“Il passato è una bestia feroce” di Massimo Polidoro: solo chi ti cerca veramente, alla fine ti trova

“Ero morto. Non c’erano altre spiegazioni. Immerso nel buio assoluto, mi sentivo come fossi steso dentro una barca che ruota su se stessa e precipita senza sosta verso il centro della terra”.

Il passato è una bestia feroce

Lo scrittore e giornalista Massimo Polidoro esordisce con il suo primo thriller definito dalla critica, a giusta ragione, “adrenalinico” e “da gustare tutto d’un fiato”.

Il passato è una bestia feroce” (Piemme, 2015), pur essendo ambientato ai giorni nostri, ci catapulta con vari flashback nella mitica atmosfera degli anni Ottanta, idealizzata e sempre rimpianta dall’immaginario collettivo. In quel periodo io c’ero, ed è proprio per questo che posso affermare che l’indagine di Polidoro sia del tutto credibile.

Era l’11 luglio 1982 e l’Italia si apprestava a vincere i Mondiali di calcio contro la Germania. Pertini e Bearzot erano rispettivamente sugli spalti e in panchina e, in una serata che ha avuto del magico, stavano per cambiare le sorti della nostra storia sportiva. Nel medesimo frangente – ci troviamo in provincia di Pavia -, approfittando di una Verazzano deserta, la tredicenne Monica Ferreri, che aveva appena terminato le scuole medie, spariva nel nulla e non veniva mai più ritrovata.

Dopo 33 anni la vicenda sembra essere caduta nel dimenticatoio, trasformandosi nel tipico “cold case”, se non fosse per il giornalista milanese Bruno Jordan che lavora alla rivista di cronaca nera “Krimen”. Quest’ultimo – spirito libero come Giordano Bruno, il noto filosofo del XVI secolo da cui prende il nome, anche se da sempre si augura di non fare la stessa fine -, era compagno di scuola di Monica e suo grande amico. Insieme alla ragazza, a Zucco e a Scar, Bruno formava la banda dei “fantastici quattro”, e quindi ha vissuto la tragedia in prima persona.

Un giorno gli viene recapitata una lettera che la ragazzina gli aveva scritto prima di sparire. Il giornalista inizia così ad indagare, negli archivi della provincia pavese, trasferendosi nella sua vecchia abitazione di Verazzano, dove un tempo abitava coi genitori.

Nelle grandi metropoli come Milano, un fatto di cronaca si perde e sfuma nei molti altri avvenimenti, mentre in questa piccola cittadina – che l’autore ha creato appositamente e chiamato Verazzano -, si avverte maggiore intimità e maggior pathos. Insomma, è il luogo ideale dove “subire” tutto il fascino del racconto.

Massimo Polidoro

Polidoro è scrittore di saggistica, di narrativa per ragazzi e storica, quindi è apprezzabile il lavoro che ha svolto al fine di cimentarsi nel genere thriller. Tale romanzo infatti richiede una preparazione specifica che “pretende” una costruzione efficace nel suo meccanismo interno. Bisogna creare attesa nel lettore, senza mai annoiarlo. Tenerlo inchiodato alle pagine, dall’inizio alla fine.

E Massimo Polidoro ci è riuscito, almeno, a mio parere sì.

L’opera è ricca di colpi di scena e il ritmo è incalzante. Jordan è un giornalista, quindi le sue indagini sono diverse da quelle condotte dal solito commissario. Egli parla soprattutto con vecchi amici, con persone che fanno parte del suo passato e potrebbero sapere qualcosa sulle sorti di Monica, rimanendo un po’ in balia delle rocambolesche avventure che si trova a vivere – talvolta anche pericolose, che mettono in serio pericolo la sua stessa vita e quella di chi gli sta intorno.

Con l’aiuto del maresciallo Costanza Piras, Bruno Jordan scava in profondità e mette in allarme il colpevole del misfatto. Riesce laddove per più di 30 anni la polizia ha fallito, dimostrando come la forza di volontà sia l’ingrediente base per giungere alla verità dei fatti.

L’assiduo lettore di thriller può arrivare a capire in anticipo l’identità del colpevole, ma l’autore è molto bravo ad insinuare il dubbio, tanto che si ha la sensazione di non avere capito niente. E sebbene riservi un finale a sorpresa e originale nei suoi risvolti, Polidoro sembra voler affermare che, per quanto cruda e abominevole, la realtà avvalli sempre la versione più semplice. Quella scena che probabilmente è sempre stata sotto ai nostri occhi, e che non abbiamo voluto vedere.

Attendiamo presto un proseguo e un secondo capitolo sulle avventure di Bruno Jordan, perché Massimo Polidoro, nelle ultime righe del romanzo, in pratica ce lo ha promesso.

 

Written by Cristina Biolcati 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *