Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario 2022: alcune riflessioni sui documentari premiati
“Abbiamo fortemente creduto e scommesso sul rilancio del festival come momento di incontro e riflessione sui temi che guidano l’attualità, con le sue contraddizioni, i suoi drammi e paradossi…” – Riccardo Costantini, curatore del festival
Per cinque giorni, dal 6 al 10 aprile, a Pordenone si è svolta una kermesse davvero importante, rivolta a raccontare, tramite film e documentari, di problematiche sociali che, grazie anche all’impegno sociale e al giornalismo d’inchiesta, fiore all’occhiello della comunicazione odierna, investono diverse realtà.
Promossa da Cinemazero con il sostegno del Ministero dei beni culturali e del turismo, la XV^ edizione del Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario si è svolta sia in presenza sia in diretta streaming, modalità questa ospitata dalla piattaforma Mymovies.
Cinque giorni durante i quali la città di Pordenone è stata madrina di un evento che ha visto una programmazione, fra cui alcuni documentari già pluripremiati, occupare un palcoscenico d’eccezione.
Definito come il miglior Festival legato a questioni geopolitiche di rilievo, l’avvenimento ha visto rappresentare anteprime nazionali di alto livello.
In prevalenza sono stati i documentari, da un punto di vista quantitativo, ad occupare maggiore spazio all’interno della manifestazione, che negli ultimi anni è diventata una delle più importanti in ambito nazionale.
Scopo prioritario del Festival è dare voce a situazioni, a volte poco conosciute, e posare un occhio attento sull’attualità. Dall’evoluzione geopolitica, che assiste a cambiamenti sociali e di costume, con inevitabili mutamenti collettivi, compreso il linguaggio mediatico; senza trascurare la complessa situazione ambientale.
I documentari, di cui alcuni sono stati trasmessi in anteprima nazionale, sono stati numerosi. Accanto ad essi, altre performance e retrospettive su grandi maestri del cinema, Pasolini fra questi. Regista di un realismo cinematografico unico nel suo genere, gli è stata dedicata una mostra.
“I film che abbiamo scelto di onorare hanno tutti un elemento in comune: la lotta dell’individuo, e dei suoi collaboratori, per continuare a essere creativi di fronte a circostanze difficili e oppressive. Ivan’s Land, diretto da Andrii Lysetskyi, autore ucraino residente a Kiev, per la prima volta alla regia; in una meditazione commovente e intrigante su un singolare artista folk, che presenta con successo il suo lavoro a un pubblico più ampio. Possano a lungo prosperare l’artista che il suo biografo” – Hanif Kureishi, scrittore e sceneggiatore anglo pakistano
Molti i temi trattati in quest’edizione del 2022: dal ruolo occupato dalla Cina alla situazione dell’Ucraina, dalle rivolte a Hong Kong al futuro di Venezia.
Degno di nota è il documentario No Obvious Signs della regista ucraina Alina Gorlova, autrice di un’opera davvero toccante, collegata strettamente al fenomeno bellico. Alla Gorlova verrà assegnato un premio in denaro, vista anche la drammatica e difficile situazione bellica che ha investito il suo paese.
Ma non soltanto documentari presenti al Pordenone Docs Fest, anche tavole rotonde e incontri, dibattiti e masterclass, oltre che approfondimenti sui lavori portati in scena da registi di provenienza anche non italiana.
La programmazione, in alcuni casi già presente in altri Festival, è stata rigorosamente selezionata al fine di offrire al pubblico prestazioni di qualità, compreso l’intrattenimento con concerti ed eventi.
A presentare i vincitori, nella giornata conclusiva, è stato Hanif Kureishi presidente della giuria, che insieme a Penelope Bortoluzzi e Claudia Tosi, registe e produttrici, ha assegnato il Premio per il miglior film a Les enfants terribles di Ahmet Necdet Cupur ex aequo con Ivan’s Land di Andrij Lysetskyj.
Ivan’s Land è il ritratto di un artista ucraino d’altri tempi, già direttore della fotografia. Film di due registi esordienti che riconosce al documentario di non appartenere a un genere obsoleto, ma è strumento ancora in grado di veicolare importanti messaggi di carattere sociale.
