dove viene questa scelta? È puramente estetica o attraverso di essa comunichi qualcosa?
La poesia è percezione, è rappresentazione, è contatto con la propria anima, con la realtà circostante…è l’albero che guarda, che ascolta, e non si muove; è la visione onirica che contorna la sostanza delle cose…
(ACCETTO IL REGOLAMENTO )
AFFINITÀ INVISIBILI
Al mattino
esco per strada
tra colate di gerani.
Quasi ci si perde
nella luce del cristallo
che riflette arcobaleni
negli androni dei palazzi.
E sono rondine che cavalca
I’ onda del sereno, fresco di cielo.
E con le mani in tasca
ed archi tersi sulla testa
catturo un colore
senza chiedermi
che tempo farà domani.
Ed inseguo un suono,
quello che per affinità invisibili
mi viene incontro
dalla campagna incolta.
Poi mescolo il colore ed il suono
ai miei passi lenti,
e alla folata pregna
che emana il vento
mentre mi spettina i pensieri,
linee tonde su un foulard.
Ed io lo lascio fare
mentre mi carezza piano
sull’ uscio muto della sera;
ne sento il profumo,
inseguo la sua traccia,
ed imprimo il suo ricordo
nel nitore di una goccia.
Rosita Matera
Bella ed evocativa, una Poesia con la maiuscola! Grazie!
Accetto il regolamento
Dipingi la tela
Dipingi pittore, con la tua tela
rappresentala la vita che vedi.
Un colore per il mare, la vela
ed un colore per quello che credi.
La tua anima è dipinta su tela
insieme ai colori. Come me vedi
colori sulla tela della vita;
noi, che lei non l’abbiamo mai tradita.
Dipingi pittore, con il pennello
e le sfumature sei a poetare.
Tessi l’emozioni con l’acquerello
o le tecniche che a me sono ignare.
Nel creare arte tu mi sei fratello,
la bellezza dell’animo fai amare.
Oh pittore pittura con ardore,
delle umane emozioni sei cantore.
Ines Zanotti – Accetta il regolamento
VERSI IN GALLERIA
Or vivo in un respiro
evaporando nubi
dalle sfumature ambiziose.
Desio d’artista aspiro in cuor
che trasognar mi fa:
liriche mie incorniciate,
eccitate di declamar
chi udir vorrà.
Son poesie concepite
in grembo all’animo meo,
per generar passioni.
Pure t’aspettano quei versi parlanti,
che di lucente inchiostro grondanti
sanno d’amor dissetar, ogni anelito.
Ecco, fremo richiamar in seno
l’aura di Apollo Citaredo
“Oh aulica creatura,
l’ispiro poetico sospingo
onde comporre ancor
mirabili canti…devi!”
11 Gennaio 2023
Accetto il regolamento
UNA TRACCIA
Ecco, una traccia,
parole che lascio agli occhi,
miei o di altri non ha importanza.
Ma sono parole che rimangono,
non vengono disperse nel vento,
non possono essere irrimediabilmente dimenticate.
Loro sono qui, sotto i miei occhi,
sotto gli occhi di chi vuole.
Ecco, una traccia,
un segno per quanto labile,
magari solo per mia fruizione,
ad urlare a me ed a chi vuole ascoltare,
che esisto, che sono vivo.
Una traccia, per convincermi,
per convincervi, che non siamo solo pensieri,
ma anche parole, sangue, carne.
Ecco, una traccia, un’impronta,
che quando ritroverò,
mi darà il conforto di aver vissuto.
* Colma di attesa e di speranza
degli istanti buoni che verranno,
sono nella mansueta goccia
che lambisce la rassegnata foglia,
o nell’occhio smarrito di un passero
che tenta la recalcitrante zolla
e dal sommo della nuvola corrucciata
e della realtà tutta,
in questa aurorale brezza
guardo squadernarsi
la Risposta.
Accetto il regolamento
* poesia di una carissima mia amica, Anna Coltro.
Angelo Napolitano
Accetto il Regolamento
AROMA GUERRIERO
Tutto dipende da cosa scriviamo
sui fogli bianchi che ci sono dati.
Con te la Bellezza
ha saputo di chiamarsi Bellezza;
la Donna di chiamarsi Donna.
Non c’è nulla che abbia più di te;
di tutto hai tutto,
e Tutto si compiace in te.
Generi e regali frumento
del quale tu stessa ti nutri;
le tue mani preparano
pane e regni,
offerti per cene che durano una vita.
Il vino speziato dei tuoi occhi
riempie il vaso d’argilla
così come la coppa dorata.
Passano i venti e le tempeste
e nulla di te portano via,
né l’acqua che ti scorre nel sorriso,
né la spuma dall’aroma guerriero
che feconda la tua vita.
Mi spieghi alcune cose?
1) A chi ti riferisci quando scrivi “Non c’è
nulla che abbia più di te?
2) di chi parla la poesia? La natura?
L’eterno femminino? Una persona
concreta? O il lettore ha libera
interpretazione? Grazie!
Un’altra cosa: “Tutto dipende da ciò che scriviamo…” Anche la Bellezza che canti?
Accetto il regolamento
ALLA VITA
Diamo voce ai nuovi inizi,
con coraggio e resilienza.
Dove vi è turbamento e tristezza,
dove è gioia e luce.
in continuo cambiamento,
viviamo con passione,
vinciamo l’oscurità.
Faccio due passi sull’arcobaleno,
accanto al sole, che mi accompagna.
M’inebrio dei suoi colori,
non indugio e guardo avanti.
Siamo anime e corpi,
fatti d’amore e passione.
lo, me stessa ed io,
sempre unite e sempre in lotta,
con lo sguardo verso l’alto
e il coraggio nel cuore.
Alessia Colantoni
COMPLEANNO
Nel mattino che un anno ti lascia
e il nuovo ti prende,
Chi entra nella tua stanza dalla finestra che spalanchi,
con l’aria fredda di ricambio
e i pochi rumori della via?
Per Chi ristendi le lenzuola,
attenta che i bordi cadano uguali
e lisci le pieghe della coperta,
mani veloci come ali?
E quindi, amica mia (“L’ombretto, lo metto? Rossetto, perfetto!): qualcuno (Qualcuno) verrà,
A rompere la rima,
a sconvolgere la trama?
Accetto il regolamento
Marco Leonardi
P.S: ho già occupato il mio spazio con la poesia di Anna Coltro, non so se questa mia posso pubblicarla, fate vobis!
E sono ancora qui
a scrivere di te.
Anche se a volte
non trovo le parole.
Ma quando questo amore
non lo so spiegare,
mi basta guardare
nei tuoi occhi
– gli occhi che mi hanno trovato
dove nemmeno io sapevo –
e tutto si fa chiaro.
Daniela Giorgini – sezione A – Accetto il regolamento
PENSIERI IN PROCESSIONE
Tu sei colore
immerso tra l’azzurro,
osservi l’orizzonte,
non ti turba l’infinito.
Tu luce e gioia
tra ponderazione e dolcezza,
come danza nell’ ampio ciel
scherzoso giaciglio di tenerezza,
tra righe colte e una carezza.
Tomi di poesia belle come l’alba,
tra i fogli petali di rosa.
Come un paradiso di pensieri in processione
silenzio e pace a profusione,
rifugio d’ogni mia emozione
in te che d’armonia risvegli i giorni.
Amorevolmente canta l’armoniosa luna
sui sentieri dell’infinito
col riflesso di tenui, chete parole.
@Antonietta Angela Bianco
accetto il regolamento
Clotilde Ghizzoni
Sezione A
Accetto il regolamento
Porto di lacrime
La musica di un fado piangente
vibra tra le corde tese
di una chitarra nomade.
Artigli di vetro infranto
pizzicano la mia fragile esistenza.
Sotto il vento di traversia
ondeggiano rammendi
di seta nerissima.
Come tanghera triste
volteggio nei fiori di porpora e sangue.
Il fiato delle navi
affoga il porto lontano
nelle ombre indefinite dell’inganno.
Tra i demoni della mia tristezza
i fumaioli sbuffano nebbia e lacrime.
Il tempo batte il tacco acuminato
sulle onde assopite
nella banchina delle disillusioni.
partenze su navi già affondate
arrivi di navi mai approdate.
Lezzo di alghe putride
spiffera dalla valigia
tracimante di scheletri in fiamme.
Brucia il combustibile delle illusioni
spettri di fuoco mi divorano il cuore.
Meissa Biasin
Accetto il regolamento
Nella notte
E’ nella notte che ti penso, ti cerco, e nei sogni ti rapisco.
E’ nella notte che afferro le tue mani, ma che sfuggono al mio risveglio.
Per favore, afferrami, catturiamo questo mondo che circonda,
il nostro essere, la nostra follia, e ci sbalza fuori dalla realtà
invadendo il nostro amore…
lacrime disperse dalla nostra separazione, nel silenzio, si..di queste
lacrime amare, che scendono prepotenti nel fiume della speranza,
dentro i nostri cuori.
zitta, si rimaniamo in questo silenzio che parla per noi.
zitta, ascolta ciò che non ti dico, ascolta il vento che cattura questo mondo.
zitta, ascolta il battito veloce, di chi ti cerca nel silenzio…
il mondo ci appartiene.
il mondo ci divora…lasciamo che ci rapisca, noi due insieme,
separati dalla vita.
