“Il Natale di Poirot” di Agatha Christie: una questione di famiglia
Lo spirito natalizio fa tornare bambini; l’attesa gioiosa scalda i cuori, mentre il freddo arrossa le guance. Sembra che in questo magico periodo dell’anno niente di male possa accadere; che famiglia faccia rima con amore. È Natale; pace in terra agli uomini di buona volontà. Sarebbe una vera magia; o meglio, sarebbe un miracolo. Ma in terra non esistono solo uomini di buona volontà; e per i criminali non c’è spirito natalizio che tenga. Poirot lo sa bene; conosce la natura umana. Il detective dalla testa a forma di uovo non va in vacanza; il 25 dicembre per lui niente pudding, ma un rompicapo sotto l’albero.

Nel 1938 Agatha Christie dà alle stampe Murder for Christmas. Il Natale di Poirot è pubblicato in Italia nel 1940 da Mondadori Editore; è ristampato nel dicembre 1977. L’edizione più recente è del 2017, (pp. 209, prefazione e postfazione di Marco Polillo, traduzione di Oriella Bobba).
Ne Il Natale di Poirot è il 22 dicembre. Stephen Farr percorre rapido la banchina; una nebbia densa e sporca avvolge la stazione. L’uomo prova un moto di disgusto; si trova in una città orribile, in un orribile paese. Le sue prime impressioni di Londra erano state entusiastiche; aveva dovuto ricredersi. Sporcizia, tetraggine; e tanta gente, formiche affaccendate nel loro covo. Farr avverte una fitta di nostalgia per il Sud Africa; lì sole, cielo azzurro e fiori. Per un attimo vacilla; poi riprende il controllo di sé. Deve persistere; deve compiere ciò che si è ripromesso da anni.
Sul treno una bolgia infernale; tante facce, tutte uguali in una sgradevole uniformità. Lo sguardo di Farr vaga tra quella monotona massa umana; un volto lo attrae, unico nella sua diversità. È una ragazza; capelli neri, profondi occhi scuri, velati di tristezza meridionale. Quella creatura dovrebbe trovarsi in un posto caldo, pieno di ardimento; non certo schiacciata nell’angolo di un vagone di terza classe. Che farà mai nel paese della nebbia?
Il viaggio ha inizio; Pilar sente che il cuore accelera i battiti. Sarà all’altezza dell’impresa? Ha pensato a tutto con cura; ci riuscirà, deve riuscirci. Si guarda intorno; l’uomo nel corridoio è davvero affascinante. La giovane non è educata all’inglese; l’ammirazione di lui non la imbarazza. Lo scompartimento si svuota; l’uomo entra, deciso ad attaccare discorso. Non è un delitto conversare con uno sconosciuto in treno; del resto Pilar sa badare a se stessa. Nemmeno Stephen è stato educato in Inghilterra; trova naturale rivolgere la parola a chi gli vada a genio. La ragazza è spagnola per metà; la madre era inglese. Ha attraversato la penisola martoriata dalla guerra; si trasferirà presso i parenti britannici.
Stephen nota il cartellino di una valigia; Pilar Estravados, un nome interessante. Letto l’indirizzo, Farr torna a osservarla; è perplesso, sospettoso. A Gorston Hall Alfred e Lydia Lee discutono il programma natalizio; l’anziano Simon vuole che tutti i figli si riuniscano nella sua dimora. Alfred è indulgente verso il padre; la moglie è risentita. Non può soffrire il suocero; è un vecchio maligno e tirannico. Il cameriere riferisce l’avviso di Simon; per Natale ci saranno due ospiti in più, un signore e una giovane signora. Lydia non può soddisfare subito la curiosità; il suocero ha chiesto di non essere disturbato. Non le resta che aspettare; intanto si dedica ai suoi giardini in miniatura.
David Lee appallottola la lettera; la scaglia lontano; la recupera; la legge per l’ennesima volta. Che deve fare? Chiede consiglio a sua moglie; Hilda sa quanto lui odi quella casa. Gli ricorda le sofferenze patite dalla madre; le umiliazioni che la vita dissipata del marito le infliggevano. Perché non se ne andò per ricominciare altrove? Era impossibile; all’epoca le donne dovevano tacere e sopportare. Morì di crepacuore; uccisa da quel marito scellerato. Incurante delle minacce del padre, David si stabilì a Londra; da allora non lo ha più visto. E adesso quella lettera; l’invito a raggiungerlo per Natale.
Che significa tutto questo?
Hilda ipotizza che la vecchiaia lo abbia reso sentimentale; in ogni caso non è bene rifiutare. La donna dà voce al tormento del marito; ma il passato non esiste più. È David a tenerlo vivo; deve lasciarlo morire. Deve dimenticare; e accettare l’invito. George Lee, membro del Parlamento, non ha dubbi; è suo dovere andare. Sarà l’occasione per risparmiare durante le festività; il Natale è assai dispendioso. La moglie Maud è di tutt’altro avviso; l’idea di recarsi a Gorston Hall non è affatto piacevole. Alfred è tetro; Lydia non la sopporta; il domestico è odioso. Ma così vuole Simon; e così sarà.
