“La magia del numero 10” di Luigi Potacqui: quando il calcio diventa un romanzo
“Nessuna regola. Nessuna costrizione. È il romanzo dei numeri 10: niente e nessuno lo può incasellare.” – Luigi Potacqui
In questi giorni burrascosi che stiamo vivendo dal punto di vista calcistico, con il progetto della Superlega naufragato prima ancora di nascere, il caso ha voluto che mi imbattessi nella lettura del bel libro La magia nel numero 10 pubblicato nel settembre 2020 per Sonzogno da Luigi Potacqui.
Quest’ultimo, classe ‘86 e giuliense, era già noto al pubblico per aver fondato Romanzo Calcistico, la pagina Facebook più seguita sul calcio.
Il suo libro, il primo nel suo curriculum letterario, è la normale prosecuzione del suo profilo pubblico social. Infatti l’espressione Romanzo calcistico fa pensare al desiderio di parlare del calcio non come se si trattasse di mera cronaca, bensì di una storia che merita di essere raccontata con il fascino tipico delle opere di fiction, improntate non al vero, ma nemmeno alla pura fantasia, semplicemente al verosimile.
Analogamente La magia del numero 10 fa riferimento a quel quid (la magia) di particolare, che caratterizza quella realtà concreta del calcio costituita proprio dai giocatori, nella fattispecie da quelli destinati ad essere ricordati per le loro imprese. Il romanzo allora non è solo nel modo di raccontare ma anche nell’oggetto stesso narrato, reale ma speciale, esattamente come alcuni sportivi.
L’autore organizza la materia in diciassette capitoli, ciascuno dedicato ad un campione (tranne il penultimo che ne raccoglie sei sotto il nome di I Diez del Pueblo) che o realmente o moralmente ha indossato la maglia più ambita di tutte (Del Piero, Pelé, Totti, Zidane, Zico, Maradona, Zola, Meazza, Baggio, Rivera, Ronaldinho, Platini, Kakà, Cruijff, Messi, Costa). Apre la raccolta un’introduzione in cui lo scrittore spiega come sia nato il suo volume. Seguono, infine, una bibliografia e due facciate di ringraziamenti. Il tutto in 207 pagine.
Il carattere romanzato e non cronachistico dell’opera è ben evidente, ad esempio, dal modo in cui lo scrittore avvia in genere ogni capitolo, ovvero in medias res, presentando dunque il calciatore, di volta in volta protagonista, in una fase cruciale della sua carriera. Soltanto in un secondo momento, poi, il narratore torna indietro e riparte dall’inizio, senza comunque privare il lettore di altri momenti di sfasatura temporale, quali sono le anticipazioni ad esempio.
Il narratore è chiaramente onnisciente e forse anche il lettore perché sono note a tutti, in generale, le storie di questi giganti, ma sono i dettagli delle loro vite e il modo in cui vengono tessuti insieme a catturare il pubblico.
Anche la sequenza della trattazione dei vari portatori di palla, invece che rispettare l’ordine cronologico, segue quello della fiction. E così è bello seguire, all’inizio, l’alternanza Del Piero/Pelé/Totti, oppure, più avanti, passare da Meazza a Baggio e tornare poi ancora indietro con Rivera; analogamente è piacevole trovare, verso la fine, Kakà e Messi. Anche gli epiteti attribuiti ai campioni e i titoli stessi dei vari capitoli conferiscono al testo quasi i tratti di un’epopea, intrisa di formule-fisse.
Attraverso questa lettura emergono i punti di forza di questi personaggi, così come i loro punti di debolezza. Del resto “romanzo”, nel corso dei secoli, giunge a comprendere tanto elementi avventurosi, quanto elementi concreti, per quanto inventati, nel senso di “trovati” nella realtà (invenire significa trovare): e nei calciatori, uomini del nostro mondo, ciò è particolarmente vero nei nostri giorni in cui i tifosi devono cercare sempre di più di tenere insieme amore puro per la squadra e consapevolezza dei risvolti economici del calcio stesso.
Questo, però, non può non evocare il ricordo di chi, come Totti, ha anteposto l’amore per la Roma alla possibilità di fare carriera anche in altri club; e del resto, poi, altrettanto fuori dal comune è la fine della sua esperienza calcistica, che tutti ben conoscono, ma che possono rileggere in queste pagine; analogamente si coglie tutta l’autenticità delle vicende di Del Piero, tanto fedele alla sua Juve, quanto non sempre trattato benissimo dalla Signora: eppure lui c’è sempre stato, anche per la Nazionale, anche nei momenti di basso profilo in cui ha saputo, con senso corale, servire la squadra all’occorrenza.
Queste cose il tifoso ricorda e ama rivivere. Così emerge in tutta la sua grandezza quel piccolo e grande eroe che è Leo Messi, il “piccoletto”, la cui storia si intreccia, come è noto, con quella del suo rivale, CR7. Eppure costui non è inserito nel romanzo. E perché? Sarebbe bello saperlo.
Per quanto mi riguarda, ma sono di parte, l’ultimo dei romantici non è Rui Costa (con cui Potacqui conclude la sua narrazione), ma Kakà, uno dei grandi milanisti dei tempi d’oro, calciatore fedelissimo alla propria squadra e ancora oggi profondamente rossonero: “Ricardo Kaká sarà sempre il giocatore che rendeva facili le cose impossibili, che rendeva reali le cose inimmaginabili, facendo sognare a occhi aperti i tifosi rossoneri e gli amanti del calcio. Sarà sempre il giocatore che ribaltava improvvisamente un’azione, tagliando il campo a velocità supersonica con la palla attaccata al piede. Testa alta, passo armonioso, fantasia. E poi… puff, musica e magia”.
Sempre da milanista, mi chiedo e vorrei chiedere a Luigi: e Paolo Maldini? Perché manca all’appello?
Ringraziando Luigi per questo romanzo, invito tutti a seguirlo su Romanzo calcistico, ormai presente anche su Instagram e su Twitter
Ad maiora semper!
Written by Filomena Gagliardi