“Non farti fottere” di Lilli Gruber: porno economy, in dialogo con Gustave Flaubert
“Le persone con i ‘piedi per terra’ dicono che l’amore è una follia. In realtà ciò che accade è che la fantasia violentemente distorta dalle immagini piacevolissime (dove ogni passo ti avvicina alla felicità) viene crudamente riportata alla dura realtà.” ‒ da “L’educazione sentimentale” di Gustave Flaubert
Chissà cosa direbbe Flaubert a proposito della “fantasia violentemente distorta dalle immagini piacevolissime” del nostro tempo tiranneggiato dal web, magari una delle millemila clip del supermarket YouPorn, in una di quelle interviste immaginarie con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, sulla piattaforma Character. Impossibile saperlo, possibile immaginarlo… lui, crudelmente ironico ma criticamente vigile verso i misfatti, le virtù e le debolezze della sua generazione, l’ultima romantica, con i suoi giovani struggentemente votati alla dissipazione, da Federico Moreau in giù. Se ce lo potessimo immaginare redivivo, in carne e ossa, potrebbe essere uno degli ospiti che periodicamente compaiono nel talk show “Otto e mezzo”, magari in eterna tenzone dialettica con Massimo Cacciari e Vittorio Sgarbi, con la professoressa Rosi Braidotti in collegamento dalla sua casa olandese e lei, Lilli Gruber, a gongolare per l’ennesimo record d’ascolto, mentre Urbano Cairo si frega le mani.
Interrogato sul tema, parlerebbe, Flaubert, della morte della seduzione, portata al collasso da Tinder e definitivamente assassinata da OnlyFans, killer (a pagamento, si intende) perfetto. Disquisirebbe a proposito del furto del secolo, quello del desiderio, con lo sguardo (suo principale strumento) ormai irrimediabilmente appannato e perennemente strabuzzato sui film dei siti porno. Racconterebbe dell’anchilosi della fantasia, ormai un lusso per emarginati nell’epoca di ChatGPT, vedendosi alla fine costretto ad ammettere che sì, il porno è l’educazione sessuale dell’attuale generazione, sessuale, perché ormai “sentimentale” è termine agé, fuori moda da un pezzo, cimelio di secoli passati, suvvia, e ce li si può vedere Cacciari e Sgarbi, uno a annuire pensoso e l’altro a riavviarsi per l’ennesima volta i capelli.
Una cosa da far venire l’horror vacui al buon Gustave, candidato a diventare un “meme” sui social, guadagnando like e schiere di follower, magari spingendolo a buttarsi sul romance, la letteratura escapista, il fenomeno che ha portato le ragazze della generazione Z a mollare lo smartphone e a riconsiderare la pagina scritta un’alternativa interessante per sfuggire alla realtà, trovando un porto sicuro nell’immaginazione, sulla scia della trentenne romagnola Matilde, lei pure autorizzata ad affermare nel salotto di Fabio Fazio “Erin Doon c’est moi”, dopo il suo bestseller da quasi un milione di copie “Il fabbricante di lacrime”, e fa niente se magari “Emma” di Jane Austen, la “nonna dei chick lit”, era un’altra roba.
A quel punto, immancabile, arriverebbe una rapida zoomata sul libro con la copertina rossa posto davanti alla conduttrice, con lei ad ammiccare compiaciuta in favore di telecamera, lo sguardo vagamente ammonitore, come il titolo del suo nuovo sforzo editoriale “Non farti fottere”, col suo bravo sottotitolo risonante, “Come il supermercato del porno online ti ruba fantasia, desiderio e dati personali”, diviso in dieci capitoli e che termina con un paragrafo che interroga e si interroga con un eloquente “Che fare?” rivolto a genitori di minorenni esposti perennemente alla pornografia online, alla scuola ma soprattutto alle istituzioni, colpevoli di non saper cogliere la pericolosità del fenomeno e di non saperlo affrontare con i dovuti interventi tecnici e legislativi, a partire dalla proibizione del consumo gratuito del porno.
La vedremmo, Lilli Gruber, piglio decisionista e sguardo puntuto, la bella voce dal caldo registro da mezzosoprano istruire spettatori e ospiti sulla porno economy e i quattro giganti dell’hard, (descritti nel capitolo 4, XVideos, XNXX, xHamster e Pornhub, con ciascuno ad attirare più visitatori di Netflix, Amazon Prime e Apple TV messi assieme: per dire, XVideos, creato in Francia e oggi con sede a Praga, di proprietà della holdingWGCZ, web group della Repubblica Ceca, nel solo gennaio di quest’anno ha contato 2,6 miliardi di visite).