La camera è sontuosa; arredi e suppellettili evocano magnificenza. Sulla poltrona più imponente siede un vecchio; esile e curvo, le lunghe mani simili ad artigli. Un tipo insignificante, si direbbe; ma il fiero naso aquilino, gli occhi nerissimi contraddicono quell’impressione. Simon Lee prorompe in un’acuta risata; il domestico ha eseguito alla lettera le sue istruzioni. Magnifico; continua a ridacchiare. Manda a chiamare Alfred e Lydia; deve parlare loro di una questione relativa al Natale. Non indovineranno mai chi sta per arrivare; Simon ha invitato Pilar Estravados, la sua unica nipote. Non l’ha mai vista; ignora che aspetto abbia. Avrà preso dal padre o dalla madre? La ragazza ha il suo stesso sangue; pertanto vivrà con lui a Gorston Hall. Chi è l’altro ospite? Un piccolo indizio; Alfred fissa il padre in silenzio. Ha capito; si tratta di suo fratello Harry.
Il figliol prodigo sta per tornare a casa; bisogna uccidere il vitello grasso. Le sue malefatte non contano più; è Natale, tempo di perdono. La notizia turba Alfred; tra lui e Harry non è mai corso buon sangue. Rimasto solo, Simon esulta; ci sarà da divertirsi. A fatica si alza dalla poltrona; attraversata lentamente la stanza, apre la cassaforte. Estrae un sacchetto di pelle, gonfio di diamanti grezzi; li fa scorrere tra le dita, quegli amici di bei tempi lontani. Simon Lee è tutt’altro che finito; checché se ne dica, c’è ancora vitalità in questo vecchio cane da caccia. Lo sconosciuto si annuncia con una scampanellata insistente; il maggiordomo si trova davanti un uomo alto, con un cappello floscio. Lo osserva con attenzione; la mascella arrogante, gli occhi mobilissimi. Non c’è dubbio; è il signor Harry. In salotto l’ospite nota una figura femminile; è seduta nel vano di una finestra. Pilar si presenta; sa che l’uomo è lo zio Harry, il fratello della madre. Lydia fa gli onori di casa; il cognato ha un aspetto simpatico, anche se poco affidabile. Alfred e Harry restano per un po’ a scrutarsi; sembrano due cani pronti all’attacco. Un’altra scampanellata violenta; oltre il vetro, un uomo con un cappello floscio. Al maggiordomo pare di rivivere lo stesso episodio; lo sconosciuto gli porge una busta per il signor Lee. Simon è entusiasta; è arrivato il figlio del suo vecchio socio. Stephen ha seguito la raccomandazione del padre; giunto in Inghilterra, si è recato in visita a Gorston Hall. Pilar ostenta indifferenza; Farr ne ammira la capacità di dominarsi.
Il padrone di casa lo invita a fermarsi per qualche giorno; pur riluttante, il giovane accetta. È il 25 dicembre; la decisione di Simon indispettisce Alfred. Anche Harry vivrà in quella casa; a nulla valgono le rimostranze del primogenito. Lee ha in serbo un altro tiro; convoca la famiglia al completo, certo che sarà un Natale allegro. All’ora convenuta, tutti salgono al primo piano; Simon è al telefono. Ha chiamato uno studio legale; desidera che venga steso un nuovo testamento.
Sono passati alcuni anni, le circostanze sono cambiate; dopo Natale darà le ultime disposizioni. Sogghigna, volgendosi ai familiari; desidera solo salutarli prima di coricarsi. È costretto a toccare una questione spiacevole; dovrà ridurre l’assegno che passa a George. Il figlio avvampa; le sue spese sono ingenti. Simon non sente ragioni; Maud imparerà a fare economia. Le donne sono abili nell’arte del risparmio; l’unica in cui riuscisse la sua povera sua moglie. Aveva il cervello di un passero; e a quanto pare lo ha trasmesso ai figli. Simon si lancia in un’invettiva infuocata contro di loro; non valgono niente, sono dei deboli. Pilar è di altra pasta; ha molto più carattere di tutti e quattro messi insieme. I familiari escono in lenta processione; sono sconvolti, furibondi. Solo Hilda torna sui propri passi; nella sua immobilità è quasi minacciosa. Come un giudice, emette la sentenza; ha paura per il suocero.
Poco prima delle otto si presenta Sugden, il sovrintendente della polizia; è in giro a raccogliere sottoscrizioni. La cena viene servita; i commensali parlano a scatti, in modo nervoso. Nel loro contegno c’è qualcosa di strano; alcuni non toccano cibo, altri si ingozzano. Le signore si spostano in salotto per il caffè; nella stanza vicina David suona il pianoforte. Sulle note della Marcia funebre, un frastuono dal piano superiore; poi, altissimo, un orribile grido. Un gemito; il silenzio. La famiglia si affretta per le scale; la camera di Simon è in fondo al corridoio. Farr e Hilda sono già presso la porta, chiusa a chiave; da dentro nessun rumore, nessuna risposta. In tre, gli uomini la abbattono; la stanza è a soqquadro. Deve essere avvenuta una colluttazione; sul tappeto davanti al camino acceso, Simon giace in un lago di sangue. E sangue è sparso tutto intorno; sangue in abbondanza. “Chi lo avrebbe detto, che il vecchio avesse tanto sangue?”; sussurra Lydia, memore di Shakespeare.
