Intervista di Raffaele Lazzaroni ad Angela Bevilacqua: vi presentiamo il corto L’attesa

Il nome di Angela Bevilacqua, al momento ben noto nelle aule dell’Accademia di Belle Arti della natia Napoli, potrebbe un giorno (e tutti se lo augurano) divenire familiare all’orecchio del grande pubblico.

Angela Bevilacqua
Angela Bevilacqua

Classe 1996, ha all’attivo un romanzo, “La città del vizio” (Guida Editori, 2017), due racconti (“Assassino per forza” e “Lolita 2.0”) pubblicati rispettivamente nelle raccolte “Napoli in giallo” (Edizioni MEA, 2018, disponibile in formato Kindle) e “#PrendiamoliPerMano” (id., 2019), e due cortometraggi, il primo intitolato “Il teatro dei ricordi” (2013), visibile su YouTube, il secondo “L’attesa” (2019), su cui il contributo odierno si sofferma.

In seno alla 14esima edizione del contest MArteLive, la giuria speciale composta per la seconda volta da Alessia Mocci e dal sottoscritto ha assegnato il Premio Oubliette al miglior cortometraggio a quest’opera dominata dalla figura di Luisa, una madre che vive sola nel proprio appartamento, lontana dal figlio Luca trasferitosi a Londra per motivi di studio.

A muovere la vicenda è l’agghiacciante notizia, appresa al telegiornale, di un attentato compiuto proprio in un locale londinese e la difficoltà da parte della donna di mettersi in contatto con chiunque possa rassicurarla sulle condizioni di proprio figlio.

La giovanissima regista dà prova di possedere un talento non comune nella realizzazione drammaturgica di un breve episodio tutto devoto a fomentare un profondo senso di inquietudine, dimostrando di saper catturare al meglio le tensioni fisiche e psicologiche che stremano la protagonista, impersonata da una magistrale Lucianna De Falco.

Il Q&A che segue sonda la deliziosa e promettente consapevolezza con cui Angela Bevilacqua ha affrontato l’impresa sotto molteplici aspetti e ora, in piena liceità, volge indietro lo sguardo compiaciuto allo scopo però di attingere la giusta carica da destinare ai lavori futuri.

 

R.L.: Non so te, ma io mi considero un appassionato osservatore degli Oscar, che di anno in anno tengo in debita considerazione. Sono convinto che, se non fosse stato per il tifone coreano, probabilmente il premio per la regia sarebbe andato a Sam Mendes. Concordi?

Angela Bevilacqua: Concordo pienamente! Io ho adorato “Parasite” e sono felicissima dei riconoscimenti che ha ottenuto, ma la regia di Mendes è spettacolare e secondo me andava premiata! È un film incredibile dal punto di vista tecnico, ma non solo! È un trionfo visivo: grazie alla fotografia di Roger Deakins le immagini sono di una bellezza folgorante! Non concordo con chi dice che la storia non sia coinvolgente, a me ha tenuto col fiato sospeso per tutti e 120 i minuti!

 

R.L.: In tempi recenti i film costruiti per piani sequenza hanno riscosso un notevole successo: penso per l’appunto a “1917”, ma anche a un “Birdman” di Iñárritu. La tua scelta di girare “L’attesa” misurandoti con questa tecnica è dovuta al fascino esercitato da alcuni lavori in particolare?

L'attesa - Angela Bevilacqua
L’attesa – Angela Bevilacqua

Angela Bevilacqua: In realtà no. È stata una scelta puramente funzionale. La storia copre un arco di tempo limitato, perciò ho pensato che il piano sequenza fosse la tecnica più adatta a dare l’idea del tempo reale, ma anche per generare l’ansia che volevo trasmettere!

 

R.L.: Quante volte hai girato la sequenza per ottenere il risultato desiderato?

Angela Bevilacqua: Si tratta di un finto piano sequenza in cui sono presenti tre tagli. Ogni blocco è stato ripetuto due o tre volte.

 

R.L.: Ora capisco: i fondi neri riescono molto comodi in questi casi! Ciò comunque non toglie nulla all’abilità con cui hai conseguito la fluidità dei movimenti di macchina. Sapresti spiegarmi che logica li ha governati?

