Matteo Sarro: lo sguardo della viva pietra

Se avessimo occhi di pietra, vedremmo come si muovono le montagne.” Eero Suvilehto

Matteo Sarro
Matteo Sarro

Matteo Sarro si distingue per pensiero e azione: l’autore possiede, infatti, uno sguardo capace di “percepire il movimento delle montagne” o, addirittura, di vivificarne il moto.

Predisposto alla riflessione, il talentuoso artista si “arrovella” per trovare se stesso: questa ricerca gli crea, da sola, una profonda scissione interiore.

Egli si vive, infatti, e altresì si specchia, interfacciandosi, così, al sé diverso, all’ipotetico reale: da questa frammentazione prima, nasce un’interezza mutevole.

È un percorso duro, il suo, che fa presagire la frattura di un involto. Indova, indi, quella severa evoluzione, nel sasso; la pietra muta allora in nucleo umano, con volizioni spontanee, guidate da un’intuizione peculiare.

La tela diviene un suolo atemporale assoluto, che il pittore ammanta di assoli cromatici inusuali. La stesura del letto tonale è perfetta al punto tale da tradursi in un vero e proprio spazio illimitato, in cui è possibile diventare pura dissolvenza, che ne permea le trame. Come infinitesimali molecole, si possono attraversare, allora, molteplici e indefiniti piani.

Dai fili della memoria e dalla familiarità, Matteo Sarro attinge, poi, polvere di farina, chiamando a ruolo l’affezione, le origini, l’importanza della terra e dei valori. Ne ferma levità e fuggevolezza, mesciandola, quindi, con schiume espanse, frutto di ricerca e modernità. Tradizione e lungimiranza si equilibrano, riempiendo l’essenza di una “nuova verità antica”. In essa, le alchimie si sono baciate, respinte, affiancate, in tempi sincronici, o, all’opposto, diacronici, risolvendosi in reazioni cangianti.

La pelle di quei sassosi pieni si crepa, si solca, manifestando così emozioni, stati mentali oppure fisici. L’autore vivifica ulteriormente la loro condizione esistenziale, vestendoli con tinte, colte tra righe di un pentagramma cromatico fatto di millesimate sfumature.

Matteo Sarro narra, in ogni pagina estetica, la concreta elaborazione di un’introiezione dal sapore filosofico, sospesa tra l’essere e il non esistere, il caos e il cosmo, identità e alterità.

Un esempio esaustivo di questa ricerca, tra le molteplici opere, è “Horror Vacui”, nata durante il primo lockdown: nel nitore più assoluto, che rimanda alla bianca parete ospedaliera, al panico dello scrittore, di fronte alla pagina vuota, il marmoreo derma si apre, in infinitesimali venature, nutrite dalla forza del disagio.

Matteo Sarro opere
Matteo Sarro opere

Il termine “horror vacui” presuppone, invero, un linguaggio ridondante; giocando sulla significanza e sui contrapposti, il giovane realizza un elitario e scelto concetto estetico/dissertativo.

Estreme e dicotomiche voci coesistono, in ogni sua sensatezza artistica, annichilendo la distanza tra loro e affermando, medesimamente, l’imprescindibile necessarietà di ciascuna, perché si addivenga all’integrità.

Personalità meditabonda e poliedrica, il giovane autore beneventano sperimenta e attua le varie facce di un dialogo profondo, con il microcosmo e il macrocosmo; le opere si rivelano, allo sguardo dell’osservatore, come privilegi raffinati, eleganti e moderni.

Presente, a maggio del 2021, alla collettiva Genovese “Tra passato e presente”, è tra gli artisti che espongono, quest’anno, nel contesto di “Frammenti dell’Io”.

L’esperienza corale, la cui parte curatoriale è stata seguita dallo storico dell’arte Valeriano Venneri e dalla poetessa e curatrice comasca Maria Marchese, è stata inaugurata il 27 gennaio 2022, presso Quo Immobiliaria, nella città di Alicante.

 

Written by Maria Marchese

 

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