“I falsari” di André Gide: una fine incerta?

I Falsari di André Gide è un romanzo semplicemente complesso, un ordinatissimo kaos, un baratro silenzioso e assordante, un caotico kósmos, e chi ha più ossimori più ne metta.

I falsari di André Gide
I falsari di André Gide

A pagina 90 de I Falsari (la paura mi ci ha fatto arrivare) mi sorge colà una banalità: come svelatore di testi ho più fiducia in Gino Ruozzi, caro e distante amico, che in me. Poco cambia. Tolto un velo se ne rinviene un altro. E poi un altro. E un altro ancora. Se si arrivasse a levare l’ultimo, che rimarrebbe? La nuda carne? Ma ce n’è già tanta!

A un tapino di nome Douviers, che “Sta preparando una tesi di laurea su Wordworth”, “sfuggono le qualità più caratteristiche di quella poesia. Avrebbe fatto meglio a scegliere Tennyson…– ma non se ne spiega il motivo, e si continua a infierire: “… Sento in Douviers una certa insufficienza, un non so che di astratto, di gracile. Prende sempre cose e esseri per quello che appaiono; forse perché lui si mostra sempre come è.” – non so né cosa né come capiti a Gino, quando scrive le sue colte recensioni. A me casca dalla cervice un mezzo casino. Mentre leggo, penso a quel che ne scriverò. Il che fatalmente mi distrae. Mi piacerebbe sapere cosa Gino abbia trattato nella sua tesi di laurea. Io avrei scelto Gasoline di Gregory Corso o Her di Lawrence Ferlinghetti, o entrambe le beatate, che m’imprestò Gino stesso. Non so se sarei riuscito a discuterle col professore. A meno che non fosse stato Gino.

Nemmeno André aveva tutte le sue idee chiare. Erano fisse e semoventi, irremovibili e a spasso per l’intera opera.

Ma, leggendola, mi dico: ricordati che è meglio un libro senza trama che una trama senza libro. Meglio un eccesso che un difetto. Il primo va a colmare i difetti altrui, travasandosi e travisandosi. E chi più ne ha più ne tolga. Non esiste scrittore che non abbia fregato un libro da qualche parte, non necessariamente in libreria o in biblioteca. Anche dalla propria scrivania. André Gide ruba soprattutto a se stesso.

Nel Primo Quaderno, a pagina V, dice di aver partorito l’idea d’addebitare “il romanzo” a “Lafcadio”, concetto ribadito a pagina 375.

A pagina XVIII, e pure a pagina 84 e 388, narra di quel libro che stava per essere soffiato dal ragazzino, e che poi lui paga di tasca sua. Varia, sia pur di poco, la cifra esatta.

Una ragazza ha i “capelli tagliati alla fiorentina” a pagina XXIII e a pagina 394.

A pagina XXXII de I Falsari dice di La Perouse che: “Nessun personaggio mi è costato mai tanta fatica. È difficile inventare quando il ricordo è ancora vivo, dentro.” – il personaggio, il ricordo che porta una maschera, sotto cui c’è la tua memoria, e il tuo cuore.

Il cattivo romanziere costruisce i suoi personaggi: li dirige e li fa parlare. Il vero romanziere li ascolta e li guarda agire, li sente parlare prima di conoscerli ed è dopo di averli ascoltati che capisce a poco a poco chi siano.” – il mio personaggio più pedinato è lui, il fortunosamente controverso André, uno che non t’annoia, ma ti stordisce, dandoti un colpo in testa e fuggendo via.

Inquietare: questa è la mia parte.”  – e poi dice cosa teme e cosa s’augura. Chissà che accadrà!

A pagina XLI de I Falsari inizia a dire cheL’autentico romanziere crea i suoi personaggi con le direzioni in-” – continuando, nella pagina dopo: “finite della sua vita possibile; lo pseudo-romanziere li crea con la vita unica della sua vita reale.” – intende crearli. A volte ci riesce tanto, oppure poco, entrandovi e uscendone in entrambi i casi.

In XLIII è descritto per la prima volta il suicidio vilmente assistito di “un povero ragazzo” circondato da coetanei simili ad avvoltoi. Anche a pagina 368 e 409.