Angela Bevilacqua: Una volta trovata la location abbiamo fatto diverse prove. La mia prima preoccupazione riguardo ai movimenti di macchina è stata quella di trovare un equilibrio tra i momenti di stasi e i picchi di tensione: la priorità era quella di tenere sempre desta l’attenzione del pubblico. Volevo una regia pulita in cui tutto fosse funzionale, niente virtuosismi fini a sé stessi. In secondo luogo, essendo il corto girato interamente a luce naturale, con il direttore della fotografia abbiamo individuato i punti migliori in cui far muovere la nostra protagonista. La coreografia quindi è stata in gran parte decisa in funzione della luce e successivamente, quando Lucianna è arrivata sul set, ha dato delle idee su ciò che il personaggio avrebbe potuto fare, perciò alcuni movimenti sono stati modificati. È stato difficile coordinare tutto, anche perché la location era piccola e la troupe doveva correre di qua e di là per non farsi riprendere, ma alla fine ce l’abbiamo fatta!

 

R.L.: I membri della troupe sono tuoi colleghi dell’Accademia di Belle Arti?

Angela Bevilacqua: Sì esatto, sono tutti ragazzi che studiano o hanno studiato all’Accademia di Belle Arti.

 

R.L.: Come sei arrivata a rendere Lucianna De Falco mattatrice del tuo script?

Angela Bevilacqua: Ho fatto leggere la mia sceneggiatura a Sandro Dionisio, regista e docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli dove studio, e gli ho chiesto un consiglio su come trovare un’interprete capace di misurarsi con la sfida del piano sequenza. Quando mi ha fatto il nome di Lucianna De Falco sono stata entusiasta perché lei rispecchiava in tutto e per tutto il personaggio: sia per la fisicità che per l’abilità di passare da un registro drammatico ad uno comico. Così ci ha messe in contatto, le ho inviato lo script e poi ho sperato che accettasse!

 

R.L.: E che tipo è Lucianna, sul set e fuori dal set?

L'attesa - Lucianna De Falco
L’attesa – Lucianna De Falco

Angela Bevilacqua: È una persona molto disponibile e molto umile e lo dimostra il fatto che si sia prestata a lavorare con una regista giovane come me. È una donna piena di entusiasmo e molto partecipe, infatti è intervenuta spesso ai festival in cui abbiamo vinto e segue sempre con interesse il percorso del cortometraggio. Sul set che dire… è una vera professionista!

 

R.L.: Mi sembra di capire che tu abbia concepito il corto senza partire da un modello reale della tua protagonista. Per quanto riguarda invece il soggetto vero e proprio, hai lasciato lavorare la tua inventiva a briglia sciolta oppure hai preso ispirazione da un fatto di cronaca?

Angela Bevilacqua: Volevo che il mio secondo cortometraggio venisse vissuto come un’esperienza, che non fosse semplicemente una storia da guardare. Essendo io una persona molto ansiosa ho subito pensato all’angoscia come stato d’animo da trasmettere. Il resto è venuto tutto di conseguenza. E cosa c’è di più forte dell’angoscia di una madre che non ha più notizie del figlio? A quel punto ho inserito il tutto nel contesto dell’attentato, che purtroppo è una realtà ancora oggi molto attuale e in cui le persone potessero immedesimarsi.

 

R.L.: “Angoscia” è la parola! E infatti la fotografia, cui tu stessa facevi già cenno, non a caso ha un che di cinereo, vale a dire “funereo”, giusto?

Angela Bevilacqua: Sì, volevo una fotografia dai colori desaturati, che desse l’idea di un tempo uggioso. Volevo creare un’atmosfera cupa nonostante la storia si svolgesse di giorno.

 

R.L.: Oltre alla costante, oppressiva vicinanza della macchina da presa al corpo di Luisa, credo che ad alimentare lo stato di ansia contribuiscano le musiche utilizzate. Vuoi parlarne?