è nella notte che ti penso, ti cerco, e nei sogni ti rapisco.
è nella notte che afferro le tue mani, ma che sfuggono al mio risveglio.
per favore, non svanire nell’oscurità, fatte di ombre e tormenti.
per favore, non farmi svegliare, voglio ancora sognare…sognarti,
voglio ancora viverti, non andar via, ti afferro, ma sento che le nostre
mani si stanno separando, sento che le tue mani mi sfuggono…
nel risveglio di un’altro giorno, che vivo senza te.
nella realtà della mia solitudine, dove ti cerco e non ti trovo.
afferrami in questa notte fatta di sogni, di pura follia, la nostra!
zitta, si rimaniamo in questo silenzio che parla per noi.
zitta, ascolta ciò che non ti dico, ascolta il vento che cattura questo mondo.
zitta, ascolta il battito veloce, di chi ti cerca nel silenzio…
è nella notte che ti penso, ti cerco, e nei sogni ti rapisco.
è nella notte che afferro le tue mani, ma che sfuggono al mio risveglio.
ora vado, si vado incontro al nulla, in questa realtà dove tutto è cieco,
dove tutto è nulla.
ma so che stanotte ti ritroverò, per favore, continua a cercarmi nei nostri sogni.
so che stanotte, afferrerò nuovamente le tue mani.
adesso vivo la mia follia diurna, ma questa notte, sò che sarà per sempre nostra.
so che tu sei mia….per sempre nella notte.
L’IMPOSSIBILE
Vedere sotto il mare la pioggia,
e le nuvole nella roccia;
Ammaliare le sirene con il canto,
far ridere fino alle lacrime il pianto;
posso, quando ti guardo negli occhi,
mentre il tuo bimbo infinito
contempli e tocchi
(accetto il regolamento)
Accetto il regolamento
Si fa sera.
Hai colto ciò che tutti hanno guardato,
hai ascoltato ciò che tutti sentono,
nel mentre, pensi a ciò che nessuno aveva immaginato.
Tacciono i rami,
verdi un tempo, le foglie mutano svelando i nidi,
ancora calde le uova aspettano… chi li battezzerà?
All’improvviso, La Grande Mano apre il cielo come un sipario,
e sei lì, con amore e coraggio,
In marcia verso la fusione degli orizzonti.
Da quanto tempo?
Chi te lo fa fare?
Cosa farai?
Lambire le autostrade per vederli sfrecciare perché in fondo:
Non sei mai stato… sei.
Ma ora si fa sera.
La comparsa della Grande Mano mi ha ricordato la poesia di Montale che inizia con: “Forse un mattino andando in un aria di vetro…” (se ricordo bene!). Grazie!
Accetto il reglamento
TRAMONTO
Da dove viene questo colore
che annuncia il miracolo eterno
della notte? Quale fremito
agita la natura
in attesa? La vita serpeggia
dove non appare acqua,
restiamo incapaci di parlare,
l’ultima luce dilava ogni roccia.
Sofia
sogna tesoro sogna
non avere fretta di crescere
usa tutta la tua pazienza
la vita ti aspetterà
se le darai il tempo che ti chiederà
sali su quella nuvola, togli il freno a mano
aggrappati al vento senza paura
chi ti ama ti proteggerà
sogna tesoro sogna
non aver paura delle parole
lasciali dire che perderai
sparlano di te; sei troppo bella
stanno cercando di colpirti
il corpo, la mente, il cuore
sogna tesoro sogna
passa le tue labbra su quel viso
che ti ha regalato la vita
l’amore la purezza dell’anima
l’intelligenza del corpo e della mente
se un giorno ti chiederanno di correre
fallo ma senza strafare
non inciampare nell’ingiustizie della vita
mantieni la serenità e il tuo sorriso
comunque sia ricorda, io sarò li con te
seduto sulla panca, della mia fragile vita
aspetta i tuoi sogni, non lasciarteli sfuggire
sono sicuro che un giorno li realizzerai
quando incontrerai l’amore
una realtà che ti toglierà il respiro
proteggilo con tutta te stessa
non fartelo rubare dal destino
sogna tesoro sogna
(Accetto il regolamento)
Accetto il regolamento
Attore
Sono l’attore di me stesso
sulla scena voluttuaria di ciò
che mi accade tento di
ripassare un copione non
ancora definito tra battute
imprevedibili e colpi di scena
quando la fame di applausi
mi contorce sul tavolo
imbandito dell’amore
sono l’attore che vive
senza pubblico che brucia
sotto le lampade arroventate
delle mille domande che fanno
di questa mia vita il rebus
che soltanto un tuo bacio risolverà
Ammirazione
Ammiro il contadino che semina nei campi,
grazie al suo lavoro noi possiamo saziarci e vivere in tanti …
Con lui ammiro il panettiere
che grazie al suo mestiere
il pane fresco tutti i giorni noi possiam mangiare …
Ammiro l’allevatore di bestiame con le sue stalle e i suoi animali,
è con il suo lavoro curato che riusciamo a sopravvivere in molti …
Ammiro l’ingegnere che progetta strade e ponti,
grazie al suo ingegno viaggeremo in tanti …
Ammiro l’architetto che progetta le abitazioni,
grazie alla sua matita avremo un rifugio sicuro quasi tutti …
Ammiro il muratore che costruisce le nostre case,
grazie alle sue callose mani
avremo più o meno tutti un tetto sicuro …
Ammiro gli artigiani che lavorano sui cantieri,
grazie alle loro capacità nella comodità vivremo in tanti …
Ammiro il costruttore di veicoli,
grazie a lui ognuno di noi potrà circolare
e il mondo intero potremo visitare …
L’intelligenza umana ha inventato e costruito molto,
anzi di tutto … magari perfino di troppo …
ed ora nessuno si ferma più !
Chissà se ci saranno solo vantaggi per molti
o se ad un certo punto
ci saranno poi troppi svantaggi per tutti ?
accetto il regolamento
Buonasera, Osvaldo! Che piacere leggere una tua poesia dopo quelle pubblicate in “Come fiori…”
Petali
Guardo il tuo volto che sorride,
lo imito,
poi mi rifletto nel passo
del nostro tempo
ed insieme percorriamo
i sentieri delle grandi promesse,
dei dolci abbandoni.
Ora, non ho più lusinghe, nè percorsi
dove tenderti la mano
che per te scrisse poesia;
mi resta il tuo sorriso
che scolpisce il mio,
come petali della tua rosa.
– accetto il regolamento
Chi sceglie le immagini da affiancare ai nomi? A parte Daniela, chiaramente terrestre, le altre sono forme di vita di Aldebaran IX…
(facciamoci due risate, dai!)
SFACCIATI
Disposti sempre siamo
A far credere
Di essere ricchi e perfetti
Benestanti e privilegiati
Pronti a difendersi
Con le unghie
Come avvoltoi rapaci
Per ridere degli altri
Calati nel ruolo
Di persone di successo
In attesa di ammirazione
Eterne menzogne
Per mascherare la totale
Incapacità di avere
Saldi legami affettivi.
Grazie di cuore per il tuo gradito commento. Un caro saluto
Abbi cura del cielo
fragile e immenso
tra le lunghezze del mare
nel divagare cristallino
di un solido silenzio
ai confini solitari del Blu.
Arianna Di Presa
accetto il regolamento
I numeri sui muri
Infine
ogni mattino
ha lo stesso sapore,
un gusto languido.
Con i crepitii
d’un neon spompato
prova a esprimersi un’insegna
e creature di foglia
s’infilano tra le ruote
dell’autobus in ritardo.
Le linee
quasi assenti
della carreggiata
vanno verso un punto
che non è segnato,
singhiozzando
sull’asfalto vecchio
di vent’anni.
I numeri sui muri
conteggiano
lo spazio dispari
in eterna contrapposizione
con ciò che sta davanti,
immobile.
Un’altra giornata
s’incammina al patibolo
tra l’inutile vociare
e la disillusione.
Stefano Peressini
Accetto il regolamento
Sorella Saffo
Di Chiara Catanese (da “Scintilla”, LFA Publisher, 2022)
Accetto il regolamento
Dunque oggi mi insegnerai
cosa significa per una donna
perdersi tra le cosce di una ninfa
dagli occhi orientali?
Viva nel mondo come pietra preziosa,
nelle notti di luna ti svesti
ed è un’oasi di chiaroscuri e profumo.
E attendo i tuoi occhi,
e aspetto la vela dei tuoi capelli neri,
promessa nuova
e ancora nuova
d’un piacere gemello.
Buon giorno Chiara, mi permetto un piccolo appunto: nella poesia ti rivolgi a un’altra persona, a un tu… allora perché viva e non vivi? (buon appetito!)
Buongiorno Marco. Viva per sottolineare quanto la sua presenza sia vivida, vitale, viva… Perché lei è viva. Grazie del tuo commento
Buona serata, permettimi una controreplica : anche vivi esprime lo stesso concetto e mantiene il tu con cui ti rivolgi all’altra donna. Comunque, parere mio opinabilissimo! (devo dire che è una delle poesie dove termini usati, ritmo e “musicalità” sono perfettamente coerenti con ciò che vuoi dire… Grazie!)