Cacciari e Sgarbi annuirebbero compunti, mentre il povero scrittore normanno lo vedremmo accigliato, con le narici che si allargano sui baffi neri quasi a manubrio e un’espressione di beffardo disgusto nello sguardo, lui, che aveva sostenuto convinto che “L’educazione sentimentale è il mio tempo”, ma che tempo può mai essere questo?, dove sono finiti lo sguardo e la fantasia, gli addendi la cui somma è quella cosa meravigliosa chiamata seduzione? parrebbe domandarsi smarrito; uno smarrimento che consentirebbe alla conduttrice di continuare nella suo accorato j’accuse, deplorando gli orrori celati nel porno (svelati nel capitolo 6 de “Non farti fottere”, dopo l’inchiesta dell’opinionista del “New York Times” Nicholas Kristof che ha accusato PornHub di aver fatto circolare video che mostrano violenze su minori, costringendo il sito a cancellare milioni di clip sospette, e bloccare le parole chiave che permettevano di fare ricerche mirate per scene violente e con minorenni).
Continuerebbe, Lilli Gruber, citando un rapporto del 2024 di “Save the Children” (citato nel capitolo 7 de “Non farti fottere”, che contiene un sondaggio condotto da Ipsos su un campione di ottocento fra ragazze e ragazzi che indaga il loro atteggiamento rispetto ai temi del controllo, del possesso e del consenso), con lo scopo di sondare la gravità della dating violence, la violenza psicologica esercitata dai partners, con un clamoroso 17 per cento degli intervistati che dichiara che “ogni tanto, uno schiaffo, in un rapporto, si può accettare”.
«Perché di un’educazione sessuale e sentimentale che prenda in carico il rapporto tra i giovani e la pornografia e la violenza non parla nessuno?» domanderebbe a quel punto la conduttrice rivolgendosi ai suoi ospiti, «in un Paese, il nostro, tra i maggiori consumatori mondiali di hard, e che fa difficoltà a parlare di questi temi come facenti parte di un ordinario curriculum scolastico».
Ed ecco che si sentirebbe in dovere di intervenire Rosi Braidotti, filosofa, femminista ed educatrice, dottorato in filosofia alla Sorbona e docente all’Università di Utrecht; seduta davanti allo schermo del suo pc, ma anche nella veste di esperta dalle pagine del libro di Lilli Gruber, la vedremmo suggerire che «l’educazione sessuale deve viaggiare in parallelo con quella digitale, perché il mondo virtuale allenta i freni inibitori, consentendo comportamenti che sarebbero inaccettabili in quello reale, facendo l’esempio del sexting, l’invio digitale di immagini hard, col rischio di incappare in pessimi incontri, e affermando che negli scenari tragici dei femminicidi sono centrali le narrative di una pornografia che mette al centro la violenza come se fosse un gioco, ma non lo è».
A conferma e a sostegno, la conduttrice direbbe che «di sicuro, la pornografia online ha rivoluzionato le relazioni affettive: in peggio».
Al che Sgarbi provocherebbe buttando lì che «quando la pillola blu aveva affiancato quella rosa con l’avvento del Viagra alla fine del secolo, le relazioni affettive erano già state rivoluzionate», suscitando la successiva pensosa riflessione di Massimo Cacciari che chioserebbe che «Wilhelm Reich aveva parlato di rivoluzione sessuale già negli anni Sessanta, soffermandosi sul rapporto fra funzione sessuale e salute psicologica; e tu che hai partecipato attivamente a quegli anni, dovresti ricordartelo», aggiungerebbe rivolgendo uno sguardo ironico in direzione del volto florido di Rosi Braidotti, ricevendone in cambio un’alzata di sopracciglia e una risposta fulminante; questa:
«Il paradosso, ma se ci pensate bene neanche tanto, è che l’overdose di porno online porta poi a evitare di fare sesso nella realtà, preferendo la confort zone virtuale, magari per comodità, o perché i ragazzi si percepiscono lontani dagli standard fisici e dalle performance viste sui siti hard, è questo è un dramma, con profonde ripercussioni nella sfera psicologica».
«Un contatto, fra l’altro, sempre meno ricercato secondo le ultime statistiche, sapete?» rincarerebbe Lilli Gruber, «a cui si preferisce una visione solitaria…»
«Un cortocircuito!» la interromperebbe Sgarbi, scuotendo la testa.