Io mi ucciderei soltanto dopo aver provato una gioia tanto forte da non poter sperare di provarne una simile.” – concetto espresso anche in altra pagina, chissà quale (quella in cui si parla dell’entusiasmo, dell’indiarsi?).

A pagina XLVI iniziano Le pagine del diario di Lafcadio (primo progetto dei Falsari).

Poi, per mia fortuna, si conclude ‘sta infame, prima sceneggiata.

Parte Prima ‒ Parigi

Dimenticavo di dire che la traduzione è stata affidata al principe dei milanisti: Oreste Del Buono, il quale, nonostante taluni refusi, alla fine riesce a vincere lo scudetto. Seconda la Juve di Gino.

Nella biopsia che sto facendo non mi curo d’annotare chi è appassionato di chi, né come né partendo da che: son cavoli loro. E la trama è tutta lì, in un librone di oltre 400 pagine. M’importa diramarla, non trasmetterla. E faccio la spia solo di quel che mi va, come capita a noi ficcanaso.

“… se non fossi lì a metterli d’accordo, il mio essere di mattino non riconoscerebbe quello della sera.”è il bello di chi è affetto da schizofrenia del tipo letterario: prima o poi indovini la ghigna giusta. È il difetto di noi brutti: facciamo schifo ai più (ai più avveduti) e veniamo adorati da uno scelto numero di idioti.

“Per me non ha rilievo che una sola maniera di esistere: l’esistenza poetica…”che è l’unica vivibile, in determinati casi. Pure in quelli indeterminati, anzi, soprattutto.

Stavo scordando una cavolata essenziale: le precedenti questioni sono tratte dal Diario di Edouard, le cui pagine sono sapientemente sparse per tutto il volume. Edouard sta scrivendo una parte del libro di André. E viceversa.

A pagina 79 de I falsari Bernard ruba la “valigia” e la sua vita cambia, come anche quella di Edouard e di tutti gli altri, compreso la mia, quelle di André e di Gino.

“Tutto è legato, e avverto, tra tutti i fatti che la vita mi offre, dei legami di dipendenza tanto sottili che mutarne uno, mi sembra sempre, significherebbe modificare tutto l’insieme.” – l’uno è la parte sine qua non il tutto cesserebbe di essere qualcosa.

A pagina 90 mi viene in mente ancora Gino, e non dico altro.

“… sino ad oggi non sapevo chi fossi.” – ne avevo solo una certa idea. Tralascio la differenza resa pubblica del “naso” di “ebrei” e di “protestanti”.

“Oliver che fino a quel momento aveva finto di dormire, aprì gli occhi; i nostri sguardi si incontrarono e se non arrossii fu perché nessuno degli altri fu in grado di osservarmi.” – tutti i giorni se ne impara una nuova.

Se non ci fosse quel Diario, André sarebbe in quella fetenzia che tanto appassionava Cambronne.

“… mentre lo scrivevo pensavo sempre al libro che lo avrebbe seguito.” – non siamo poi così diversi.

Rassicuratevi mia cara: le parole non appassiscono che quando vengono stampate!” – come capita ai fiori appena sbocciati.

Lo ammetto: “un romanziere, il quale tiene ad essere uno psicologo, non possa allontanarsi senza pregiudizio e danno dallo spettacolo della natura e della conoscenza delle sue leggi.” – cavoli suoi!

A pagina 144 de I falsari si parla degli oscuri mostriciattoli marini che sono luminosi di per sé (belli, ma non ce la farei a mangiarli fritti), come pure a pagina 204.

Parte Seconda – Saas-Fée

“Quasi tutti i vostri personaggi sembrano costruiti su palafitte, non hanno fondamenti, né sottosuolo.” – umidicci…

“… il romanzo rimane il più libero, il più lawless…” – la legge non è mai esistita o l’hanno strappata? È Gino che lo dovrebbe sapere.

“L’unico progresso a cui aspiri è quello di avvicinarsi sempre di più al naturale.” – all’unico ente possibile, il tuo. Poi si discorre di Balzac, di tutte le scuole, e di tutte le fughe possibili, fra cui quelle che occorrevano a me per sopravvivere: è tutto lì, intorno a pagina 178.

“… le idee vivono a spese degli uomini.” – come i tumori.

“Occorre più ingenuità per scrivere un buon romanzo.”beat’issa!