Sai, in effetti sulle prime ero indecisa tra “viva” e “vivi” quando ho scritto la poesia. Ha prevalso poi il “viva”, per i motivi che dicevo. Grazie a te del tuo commento, dell’apprezzamento e per aver letto con attenzione i miei versi. La musicalità è qualcosa che cerco sempre di raggiungere quando scrivo. :) buona serata
Passami il sonno
Passami il sonno e portalo sul cuscino
spolvera la mia mente, restringi le energie
sollazza l’anima esausta
Aspergi di stelle l’aureola antica e
nel limbo che vorrai concedermi
lasciami fluttuar leggera
Essere supremo, ultima speranza
ebbi da te certezza che
tra il mio spirito vagante e te
abbonda polvere di stelle.
– accetto il regolamento
SOGNI E LOTTE
Quanti sogni ho vissuto
ancora il mio cuore ne ha tanti
come quel ponte che ha visto
da sempre lo scorrere dell’acqua
ma mai allo stesso modo
pur se il viaggio è verso il mare.
Così la mia vita ha percorso
intere notti di speranze
nelle stanze di fumo riempite
riunioni per decidere il futuro
slogan con parole d’ordine
manifestazioni scioperi e cortei.
Conquistare i diritti assenti
per una società più giusta
per i lavoratori ed i meno agiati
il riscatto della classe
che da sempre da le braccia
senza mai sentirsi stanca.
Sarà forse per l’età che avanza
oppure guardando questa politica
che faccio fatica a riconoscere
stesse ricette quasi identico medico
la differenza è solo nel chiamarsi
destra centro oppure sinistra.
Tutti grandi imborghesiti
partiti liquidi e di tanto social
con roboanti enfatici annunci
diretti alla pancia della gente
non al cuore ed alla mente
di chi ci crede ancora e veramente.
Sono deluso non nascondo
ho un archivio pieno di ricordi
di appunti e verbali degli incontri
di quando finanziavi il tuo partito
impegnando gli iscritti mensilmente
che rispondevano dando fiducia.
Oggi non riescono a stare in piedi
manca il finanziamento ai partiti
scendere dalla sedia non conviene
andare casa per casa e fuori luogo
confrontarsi con chi soffre e lotta
è difficile da fare si perde tempo.
Ed io guardo svanire le conquiste
ottenute con il sudore della lotta
con le privazioni e sacrifici
si è consegnato ad altri il paese
nato dalla nostra “Resistenza”
ma al peggio non vi è mai fine.
Giuseppe D’ACCHIOLI
accetto il regolamento
Accetto il regolamento
TEMPO IN SCADENZA
A biglietto scaduto
scenderò in una piazza
bellissima,
come cento da noi;
a Torino o Venezia,
Roma o Palermo.
Vi vedrò tutti lì,
ad aspettarmi,
felici per me
e io
dovrò solo
abbracciarvi.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
SCRIVI POETA
Quando la sera vai giù lungo il sentiero
a respirare la brezza della natura
lascia che voli con il vento il tuo pensiero
la pera con il suo tempo si matura
Se lungo il cammino incontri un forestiero
stanco affamato e pieno di paura
dimostra il tuo cuore nobile e sincero
dagli alloggio e le sue ferite cura
Quando passeggerai lungo il viale
fermati ai piedi dell’albero piangente
fa come fosse una stanza d’ospedale
un fiume asciutto, una secca sorgente
Ricordati di chi è povero e sta male
Scrivi ciò che ti passa per la mente
.
Scrivi poeta, i passaggi della vita
la primavera l’estate, l’autunno, l’ inverno
descrivi quant’è dura la salita
il purgatorio, il paradiso l’inferno
Scrive il vate che vede tutto e tace
sa che nella vita pochi sono i felici
in questo mondo anche il più audace
viene tradito dai suoi migliori amici
Scrivi poeta scrivi, tanto non fa male
in un mondo dove è sempre carnevale.
@Vito Bologna
Accetto il Regolamento
Poesia
Titolo
“Torneremo a sognare”
Ero Sofia, sulle colline spremute dal sole.
Nei cunicoli di vento dove l’anima risplende.
Sulle rose di maggio cariche di spine.
Nei rivoli indecenti d’acqua e sassi.
Sui tramonti dipinti di gioia e speranza.
Nelle alcove dei desideri dove il Cielo si è
smarrito.
Nelle cattedrali del senso dove ho ricamato favole bianche.
Ero Sofia di terra e alberi. Di semine aulenti e
di profumi fragranti. Di corse nei prati, tra margherite d’amore e farfalle ispirate dal sentimento.
Correvo nell’alba di un infinito presente.
Smarrendo il cuore negli ultimi istanti di vita.
Riversa sul letto della Tua stessa morte, Sofia,
ritorneremo a sognare!
LA NOTTE
È la notte che pesa, che tace.
Vicine, lontane luci, immobili e silenziose.
Nessun movimento, né suono, né sussulto,
né rumore.
Il treno non corre più sui binari
né illumina le gallerie di fronte.
L’incanto bloccato.
Un profondo inconscio sgomento mi assale.
Ovunque invisibili fossi di trincea,
repentinamente scavati.
Le serrande di locali depressi
scese a nasconder
la microscopica assassina verità.
Un senso d’abbandono percorre le deserte strade.
La costrizione regna sovrana dappertutto,
depositaria di bugiardi segreti.
La solitudine ramifica rigogliosa, non solo al buio.
Il consueto panorama più l’anima non consola:
di antiche, triste memorie, la riveste.
L’accompagna l’eterea paura.
Muta, s’insinua negli anfratti della nostra esistenza.
Rintanati in attesa stiamo.
Affinché questo virale pericolo cessi,
eseguiamo la nostra parte, necessariamente indefessi,
prigionieri di un ingranaggio, a volte persuasivo, altre stridente,
altre ancora compiacente.
Ma la notte il suo posto cederà.
L’anziana stella madre allora,
forse, scalderà, una vita nuova.
– accetto il regolamento
(Accetto il regolamento)
Il turbine d’ amore si placa
l’estate prosciugherà quel che rimane
anche le cicale esultano
il loro frinire risuona beffardo.
Il tempo è scaduto,
la strada è conclusa.
Dolce Signora in nero,
hai sprecato l’ultima mano,
il club di mezzanotte ha chiuso.
Una civetta fende la notte
ne raccoglie il respiro,
nessuno la ascolterà,
eppure freme instancabile.
Il mio cuore la segue.
IL MIELE
Tu mangi lo stesso
miele,
perché ha il sapore
dell’illusione
Ma io,
io un giorno,
aprirò gli alveari,
mutilerò
tutte le api.
– accetto il regolamento
Inquietante.
Segni d’amore
In questo mondo senza sensibilità e senza
calore. L’amore
sembra pertanto una
cosa noiosa pertanto consueta pertanto
superflua ma come farò a sostenere
la vita senza il tuo
amore ?
e non sentirmi lo stesso
noioso consueto superfluo come
farò se
ogni giorno di più si
rimuovono I ricordi di
quell’amore che unico io afferravo
e che solo tu
accettavi. E
ricordo che quanto apparve
per te è solo
dolore e non conforto e
per me è solo
conforto e non dolore. Piango
e piango tutto il giorno
rimasto.
– accetto il regolamento
ACCETTO IL REGOLAMENTO .
Al tempo delle mele .
Troppo tempo è passato da quando ti corteggiai
troppo e , le foglie d’autunno son cadute,
le mie labbra si sono screpolate
si sono arse nei baci dei nostri desideri .
Cercami ,ho bisogno d’amare !
Di te del tuo calore ove il mio cuore si ciba ,
dal tuo corpo estraggo la prima pioggia
dei nostri incontri mano nella mano tra le foglie .
E fu al tempo delle mele che ti raccolsi
come una fragola gustai le tue labbra ,
sotto cieli falsi ti trovai in una nuvola libera
tra le roride rose i tuoi occhi incredibili .
Suderò lacrime di gelo !
Di brividi il torpore ,le vibrazioni virili ,
nell’anima frammenti di sublimi istanti
soventi si lacerano i fremiti ed io respiro .
E già mai riavrò la tua beltà ignuda !
Io che ruppi la magia del fato,
mi son reso inutile ,ho fallito …
ho rotto l’incantesimo ,l’arpa dorata della mia musica.
Prendimi femmina ovunque tu sia tu vai!
Io sconsolato voglio ancora amore ,
albeggiare con te i colori della vita
varcare un giorno gli arcani mondi .
Prendimi ho bisogno di brezze suadenti
il mio cuore non è più solo ha te la generosa primavera,
la mia durezza è poca cosa ed è solo gelosia …
l’ho lasciata nella valle dei pentiti .
Giovanni Maffeo -Poetanarratore.
Essenze d’amore
di Lauricella Giuseppina
(Accetto il regolamento)
Era solita ammirare
la bellezza che brillava,
se ne stava ad ascoltare,
a contemplare persone
che dipingeva ritraendole
con destrezza.
Ogni pagina della loro storia
scorreva dinnanzi a lei,
il battito di ciglia si faceva pennello
e l’alchimia di sfumature creava forme:
volti di essenze d’amore.
ROSA DI BOSCO
– Che cosa ti farei rosa di bosco
se ti adagiassi adesso al mio destino
cruda rugiada che grida nella notte
affabulante brivido in cammino?
– Non so, dimmelo tu cane da briglia
è tesa la mia pelle ad aspettare
il sobbollire languido di labbra
che cercan precipizi con urgenza.
