“La quiete dopo la tempesta” poesia di Giacomo Leopardi: ecco il sereno

“La quiete dopo la tempesta” di Giacomo Leopardi è il XXIV canto. L’ordine dei canti fa riferimento all’edizione che il poeta stesso curò nel 1835 presso l’editore Saverio Starita.

“La quiete dopo la tempesta”

Giacomo Leopardi La quiete dopo la tempesta
Giacomo Leopardi La quiete dopo la tempesta

Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
Con l’opra in man, cantando,
Fassi in su l’uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell’acqua
Della novella piova;
E l’erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.

Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand’è, com’or, la vita?
Quando con tanto amore
L’uomo a’ suoi studi intende?
O torna all’opre? o cosa nova imprende?
Quando de’ mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d’affanno;
Gioia vana, ch’è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.

O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D’alcun dolor: beata
Se te d’ogni dolor morte risana.

 

Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Saverio Pietro Leopardi, conosciuto come il più “agile” Giacomo Leopardi, è nato a Recanati il 29 giugno 1798 ed è deceduto a Napoli il 14 giugno 1837; è stato un poeta, filosofo, scrittore e filologo italiano ritenuto il maggior poeta dell’Ottocento italiano una delle più importanti figure della letteratura mondiale.

Leopardi è anche studiato come uno dei principali esponenti del romanticismo letterario, anche se si sia mostrato spesso critico verso la corrente romantica ritenendo le sue opere verosimilmente vicino al classicismo.

La profondità della sua riflessione sull’esistenza e sulla condizione umana ne fa anche un filosofo di spessore. La sua infanzia, la condizione familiare, le cure e le ambizioni paterne lo hanno reso uno straordinario pensatore ma, dopo aver vissuto la maggior parte della vita nella sua Recanati, decise di abbandonarla per “conoscere l’esterno”, evadere da quella biblioteca prigione per entrare nei salotti dei letterati italiani.

 

– Altre opere di Giacomo Leopardi presenti in Oubliette:

 

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