Marcello Nitti: tra antichi fiamminghi e provocazioni geometriche
Artista interessante, Marcello Nitti nasce a Taranto nel 1988, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Lecce, ma in seguito sceglie un proprio percorso personale.
La produzione pittorica e grafica di Marcello Nitti è spesso accompagnata da contributi audio e tridimensionali; proprio alla grafica e alle pubblicazioni di stampe d’arte dedica gran parte della sua attività.
Dal 14 febbraio al 23 marzo 2024, la galleria Riccardo Costantini Contemporary ha ospitato in via Goito a Torino dieci opere dell’artista, opere pittoriche ma non solo, dove la tela non è interamente destinata a diventare quadro, ma si espande in una o più direzioni. L’effetto è originale e aggiunge forza e tensione ai personaggi raffigurati.
Nitti dipinge con uno stile che richiama i maestri fiamminghi del quindicesimo secolo e del periodo successivo, sostenendone senza imbarazzi il confronto.
I suoi ritratti dimostrano una capacità di rappresentazione di qualità eccezionale: gli sguardi sembrano seguire il visitatore nei suoi movimenti; i vestiti, scuri se non neri, sono ravvivati da alti colletti, cuffie, copricapi, che mostrano una rigida geometria, esagerata e assolutamente anomala, ma che sembra sfuggire a uno sguardo iniziale.
Il richiamo stilistico che ci aveva portato in terre e tempi lontani, viene di colpo spezzato, e ci scopriamo immersi in una dimensione diversa, nuova e illusoria. È inevitabile provare un momento di vertigine, superato il quale, affrontiamo i suggerimenti che la tela sembra indicarci proseguendo oltre il rettangolo dipinto, a volte fuggendo in verticale, verso l’alto o il basso, oppure in orizzontale. Come code di aquiloni. Questo genera l’illusione di un movimento, l’accostarsi ad altri personaggi ritratti oppure un correre nel tempo, verso il passato o il futuro.
L’andamento suggerito a volte si concretizza e la tela congiunge davvero due quadri, realizzando un’opera unica, con un legame teso e diretto oppure con una congiunzione morbida e libera. Sulla natura di questo legame, amore o amicizia, parentela o lavoro, nulla ci è dato conoscere.
Il più grande dei quadri esposti, mi perdoni il lettore codesto modo di indicarlo ma le opere della mostra non hanno un titolo, è l’unico che raffigura più personaggi, due uomini e due donne. Tre dei personaggi sono in piedi, uno è seduto sulla destra ed è verso di lui che la donna al centro si rivolge, con un gesto di grande naturalezza, che è accompagnato da tutto il corpo.
Belli i giochi di luce e perfette le mani, colte in una gestualità che ci riporta ai grandi maestri del passato, ma quanto sorprende è la secca e innaturale geometria dei copricapo, dei colletti e dei polsini.
La tela non dipinta espande l’opera e ne sposta il baricentro a sinistra e verso l’alto, focalizzando l’attenzione sul personaggio, che già occupa con la sua figura più massiccia una porzione più grande del dipinto rispetto agli altri.
Eppure il movimento della donna al centro e quello delle mani, è tutto rivolto alla destra, verso l’uomo seduto con la barba, il cui sguardo un po’ assente sembra fuggire verso una zona ignota, alla sinistra di chi osserva l’opera.
La mostra presentata alla Costantini aveva il titolo leggermente ambiguo di ‘What’s More Than Enough‘, che da un lato ci fa pensare allo sforzo di chi supera una prova con un piccolo margine, dall’altro un andare oltre alle aspettative, a quanto era logico attendersi; a farci guidare verso quei particolari inattesi e quella tela non dipinta con cui Marcello Nitti abilmente ci sorprende.
Written by Marco Salvario