“Angela – Gli eredi dei Messapi” di Bruna Spagnuolo: gli usi e costumi del mondo rurale

“Ciò che provava per lei era oltre le sue capacità mentali. Gli piaceva pensare che i lineamenti delicati di lei non fossero mai interessati ad altri uomini e gli piaceva pensare di poter possedere il suo corpo…”

Angela Gli eredi dei Messapi di Bruna Spagnuolo
Angela Gli eredi dei Messapi di Bruna Spagnuolo

In un volume corposo, 700 pagine, Bruna Spagnuolo, poetessa, autrice di romanzi e saggista, ha dato alle stampe un singolare romanzo d’atmosfera. Che, pubblicato da S.O.S. ROOTS, è racconto d’ambientazione rurale della zona del Pollino lucano (Basilicata).

Frutto della fervida fantasia dell’autrice, Angela (Gli eredi dei Messapi) descrive usi e costumi, oltre che le condizioni di vita della comunità contadina del luogo, nel periodo della Seconda guerra mondiale.

Romanzo che fruisce, soprattutto, di un grande lavoro di ricerca, come si evince da una narrazione particolareggiata e ricca di dettagli.

Quindi, romanzo da etichettarsi sì come opera di fantasia, ma che poggia sulla base di vicende reali; opera che arricchita da episodi leggendari ed epici dà alla narrazione un significato maggiormente evocativo.

“Da quel Primo maggio, uno speciale calendario cominciò a disegnarsi nella mente di Angela. Ogni giorno fu un tempo di attesa in cui il suo inconscio si aspettava di vedere il volto di Gaetano apparire nel riquadro della mezza porta sempre aperta…”

Primo volume della saga Angeli in ginocchio (la saga del popolo Messapico), il libro gode di descrizioni vivide e intense di una realtà ambientale e geografica, nonché storica, che vede Angela, personaggio focale del romanzo e figura mitica, presentata come una donna forte; tanto da poter essere assunta a simbolo della forza fisica e di temperamento, aspetti propri della gente appartenente al mondo contadino.

E, grazie alla straordinarietà della sua figura Angela la si può collocare nella tradizione storica di figure femminili tese a tramandare la storia millenaria del proprio territorio. Perché, per Angela testimoniare il passato legato alla sua terra è doveroso: senza di esso il presente avrebbe poco valore.

È infatti nel passato, come sottolinea l’autrice, che ogni individuo trova le proprie radici, lì dove si origina la storia della sua famiglia. Come affermato da Angela, in un passaggio narrativo importante, per costruirsi un’identità legata al proprio territorio è d’obbligo capire la propria destinazione, nonché la propria provenienza.

Altra figura narrativa di rilievo, accanto ad Angela, è Gaetano, l’uomo di cui è innamorata e che diventa il suo sposo. Anche se è persona non sempre esemplare.

“Il tempo passò e gli anni si susseguirono. Gaetano non dimenticò i pensieri e le sensazioni del giorno in cui Rosa lo aveva portato in braccio…”

Ed è nel capitolo introduttivo del testo che l’autrice racconta dell’infanzia del giovane dragone appartenente all’esercito regio.

Infanzia dura quella di Gaetano, se non durissima, a causa della condotta di suo padre, frutto di una mentalità arcaica che vuole l’uomo dover essere rude. E, che per ‘educare’ il figlio, non esita a servirsi di metodi violenti. Nonostante ciò, il ragazzino si fa grande, grazie anche alle attenzioni prestate da Rosa, sua sorella, che si adopera affinché il fratello sopravviva, dopo essere stato malmenato dal padre.

Quando poi, ormai giovanotto, nella sua vita entra Angela il destino sembra sorridergli. Se non che, nell’immediatezza del loro matrimonio, celebrato poco prima che parta per il fronte, Gaetano deve affrontare la drammatica esperienza della guerra.

Lasciando Angela a chiedersi se lo rivedrà, consumando giorno dopo giorno la propria esistenza in attesa del suo ritorno. E ciò, malgrado le avversità e la durezza della vita contadina, descritta dall’autrice con dovizia di dettagli, nonché con termini dialettali propri di quel territorio.

“L’immagine di lui le apparve corrucciata e triste e divenne come una presenza lontana che tornava nel tempo…”

Ed è con un registro linguistico puro ed elegiaco, che la Spagnuolo partecipa il lettore alla civiltà rurale del Pollino lucano, con vivide descrizioni che hanno il potere di trasportarlo in una realtà da lei così ben rappresentata.