– Ti ho vista in sottofondo mia scintilla
come di un fuoco fatuo d’indecenza
ti morderò la bocca senza appiglio
ti sdraierò su me collo con collo.
– Allora fallo, vieni con me adesso
prima che il sole invada la pianura
e che il delirio spasimi e si spanda
a me, a te, a questo folle incontro.
– …
Accetto il regolamento. Roberto Marzano
Roberto Marzano e Chiara Catanese, due erotismo diversi. Ritmico e galoppante il primo, armonico e melodioso il secondo. Una raccolta di poesie d’amore scritte a 4 mani da voi sarebbe godibilissima
Buonasera Roberto, una delle poche poesie con le rime! Una cosa soltanto: sul mio pc termina con -… È voluto? O manca qualcosa?
Ciao Marco. E’ voluto. Come a dire che quello che avverrà è lasciato alla libera interpretazione del lettore… ;)
Accetto il regolamento- Katia Schiavone
A noi, genitori derubati dei nostri figli… ma anche a voi che non potete capire e non avete colpa.
Noi, non dobbiamo vergognarci di condividere e mettere a nudo il nostro dolore. E’ un modo per arginare quella ferita dolorosa dell’anima che sanguinerà per sempre, ma anche per far capire a voi, fortunati, che avete il privilegio di vivere una vita normale e non riuscite ad apprezzare l’inestimabile tesoro che possedete.
Non siamo mostri, né pazzi o malvagi! Ma un dolore così grande amplifica le emozioni e i sentimenti. Ogni piccola cosa diventa faticosa. Vivere, è una gran fatica, per cui lasciamo defluire dalla nostra anima ogni sentimento negativo.
Ci aiuterà ad alleggerirla.
Perdere un figlio è un esperienza terrificante, insopportabile, inaccettabile per chiunque, e quando ti succede, è come se un pezzo ti te ti venisse strappato a crudo e portato via. Quel figlio desiderato, atteso, fatto venire al mondo e cresciuto, si porta via le tue aspettative, i suoi progetti, la voglia di vivere, il suo ed il tuo futuro. E’quello l’inizio della tua fine…
Con lui si spezza la catena dell’immortalità…della continuità delle generazioni. Ti viene tolta la possibilità di prolungare la tua vita attraverso la sua.
Ti cresce dentro un dolore lancinante, mostruoso, impossibile solo da immaginare e meno che mai da sopportare.
Non può essere vero, non può essere mio figlio! Forse sto sognando e improvvisamente mi sveglierò e scoprirò che è stato solo un incubo spaventoso…
L’angoscia come acqua torbida t’invade l’anima e l’affoga. Nella testa pensieri vorticosi. Confusione, incredulità, inconsapevolezza…tuttavia, la realtà si insinua e ti obbliga a fare scelte, prendere decisioni, organizzare.
E resti in piedi… guardi… ascolti… parole e consigli. Parole non richieste che fanno solo male, consigli non voluti e che rifiuti di accettare.
Sai bene che nelle intenzioni c’è il desiderio di offrire aiuto a una famiglia piegata dal dolore, ma è facile sopportare quello degli altri e altrettanto facile è dispensare belle parole e consigli che arrivano a essere crudeli.
Poi quelle domande: “come va?”, “come stai?”. Domande che prima risultavano necessarie per iniziare un discorso, diventano adesso una coltellata in pieno petto. Impossibile rispondere, impossibile spiegare.
Non si può capire se non si è provata la stessa terribile esperienza. Ormai, rispetto agli altri viviamo su pianeti diversi.
Poi… quel percorso lungo, doloroso e in solitudine che ti porta alla ricerca di qualcosa che ti faccia accettare quel dolore disumano.
Non esistono ricette o medicine e ognuno reagisce come può, vivendolo più o meno intensamente e cercando in se stesso la strada per poter sopravvivere.
Ti accorgi che più passa il tempo, più diventa difficile passare di fronte a una cameretta vuota, sedere accanto a un posto vuoto a tavola, non sentire più nemmeno la sua voce.
Non si possono consigliare strade da percorrere e ognuno deve affrontare il problema come ne è capace, come gli consiglia l’istinto di sopravvivenza.
Inizialmente rimuovi completamente l’accaduto, poi, con immenso coraggio lo recuperi dal fondo dell’anima e lo elabori:
Con il pensiero, il modo più doloroso poiché si innescano i perché, i ma, i se che ti spingono in una spirale soffocante;
Con il cuore, ma ti accorgi che non ce l’hai più, perché l’hai chiuso nella bara accanto a tuo figlio;
Con la fede, immaginandolo tra gli angeli in un luogo di pace e serenità, e chiedi disperatamente un po’ di pace anche per te.
L’ultima ipotesi è l’unica consolante, ma ti conforta fino a quando la fede non crolla…
Per il famoso “come va?” e “come stai?” è presto detto! Hai qualcosa dentro che ti rode continuamente, un veleno che goccia dopo goccia ti annienta lentamente. La tua mente continua a lavorare incessantemente e gira a ritmi vorticosi instaurando un clima di sfinimento e d’impotenza totale. Lo stomaco si chiude… ma tuttavia sopravvivi, per ricordare tuo figlio… per portare ogni giorno un fiore sulla sua tomba, sopravvivi per te stesso e per chi resta, anche se, forse sbagliando continui a pensare a chi non c’è più e non a chi è rimasto. Ma è un pensiero più forte di te…un ossessione!
Questo è quanto si prova!
Quanto sono graditi in quei momenti, i silenzi delle persone che incontri, gli sguardi semplici e partecipi e non da scrutatori d’anima o peggio, di pena e di compassione.
Quanto è gradito un banale “non ho parole”, una fugace toccata di mano, un abbraccio silenzioso, un semplice “ciao”…
Specchiera
Ho fiducia nell’uomo
che accetta il dolore
e lo trasforma
in coraggio morale.
Parole forti,
sature di una cristianità
che non è Chiesa,
perché la tua fede dimorava
solinga nell’interiorità,
era una scelta
che sfiorava le intime
corde dell’anima.
In fondo anche tu fosti
uno dei tuoi miserabili “cafoni”,
un “terrone ”
come ti definisti.
Nei tuoi occhi
una suprema malinconia
di sguardi protesi
alla distesa del Fucino,
a quella terra
predata alle acque,
a quelle lontananze prestate
alle mani dei contadini.
Nella distanza dell’esilio,
per contrasto,
ti riscopristi marsicano
e pescinese.
Poteva far male e lo fece,
dichiarare che la legge
andasse sostituita con l’amore,
poteva far male
ai famigerati fascismi
persino quello “rosso”.
E quando d’estate
mi vengo a specchiare
dove svetta la croce di ferro
della tua tomba,
io rivedo il mare limpido
dei tuoi occhi
e mi sovvien l’azzurra speme
dei campi gravidi.
Te stesso il destino volle
e fece terra,
tu che ne fosti il custode innamorato
e il cantore,
terra di more e di montagne,
Pescina mia.
—
La poesia “Specchiera” è dedicata a Ignazio Silone.
—
accetto il regolamento
INFINITESIMI PLANETARI
E quando quel giorno verrà,
ora che il mio tempo
è più nel passato che nel futuro,
voglio andarmene silenziosamente solo:
né un pianto, né una lacrima
manco un vago pensiero,
nella certezza che tutto è finito,
mentre l’universo continuerà a vagare
nel tempo e per il tempo dell’eternità,
appagato d’essere stato per un istante
un insignificante granello
degli infinitesimi planetari!
– accetto il regolamento
Accetto il Regolamento – Silvia Vercesi
Biscottini rossi
Sola al tuo tavolo,
come ogni giorno, attendi…
…attendi che lui arrivi…
per raccogliere quell’ordinazione
che è sempre la stessa,
sempre uguale,
e che lui conosce ormai a memoria…
Sola al tuo tavolo,
fantastichi e sogni,
che lui si accomodi
in quel posto vuoto di fronte a te,
che è anche dentro di te,
che ti racconti di sé
e che ti chieda di te…
… ma non osi, non riesci e non sai perché,
e così attendi solo che ti porti
il tuo caffè e…. due biscottini rossi da the…
Solo al tuo bancone,
come ogni giorno, attendi…
…attendi che lei arrivi…
per raccogliere quell’ordinazione
che è sempre la stessa,
sempre uguale,
e che tu conosci ormai a memoria…
Solo al tuo bancone,
fantastichi e sogni,
che lei ti chieda di sederti
in quel posto vuoto di fronte a lei,
che è anche dentro di te,
che ti racconti di sé
e che ti chieda di te…
… ma non osi, non riesci e non sai perché,
e così attendi solo di portarle
il suo caffè e…. due biscottini rossi da the…
Mi colpiscono le poesie come la sua, Silvia, i cui mattoncini sono le cose di tutti i giorni.
Grazie!
