“Degree of separation” mostra di Marco Tagliafico: sino al 21 ottobre 2023, A Pick Gallery, Torino
Dal 14 settembre al 21 ottobre 2023, la giovane galleria d’arte contemporanea A Pick Gallery, nata nel 2019, ospita all’interno dei suoi ampi spazi in via Galliari, nel quartiere San Salvario di Torino, la mostra personale del trentottenne artista alessandrino Marco Tagliafico dal titolo Degree of separation e, in contemporanea, All over, una collettiva di una ventina di artisti operanti nella città di Berlino.
Marco Tagliafico realizza le sue composizioni con tecniche raffinate e complesse.
In Atmosferica, opera in venti elementi disposti in una matrice di quattro righe per cinque colonne, fotografie analogiche di paesaggi alpini sono stampate a contatto in cianotipia, una tecnica antica di quasi due secoli ma ancora utilizzata per i suoi risultati caratterizzati, come spiega il nome, dal delicato colore blu di Prussia; l’artista sovrappone alle stampe lastre di vetro dipinto, che funzionano da filtro, nascondendo o evidenziando particolari, producendo un effetto ottico che sembra scambiare i livelli, come se le foto originali balzassero in primo piano, mentre il colore trasparente sul vetro, anch’esso in genere bluastro, scivolasse sullo sfondo.
Nelle righe gli elementi seguono un ordine ora crescente ora decrescente per luminosità, quasi a riprodurre lo scorrere del tempo o il passaggio delle nuvole spinte dal vento delle montagne.
Tagliafico ha utilizzato il vetro di una delle vetrine della A Pick Gallery per dipingere su di esso lo stesso motivo che caratterizza Atmosferica, due bande orizzontali scure che lasciano al centro una striscia trasparente, una feritoia attraverso la quale lo sguardo si incanala, e ha posto un’immagine di montagne sulla parete di fronte, realizzando un’installazione nella quale i visitatori che passano tra i due elementi, si trovano all’interno dello spazio dell’opera, diventando comparse partecipi che si offrono come involontaria componente artistica alle persone che camminano in strada sul marciapiede davanti alla galleria.
Tra le altre opere esposte, tutte realizzate nel 2023 con un’accuratezza negli accostamenti e nelle composizioni davvero rara, vorrei ricordare: White Flow, Vento caldo e Rocks.
La collettiva All over presenta un gruppo di artisti davvero interessanti e di buona fama; il legame che li unisce è il portare avanti un percorso di ricerca e confronto in quell’ambiente ricco di stimoli e di idee che è la storica capitale tedesca, riunificatasi nel 1989.
Sarebbe stato giusto dedicare in questo articolo a ognuno degli artisti una finestra anche se piccola, invece mi limito a poche e incomplete segnalazioni:
Jan Muche ci fa sentire l’angoscia di città e fabbriche ormai trasformate in gabbie di rigido acciaio, un dedalo infinito, senza uscite, senza aria, senza libertà. In genere lo sgomento suggerisce un grido muto, prigioniero nelle linee e nei fitti incroci, ma nell’opera No, acrilico e inchiostro su tela, la protesta diventa un urlo disperato di rifiuto piuttosto che di ribellione, che si concretizza in un NO scritto in un murale con uno spray rosso su una parete rimasta, pur nel suo squallore e nel suo vuoto abbandonato, unico baluardo di una vita non disumanizzata. Un rifiuto senza proposte, impotente, ma che ancora non tace e non si spegne. Qualcuno l’ha scritto e nessuno l’ha cancellato.
Lennart Grau, nato nel 1981 e formatosi all’università di Belle Arti di Berlino, sa dissolvere nel suo stile originale la forza e la bellezza cromatica dei pittori classici; nei suoi quadri si nota l’affascinata riscoperta dello spirito rinascimentale in un’armonia nuova, dove tutto è in divenire. Il passato con i suoi storici capolavori in decadenza è a un passo dal cancellarsi e perdersi nell’impatto con il presente e, al tempo stesso, è destinato a ricrearsi e a rinascere nel futuro. La mia prima impressione personale è stata quella di trovarmi davanti a capolavori di Raffaello, che stessero mutandosi in manga. L’effetto vive nella forza magistralmente domata delle luci e dei colori, in un’atmosfera di ammirazione e irrispettosa ironia.
Tutte e tre le opere di Grau presenti nella galleria, Ascending, The inner peace e Purple confidence, meritano ogni minuto che si spende nella loro contemplazione.
Una sfida tra arte e magia, con figure nascoste e in apparente movimento, sono le opere, carta su tavola e vernice UV, del tatuatissimo austriaco Manfred Packl. Realizzate con ritagli sottili e minimi, portano a risultati di un’esattezza che incanta e stordisce. Un fenomeno quasi ipnotico, che fa intravedere volti o figure effimeri, poi basta lo spostamento di un passo o battere le palpebre per cancellarli e sostituirli con altri. Si cerca il trucco, ci si avvicina per cercare una tridimensionalità che non c’è e, alla fine, con piacere, si riconosce la bravura tecnica e artistica dell’artefice.
Ingannare il pubblico, sono giocherelloni molto attenti questi berlinesi, sembra ugualmente la missione di Sven Drühl, che elabora fotografie e immagini vettoriali, ricoprendole con strati di lacche, creando così nuove immagini che ci trasportano in mondi dove la realtà si perde nella fantascienza. L’opera di Drühl può essere apprezzata anche tramite le sue molte pubblicazioni, purtroppo alcune quasi introvabili.
Ognuno degli artisti della mostra ha saputo esprimere in modo convincente la propria creatività. Io voglio segnalarne ancora due: Fritz Bornstück e Franziska Klotz.
Written by Marco Salvario
Domenica 15 ottobre 2021 si è conclusa ieri la 18a edizione di ARTVERONA. Marco Tagliafico ha vinto il Premio MZ Costruzioni. La sua opera è stata selezionata per l’innovazione e la traduzione di una tecnica di stampa antica che conferisce nuova importanza ai materiali della fotografia, in unione a un utilizzo poetico della luce che tiene in considerazione le sfide odierne dell’ecologia e della transizione energetica.