Resoconto del concerto degli Uochi Toki all’Interno 24, Cagliari
Resoconto del concerto del 17 Maggio 2012 all’ Interno 24, Cagliari
“Vattene fuori dalla sala, questo non è un concerto, un intrattenimento o un dj-set” ripetuto continuamente da Napo conduce alla fine di questo viaggio audio/video, che lascia una sensazione generale di stordimento.
Una dimensione parallela capace di portare a sé l’ascoltatore e far convivere in lui sensazioni oniriche e contrastanti. Tenendo gli occhi chiusi e lasciandosi trasportare da questo leitmotiv si avrà questa percezione extrasensoriale. Gli Uochi Toki non lasciano indifferenti.
K24 arriva al suo secondo appuntamento. L’evento, nato dalla collaborazione tra Kuntra e Interno24, vede come ospiti della serata l’emergente Donnie originario di Carbonia che farà da apripista agli Uochi Toki provenienti dalla provincia di Alessandria.
Le rime in metrica di Donnie hanno l’odore intenso del Sangue Misto che cola dalla bocca di un alligatore nascosto in qualche torrida palude della Louisiana infettandosi con i ritmi di matrice blues. Sul palco per l’occasione si alterna con l’energico Zeta Tilt pronto a spalleggiarlo tra un beat e l’altro. I due regalano un’ esibizione che affonda le radici nel rock affiancato all’uso del linguaggio hip hop.
Lo scenario cambia nella sala lasciata quasi completamente al buio. Un palco senza i tradizionali strumenti da concerto rock e con al centro un videoproiettore orientato verso lo schermo appeso al muro.
Sulla destra, sopra un tavolo coperto da un telo nero, una consolle fa bella mostra di se illuminata da una piccola lampada; un laptop con alcune periferiche collegate completa il quadro.
Quando il videoproiettore si accende scorrono particolari immagini create in tempo reale da Napo.
Nei panni del suo alter ego illustratore/grafico Napis Niger maneggia una penna ottica sopra la tavoletta grafica e, contrapponendo nero su bianco e viceversa, dà vita ad complesso susseguirsi di rappresentazioni alienanti ma allo stesso tempo ipnotiche accompagnate dalle manipolazioni sonore di Rico.
Un religioso silenzio accompagna l’esibizione e tutta l’attenzione è rivolta ai due abili artigiani all’opera. Entrambi eseguono il proprio mestiere in maniera individuale per poi convergere in un unico obiettivo: dare forma ad una performance collettiva.
Suoni scarni e dilatati in successione, dissonanze noise, sample elettronici, squarci ambient, passaggi in territori IDM fanno da cornice a questa iperbole di immagini alternate dagli interventi vocali di Napo.
Una voce sparata in metrica ossessiva con invettiva logorroica scagliata contro gli astanti inermi. Alla fine della performance sostenuta dai due si accenderanno le luci della sala e verranno investiti da fragorosi applausi da parte del pubblico in pieno sussulto di ammirazione.
Una consuetudine riconducibile agli ambienti teatrali mentre il duo non curante esce di scena. Gli Uochi Toki non paiono essere interessati alla notorietà pur minima dei cosiddetti ambienti alternativi e cercano di starne lontani. Ciò è confermato dall’atteggiamento tenuto sul palco ed il modo cordiale di rapportarsi con chiunque all’interno del locale, dileguandosi tra i clienti per tornare a sentirsi comuni esseri umani.
Il nuovo album “Idioti” già dal titolo conferma la voglia di andare oltre lo stile intellettualoide a cui il gruppo viene spesso associato dai giornalisti di settore; prova ad affrontare tematiche in maniera “semplice” per gli standard a cui avevano abituato in passato mantenendo comunque la capacità di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d’animo delle persone circostanti.
Le liriche scavano dettagliatamente nella quotidianità scrutando le abitudini.
Mettono a nudo frustrazioni discografiche ritirandosi a vita privata per stare lontano dai posti dove viene vissuta quella pubblica venendone invece ingoiati paradossalmente.
L’intenzione utopistica del gruppo doveva essere quella di avvicinarsi ad ambiti pop. Dall’ascolto si ha la sensazione di avere a che fare con un album più ostico dei precedenti che richiede molto più tempo per essere assimilato /metabolizzato.
E poco importa se la recensione del settimo album il gruppo se la fa da se nel brano “La recensione di questo disco” ; con buona pace di “Ecce Robot”, le battute non pagate per scrivere questo epilogo dell’articolo sono a malapena 200 contro le 500 auspicate nel testo.
E sapete cosa ho fatto? “Annulla, Tralascia, Riprova” è un buon motto per cercare di stare a galla.
Written by Emiliano Cocco
Photo by Fabio Frongia
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Per il testo di “La recensione di questo disco” clicca QUI.