Accetto il regolamento /Teresa Argiolas
Io e te
A quattro mani
con i pennelli della fantasia
pitturiamo la tela
della nostra vita
Sfumature di blu
fanno nascere onde
che infrangendosi
su grandi scogli
liberano tutta
la nostra rabbia
Il tuo pennello
si tinge di verde
cercando nella profondità
degli abissi
quel tocco di mistero
che ti rende speciale
Il mio pennello sfiora
le nubi
serve un tocco di bianco
per issare la vela
e con il vento in poppa
nessuno ci ferma
Aspettando la sera
incrociamo i pennelli
rubando al sole
tutto il suo calore
lasciando un
“tocco”
del nostro amore
Accetto il regolamento
Sergio Borghi
La barca di cristallo
Sulla spiaggia erano in tanti, l’attesa era finita,
sfidavi grandi onde tra mille turbamenti,
azzardavi anche la morte per rifarti un’altra vita,
la speranza dissennata alimentava i sentimenti.
Hai ceduto tutto quanto per pagare gli scafisti
e quante volte hai pianto celando gli occhi tristi.
Quel momento fu uno sputo, un passo mai compiuto,
per il sogno che hai inseguito han preteso il tuo denaro
non lo avresti mai voluto e nemmeno più scordato
quel momento così amaro ti costava molto caro.
Abusare del tuo corpo fu un affronto nauseante
era stato un duro colpo sottostare a quella gente.
Lasciavi la tua terra e navigavi verso un’isola italiana,
ma quel mare freddo e ostile ti sembrava di metallo
tu, musulmana che fuggiva da una guerra disumana
pregavi un Dio che non stava su quella barca di cristallo.
Era forse troppo preso, lui che stava lassù in cielo,
fosse stato più pietoso t’avrebbe udita dietro al velo.
La barca solcava i flutti e oltrepassava le barriere
le onde gelide del mare ti venivano a lambire,
non potevi che sperare in una vita un po’ migliore,
sognar d’essere felice e inseguir la tue chimere.
Stringevi forte al petto tua figlia con le braccia,
quante volte le avevi detto ch’era forte come roccia.
Ma una stella luminosa incrociava il tuo destino,
non era Dio né la cometa ad apparire nella notte
ma la speranza più concreta di qualcuno lì vicino,
quella nave già sapeva e ti cercava sulle rotte.
Quella vista in lontananza era un punto di partenza
riaccendeva la speranza di ritrovare una coscienza.
Ti venivano di fronte col timone tutto a dritta
gli uomini del mare ce l’avevano messa tutta,
era esatta quella rotta, non dovevi essere afflitta,
ti venivano a salvare quando ormai eri distrutta.
Quel sorriso sul tuo viso, non potevi farne a meno,
dopo la pioggia, d’improvviso, era come arcobaleno.
Ma quel buio mare nero è come un gran mantello
che avvolge un cimitero di barche di cristallo,
di sogni intrappolati, rinchiusi in un castello,
di corpi abbandonati su di un letto di corallo.
Sulla barca di cristallo eravate in quattrocento
sopra un mare di corallo andavate incontro al vento.
Accetto il regolamento. Sabrina Porro
Titolo: Casa di Nonna
“Mamma posso dormire da nonna stasera?”
È la prima frase che ho sentito stamattina da un bambino accanto a me, ricapultandomi in un attimo nel passato.
Per me casa di Nonna è amore, dove le lancette dell’orologio prendono una vacanza insieme a noi.
Casa di Nonna non sono i ricordi dei miei piatti preferiti perché non ama cucinare,
non sono i 500 lire che mi infila nelle tasche con tanti sacrifici,
il bigliettino natalizio senza regalo che mi consegna con amarezza lontano da tutti, continuando a domandarmi:” Mi vuoi bene lo stesso, vero?”… come non volerti bene…
Casa di Nonna sono i pomeriggi ad ascoltare rapita le sue poesie, aneddoti o storie improvvisate,
la sua grafia d’altri tempi,
i suoi occhi malinconici ma profondi,
le sue mani tremule ma sicure.
È un abbraccio unico, avvolgente, dolce, infinito, che profuma ancora oggi dopo diciassette anni di rosa e borotalco.
Se potessi fare una richiesta ora, di tutte le richieste del mondo, avrei chiesto la stessa cosa:
” Posso dormire da nonna stasera?”
Magari ti avrei distratto dai tuoi, ormai miei, meglio nostri… mostri…
Poesia di un morto
Lungo le stelle
Attraverso il cielo
colorandomi di sole
con un cappello arcobaleno
dichiarerò guerra all’amore
per sentirla esplodere dentro il volo del silenzio
guardando te dall’alto,che lo so, che m’hai amato cosi tanto.
Mi cambio i vestiti e li getto nel mare
non servon più da quassù.
E tra cent’anni farò il giro del mondo per ritrovare il bene profondo
che m’ha lasciato proprio sul più bello…
Com’era bello quel sole d’agosto
sembrava un autunno in arrivo troppo presto
e i tuoi occhi di quel giorno non li scordo più
o forse si
perchè delle stagioni quassù nessuno ne parla e non si parla per non pensare mai.
A volte c’e’ luce
a volte c’e’ il buio
e non mi aspettate perchè non torno finche’ non capisco cosa succede.
Adesso vi lascio ai vostri pensieri.
Qua come ho già detto si parla per non pensare mai
ed io voglio dormire un sonno profondo
non so se e’ permesso
ma ci provo lo stesso a fare le cose che ho fatto fino a ieri.
Intanto mi son scordato il mio vero nome
e voi non scordatemi mai più
e non dichiarate guerra all’amore…
laggiù dove c’è il mare,il sole ed un leone
ci sarà sempre un illuso vincitore.
Com’era bello quel sole d’agosto
sembrava un autunno troppo presto
e i tuoi occhi di quel giorno non li scorderò più.
Di ROCCO MICHELE
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Note di base
Riconosco le note di fondo
del tuo profumo più rotondo
come riconoscerò sempre il sonoro
della tua voce in mezzo al coro.
© Franco Carta
ACCETTO IL REGOLAMENTO
VAGHE OSSA di Sandra Ludovici
Un giorno,
mi solleverò dalla tomba,
del teschio il pianto
asciugherò al vento
dalle tenere dita.
Sfregherò la pietra focaia
del filaccioso cuore
ché sprigioni faville,
così da destare i frusti sensi.
Feconda, allora, sarà la speme,
dolce colomba il desio,
a volar sugli obliati giorni,
sul rinfiorare del tempo.
E tu, di nuovo, Amore
sarai soavità e tormento,
preludio d’arpa proibita
sulle segrete fibre.
E qual sudore ribelle
colerai sul carcame sfatto,
in turbinio di passione
già canuta nel dolore.
Da smontato ceppo, poi,
staccherò i brustolati lembi,
languenti lenti,
al presto ceneri strutte, per te,
mio ultimo belletto.
Accetto il regolamento.
Accetto il regolamento
“Colombi al tramonto” di Alberto Rossignoli
Come nuvole
Di colombi
Al tramonto,
L’anima tace
Su ogni destino.
(A. Rossignoli)
Accetto il regolamento
San Silvestro
Nei giorni in cui gli anni
si rapprendono intorno a un saluto,
le parole sanno il silenzio dei passi
e tutti gli istanti accaduti uno alla volta.
Solo le labbra sperano.
Ci sono calici
che somigliano a una promessa,
faranno di questa notte
un gesto vicinissimo
a un nuovo orizzonte.
di Elisabetta Liberatore
Accetto il regolamento Annamaria citino
Ali
Vorrei darti ali
Per volare lontano dal dolore
Toccare l’infinito.
Respirare ancora a fondo la vita.
Questa vita
che ti ha messo le catene.
Che ti inchioda
in un metro quadro.
In un letto.
Non di rose,ma,di spine.
Spalanchi gli occhi,
verso il sole che abbaglia.
La luce offende,la tua vista.
Ti ritrovi ad amare l’oscurità,
che copre le piaghe,
del tuo cuore raggrinzito.
Cerchi in me un sostegno
Ma,io vacillo insieme a te papà
SVELAMENTO
Rimanimi accanto e tienimi la mano
le paure trasformerò in coraggio
Abbracciami adesso e parlami piano
delle mie promesse ti farò omaggio
Stringimi al cuore fino a togliermi il fiato
il tuo petto sarà ricetto e ti sarò grato
Prendimi ora in questo momento
denudami di tutto ma non del sentimento
L’amore griderò a un cielo stellato
sarà eco di un segreto al mondo svelato.
– Accetto il regolamento –
CATTIVITA’ di Roberto Pierucci (accetto il regolamento)
Prima il dovere
e poi il piacere
diceva mia nonna
Pensa agli altri
prima che a te stesso
predica il prete
Vota il bene comune
non importa l’ideologia
sostiene il politico
Ho trovato il vero amore
ma non posso lasciare la famiglia
lamenta l’amico
Vorrei fare la scrittore
ma non posso abbandonare il lavoro
sussurra il collega
Un bar sulla spiaggia
ma è solo un sogno
ride amaramente il commesso
La libertà … eh sì
una bella utopia
arringa mestamente il vecchio
Rimettiamoci il giogo
Chiudiamo le celle
Spegniamo le aspirazioni
Bruciamo la fantasia
Uomini,
animali in perenne cattività
Giuseppe D’Agrusa
Accetto il regolamento
Il caleidoscopio della vita
Da spiragli di caos di vita,
lirici momenti, d’inaspettata
bellezza crepuscolare, intrisi
di semplici emozioni e di stupori
infantili, rievocano incantevoli
mondi di piena magia esplodendo
in chimerici colori caleidoscopici,
meraviglia della vita, essenza
dell’incantesimo del continuo
stupirsi nel guardare oltre a ciò
che occhio non vede, in quello
smarrimento leopardiano
dell’infinito, caleidoscopio
della vita.
