“L’Iliade cantata dalle dee” di Marilù Oliva: è possibile avvicinare le masse all’epica?
L’Iliade cantata dalle dee (Solferino, 2024) di Marilù Oliva risponde alle mie momentanee esigenze di lettura: breve, scorrevole e narra una storia a cui non so proprio resistere. Eh sì, sulla carta è davvero perfetto.
L’Iliade cantata dalle dee ha le caratteristiche che ora mi servono. Eppure qualcosa non suona come vorrei.
I retelling mitologici funzionano se hanno qualcosa di nuovo da aggiungere, un nuovo sguardo non un nuovo punto di vista. Tra i due c’è una bella differenza, eh sì!
L’Iliade cantata dalle dee ha un solo elemento ignoto al poema omerico, qualcosa che nel presente culturale che stiamo vivendo era doveroso fare notare: non solo gli uomini possono avere amori o relazioni con membri dello stesso sesso ma anche le donne.
Le ragazze possono innamorarsi non solo dei bei guerrieri, è giusto specificarlo e aggiungerlo in una storia che è ingiustamente piena di machismo. Anche se, forse, le due donne elette ad essere le portabandiera di questo messaggio sono le più improbabili della storia. Ma non è questo l’importante.
Quella che conta è che L’Iliade cantata dalle dee porti il messaggio. È doveroso fare sempre un appunto sul fatto che nell’Iliade si parla solo di uomini bruti e le donne sono sempre il danno collaterale. Non sia mai che qualche lettore se ne sia dimenticato.
Sono le dee a cantare questa storia. In più, al coro divino, si aggiungono Cassandra ed Elena. Non sono dee ma dotate di fiato divino. Tra tutte le donne del poema sono sempre loro ad attirare l’attenzione.
Le altre continuano a sembrare arazzi sulle pareti della reggia di Priamo o nell’accampamento acheo. Non è esattamente un elemento nuovo.
Le solite due protagoniste sono anche le portavoce del “nuovo messaggio”. Più che qualcosa di innovativo ha l’aspetto della minestra riscaldata.
Sarà felice Creusa, la voce narrante del prologo, chiede alle dee di vendicare il suo oblio dell’Eneide, ma rimane sostanzialmente inascoltata.
Le Dee, in quanto divinità, sono impegnate nei loro giochi. Sono distratte dalle loro piccole diatribe, dal loro essere il cliché di sé stesse; loro non sono davvero interessate alla vicenda se non per dar nome ad un capitolo e non raccontar nulla di nuovo sul fronte della guerra di Ilio.
L’Iliade cantata dalle dee più che cantata sembra tradotta. Un esercizio molto ben fatto di traduzione in prosa con l’aggiunta di qualche tocco personale per enfatizzare l’amore per questa millenaria epopea che in molti amiamo. Io stessa non riesco ad allontanarmi dalle mura di Priamo.
L’Iliade cantata dalle dee può non essere nulla di nuovo per chi da anni assiste alla guerra che è l’enciclopedia dell’emotività umana, anche se i protagonisti sono in maggioranza uomini (se si potesse dovremmo insegnare il politically correct a Omero), ma è sicuramente un buon testo da fare leggere nei licei.
Un ottimo modo per avvicinare le masse all’epica, grazie ad una scrittura scorrevole e ad un uso molto evocativo delle figure retoriche.
Come ho detto, dal punto di vista della forma è un buon testo. La sostanza non mi ha emozionata ma è solo un parere personale.
L’Iliade cantata dalle dee ha recentemente vinto un prestigioso premio: il Premio Selezione Bancarella, quindi il libro piace.
Creusa rimane dimenticata da tutti. Agonizzante tra il fumo che le stringe la gola e le fiamme che le bruciano la carne. Alle dee non interessa, come non sono interessate Cassandra ed Elena che peraltro hanno i loro problemi a cui prestare attenzione.
Lo farei leggere a mia figlia? Sì, per iniziare, glielo consiglierei.
Written by Altea Gardini