Sugden giunge sulla scena del crimine; niente deve essere toccato. La signorina ha raccolto un oggetto; faccia la cortesia di consegnarlo. Il colonnello Johnson conversa con Hercule Poirot; è convinto che il periodo natalizio sia poco favorevole ai delitti. Il detective è di tutt’altro avviso; a Natale si va d’amore e d’accordo. Si finge; le conseguenze possono essere drammatiche.

“In queste condizioni, amico mio, dovete ammettere che i nervi possono venir sottoposti a dura prova. Persone che non hanno alcuna voglia di essere amabili fanno uno sforzo per apparirlo. […] Sostengo come lo sforzo per esser buoni e amabili crei un malessere che può riuscire in definitiva pericoloso. Chiudete le valvole di sicurezza del vostro contegno naturale, e presto o tardi la caldaia scoppierà provocando un disastro.”
Le parole di Poirot suonano profetiche; Sugden informa Johnson dell’omicidio di Lee. Il colonnello accetta di buon grado l’aiuto del belga; insieme si recano a Gorston Hall. Sugden illustra il caso; di sicuro è un assassinio. Lee è morto per un taglio alla giugulare; ma nell’insieme la faccenda è piuttosto strana. Nel pomeriggio la vittima lo aveva convocato, con una raccomandazione; che mentisse al maggiordomo sulla ragione della visita. Simon sospettava che qualcuno avesse rubato i diamanti; era confuso, magari sbagliava. Poteva trattarsi di un furto; poteva essere uno scherzo. Entro un’ora avrebbe appurato la verità; aveva dato un altro appuntamento a Sugden per informarlo. Alle nove e un quarto il sovrintendente era di ritorno; il delitto era già avvenuto. In camera una finestra era chiusa, l’altra affrancata; la porta serrata dall’interno.
Nella stanza Poirot nota un eccesso di sangue; gli sembra il luogo di un sacrificio. Alfred e Lydia vengono interrogati per primi; l’uomo è fuori di sé. La moglie risponde con lucidità; parla della famiglia, dei domestici; dei diamanti. Simon è stato ucciso per le gemme? È ciò che bisogna scoprire; presto la cassaforte verrà aperta. George espone solenne la propria teoria; l’assassino è un pazzo, fuggito da un manicomio nelle vicinanze. Harry ostenta disinvoltura; ma è evidente il nervosismo. Dal suo interrogatorio emerge la questione del testamento; ma l’uomo ignora quali cambiamenti fossero previsti.
È la volta di David; rievoca la tirannia del padre, l’infelicità della madre. Secondo Hilda il suocero non desiderava promuovere la pace; anzi, si divertiva ad aizzare gli animi. Aveva insultato l’intelligenza della moglie; quell’offesa aveva ferito David, devotissimo alla madre. Pilar non sa niente dei diamanti; al momento del delitto stava per scendere in sala da ballo. Farr era lì ad aspettarla; quando udì il frastuono era ancora da solo.
Poirot lo ripete sempre; la chiave del mistero è la personalità della vittima. Che tipo era Simon Lee? Non era un membro rispettabile della società; quasi un truffatore, ma era generoso. Era vendicativo; sapeva aspettare, anche anni. La cassaforte viene aperta; i diamanti non ci sono. Tra i documenti, un testamento di quindici anni prima; le disposizioni sono di estrema semplicità.
Il caso appare chiaro; è una questione di famiglia. Tre i possibili moventi; odio, testamento, diamanti. Il Mar Morto cela una sorpresa; è Poirot a scoprirla. Il caso Lee è delicato; il processo a un familiare getterebbe vergogna e disonore sugli altri. Si potrebbe abbandonare l’indagine; ma l’ombra resterà uguale su tutti.
L’argomentazione di Poirot persuade Lydia; la donna lo esorta ad accettare la proposta di Alfred. Il detective troverà il colpevole; si varrà degli occhi del corpo e di quelli della mente. La lettura del testamento crea malumori; rispetto per la legge, rispetto per il diritto di sangue. Qualcuno è in pericolo; il tempo stringe. Attraverso una specie di esame del DNA, Poirot arriva all’assassino; a tradirne l’identità sono i geni dell’orgoglio e della vendetta paziente.
Il Natale di Poirot ha un taglio scientifico; Agatha Christie attribuisce grande valore all’autopsia psicologica. Il movente del delitto è la vittima stessa; la teoria di Poirot trova conferma nella personalità controversa di Simon. Dame Agatha non delude; dalla magistrale vicenda gialla si sviluppano due temi. Due modi opposti di rispondere al Male; la vendetta e il perdono. L’una genera (auto) distruzione; e porta a una sterile involuzione. L’altro permette di guarire le ferite emotive; e avvia una evoluzione spirituale verso la rinascita.
Written by Tiziana Topa
Bibliografia
Agatha Christie, Il Natale di Poirot, Mondadori, 2017
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