“Il tormento e l’estasi” di Carol Reed: film che celebra l’arte pittorica del grande Michelangelo Buonarroti
“Il linguaggio del corpo non è mai indifferente: è tormento ed estasi”
Ispirato a The agony and the ecstasy, best seller di alto livello e scritto dall’autore statunitense Irving Stone, Il tormento e l’estasi è un film biografico realizzato dal regista Carol Reed nel 1965.
Il tormento e l’estasi, oltre ad avere un titolo quanto mai emblematico ed evocativo, prende in considerazione due fra le figure più significative del Rinascimento: papa Giulio II e Michelangelo Buonarroti. Interpretati rispettivamente dall’attore Rex Harrison, nei panni del papa, e Charlton Heston, in quelli di Michelangelo.
Il tormento e l’estasi è narrazione filmica completamente incentrata sulle vicende che hanno visto la realizzazione della Cappella Sistina, durata circa quattro anni, uno dei capolavori più importanti e celebrati al mondo.
Per la realizzazione del suo film, il regista Carol Reed non ha preso in considerazione tutto il romanzo di Irving Stone, che si è basato su testimonianze storiche importanti quali, per esempio, quelle riportate dal Giorgio Vasari. Ma, dal romanzo, il regista ha estrapolato soltanto la sezione riguardante i lavori per la decorazione della Cappella Sistina e le conseguenti vicissitudini che si sono consumate fino al suo compimento.
Michelangelo, come è noto, è scultore per definizione, e in questo campo si è sempre distinto. Basti ricordare le sue opere più eccellenti che fanno parte di un patrimonio collettivo unico al mondo, ed ebbero già ampia risonanza nell’Italia rinascimentale.
Quando il papa Giulio II gli propone di affrescare la Cappella Sistina, voluta da Papa Sisto IV, da cui l’appellativo di Sistina, Michelangelo rifiuta perché la sua unica aspirazione è lavorare il marmo, materiale che gli permette di dare forma ad opere di ineguagliabile autenticità e verosimiglianza.
“Calavano le ombre del crepuscolo. Solo nella stanza, Michelangelo cominciò a passare in rassegna immagini delle opere che aveva creato…”
Entrambi i due protagonisti hanno un carattere forte e volitivo, e durante la decorazione della Cappella Sistina fra loro nascono frequenti scontri verbali, che il film mette in luce sapientemente, in virtù delle differenti caratterialità che appartengono ai due.
Michelangelo, ostinato ed orgoglioso, che dopo aver accettato l’incarico, non intende seguire i canoni pittorici suggeriti dal Papa.
Il Papa, invece, in virtù anche del suo potere temporale, vorrebbe imporre il proprio volere al grande artista.
Soprattutto è uno, più di altri, il punto di scontro fra i due.
Il momento in cui il Papa rimprovera Michelangelo per aver dipinto alcuni personaggi rappresentati sulla volta della Cappella Sistina decorandoli in una posizione non consona al loro ruolo, ovvero di averne mostrato le parti intime, considerate quale atto di impudicizia. È forse questa una sollecitazione di Giulio II a Michelangelo, affinché l’artista dia ragione di tale gesto ai cardinali riuniti intorno a loro. E, pronto come sempre, attraverso le parole, il pittore svela il perché di tale azione.
“E dopo tutto questo flusso di immagini, la visione della basilica di San Pietro…”
Tormento ed estasi sono concetti chiave, in riferimento alla figura di Michelangelo, ben sviluppati nel film. Il tormento è dovuto alle proprie aspettative che lo portano a pretendere da se stesso nulla che non fosse perfezione. Il concetto di estasi, invece, è attribuito all’intero processo creativo, fino a quando l’opera assume concretezza.
A basarsi su questi due aspetti essenziali in Michelangelo, ripresi poi dal regista, fu lo scrittore per offrire completezza della caratterialità dell’artista. E, per fare ciò, approfittò anche delle testimonianze storiche riportate da Giorgio Vasari.
Che danno la misura di un artista che si dibatte tra crisi artistiche, aspri litigi con il Pontefice e il desiderio di abbandonare l’impresa iniziata, e la tentazione di fuggire in Turchia. Motivo questo che introduce nel film una figura di donna, forse la Contessina de’ Medici (Diane Cilento), personaggio importante nell’educazione sentimentale dell’artista. Che tornerà al lavoro quando sulla vetta di un monte di Carrara, riceverà dal cielo la visione completa del suo ambizioso progetto pittorico.
In questa proiezione si può interpretare la mano dell’artista guidata da Dio per celebrare la sua gloria; richiami questi che spiegano la religiosità dell’artista. Perché l’arte è il mezzo con cui Michelangelo entra in comunione con Dio. Così come il romanzo è di alto livello, anche il film raggiunge vette eccelse.
Il tormento ed estasi è un film affascinante non solo perché lo spettatore può avvicinarsi a personaggio di alta statura quale Michelangelo è stato. Ma anche perché si avvicina al suo mondo e alle fatiche che ha dovuto affrontare per realizzare il capolavoro dei capolavori, diventato emblema della Cristianità.
Nonostante Michelangelo sia diventato un mito, il film lo mostra in tutta la sua umanità, con il suo carattere, sì burbero scontroso e permaloso, in lotta con gli altri e con se stesso, ma ispirato da una grandezza d’intelletto che va oltre il suo tempo; perché come tutti i geni l’artista è stato anticipatore dei suoi tempi.
Le riprese del film sono state girate a Cinecittà, perché il Vaticano non ha permesso che un luogo di culto venisse utilizzato per scopi cinematografici. Altre location che si sono prestate al film sono l’Umbria, il Lazio e la Toscana.
Apprezzato da parte della critica e da coloro che amano i Kolossal in costume, altri hanno, invece, definito il film un polpettone storico.
Da non dimenticare l’eccellente colonna sonora ad accompagnare le varie sequenze, il cui autore ha svolto una ricerca approfondita per ricreare suoni e musiche dell’epoca.
“San Pietro vi entrò dal grande portale, avanzò per l’ampia navata nel vivido sole di Roma, ristette sotto il cielo della cupola, sopra la tomba dell’Apostolo. Sentì la propria anima staccarsi dal corpo e ascendere quel luminoso emisfero, diventando parte di esso: parte dello spazio, del tempo, del cielo e di Dio…”
Written by Carolina Colombi