“Carmela in libertà” di Elvira Rossi: la conquista della lettura

Anticamente le chiamavano servette. No, non era un dispregiativo, era il diminutivo di un ruolo; dove le persone non si identificavano con il nome ma un compito. Un compito, gravoso, per tutto il giorno, per tutti i giorni, e forse assegnato dalla nascita per tutta la vita.

Carmela in libertà di Elvira Rossi
Carmela in libertà di Elvira Rossi

Ancora di più se erano donne, ancor di più se erano ragazzine, e se il ruolo era di quelli “invisibili”.

Fermiamoci un attimo davanti a questa considerazione, perché nella comoda routine di oggi non si può immaginare la realtà della profonda provincia italiana agli inizi degli anni Cinquanta. Una provincia vivace di speranze, ma depressa economicamente e nella qualità della vita. Non si può immaginare cosa fosse viverla nelle ultimissime file, ad arrancare, destinanti a non apparire mai, a essere solo e soltanto trasparenti. Fermiamoci a chinare il capo davanti alla dignità di queste ragazze che non avevano identità, che non avevano se non il diminutivo di un ruolo, ma con dentro al cuore il coraggio, la forza, la determinazione della dignità. E un palpito infuocato di libertà.

Sto parlando di Carmela in libertà, di Elvira Rossi (Gli Scrittori della Porta Accanto – 2024). Dove la nostra protagonista si evolve in un romanzo di formazione.

L’autrice riesce a raccontare quasi con poesia il percorso di una adolescente che d’improvviso deve arrangiarsi a diventare adulta. Le difficoltà la fanno maturare perché lei le sa affrontare tutto con intelligenza, con amore per la vita, con il desiderio irrinunciabile di libertà.

Libertà, dal titolo in giù, in tutte le pagine, per poter sopravvivere, per dare del tu alla vita. Perché senza libertà non c’è vita. E come si conquista la libertà? Carmela non perde tempo a chiederselo, Carmela si butta a capofitto per raggiungerla.

Così il lettore rimane appeso a lei, e vorrebbe affiancarla, per crescere insieme, o almeno imitarla perché lei non cerca mai la rotta, lei è quella che la rotta la traccia. Che sa correre sulla strada, anche se è in salita, anche se è solo un sentiero di montagna.

La vita toglie e la vita dà, si dice, e a lei ha tolto tanto e dato poco, ma a lei quel poco la fa volare, le fa vedere il cielo e indicarlo a noi. Perché se cerchi la libertà, sembra suggerire il romanzo di Elvira Rossi, puoi sempre volare.

Carmela in libertà è ambientato nella provincia salernitana agli inizi degli anni Cinquanta. La ragazza, quattordicenne, è costretta a fare la pastora con le capre da portare al pascolo per supportare la misera economa familiare. Era analfabeta, perché andare a scuola era una cosa per privilegiati, soprattutto se maschi.

Ma il suo non saper leggere, per lei, è solo la stazione di partenza. Perché se non è andata a scuola non è per colpa sua, ma perché è sbagliato il sistema. E una ragazza di provincia di quattordici anni, se vuole, il sistema lo forza, lo piega, lo vince. Non arrendersi, è forse la morale del libro. Vivere da protagonisti la propria presa di coscienza, e insistere ostinatamente, per raggiungere i propri obiettivi, per raggiungere l’autonomia di pensiero. Sembra dire l’autrice strizzandoci l’occhio.

Allora forza di volontà, resilienza, acume e fantasia possono portare Carmela a superare le prove, a conquistare la lettura e la scrittura, a conquistare la libertà.

Lei anela quel respiro ampio di libertà, quel riempirsi gli occhi con l’azzurro del mare, e i polmoni con l’aria fresca e pura dei pascoli di alta collina. E lei sogna, perché sa sognare, e sa farsi amare dagli altri personaggi, e dal lettore, che ne è catturato fino a seguirla, pur non avendo il suo stesso coraggio.

Così il suo viaggio inizia quando deve fare la pastora, inusuale al femminile perché era un affare da maschi, ma lei non ci bada e fa meglio di loro. E il suo percorso per portare le capre al pascolo in montagna diventa un viaggio simbolico di apprendimento. Che fa sempre con quel suo sguardo incantato, con amore per le bestiole e per la natura che ricambia abbracciandola.

Lei è Carmela in libertà, e porta con sé la magia delle favole. Una magia che dalle pagine arriva al lettore come una carezza.

Poi il cambiamento di rotta arriva quando deve lasciare la campagna per fare la bambinaia in una lussuosa villa alto-borghese a Salerno. Non vacilla perché ha imparato dalla natura, dalla meraviglia degli animali, e riesce a trasferire il senso morbido delle favole anche nel cuore dei tre bambini che deve accudire.

Quello che tocca diventa fatato, trasformando la narrazione in una leggenda antica che ci ritorna viva con i colori pastello.

Elvira Rossi tesse la magia del racconto regalando gli anni Cinquanta a chi non li ha visti, e un fantastico amarcord a chi li ha attraversati.

Carmela nel suo crescere fa tesoro di tutto: impara a sognare da una pagina di fumetti che non sa leggere, impara a commuoversi davanti al mare che aveva visto solo in una cartolina, impara a far volare la fantasia trasformando in gioco anche la carta dei cioccolatini, e impara il fascino misterioso della scrittura dai tre bambini. E poi quando riceve in dono un modellino di veliero regalato da un misterioso marinaio che sapeva guardare il mare e capire le persone, capisce che sul simbolo di quel veliero può salpare al largo della sua vita.

Elvira Rossi citazioni
Elvira Rossi citazioni

Trova anche l’amore forse, che non si sa sia l’amore vero, perché la tappa dell’adolescenza le è passata veloce come una fucilata. Ma anche qui non si arrende, perché sa che il bello deve sempre ancora arrivare. È questa la lezione che ci può impartire una fantastica ragazza di campagna.

Carmela alla fine è un simbolo, un simbolo di libertà attraverso la conoscenza. Perché al di sopra dell’affresco incantato degli anni Cinquanta Elvira Rossi sembra tracciare una morale perfetta, affilata e irrinunciabile: si è liberi solo se si conquista la conoscenza, mantenendo la barra dritta sulla propria autonomia di pensiero.

E qui ribadiamo la domanda iniziale: come si conquista la libertà? Con la conoscenza. Ce lo insegna Carmela che ha lottato per tutto ciò che adesso si considera scontato, che ci suggerisce che non è tanto importante quello che sei, quanto essere liberi. E in bellissimo passaggio sbandiera con orgoglio il vessillo stesso della sua avventura: “Non so che cosa farò, intanto io non voglio essere né una ragazza seria, né una ragazza poco seria. Voglio essere Carmela in libertà.”

 

Written by Pier Bruno Cosso

 

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