Angela Bevilacqua: Inizialmente non volevo inserire musica extradiegetica: credevo che mantenendo solo i rumori di ambientazione avrei ottenuto un effetto più naturalistico e avrei creato una maggiore inquietudine; poi, durante la fase della post produzione audio, ho cambiato idea. Stefano Formato, il tecnico del suono, mi ha proposto di provare a inserire dei suoni di tensione più che delle musiche vere e proprie e così abbiamo creato per ogni situazione degli effetti sonori ad hoc.

 

R.L.: Il titolo del corto rispecchia limpidamente la tematica sviluppata. Hai fatto caso che è identico a quello del film di Piero Messina?

Angela Bevilacqua: Sì, me ne sono resa conto in un secondo momento. Ho visto il film di Messina, ma poiché il tema è completamente diverso non me ne sono preoccupata.

 

R.L.: Parlando dell’interessamento di Lucianna al destino del tuo corto hai fatto riferimento all’avventura festivaliera: da quando ha debuttato a oggi, che fortuna ha avuto? Ne sei fiera?

Angela Bevilacqua
Angela Bevilacqua

Angela Bevilacqua: Sì, sono assolutamente fiera del riscontro e dei risultati che sto ottenendo grazie a questo lavoro. Non me lo aspettavo, davvero! È tutto molto emozionante e mi fa ben sperare per il futuro! Sapere che qualcosa di tuo riscuote apprezzamento ti dà carica e sicurezza! Fino ad ora il corto ha vinto per la miglior regia e la miglior interpretazione femminile all’Adriatic Film Festival, il premio del pubblico al Sulmona Film Festival, il Premio Murphy Lab in noleggio attrezzature e una menzione a Lucianna per l’interpretazione al Napoli Film Festival e il Premio come miglior cortometraggio a La Biennale MArteLive. È stato inoltre in concorso al RIFF – Rome Independent Film Festival ed è stato proiettato come evento speciale all’Edinburgh Short Film Festival. Siamo in selezione a vari altri festival, vedremo come andrà, ma già posso ritenermi molto soddisfatta!

 

R.L.: A questo punto quali ritieni siano le tue aspirazioni? Stai magari già pensando a un corto di diploma?

Angela Bevilacqua: Sono già a lavoro su un nuovo cortometraggio, spero di partire a breve con la pre-produzione, ma non sarà per il diploma. Ho appena completato gli esami e la tesi è pronta, ormai la laurea è vicinissima! Poi mi piacerebbe pubblicare un altro romanzo, sto scrivendo ma non ho ancora niente di definito, quindi vedremo… Per ora mi concentro sul nuovo corto. Senza contare che ho già dei soggetti per dei lunghi, ah ah ah!

 

R.L.: Come non cogliere l’assist? Probabilmente vorrai rimanere sul vago com’è naturale che sia, ma, per quanto riguarda un tuo debutto nel lungo, potresti almeno dirmi che obiettivi vorresti perseguire? Che caratteristiche avrebbe il primo film di Angela Bevilacqua?

Angela Bevilacqua: Vorrei che il mio primo lungo fosse il giusto punto d’incontro tra il film d’autore e il film che piace al pubblico. Vorrei che riuscisse a emozionare un pubblico eterogeneo, mantenendo uno stile raffinato e senza dover scendere a compromessi sulla modalità con cui affrontare tematiche importanti. Il mio primo lungo deve far riflettere, ma deve pur sempre rimanere uno spettacolo piacevole da guardare!

 

R.L.: Un altro fatto mi incuriosiva: che sensazioni provi quando qualcuno mette in relazione il fatto anagrafico (il tuo essere così giovane) con la bontà del risultato?

Angela Bevilacqua: Certo, mi lusinga! Però non credo che sia un qualcosa di eccezionale: ci sono tanti giovani brillanti in giro che aspettano solo di avere un’occasione.

 

R.L.: Credi dunque che in Italia ci sia futuro per le giovani registe?

Angela Bevilacqua: Assolutamente sì! Ci sono molte più occasioni per le donne ultimamente. Anche il cinema, che è sempre stato un ambiente piuttosto chiuso sotto certi aspetti, piano piano si sta aprendo!

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

 

 

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Premiazione MArteLive

 

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