“Cortocircuito poetico” di Franco Carta: la prefazione di Maria A. Miraglia
“L’acqua mola la pietra/ dura acqua dolce,/ la pietra, dura/ acqua di sorgente affilata/ pietra dura e rigida/ e tanto viene leccata/ la pietra dura gode/ di languida bocca d’acqua./ […]” ‒ “Lama d’acqua” “Cortocircuito poetico”
Edito nel 2024 da Edizioni DrawUp la silloge “Cortocircuito poetico” di Franco Carta è suddivisa in tre parti intitolate Accarezziamo i sensi con la poesia, Strappare la scena dal reale, Frammenti reali; nel volume è presente l’accurata prefazione di Maria A. Miraglia, poeta e membro dell’Accademia Europea delle Scienze e delle Arti di Salisburgo; la postfazione di Rita Nappi e la Nota dell’autore.
Le tre parti rappresentano tre momenti temporali distinti dell’autore e ciò si palesa anche con il linguaggio utilizzato. Un apparente contrato tra temi e stile che si rifà ad un vero e proprio ‘cortocircuito” del poeta ibrido ‒ così Franco Carta ama denominare se stesso per l’ibridismo mostrato nella commistione di italiano e diverse varianti di dialetti della Sardegna.
Per gentile concessione della casa editrice, presentiamo in esclusiva la prefazione della silloge “Cortocircuito poetico”.
Prefazione di “Cortocircuito poetico” curata da Maria A. Miraglia
Ho conosciuto il dottor Franco Carta presso la sala consiliare del comune di Assisi, luogo speciale considerati i tempi. Ero lì con alcuni altri autori che avevano contribuito alla pubblicazione del volume Regalami la Pace. Un’occasione per manifestare la nostra preoccupazione per i paesi in conflitto ed immaginare possibili soluzioni. Durante quell’evento, Carta mi ha colpita per la sua empatia, per le sue idee esplicate con garbo ma anche con autorevolezza. Ho, quindi, conosciuto l’autore di Cortocircuito Poetico prima come persona coinvolta nelle problematiche sociali e poi come poeta.
Ho, infatti, solo di recente, letto questa sua raccolta di poesie che mi ha dato modo di entrare, pian piano, pagina dopo pagina. Il suo mondo poetico si presenta con varie sfumature di colore. Egli svela, i moti della sua anima, con disinvoltura e senza pudori, raccontandosi quasi come in una catarsi, passando dai colori ad acquerello a quelli a tinte più forti come nei dipinti di Nicolas Party.
Con i suoi versi, Carta conduce il lettore nei meandri della sua anima ove si pone a confronto con le sue emozioni, le sue passioni attraversando labirinti a volte luminosi altre meno. Si stabilisce, così, quasi un contatto intimo con l’autore che scopre la vastità del suo mondo interiore:
“Guardo le Stelle/ e conosco l’estensione del firmamento/ comunque vedo più dell’infinito/ quando rivolgo questi miei occhi dentro” ‒ da “La Mente è un Chicco di Grano”
I lettori potranno riconoscere alcuni loro momenti di vita in questi versi di Carta. Momenti in cui, l’autore rivolgendo lo sguardo dentro prova la sensazione di trovarsi in un oceano mai conosciuto, difficile da navigare, che lo fa sentire perso. Un vuoto più immenso dell’infinito! Molti sono i momenti di interlocuzione dell’autore con se stesso nelle poesie di questa antologia. Versi nei quali l’autore cerca un contatto con il suo io più profondo per carpirne i bisogni, forse i segreti, le aspirazioni nascoste ponendosi domande che spesso non hanno risposte e che esprimono i suoi dubbi, le sue incertezze qualche volta la sua angoscia. In questo assolvendo a quello che il sommo poeta asiatico, Yayati Madan Gandhi, definiva un aspetto della ‘poesia alta’ che si realizza nello svelare denominatori comuni nei quali il lettore può riconoscersi e non sentirsi solo nel vasto universo ma consapevole di avere compagni che condividono gli stessi fardelli nel lungo viaggio.
“Il compito di sistemare/ viti, pile e piccoli attrezzi/ ben presto cedette al bisogno ineluttabile/ di prendersi cura di un altro cassetto,/ quello all’interno del petto/ il mondo reale è sempre un invito/ per sfuggire al mio abisso” ‒ da “Cassetti”
Ed è in versi come questo che il lettore attento riconosce ‘il poeta non per caso’.
Il tema dominante in questa raccolta di poesie resta, tuttavia, l’amore declinato in tutte le sue forme e momenti. Carta riempie righi bianchi di versi per aprire la sua anima di uomo che ama l’amore narrandolo anche con la sensualità, i desideri, le voglie che questo sentimento richiama. E l’autore ne fa una rappresentazione vivida, sollecitando la curiosità ad entrare, attraverso porte aperte o finestre senza veli, nel privato di uno spirito poetico che vede parte della realizzazione del sé nell’atto d’amore. Non ci sono segreti, né ipocrisie. L’autore narra l’amore con sincerità, con chiarezza espressiva e al lettore donna offre la opportunità di entrare in un mare di sensazioni ed emozioni tutte al maschile:
“Nel nero delle curve/ la mia lingua naviga,/ brivido, spasmo,/ desiderio umido./ Caldo, scuro, sudato/ giungendo allo spasimo/ puoi sentire un gemito/ che giunge sino all’animo./ Abbiamo fatto un corpo/ in mezzo alle lenzuola” ‒ da “Un Corpo”
Certo, in questi versi si sente tutta la distanza dalla narrazione dell’amore dei poeti stilnovisti, quella tradizione letteraria italiana fulcro del poetare ricercato e aulico e che metteva al centro la celebrazione delle doti spirituali della donna e non il piacere dei sensi.
Ma, le espressioni artistiche seguono i cambiamenti delle società riflettendoli nelle loro opere. La nostra epoca, il nostro periodo storico è definito era ‘post-moderna’, definizione che tenta di conglobare tutta la complessità della realtà del momento cogliendone gli aspetti e gli eventuali sviluppi.
Carta fa parte di questa ondata di nuovi poeti.
La sua poesia è scritta in una forma libera che spesso riflette il pensiero attraverso un flusso di coscienza. Tecnica narrativa che ci riporta alle opere di Virginia Woolf, James Joyce, Eugenio Montale e molti altri autori modernisti.
I suoi temi riguardano anche la mancanza di significato o la mancanza del senso della realtà per esprimere, magari, un suo punto di vista esistenziale:
“Hanno paura del vicino?/ sono innamorati/ di uno sconosciuto robot con la mela/ che soffoca tutte le notti./ Sono soggetti a orrori contemporanei” ‒ da “Assenze Virtuali”
Spesso, i versi richiedono pause o riflessioni che conducono fino all’anima di chi quei versi li ha scritti, stabilendo con lui contatti indelebili, tracce incancellabili.
Il lettore saprà apprezzare il senso e la originalità dei versi di Carta che offrono una fonte inesauribile di emozioni.
Questa sua antologia sarà certamente una fonte di arricchimento.
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