“Il fantasma e altre prose inedite” di Marguerite Burnat-Provins: quattro racconti tra natura seducente e donne determinate
“Per gli ospiti, tuttavia, bastava che là vi fosse lei: la sua presenza possedeva un fascino assolutamente speciale. Era infatti usuale recarsi lì per trovarsi vicini a lei per un istante solo, sospinti ad andare, pur senza comprendere esattamente il perché. Gli amici intimi, benché ignorassero che il suo cuore si celasse così tanto in profondità, le erano realmente affezionati.”
Ci sono piccole case editrici che si occupano di grandi autori e pubblicano perle della letteratura mondiale. Una di queste è l’italiana, o meglio pistoiese, Via del Vento Edizioni, fondata nel 1991 da Fabrizio Zollo con l’intento di pubblicare testi inediti e rari di grandi letterati italiani e stranieri del Novecento.
Da allora sono innumerevoli i testi pubblicati e le collane sono oggi ben quattro e quale migliore occasione, questa calda estate, per dedicarci ad una simile preziosa lettura?
“Il fantasma e altre prose inedite” (dicembre 2021, Collana «Ocra gialla, Testi inediti e rari del Novecento), traduzione di Marco Alessandrini e Stefano Serri), libretto di pregiata fattura, edito in sole duemila copie singolarmente numerate, è una raccolta di racconti di Marguerite Burnat-Provins (1872 – 1952) inedite in Italia.
Cinque prose differenti tra loro (“Il Fantasma”, “Il bricco”, “Il cuore”, “Il gatto dagli occhi rossi”, “Racconto di Natale”), ma accomunate da una sorta di filo conduttore che ci riporta alle vicissitudini dell’autrice francese, a quell’insoddisfazione che arrivò presto nella sua esistenza.
L’abbandono da parte dell’uomo amato, le allucinazioni uditive comparse poco dopo i quaranta anni, l’attrazione per la morte.
Questi aspetti si ritrovano nella sua scrittura, dalla Charlotte Hébrard (alter ego di Marguerite) costantemente insoddisfatta alla giovane donna che pur di smettere di soffrire si strappa il cuore dal petto, alla donna che nel “Racconto di Natale” sperimenta la morte e quando ritorna per osservare la vita ormai abbandonata si rende conto che forse non è così male la sorte che le è toccata.
“Il suo gusto per la vita si dissolveva nello stupore, agghindato da parvenze vitali, del museo brutalmente illuminato, poiché lì albergava troppa vita spenta, troppa forza fuggita via per sempre.”
Una prosa riconoscibile, pregna della sensibilità di una donna che fece della letteratura, della natura sempre presente anche nei suoi scritti, dell’arte in generale il senso della propria vita.
Racconti davvero belli da leggere con l’attenzione che meritano, ricchi di poesia, di sfrontatezza, di vagheggi dal gusto antico.
Un libretto prezioso, da conservare con cura, da leggere e rileggere e del quale godere pienamente grazie alla curatela di Marco Alessandrini.
Written by Rebecca Mais