«Proprio così… »confermerebbe annuendo Cacciari. «Un cortocircuito capace di bruciare anche gli ultimi fusibili che tenevano accese le luci sul mistero dell’incontro col corpo dell’altro, un movimento ideale che nel darsi trattiene il pudore…»
«Pudore? Una parola smarrita nel vocabolario della postmodernità», sentenzierebbe Sgarbi.
Il silenzio imbarazzato che seguirebbe sarebbe interrotto dal tono sommesso della voce di Flaubert: «È l’educazione sentimentale, pardon, sessuale, del vostro tempo…»
«La dis-educazione sessuale, caro Gustave, e lo scrivo a chiare lettere nel capitolo otto» insisterebbe la conduttrice, citando un articolo del “Financial Times” del 2023 che indica la correlazione tra uso intensivo dei social media e salute mentale soprattutto dei più giovani.
E Sgarbi: «La beginner mind, la mente dell’adolescente aperta e senza preconcetti, insozzata da immagini che comprometteranno la sua futura relazione con l’altro sesso».
«Si deve intervenire con urgenza e senso di responsabilità», ancora Lilli Gruber, «senza falsi moralismi, soprattutto. Lo suggerisce anche Rocco Siffredi, che ho intervistato al pari del produttore e regista hard Mario Salieri.» A quel punto la conduttrice aprirebbe il libro a pagina 198 de “Non farti fottere” e“Il porno non è sesso reale: si tratta di fiction. Bisogna farlo capire a tutti coloro che lo consumano senza limiti sugli smartphone, specialmente ai più giovani, che non si sentono rappresentati da nessuno che possa spiegargli i pericoli che incontrano in rete”.
«… e se lo dice proprio lui, Rocco Siffredi…»
«Sì, quello della pubblicità delle patatine…» ironizzerebbe Cacciari.
Ma ormai il tempo stringe, dalla regia fanno ampi segni, e allora la voce di Lilli Gruber ci porterebbe sempre lì: «Che fare?»
Poi, levando uno sguardo accorato su Flaubert: «Ce lo suggerisca lei, che ha scritto L’“éducation sentimentale”… e, d’altra parte, il suo era un testo politico, giusto?»
«Una modesta proposta…» azzarderebbe allora Flaubert con un sorriso sornione, probabilmente pensando a quello che proporrebbero i suoi due copisti, il gioviale Bouvard e il segaligno Pécuchet, inesperti eroi in tutti i campi del sapere umano, «una modesta proposta potrebbe essere un abbonamento et voilà… a pagamento, n’est pas?»
«Lei ha capito tutto!» lo gratificherebbe Lilli Gruber prendendo il libro e soffermandosi a pagina 200 de “Non farti fottere”, “la sua proposta è, la mia proposta, e lo scrivo”, ascolti: “Una misura del genere, presa a livello internazionale, perlomeno da tutta l’Unione europea, creerà una rete di protezione intorno ai minori… perché altre piattaforme di streaming dovrebbero essere a pagamento e il porno no?”
«Giusto!» approverebbe Sgarbi, sotto lo sguardo severo di Cacciari che lo provocherebbe così:
«D’altra parte anche tu ha preteso che PornHub pagasse per ‘Classic Nudes’, l’audioguida alla riscoperta dei capolavori dell’arte antica, no?…»
«Beh, io ho fatto per PornHub una lettura critica dell’opera d’arte alla luce dei turbamenti sessuali, se non proprio della pornografia, di un erotismo molto caldo, e se fai un uso commerciale di quelle immagini devi pagare dei diritti…» si giustificherebbe il critico d’arte.
«Anche lo sfruttamento e la mercificazione dei corpi nudi delle pornostar esibiti online sarebbero da far pagare con appositi abbonamenti, non credi?» aggiungerebbe Lilli Gruber.
Ancora silenzio. Poi, come in un sussurro, la voce di Flaubert: «Educare…»
E Cacciari, indignato: «L’Italia è uno dei pochi paese al mondo in cui l’educazione sessuale non è prevista nei programmi ministeriali!»
E Sgarbi a ribattere: «Il governo Meloni ha proposto una legge…»
E ancora Cacciari a replicare: «Quella è ‘Educazione alle relazioni’, quindi una legge sull’educazione sessuale non si farà. Leggi quello che ha scritto Milena Gabanelli sul Corriere.»