Les enfants terribles racconta di una storia di conflitti generazionali nella Turchia odierna, società dalle molte contraddizioni, così divisa fra la tradizione e il superamento di essa, richiesto legittimamente delle nuove generazioni.
La motivazione per la scelta del film Les Enfants Terribles è così spiegata:
“Les enfants terribles descrive dall’interno, nell’intimità della famiglia del regista, un mondo rurale in Turchia dove in apparenza il tempo si è fermato e il futuro sembra già tracciato. I “ragazzi terribili” del titolo, il fratello e soprattutto la sorella minore del regista, trovano però il modo di imporre le loro aspirazioni attraverso una testarda determinazione a discutere, argomentare, perorare la loro causa con padre, madre, parenti vari e perfino con l’imam. Guidato da una salda fiducia nel potere delle immagini, dando spazio allo spettatore e senza giudicare nessuno, il regista ci mostra come perfino in questo contesto tradizionalista ci possa essere spazio per il dialogo, per una conversazione fra generazioni che non si deve mai credere impossibile».
Una menzione speciale è stata assegnata a Sirens di Rita Baghdadi, racconto musicale della prima band metal tutta al femminile del Medio Oriente, un quartetto in lotta per la libertà di espressione mentre la loro città, Beirut, esplode.
“Avere vent’anni e sognare una carriera da chitarrista trash metal non è certo facile, ma è ancora più difficile per delle giovani donne in Libano. Come fare per realizzare un sogno in un paese lacerato da una crisi economica profonda, da corruzione, fanatismo e conflitti interni? La regista di “Sirens” segue con empatia e tatto l’energia trascinante delle due protagoniste – la loro amicizia, il loro talento, i loro dubbi e insicurezze – e riesce a trasformare le loro avventure quotidiane in un “coming of age” universale” – Motivazione della menzione speciale a Sirens
A The Black Mambas di Lena Karbe, racconto di un viaggio avventuroso nella quotidianità delle donne ranger del Parco Kruger in Sudafrica, è andato il premio Crédit Agricole FriulAdria – Green Documentary Award. Film che tratta del tema della protezione della natura mettendo in luce l’impatto di essa sugli uomini. Attraverso le contraddizioni evidenziate nel film si mostra la necessità di coniugare la difesa dell’ambiente con l’equità sociale, e il fatto che l’una può essere occasione per intervenire sull’altra.
Per lo Young Audience Award il premio è andato a Once Upon a Time in Uganda di Cathryne Czubek: un inno alla fantasia e al cinema. Mentre il Premio del Pubblico è andato a Revolution of Our Times: uno sconcertante documento sulle manifestazioni di piazza a Hong Kong.
Una menzione speciale, la Pordenone Docs Fest Presente-Futuro è stata assegnata a due documentari per i giovani: One day one day, del giovanissimo Olmo Parenti, e Gloria – Kavod di Angelo Cretella. Da cui si evince la capacità dei giovani di fare uso del documentario quale strumento narrativo di storie che li riguardano da vicino.
Infine, per il gran finale, un omaggio a Pino Donaggio e alla bellezza senza tempo di Venezia, con un concerto dell’ensemble I Solisti Veneti che interpretano brani composti dal musicista.
Artista poliedrico che molto ha dato al mondo musicale in 60 anni di storia italiana, il compositore sarà presente all’evento finale con Carlo Montanaro, storico del cinema, e Simone Marcelli, regista dell’eccellente documentario Lo sguardo su Venezia. Che mette in luce la difficile e fragile situazione ambientale che riguarda la città lagunare e il suo ecosistema, spesso messo a rischio da comportamenti impropri.
“La risposta del pubblico, il suo entusiasmo e affetto, ci rassicura sull’efficacia del cinema del reale nel coinvolgere ed emozionare gli spettatori: sono stati loro a decretare il successo di questa edizione” – Riccardo Costantini, curatore del festival
Written by Carolina Colombi
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