Lasciamoci stupire dalla bellezza
di quella cascata di mutevoli e
poliedrici cristalli colorati
nel continuo divenire, che ci
trascina nell’immaginario
dell’infinito che va oltre quella
siepe, dando il tempo alle immagini
di scomporsi e ricomporsi in nuove
forme, dell’affascinante mistero
di ciò che avviene nel mondo interiore
silenzioso e lento, primigenia
necessità di equilibrio dello spirito
che unici ci rende, e ci unisce
all’Universo nella consapevolezza
che esiste qualcosa di più grande
che ci sostiene e al quale possiamo
affidarci.
Accetto il regolamento
Nunzio Buono
.
Sole bianco
.
Ecco
è qui che ti ho trovato
nel sole di un tempo non mio
accanto alle parole.
Avevi l’alba negli occhi
ed ho riconosciuto il tuo nome.
Ecco
è qui che ancora conservo il tuo sguardo
davanti alla collina a ritroso
nel versante che ancora ha primavera
nel versante, dove il tempo non abita mai l’inverno.
Qui
dove arrivavi prima di me ed io, sete
raccoglievo il fiume per bere il tuo riflesso.
L’amuri
Matri chi cos’è l’amuri?
E picchi mi vasi a tutti l’uri?
Figghiu miu un è facili spiegari,
ci vulissiru cent’anni macari,
ma ci pozzu pruvari,
però tu m’a taliari.
Ri amuri ci nni sunnu tanti,
e s’assumigghianu tutti quanti,
si po pi na pianta amuri aviri,
ca s’un voi ca mori l’abbiviri,
amuri pi la terra e pi l’armali,
p’un cani, p’un gattu p’un maiali,
si po aviri pi la casa tantu amuri,
ti la curi e l’assistemi a tutti l’uri,
c’è l’amuri ca provi p’un amicu,
iu ‘naiu tanti e ti lu ricu,
certu l’amuri r’un patri e na matri pi figghi è cosa strana,
appena hannu un raffridduri, stannu mali puru iddi pi na simana,
si vulissiru pigghiari tutti i so malanni e li so peni,
sulu pi virilli stari beni,
poi c’è un amuri differenti,
chiddu ca ti fa trimari li denti,
ca ti fa battiri forti lu cori,
ca ti fa canciari l’umori,
ca ti fa sentiri li campani,
ca un viri l’ura ca veni dumani,
l’amuri ca l’occhi ti fa luccicari,
ca ti fa veniri u disiu ri cantari.
Ecco figghiu miu cos’è pi mia l’amuri,
e speru ca tu lu trovi tuttu,
picchi senza l’amuri u munnu fussi a luttu.
– accetto il regolamento
(Accetto il regolamento)
Rotta
Rotta, come un giocattolo.
Certi giorni ti senti così.
Come spiegare la sensazione?
Non si può perché ognuno va a pezzi a modo suo.
Sbagliata, come un errore di manutenzione.
Altre volte va così.
Puoi biasimarti per questo?
No, ovviamente nessuno può.
Ma non cerchi redenzione alcuna.
Il tuo vagare è un lento navigare
in lande desolate dell’inferno,
quello che vivi nei tuoi incubi peggiori
e che a nessuno è dato vedere,
neanche a te stessa.
(Accetto il regolamento)
M’investe la marea del tempo
Mentre cammino in movimento vivo,
respiro e odoro silenzi colorati
di desideri fioriti che improvvisi
si schiudono nello spazio aperto
fra cielo e mare illuminato
da volti amati.
M’investe la marea del tempo oltre
le frange dell’universo traforato
dalla luce torrenziale del sole
che trabocca nelle gole dell’anima
e nel fluire del sangue permane.
Vagano i pensieri in voli rapidi
sulle vane onde dell’aria azzurra
e lo sguardo si dissolve fra nubi
serene in moto leggero e illusorio
fino all’insistente linea ferma
dell’orizzonte celeste.
La sorgente
Sono partita da una sorgente lontana
Non saprei definire la distanza,
Ricordo solo i momenti impressi dai sorrisi
Mescolati di paure e poche lacrime salate
Ma con il passare dei giorni, mesi e anni sono diventate come la pioggia a cui bastano poche nuvole e sono pronte a scendere in ogni occasione.
Sono diventata un fiume che porta con sé una storia,
Che nonostante le dighe costruite in sé non fermano la sua strada verso il mare,
Sono partita da sola come una rondine in cerca d’aria calda dove poter costruire un nido e far crescere i propri eredi,
Non conoscendo i muri e i sottotetti nei quali mi trovavo, mi chiedevo quanto potessi reggere
in una terra sconosciuta,
Ho dormito poco e ho sognato troppo per capire e conoscere il mio destino,
sono dovuta crescere in fretta perché non c’era tempo per pensare,
perché nonostante l’apparente ugualglianza,
la realtà è tutt’altra,
La realtà non guarda in faccia nessuno,
si limita ad istruirti e prepararti alla prova più difficile, quella della vita.
Quante volte mi aggrappo ai ricordi per essere felice,
e si…. felice di quella sorgente dell’est
dove prendono vita le mie radici, ma che adesso stanno fiorendo qua nella terra adottiva
mia, tua, sua,
Terra di tutti la chiamerei io,
Anche perché come siamo arrivati,
così ce ne andiamo,
per quello che è meglio lasciare in eredità al prossimo *l’amore e il rispetto*
Nulla si sa prima, e nulla dopo,
ma il mentre dipende solo da noi.
– accetto il regolamento
Lidia Peritore
03.02.2023
ACCETTO IL REGOLAMENTO
COS’È LA VITA…..
Cos’è la vita
se ciò che aneli sfugge?
Nulla cambia
eppure ti distrugge.
Spietata scorre lenta
mentre veloce
ragion follia diventa
quando di notte
dalle tenebre avvolta
smorza ogni forza
impedendo la svolta.
Svaniti sogni, speranze perse
invan, cerca salvezza l’esistenza.
Via d’uscita non trova
e pur da colpe scevra
paga il fio
scivolando, mesta, nell’oblio!
Lidia Peritore
Maria Paterlini
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Il dolore
Il dolore è un vestito sapiente
che non si lava
Non ha bisogno nemmeno di stiro
Si indossa con la disinvoltura
di una maschera impassibile
e sommerge segretamente il suo grido
Per pudore
Per riguardo
Per timore
di non essere compresi
Non si può neppure dichiarare
Per non offendere la patina seducente
che la vita ci stimola a portare
Per far girare la giostra delle vanità
sempre in movimento
nel gioco dominante
che vuole tutto a posto
e senza cedimenti
Non si fanno i conti
con l’emozione
che talvolta tradisce
le nostre profondità
Si alzano gli occhi al cielo
per lenire le fitte ineffabili
dentro a quel buco immenso
che squarcia l’anima
E si abbassa il ciglio
quasi a rimettere allo sguardo
di chi incrocia il nostro
l’assenza di forza e la mancanza
di ogni possibile difesa
Maria Paterlini
03/02/2023
Ivan Campedelli
Accetto il regolamento.
_________
ASPETTANDO I TARTARI
S’infrange quest’incerta primavera:
fiati di nebbia ed esili ricordi
dell’inverno.
Una distratta ed arresa apatia
mi coglie,
come a quella sentinella
inutile d’un maniero remoto.
Trema laggiù sul filo delle ore
il segnale improvviso:
un cambiamento.
(Ivan Campedelli)
Senza più orme
E scruta questo mare
-or immobile e cheto-
le nostre orme scomparse
dall’onde cancellate.
E attende le parole
che più non so donarti
prive di quel vibrare
che scuoter ti faceva.
Ed a nulla può servire
rimirar quell’orizzonte
troppo lontano oramai
da queste nostre vite
dal tempo custodite.
© Michele Pochiero
– accetto il regolamento
Un destino
il destino di un uomo è scritto
nel suo futuro
ma anche nel suo trascorso
in ciò che ha fatto visto o pensato
nei suoi giorni di rabbia
per le ingiustizie che ha subito
o che ha visto subire…
è scritto nella frenesia accesa
dai bagliori di una nuova coscienza
che apre la mente anestetizzata
da biechi modelli e false chimere
e dispone a nuove conquiste…
è scritto in quei momenti
in cui troppe volte si è trovato da solo
a combattere contro tigri feroci
da solo a gridare contro le ombre
che offuscavano la luce fioca
di giornate cupe e vane…
è scritto nelle impervie strade battute
che ha percorso cercando di fuggire
da paesi troppo angusti
per cercare di aprire la mente
di ottusi compagni di viaggio
a criteri di saggezza ed equità…
è scritto con le lacrime versate
sulla tomba di eroi puri e semplici
ignari d’essere divenuti miti
nella lotta contro un mondo di soprusi
di criminali vestiti di potere…
e di odio di chi parlando di pace
scatena le guerre…
è scritto nelle sconfitte inevitabili
tenaci cattive che hanno costellato
lunghe pungenti ore ingaggiate
nel corso di una vita
ben diversamente vagheggiata
per un’idea di futuro migliore
ma è scritto anche in pagine
dense d’amore e di passione
già vissute o ancora da vivere
con chi trova lo stesso ritmo
e condivide anche solo parole di poesia
per affrancarsi da un mediocre presente.