“(non mi piace la parola ‘inesplicabile’ e, se la scrivo ora, è solo per una momentanea insufficienza.)” – come ti capisco!

Parte Terza – Parigi

A pagina 237 de I falsari La Perouse ammette: “… non ho avuto il coraggio di sparare.” – l’unico suicidio che amo è quello rimandato. Gli altri li giustifico solo.

“… mentre lo scienziato cerca, l’artista trova.”Pablo Picasso lo diceva pure: Io non cerco, trovo.

“L’unico poeta che mi soddisfa oggi è Rimbaud.” – colui che smise di scrivere a diciannove anni, non avendo più nulla da aggiungere a se stesso: Je est un autre!

A pagina 250 colgo un’analogia con quanto scritto sopra: “… ma capisco perfettamente Dimitri Karamazov, quando chiede a suo fratello se comprende se ci si possa uccidere per entusiasmo, per puro eccesso di vitalità… per esplosione.” – ogni delitto cerca la sua insana giustificazione.

“I romanzieri, ci ingannano quando sviluppano i loro personaggi, senza tener conto delle compressioni che l’individuo riceve dall’esterno.” – e l’esterno da lui.

“Appena prova a lavorare, ricordi indiscreti si interpongono tra il libro e lui.” – è un casino, da cui si esce vivi se non vi si rimane intombati. In quella pagina “il corpo di Olivier” sta per raggiungere, volontariamente, quello degli antenati, ma poi Edoaurd commette il delitto di riportarlo in vita.

A pagina 298 si parla di “lirismo”, di “entusiasmo”, di “spirito” – che pare non debba interessare alla “materia”: le due bestie sono come Castore e Polluce, Ladyhawke e il suo cavaliere lupescamente assente.

“Questa riflessione mi irritò per la sua esattezza.” – così un politico disse di una legge: è troppo chiara!

“L’amore e il bel tempo rendono i nostri contorni illimitati.” – mai del tutto definiti nel disegno.

“… siccome l’amore ci sembrava troppo insipido, abbiamo deciso di odiarci.” – odio è repulsione, l’amore è attrazione. I due principi collaborano in ambito prima locale, poi cosmico. Gli opposti non ce la fanno proprio a non attrarsi.

“… tra tutte le nauseabonde emanazioni umane, la letteratura è una di quelle che più mi disgustano.” – è per togliercela di mezzo che non smettiamo di frequentarla.

“… la cattiva monte fa scomparire la buona.” – e il tuo, romanzo, André-Edoaurd ogni tanto parla di quei giovinetti che smerciano delle false monetine. Ma quante volte lo dici!

Entrambi scrivete:I libri che ho scritto sino ad ora mi sembrano paragonabili a quelle vasche dei giardini pubblici, dal contorno preciso, perfetto forse, ma nelle quali l’acqua imprigionata è senza vita” – che sia questo il motivo per cui hanno tolto di mezzo la vasca coi pesci rossi che tanto amavo da bimbo, che era di fronte al Municipale? Ora ci sono delle energetiche docce!  “Non mi preoccupavo tanto di essere quello che ero, quanto di divenire quello che pretendevo di essere.”panta rhei, come pure il nostro ego.

A pagina 326 de I falsari si affaccia “un angelo” – un messaggero: “Soltanto allora Bernard prese la mano dell’angelo, e l’angelo distoglieva il volto da lui per piangere.” – poverino, quanto lavoro sta sbrigando quell’alienato pennuto!

“Boris vedeva soltanto Bernard” – mentre “Bernard e l’angelo erano troppo occupati per udirlo.” – l’io è l’essere più segaiolo che esista!

“Bernard era serio. La lotta con l’angelo lo aveva reso maturo.” – non c’è onanismo che non produca il suo bell’effetto.

“La sua mèta era lui, che si proiettava davanti a se stesso…” – e che poi scoprì due continenti fra loro conseguenti.

In una pagina x quel ladro di Bernard si chiama Eudolphe – ma poi cambierà nome. In Sexus di Henry Miller, Mara diventa Mona. Non ricordo come si chiami in Tropico del cancro, forse Ehi tu! Sto pensando, un po’ penando, a quella soubrette che dice che bisogna togliere i congiuntivi, ché nessuno li usa più. E va bene! Può darsi che tu hai ragione!