Tuttavia, nonostante la connotazione di romanzo storico, il tratto distintivo del narrato di Angela (Gli eredi dei Messapi) è fondamentalmente quello del romanzo d’amore, la cui narrazione assume tratti epici.

Romanzo d’amore che si scontra con le avversità dell’esistenza, nel momento in cui il giovane sposo viene chiamato alle armi, infrangendo il sogno di una vita condivisa. Fino a interrompere così la magia sottintesa nella passione che lega i due.

“Un gruppetto di donne concluse la serata, raccontando le imprese di Angela come scrivana e riflettendo sulla differenza fra lei e altre tipologie di donne…”

Storia di sentimenti, Angela (Gli eredi dei Messapi) si fa tramite, come sottolineato dall’autrice, per descrivere un mondo arcaico da preservare, e non lasciare che cada nell’oblio. Perché è proprio dall’oblio che la Spagnuolo ha dissotterrato vicende e ricordi legati ai suoi luoghi d’origine, al fine di dare voce al popolo messapico, tanto caro all’autrice; forse, perché in qualche misura è un territorio che ancora le appartiene.

E interpretato da lei come una realtà da difendere dalla piattezza e dall’omologazione della contemporaneità, dove il ‘mordi e fuggi’ è oggi uno stile di vita consolidato.

Un mondo dove usi e costumi, comuni a tante altre realtà rurali, diventano un bagaglio di memoria rappresentativo non solo del tempo che fu, ma in quanto tratto identitario di un popolo. Che, in questo caso, ha fatto la storia del suo territorio, e le cui tradizioni sono da salvare dalla dimenticanza e dal tempo che tutto cancella.

In Angela (Gli eredi dei messapi) l’autrice ha compiuto un salto temporale in un mondo dove valori, apparentemente desueti, non sono meno importanti di quelli attuali.

Un retaggio antico che vede il contadino, spesso quello del Sud, rassegnarsi a un ineluttabile destino che lo vuole sopraffatto da una natura non sempre benigna; e da un territorio affatto benevolo, disseminato di tracce che nel romanzo si fanno spartiacque fra mito leggenda e realtà.

“Schiacciata dalle contingenze inarrestabili e crudeli della sopravvivenza quotidiana, la povera gente non possedeva gli orizzonti atti a contenere i grandi eventi storici e li lasciò scorrere ai margini inconsapevoli della sua vita stentata…”

Bruna Spagnuolo - Photo by Naydyshava & Gianko
Bruna Spagnuolo – Photo by Naydyshava & Gianko

Narrazione avvincente, Angela (Gli eredi dei Messapi) è romanzo che, grazie all’intensità delle parole, con richiami a tratti veristi, dà al lettore un totale appagamento dalla sua lettura.

Lettore, che rimane a chiedersi se l’amore che Angela ha nutrito per il suo Gaetano trova il lieto fine, al fine di poter suggellare così il patto d’amore sancito con il matrimonio.

Ed è grazie anche ad un registro narrativo fluente ed elegante, a tratti poetico, che si sviluppa una narrazione tesa a indagare il vissuto doloroso di Angela, portando alla luce la nobiltà del suo animo. Angela, figura memorabile, è personaggio emblematico di una narrativa singolare; tanto da poter definire l’opera della Spagnuolo anche romanzo corale. Il cui scopo principale, nelle intenzioni dell’autrice, è salvare ciò che rimane di una cultura millenaria, purtroppo in via di estinzione.

A fine libro, a testimonianza della delicatezza di una scrittrice il cui benessere di un mondo che va scomparendo è per lei fonte di continuo studio, l’autrice partecipa il lettore alla genesi del libro.

Al fine di dare spazio a ricordi privati legati alla figura del marito scomparso troppo presto. Che l’ha esortata a cimentarsi in una narrazione appassionante ma impegnativa, anche per la portata quantitativa del testo, oltre che per la portata qualitativa.

Un ricordo struggente che amplifica il giudizio del lettore, portato ad apprezzare in ampia misura una scrittrice dalla sensibilità non comune.

“Quell’uomo saggio, di poche parole, sempre presente nel mondo del bisogno, discreto e quasi invisibile nella vita quotidiana, sempre al lavoro, parsimonioso come un santo, era caduto dal cielo per il bene suo e della sua famiglia…”

 

Written by Carolina Colombi

 

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