. accetto il regolamento
Son qui
Ed ora son qui
Come ieri
In quel infinito vedere
A cercare i tuoi occhi
Che più non mi guardano
Ad ascoltare vento
Che batte
Su vetri appannati
E silenzi appesi
Son qui
Senza chiedere
Nella mia solitudine
Io
Che cerco ancora
La tua mano.
E tu?
– accetto il regolamento
Biancaneve
Visto per caso
Cercando altro
Il rigetto per iniziare
Troppo sopra le righe
Estraneo ai suoi schemi.
Colpita nel segno
Ci è ritornata
L’animale si era svegliato
Il torpore silente
A lungo sedato
Dai gesti quotidiani.
Nelle stanze di casa
Insediato in fretta
Con sguardo ingordo
Scrutato e studiato
A tutti nascosto
Un dolceamaro segreto.
Biancaneve hai svegliato
Il bacio non hai dato
A una donna borghese
Il sogno hai rivelato.
Vagando fra i pianeti
Come stanze di casa
La luce ha intravisto
Dell’illusione perduta
La salvezza da dare
La carezza inespressa.
Animale famelico
Di tenerezza intriso
Fra le piccole cose
Di una vita ordinaria
Lei lo ha cresciuto
Qual bimbo in fasce.
Scoperto ogni giorno
Qualcosa di nuovo
Lo ha collezionato
Per entrare in possesso
Di ogni pezzo di vita.
Ha scrutato con fame
Nelle onde ha vagato
Del piacere rifiutato
Un gusto nuovo diverso.
Nella luce ha cullato
Dalla pioggia ha protetto
Nel sonno ha cercato
Gridando in silenzio
Il contegno curando
Un pezzo al giorno
Accumulando confusa
Per rifarsi la vita.
Di ciò che sarà
Ignara tremante
Lo va a visitare.
Parole scontate
Un piccolo vocabolario
Ogni giorno sussurra
Ripetitiva.
Un senso vuole dare
A quell’ombra di luce
Intravista per caso
Da stringere in mano
Non può svanire
L’ultima illusione.
– accetto il regolamento
Quattro peli di un tipo nerboruto
passavano in un pub la serata.
Erano avanti con gli anni, ormai,
si vedeva lontano mille miglia.
«Ah, le cose meravigliose che ho visto,
nella mia vita!» disse il pelo delle ciglia.
«Come mi piaceva, quando ballava!
Come ballava lei, io uscivo pazzo!
E i tramonti infuocati che abbiamo guardato,
il mare in tempesta visto dal molo
e la granita che mangiava il giorno della festa…»
«Le frasi d’amore che ho ascoltato!»
disse il pelo dell’orecchio.
«” È tutto il giorno che ti aspetto!” diceva.
Riempirei colmo un secchio
con tutte le parole che mi ha detto…»
«Quante volte il suo corpo profumato
ho annusato!» disse incantato il pelo del naso.
«L’ho odorato tutto nudo senza un velo
disteso sul letto, la pelle liscia come raso»
«E tu?» chiesero al bel ricciolino
che se ne stava assorto in disparte a bere
un cocktail con la buccia di limone,
giocando un solitario con le carte.
Il pelo del pube li guardò, increspato:
«Oh, Cristo!» disse, trasognato,
tirando su dalla cannuccia, con rumore.
«Spero proprio che sia morto quel gradasso,
per tutte quelle botte che le ha dato!
Andava e veniva, disgraziato!
con tutta la forza, duro come un sasso,
e la faceva morire, goccia a goccia.
Sapete come mi sentivo io ogni volta?
Come se mi dessero una coltellata»
– accetto il regolamento
Poesia a un pelo dalla perfezione.
Grazie, Marco.
“Tira più un pelo dell’amore, che la lunga fune di una nave”
IL VECCHIO E IL FANCIULLO
Placido e immobile
appare allo sguardo radente
lo scorcio di mondo qui sotto
Verdi chiome fiere e indolenti
che ammantano colli e giardini,
la distesa azzurra del mare a riposo
che brilla e ricopre la vita sommersa,
le mura possenti delle dimore accalcate,
le sagome dei borghi annidati sui monti
o a valle adagiati:
una coperta dai colori vivaci la terra
che ricopre e nasconde
un fervido andirivieni di piccole
vite in fermento occupate
a far scorte di sprazzi di sopravvivenza.
E se metti a fuoco lo vedi
un vecchio canuto retto a un bastone,
tra le rughe e l’occhi un po’ spenti
nasconde palpiti di tempo riempiti
sgomitando tra ferite e rimpianti
e a lui innanzi il fanciullo col riso
impavido e niveo
che lo invita lieve e ignaro sull’erba
incontro al suo inviolato domani
custodito dentro il velluto del viso,
e la pelle avvizzita del vecchio si allarga
in un candido gaio sorriso
che annienta gemiti e fragili passi
e rifiorito i suoi sogni affida
a una folata di speranza improvvisa
GRAZIA MASTROMARCO
Acccetto il regolamento
PER-DONARSI
La mano rugosa si avvicina
a un mobile di legno antico
afferra una chiave di ottone brunito
e tira a sé un cassetto,
entra nella tasca dei ricordi
e tira fuori il loro silenzio,
il colore rosa sboccia da un libro
con una morbida copertina,
un ramo di mandorlo in fiore.
Lettere in forma di diario
da un uomo che amava una donna
che non aveva mai potuto avere,
ucciso in guerra da una divisa
dai colori diversi.
Lei aveva ceduto al dolore
e ancora sul polso si avvertiva
un tentativo di morte…
non poteva credere di essere stata
cosi debole e non poteva perdonarsi.
Per donarsi il tempo di donna era poi scaduto,
la sua vita era stata un lungo abbraccio
di lacrime e rinunce
in cambio di una sola notte
che le aveva rubato il cuore.
La mano rugosa si sofferma sulle pagine
e ritorna con la mente indietro,
a tutti i suoi rimpianti,
gli occhi lucidi di chi ha sognato troppo
e ha perduto il suo tempo per sempre.
Tania Scavolini
Accetto il regolamento Sez.A
accetto il regolamento
Inquietudine climatica
Non mi inquieta il ritmo antico,
fra le stagioni della mia vita.
Infanzia, giovinezza, maturità,
incipiente vecchiaia.
Mi inquieta primavera novembrina,
il sole senza ombre,
del basilico l’immortalità.
Tramontana sferzava la bambina,
infagottata sciarpa, cartacee
gelide ballerine,
fra grigie lapidi campo Verano.
Ora mi inoltro senza vento
Tra i cari amici.
Le assenti stagioni angosciano
l’anima mia; inquietudine nuova,
primamente fra le generazioni
conosco l’imperennità naturae.
Scorre la mia città
Fissata nella foto
Di un’eterna estate.
Roma, basilico del novembre 2022
Comprendo
Comprendo,
prendo tutto e vado
me ne vado col vento
vento d’estate al mio fianco
a gonfiare il cuore
fino a farlo trasparente.
Corro a vele spiegate incontro all’orizzonte
m’accompagnano pezzi di vetro antichi
per invecchiarmi ancora di solitudine
odiata al punto da spenderla insieme alla vita.
Comprendo,
prendo tutto e vado
con parole e silenzi sognati ad occhi aperti
quando il tempo
breve come un sospiro
era gravido già d’altri luoghi
d’altri incontri d’altri sorrisi.
Non erano per me.
Nemmeno ora
che di me offro un campo nudo di luce.
Comprendo,
prendo tutto e vado
dall’altra parte del mondo
oppure dietro l’angolo.
Me ne vado col vento
benevolo a condurmi all’agognata casa
dentro i giorni infiniti
di una terra senza luogo né tempo
da camminare a piedi nudi in tutte le stagioni
e finalmente senza paura
pronunciare forte
il nome della perduta alcova.
(Accetto il regolamento)
QUANTO DA DIRE SULLE ROSSE FOGLIE
Un barbagianni, una gatta pelosa,
una fila ininterrotta di formiche
che scalano le rosse foglie di vite.
Che assortita compagnia sul davanzale
incrostato dal guano dei piccioni
e quale sole illumina tutti i riuniti
e gli occhi che faticano per il riverbero.
Quanto si sgobba per tenere tutto assieme
mentre l’acrobata affronta il pergolato
e curioso il pubblico s’aspetta chissà
che finale e magari l’estrazione della lotteria.
Ma anche senza di me, tutto pare perfetto
e pagine sprovvedute come questa
si lasciano docilmente spiegazzare e cestinare.
Quando le foglie si accartocciano e cadono.
Accetto il regolamento del contest
Accetto il regolamento.
IN CERCA DI QUALCOSA IN CUI CREDERE
In cerca di qualcosa in cui credere
inoltro richiesta di divorzio
-matrimonio non consumato-
tra la realtà e il sogno
Ho estremo bisogno di un punto
che sia stabile riferimento
per sorreggere l’intero infinito
in caso di tsunami dopo il terremoto
Il dito ad indicare la luna sospesa
la mente sempre in sosta vietata
-la spesa non più sostenibile-
il dissenso per la libertà negata
Per ogni cosa si trova un rimedio
-una soluzione che non mi convince-
ma forse ha ragione colui che si adegua
alla tregua che gli concede il pensiero
Nulla è più vero di ciò in cui si crede
perciò mi concedo una sosta
e porto a spasso la mia solitudine
come si porta un cane al guinzaglio
Alla fine resto, di sicuro per sbaglio,
appeso all’idea che in fondo la vita
è davvero un gioco al massacro
e ci siamo tutti dentro fino al collo.
da “Infinite soluzioni” – Poesie
10/11/2022 – Inedito. Tdr.