Pagina 345:Mi ha incaricato di avvertirti che è a conoscenza del tuo commercio di monete false…” – occhio, eh! Anche ai mini-assegni degli anni che furono! Ricordi?

“… io amo ciò che mi disgusta…”e tót i cajòun a gh ân la só pasiòun!

Le pagine 350 e 351 sono assai interessanti, per i richiami artistici che covano sotto quelle fetide ali.

“Si può fare della letteratura con qualsiasi cosa.”Henri-Robert-Marcel Ducham e Piero Manzoni si sono ora alzati ad applaudire! Bravi!

“No. Ghèridanisol non avrebbe caricato la pistola.” – che poi fece bang!, perché “Era destino…”.

A pagina 371 si discetta sul “non credere” in Dio. Dal canto mio deciso di aspettare la morte prima di prendere tale vitale decisione: ma non trascurerò la lezione ricevuta dal Bardo Tödröl Chenmo. Tutto (non) accadrà a suo tempo, tranquillo.

André Gide citazioni
André Gide citazioni

Poi segue il Diario dei falsari, dove si ciarla sempre di Lalcadio che dovrebbe fungere da autista mentre si sa che a guidare è il pilota automatico.

Una caterva di “Ho notato…”, “Non è necessario…”, “Esporre idee…”, “Convinciti…”, di nuovo “Esporre…”, “Biasimo…” – etc etc.

“I personaggi non esistono, sinché non gli ho dato un nome.” – come la particella di Bohr, che esiste solo nella pur incerta sua attestazione.

“Scrivo solo per essere riletto.” – e riscritto da me, ok, capo?

“… lasciare che il lettore prenda il sopravvento, adoperarsi perché il lettore sia più intelligente dell’autore…” – lui sa tanto di te, tu ignori tutto di lui – “… più morale, più perspicace e perché scopra nei personaggi molte cose e, nel corso della narrazione, molte verità, per così dire, a sua insaputa.” – una cosa è certa, bello, m’hai portato in giro!

“Devo ridisegnare completamente Profitendieu. Non lo conoscevo abbastanza quando si è gettato nel mio libro. È molto più interessante di quanto credessi.” – e tu, André sei più complesso di Silverio, eppure entrambi siete da leggere, pur sbadigliando, e poi subito a nanna!

“… siccome accade di dare un nome soltanto a quelle cose dalle quali ci stiamo separando, forse questa formula presagisse un distacco.” – per capire occorre giungere, trepidando, a pagina 409.

“Inquietare: questa è la mia parte.”ex agerare, uscendo pure dalla golena, questa è la mia.

A essere frenetici, poi si farnetica.

“L’autentico romanziere crea i suoi personaggi con le direzioni infinite della sua vita possibile; lo pseudo-romanziere li crea con la linea unica della sua vita reale.” – siamo a pagina 413, e fra poco è finita, fffff… Qualcosa di simile era stata scritta a a pagina XLI: André, non è che ti ripeti un po’? Anche il mio ex fratello pr legge si chiama Andreuccio!

Nell’Appendice de I falsari dal titolo troppo lungo, si parla delle notizione che sono servite a compilare la scaletta: “Le monte false…”, il “Suicidio di un liceale” – etc etc.

Seguono le Pagine del diario di Lafcadio, e poi la Identificazione del diavolo, il quale (mal) “sa bene come fare per insinuarsi nei nostri cuori e sa che in principio può entrarvi solo di nascosto.” – il che vale per l’intera gamma di passioni. Alla fine ci sono altre tre sezioni che vanno lette per mero dovere civico.

Il volume I falsari si è sfaldato durante la lettura, pagina 61/62, da pagina 63 a pagina 128 e da pagina 129 a pagina 164. Era destino. Fine. No, ancora: il migliore dei maestri è quello che si di-mentica, non quello che si s-corda!

È meglio un libro senza trama che una trama senza libro. Non è che l’abbia già scritto?

Ve lo consiglio, miei giovani consanguinei, per quando compirete sessant’anni o giù di lì. O anche venti/trenta che, rispetto all’eternità, sono età limitrofe.

Un’ultima genuinità (come quella monetina camuffata): l’unica reazione buona è quella scritta. Ogni finzione è portatrice di luce (ergo veritiera). E assurdamente, e illusoriamente, energetica!

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

André Gide, I falsari, Bompiani, 1978

 

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