«Infatti… e la cito, sai?» Lilli Gruber, brandendo di nuovo il suo libro, come fosse un’ascia, «Qui, a pag 203, parlo del suo Dataroom di fine novembre 2023, che svela l’ipocrisia di questa politica… professoressa Braidotti, cosa ne pensa?»
«Io insisto sulle ripercussioni psicologiche dei contenuti porno» direbbe d’un fiato la filosofa, che sotto lo sguardo compiaciuto della conduttrice citerebbe se stessa quando a pagina 211 del libro “Non farti fottere” afferma: “la pornografia distorce il modello di prestazione sessuale, che inevitabilmente provoca disguidi e sensi di inferiorità, specie nei maschi; possibile che non ci si renda conto dei danni generalizzati dell’immaginario pornografico? Servirebbe una classe dirigente che sapesse parlare di queste cose… bisognerebbe tornare tutti su ideali banchi di scuola, a lezione d’amore.”
A quelle parole, nello studio calerebbe un silenzio definitivo.
Ci penserebbe ancora una volta Lilli Gruber a romperlo, chiudendo la trasmissione con un appello rivolto soprattutto ai più giovani, tratto dall’ultima pagina del suo libro; questo: “Non fatevi fottere. Uscite dal sexy shdalop virtuale, perché non è vero che lì si trova tutto. Mancano le sfumature dell’erotismo, i percorsi più avventurosi del desiderio, la curiosità per il corpo e la mente degli altri. Manca il rispetto per la vostra dignità, perché lì siete soprattutto merce, non persone. Mollate lo smartphone e riprendete in mano la vostra sessualità.”
Infine, nel salutare i suoi ospiti, l’ultima battuta della conduttrice sarebbe per Flaubert.
«Ha dei progetti, per il futuro, caro Gustave?»
«Per carità, ho ancora da terminare le imprese di quei due copisti…» risponderebbe sornione lui, mentre i titoli di coda stanno già scorrendo.
Written by Maurizio Fierro
Bibliografia
Lilli Gruber, Non farti fottere, Rizzoli, 2024
Una recensione eccezionale. Un confronto a distanza tra frequentatori abituali di “Otto e mezzo”, reso realistico e credibile dalle citazioni di loro interventi. Un bel lavoro.
Nel merito. Ho visto, per l’ennesima volta, “Comizi d’amore” di Pasolini, film del 1964. 60 anni fa! Ho ben in mente i suoi articoli (e finalmente li ho capiti!) nei quali si schiera contro l’aborto (perché sosteneva che il problema delle nascite indesiderata andava risolto al momento del coito e non al momento dell’insorta gravidanza, proprio attraverso l’educazione sessuale).
Lui parlava di una (allora incipiente) “falsa libertà sessuale”, e la riteneva falsa perché essa veniva elargita dal Potere e, dunque, era funzionale al Potere. Ecco perché, almeno in Italia (dove ancora impera uno dei peggiori Poteri della storia, grazie alla presenza del Vaticano e, soprattutto grazie ai sedicenti papisti, falsi ed ipocriti peggio di buona parte del clero), nei programmi ministeriali non è mai entrata l’educazione al sesso, al corpo e ai sentimenti.
E’ un potere subdolo che ti consente di trasgredire alle sue regole, sì da mantenerti un uno stato di perenne minorità mentale ed affettiva; sì da tenerti costantemente in uno stato di “colpevolezza” dal quale esso Potere, ed esso solo, può redimerti.
Gli essere umani sono governati da due necessità fisiologiche essenziali ed ineliminabili, insopprimibili: sopravvivere e riprodursi. Il controllo di queste due necessità è la chiave di ogni sopraffazione dell’uomo sull’uomo. La necessità di sopravvivere si controlla attraverso il lavoro e l’economia; la necessità di riprodursi si controlla attraverso la repressione la regolamentazione dell’attività sessuale. Se quest’ultima viene repressa ma, nel contempo, ne viene favorito l’esercizio, ma in maniera distorta distorta, si ottengono solo vantaggi per chi ha la vocazione di controllare e dominare il prossimo. Altro che tutela della moralità e salvaguardia dei principi cristiani!
Grazie per il commento.
Sono perfettamente d’accordo. Le tue ultime righe evidenziano il bias cognitivo che serpeggia nel Belpaese, stretto fra la sessuofobia “paolina” che tanta parte ha avuto nel sigillare la morale cristiana, e il silenzio se non il laissez-faire da parte della Chiesa sull’ uso distorto dell’ attività sessuale.