“Il Natale di Poirot” film di Edward Bennett: tratto dal romanzo di Agatha Christie
“Oh no, nessun male, anzi è una cosa molto poetica! Ma esaminiamo i fatti. Lei ha detto che Natale è un’epoca di buoni pranzi. Questo significa che in questi giorni si mangia e si beve troppo… Per conseguenza… indigestioni, e all’indigestione si accompagna spesso una speciale irritabilità del carattere”.
Tratto dal romanzo Hercule Poirot’s Christmas di Agatha Christie, pubblicato nel 1939, Il Natale di Poirot è film di ambientazione natalizia.
Realizzato dal regista Edward Bennett nel 1994, il film, dalla trama poliziesca, come peraltro il libro, gode dell’elemento del giallo tradizionale di cui Agatha Christie ha fatto un sapiente uso nella sua produzione letteraria. Cioè quello dell’eredità, movente primo che spinge un uomo ad uccidere un suo simile. A cui si aggiunge un altro fattore proprio del genere letterario in questione: un omicidio che si consuma in una stanza chiusa.
“Io credo che solo il presente abbia importanza, non il passato. Lasciamolo perdere il passato. Se cerchiamo di mantenerlo in vita, lo alteriamo, lo vediamo in una prospettiva sbagliata, esageriamo sempre”.
La trama de Il Natale di Poirot ha inizio con la presenza di un vecchio e benestante signore inglese, tale Simeon Lee, la cui esistenza non è stata per nulla edificante, presso la sua abitazione di Gorston Hall.
L’uomo, in occasione delle festività natalizie decide di riunire presso di sé i propri figli che non vede da molto tempo, circa 20 anni per la precisione, a cui si uniscono una nipote, o presunta tale, e il figlio di un amico.
“Ma io ricordo a perfezione ogni parola e ogni incidente di quei giorni!”
Tra i figli di Simeon figurano Alfred, già residente presso il padre e pronto a soddisfare ogni richiesta del vecchio Lee, anche la più bizzarra, con la moglie Lydia. Personaggi che appaiono in scena fin dal primo momento.
Gli altri parenti, invece, arrivano successivamente a Groston Hall. Fra cui George, membro del Parlamento, con la sua capricciosa consorte Maude, entrambi dipendenti economicamente da Simeon.
David, che vive nel perenne ricordo della propria madre e serba un forte rancore nei confronti del padre, accusandolo di non essere stato un buon marito e tanto meno un buon padre, è in compagnia della moglie Hilda.
C’è poi Harry, lo scapestrato, da tempo lontano dalla casa paterna, ospitato anch’esso a Croston Hall in occasione del Natale, nonostante il disaccordo con i propri fratelli.
Altro personaggio presente in scena è Pilar, nipote di Simeon, e Stephen Farr, figlio di un suo vecchio amico. Inoltre, il colonnello Johnson, capo della Polizia, e il Sovrintendente Sugden.
Invitati a trascorrere il Natale in famiglia, i figli, ovviamente, non possono rifiutare l’invito del vecchio padre. Se non fosse che, raggiunta Gorston Hall, si chiedono cosa può averlo spinto a volerli accanto a sé per le festività natalizie. Nonostante i buoni propositi dei presenti, anche se apparenti, l’atmosfera, come vorrebbe la tradizione, non è per nulla di pace e serenità.
Anzi, i rapporti tra i congiunti sono tutt’altro che idilliaci, fingendo una cordialità inesistente.
E che è motivo per accentuare la tensione che aleggia sul gruppo, di certo non di buon auspicio per celebrare una festività tanto importante come è quella del Natale.
“A Natale impera lo spirito di “buona volontà”. Vecchi litigi vengono dimenticati, coloro che si trovano in disaccordo fanno la pace… Sia pure provvisoriamente, le famiglie che sono state separate per tutto l’anno si raccolgono ancora una volta. In queste occasioni, amico mio, deve
ammettere che i nervi possono venir sottoposti a dura prova. Persone che non hanno alcuna voglia di essere amabili fanno uno sforzo per apparirlo…”
Terminata la cena, il vecchio Lee raduna i figli esprimendo il motivo per cui li ha convocati presso Gorston Hall. Ovvero, la sua intenzione di cambiare il testamento. Ma, a favore di chi o perché non è però dato sapere. Quindi, mette in scena una pantomima durante la quale insulta i figli, che assume i contorni di una sua meschina forma di divertimento.
Consumata la cena, ogni persona, mortificata e amareggiata per il comportamento dell’anziano, si ritira nei diversi angoli della casa in un clima di apparente tranquillità. Se non fosse, che a un certo punto dalla stanza del vecchio genitore provengono rumori sospetti di mobili rovesciati a terra, che si accompagnano a un grido che lacera la già cupa atmosfera di casa Lee. Rumori, che spingono i parenti ad andare in soccorso di Simeon.
