“Una vita violenta” di Pier Paolo Pasolini: dannazione e redenzione nelle periferie romane del boom economico

Periferie: mai come oggi rappresentano un problema sociale con cui fare i conti, spesso regolate da delinquenza più o meno organizzata. Ciò che si vive adesso però, soprattutto ai margini delle grandi città italiane, è l’aggravarsi di tutte quelle situazioni che già Pasolini descriveva negli anni ’50, raccontando dei ‘”ragazzi di vita” lasciati a sé stessi nel mondo.

Una vita violenta

Emblematico di questo periodo, dopo l’esordio narrativo con “Ragazzi di vita” nel ’55, è il libro “Una vita violenta” (Garzanti, 1959), frutto dell’esperienza maturata dal poeta corsaro nelle borgate romane in seguito al suo trasferimento lì dal Friuli materno: qui visse per diversi anni ed ebbe modo di entrare in contatto con un vero e proprio “universo”, parallelo al progresso della città, formato da valori ormai degenerati e che resistono solo tra il sottoproletariato.

Come il primo romanzo, anche questo non ha una trama precisa, ma segue le vicende di Tommaso, ragazzo nato e cresciuto in periferia tra delinquenza e scorribande con i suoi amici. Qui le giornate trascorrono tra infinite partite a pallone, botte, furti a mano armata e scontri tra fascisti e polizia. Dei primi fa parte lo stesso protagonista, che nell’immediato dopoguerra gira con una foto del Duce in tasca e non si risparmia un secondo se c’è da gettarsi nella mischia o tentare “imprese” rischiose, come derubare un benzinaio.

La pacchia finisce quando la polizia e i carabinieri, in seguito a un tentativo di arresto di qualche tempo prima andato a finire male, compiono una retata vendicativa in piena notte, nelle borgate malfamate della Capitale e arrestano chiunque gli capiti sott’occhio. A questo si sottrae Tommaso, quella notte fuori casa e rientrato solo l’indomani mattina; ma è solo questione di tempo, prima che le forze dell’ordine arrivino anche a lui e lo portino in carcere, per i suoi trascorsi.

Quando uscirà, il ragazzo si troverà un altro mondo di fronte: le baracche in cui era cresciuto sono state cancellate per far spazio a nuove case popolari, in cui la sua stessa famiglia lo sta aspettando. Questo, unito allo svilupparsi in lui della tubercolosi, lo porteranno a sviluppare in sé una coscienza che in seguito diventerà politica, tanto che cambierà totalmente schieramento rispetto a quando era un ragazzino.

Pier Paolo Pasolini

Sarà un processo lungo, che coinvolgerà totalmente il protagonista, suo malgrado coinvolto in un cambiamento contrario dall’alienazione della società borghese, incarnata dalla città.

Attraverso immagini forti e cruente, Pasolini ha offerto l’ennesimo esempio di vita nelle periferie geografiche e umane di Roma, luoghi dove la legge del più forte schiaccia quella “ufficiale”, senza alcun senso di colpa.

Ma anche una storia di “redenzione”, di un capovolgimento politico e sociale che va oltre il colore della bandiera per guardare in faccia l’umanità, nel tentativo estremo di salvarla. È uno studio antropologico che diventa metafora della vita, e come tale va assorbito dentro sé stessi, nella sua più totale violenza.

 

Written by Timothy Dissegna

 

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