Alle cinque della sera
Alle cinque della sera stramba,
sotto il sole testardo così infingardo,
ingeneroso, bugiardo e vile,
ormai solo pensieri cupi, lontani,
come gonfie nubi striate di sangue e dopo un ciclone rimaste smarrite, inutili,
come cartone macero senza nostalgie,
né sentimenti, persi ormai negli infiniti inverni passati nell’attesa di un amore
mai stato né vissuto,
forse sognato ora scappato
tra secchi rami e fioriture ai bordi di strade incolte, povere forme di pensieri cangianti, immagini di fantasie allo specchio, fole rotolanti verso il vuoto che fa paura, senza te, senza speranza, antiche voci soavi, perse come coriandoli nelle strade, nei rigagnoli tortuosi, come follie che, una volta vive e ora spente, stantie, senza lacrime, senza il suono di quella voce potente che mi chiamava.
E. DiCaprio
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Accetto il regolamento.
FUGGE L’ATTIMO
Fugge l’attimo mentre i pensieri volano all’indietro
coccolando l’animo con gocce di dolci e strazianti emozioni.
La clessidra del tempo a ritroso si colma di momenti
mentre il cuore si tuffa tra le acque cristalline dei ricordi.
Nel tramonto raccolgo filamenti di luce dorata
e li raggomitolo nel cuore per dare luce alle notti oscure dell’animo.
Nei miei pensieri la stessa sostanza dei sogni…
evanescente trasparenza che cela l’impervia realtà.
Lo sguardo spazia lontano
mentre la mente corre tra le pieghe del tempo.
Ascolto il mormorio del vento e gli attimi sospesi fluiscono velocemente.
Cadono lentamente dagli alberi i pensieri
come foglie d’autunno dorate.
Tra i rami secchi raccolgo fili di sole
dove appendo i miei sogni ad ogni novella aurora.
Gabriella Afa – Gennaio 2014
Francesca Santucci
COME FRA I ROVI IL GIGLIO DELLA VALLE
Da tempo, ormai, dea del mistero
ancora nel mio cielo oscuro orbiti, madre,
luce e respiro nelle mie notti insonni,
vento per l’aria nei giorni della nebbia.
Pensiero palpitante oltre la morte,
nel cuore inevitabile risiedi,
placido come si giace la rugiada
cristallina nel ventre del suo fiore.
Viva bellezza nella mia solitudine
fiorisci come il candido mughetto,
araldo di primavera fra le erbe nascosto,
alle farfalle ignoto, ma non al chiar di luna,
che il suo profumo suscita e diffonde.
Ombra sulla mia anima la tua assenza grava,
stupore di sogno s’invola il tuo ricordo
che non cancella il tempo né l’oblio
e sfolgorante nel silenzio irrompe,
come fra i rovi il giglio della valle.
(Accetto il regolamento)
Picci Mariacristina
Accetto regolamento
Attimi
Cigli di strade
angoli di grida
solletico di tempo andato
annega la tristezza che stride risa
la lacrima ferma sulla guancia non teme la vita
come la castagna nasce dal riccio le cui spine ne cullano il feto
rimango bimba che gioca
osservando il crepitio del fuoco ebbro di emozioni lievi
Così mi innalzo e vivo.
SENZA FISSA DIMORA
La tua casa è aperta al pubblico
e il cielo è il suo soffitto
che coronato di stelle
s’illumina d’immensa bellezza.
La calura del giorno o il freddo della notte
a seconda delle stagioni ti fanno compagnia,
la fame ti è amica fedele, non ti abbandona
mai e scandisce le tue giornate.
Quando entro nella tua casa
mi assalgono i pensieri, m’inquieto,
cerco una risposta.
Se incontro il tuo sguardo sto male
pensando che la vita ti ha giocato
proprio un brutto scherzo.
La tua vista mi turba..tu che sei senza
colpe, con il capo chino, innocente e indifeso come un bambino, invisibile
alla normalità di questo mondo frenetico.
Nelle serate fredde e gelide invernali
con il vento che spazza via ogni cosa
e ti penetra fin dentro le ossa,
io ti ho visto rannicchiato all’addiaccio
sotto quei pochi stracci a te preziosi,
e mi chiedo quando tempo potrai ancora
resistere così.
Qualche volta ti scappa anche di andartene
nel sonno, fai notizia solo qualche giorno e non di più.
Filippo Piazza
Accetto il regolamento
Grazie Roberto, buona serata!
Accetto il regolamento sulla privacy.
Maria Antonietta
Le luci si spensero assai prima
di perdere la testa
ma non tutte insieme:
Una regina in prigione resta sempre regina.
Seduto dirimpetto
a gambe larghe come un cittadino stava
Barnave, ministro della Repubblica.
Non mi guardava mangiare, mangiava
e dava il resto ai cani.
Per ogni mio cappello Parigi ha una canzone.
Ma una regina resta regina se il guardaroba è salvo.
Io come a tre anni mi nascondo nell’armadio
e annuso il mondo tra odori di sottana
fino agli ultimi rintocchi.
Vellise Pilotti
Accetto il regolamento
C’è una nuova alba che ci aspetta
disegnata da un bambino
con acquerelli arcobaleno.
Perché è l’ora del risveglio,
di giorni diversi
più pregni di vita,
più teneri e dolci.
C’è un cielo
rischiarato dopo tante tempeste. Arcobaleno
di gocce lucenti.
Uccelli che cantano
quasi fosse primavera,
nel vento
un turbinio di foglie.
Le stagioni
ormai si scambiano
sguardi smarriti
e un po’ divertiti.
I fiori sbocciano
per poi gelare,
ma il sole li scalda
col suo tepore.
Ah, le labbra dolci della notte
che cullarono il mio corpo inerme,
ora sono leggermente aperte
in un sorriso.
Accetto il regolamento
La donna, il tempo e la poesia
Che senso avrebbe avuto
violentare ancora notti insonni
se mai fossi stato capace
di cogliere tutto il tuo incanto?
Non me lo spiegavo…
E sciocco, continuavo a imbrattare
fogli di carta, d’inchiostro turchino.
Ma un algido terrore,
mi fustigava la coscienza
e mi traballava nella mano:
il bruto tempo infame,
che ti avrebbe sorpresa già donna,
e data in sposa a un valoroso
emerso dal profondo del tuo mare;
Matriarca silente
di una progenie copiosa,
a cavallo d’incerte ere venture,
vi avrei visto rivivere
i tuoi occhi di sardonica
e qualche vivace tuo riccio,
ormai colorato dalle nubi d’autunno.
Forse neanche allora avrei smesso,
ma, cocciuto, avrei ancora scritto di te
fino a stillarmi l’ultima goccia
dalla vena dell’immaginazione
perché non sfiorisse mai
la tua bellezza lucente,
tra i versi della mia poesia.
Mandorlo fiorito
Non riesco a guardare il sole
quando il vento denuda
ogni paesaggio e lo tormenta.
Con le labbra invento
un giardino
sul palmo della mia mano.
In ogni suo angolo
l’immagine onnipresente
di un mandorlo in fiore.
Affonda le sue radici
nella storia accumulata
dalle ferite dell’animo.
Mi è impossibile non amarlo.
Nascosto tra le pietre
un rosso fiume di ricordi
dirompe
trascina la memoria
lungo corridoi di luci e di ombre.
Una pioggia fitta e imprevedibile
dilava il mandorlo
logora i fiori e le radici.
Rende il giardino inaccessibile.
**********
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Marcello Comitini
PRIMA LETTERA ALL’ITALIA
Quando non si ha più alcun traguardo
distruggere diventa l’unico comandamento di un’esistenza che non si ama
e l’odio da più vita di un respiro
Per la Rabbia le persone schiaccerebbero persino un fiore, giusto per la sua piccolezza, per la sua debolezza. Se quel fiore fosse un’altra persona ne sarebbero più soddisfatte…
Temo il grigiore delle cittá
per le strade gli sguardi sono pesanti ed egoisti
Dove stiamo andando?
Basta una camicia per trasformare dei fantasmi in folle urlanti.
Il Toro impazzisce alla vista del Rosso,
noi come lui davanti al Nero.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Giovanni Gentile Patti
CONTEST CONCLUSO
VI RINGRAZIAMO PER LA PARTECIPAZIONE
I FINALISTI SARANNO AVVERTITI VIA E-MAIL
bene, grazie
ciao
FINALISTI
Filippo Piazza con “Senza fissa dimora”
Melissa Biasin con “Nella notte”
Paola Pittalis con “Sono qui”
Roberto Pierucci con “Cattività”
Marcello Comitini con “Mandorlo fiorito”
Enrico Ravasio con “Il turbine d’amore si placa”
Elena Volpi con “Maria Antonietta”
OPERE VINCITRICI DEL CONTEST:
https://oubliettemagazine.com/2023/02/23/vincitori-e-finalisti-del-contest-di-poesia-lettere-a-sofia/