Ma, raggiunta la camera del vecchio Harry ed Alfred si domandano come fare per entrare. Ed è a questo punto che un elemento tipico del genere giallo si presenta come un movente di assoluto impatto scenico, che arricchisce un racconto filmico già di per sé coinvolgente: la stanza è chiusa dall’interno.
L’unica soluzione che si prospetta ai due è abbattere la porta per sapere cosa è accaduto al loro padre. Dopo aver forzato la porta fanno una macabra scoperta: il cadavere del capofamiglia è riverso senza vita davanti al cammino con la gola squarciata.
Nel frattempo, attirato anch’esso dai rumori molesti, interviene sulla scena il sergente Sudgent, che dà inizio a un’indagine per scoprire il responsabile del delitto. La cui soluzione si presenta sin da subito complessa perché piena di contraddizioni.
Ma, a prendere in mano le redini dell’investigazione è Hercul Poirot, che in collaborazione con il colonnello Johnson di cui è ospite, sottopone a una serie di interrogatori tutti i presenti.
Interrogatori, però, che almeno in un primo momento sembrano non chiarire alcunché, se non che viene alla luce il fatto che Simeon possedeva dei diamanti custoditi in una cassaforte.
Diamanti, però scomparsi.
“No, no, sono io che le presento così… e che sostengo come lo sforzo per essere buoni e amabili crei un malessere che può riuscire in definitiva pericoloso. Chiudete le valvole di sicurezza del vostro contegno naturale, e, presto o tardi, la caldaia scoppierà provocando un disastro.”
Successivamente, ecco presentarsi in scena un’epifania che si rivela come importante per risolvere l’intricata vicenda: Stephen, figlio di un amico di Simeon, è un suo figlio naturale. Non è dunque un Farr, come si credeva inizialmente, ma un Lee. A cui si deve aggiungere la scoperta che Pilar non è la vera nipote di Simeon, ma una donna che ne ha assunto l’identità, dopo che quest’ultima è morta in Spagna.
A un certo punto dello sviluppo filmico i diamanti scomparsi vengono rinvenuti in un giardino giapponese di Lydia. Colpo di scena che si aggiunge ad una trama ben articolata. Che porta Poirot alla conclusione che tutti i familiari sono potenziali assassini, il cui movente è chiaro: impedire che l’eredità del vecchio Lee cada in mano a coloro che non sono di stretta appartenenza al nucleo familiare. Anche perché Simeon, in vita, è stato un gran donnaiolo e ha avuto figli illegittimi, come ammesso dallo stesso nella riunione familiare prima della sua morte.
Gli alibi dei presenti presentano però dei buchi scuri, e il movente che avrebbe potuto portarli ad uccidere il vecchio Lee è assolutamente plausibile. Quindi, l’investigatore dal fiuto sottile che Poirot dimostra di essere anche in questa occasione non si lascia convincere dalle apparenze, e aiutato dal suo acume e dalle sue capacità deduttive, scava dentro il passato della famiglia Lee.
Venendo, infine, a capo di un delitto dai contorni piuttosto oscuri, fino a scoprire il responsabile dell’omicidio del vecchio Lee.
Film dalla trama ben strutturata, tradizionale e innovativo al contempo, Il Natale di Poirot gode di un intreccio assai interessante, con efficaci colpi di scena.
Beneficia, inoltre, di un ritmo scandito con grande naturalezza grazie all’eccellente interpretazione degli attori, che con qualche tocco di leggera ironia promettono una pellicola del tutto godibile e dal sapore intramontabile. Con personaggi tratteggiati con pennellate di verosimiglianza, proprie della grande scrittrice che è stata Agatha Christie.
La trasposizione cinematografica de Il Natale di Poirot messa in scena dal regista, come sottolineato anche dall’autrice, ha evidenziato una visione del concetto di famiglia non certo edificante. Non un’istituzione familiare come viene concepita dalla maggioranza delle persone. Ma un affresco familiare al cui interno trovano spazio sentimenti del tutto negativi in un coacervo di ipocrisia.
“C’è in loro molta ipocrisia, a Natale, onorevole ipocrisia, senza dubbio, ipocrisia pour le bon motif, ma sempre ipocrisia. E lo sforzo per essere buoni e amabili crea un malessere che può riuscire in definitiva pericoloso. Chiudete le valvole di sicurezza del vostro contegno e presto o tardi la caldaia scoppierà provocando un disastro”.
Written by Carolina Colombi